Torn & Frayed

Giorni in mare. II.


Giorni in mare. IIIl giorno successivo andai a trovare Ruth in una stanzetta isolata a prora. Sembrava assortae malinconica. Averla separata dagli altri ragazzini, riflettei, poteva non essere stata una buona idea ma, all'epoca, temevo fortemente per la sua incolumità. Appena entrato Lei Misogguardò triste da sotto le splendide ciglia e riprese immediatamente a giocare con un elefante di pezza che Le avevo regalato. Mi sedetti su un basso sgabello e Mi limitai adosservarla senza porre domande o senza cercare di rendermela amica con qualche battuta fuori luogo. Solo dopo un bel periodo di tempo Mi decisi ad affrontarla partendo da lontano :"Il tuo piccolo compagno come si chiama, Ruth? Quello con cui giravi la primavolta che Vi vidi in quella piazza, ricordi? Quello con cui stavi quando Vi seguì e approdai alla locanda di Padre Reynolds? "Aaron" Rispose Lei con voce neutra. "Beh, Ti piacerebberivederlo? Vuoi che lo porti in questa stanzetta?" "Fai come meglio credi." Restai perplessodi fronte alla crudezza della risposta ma abbozzai con noncuranza, chiamando Rory, il mio steward, e dicendogli di condurre anche il ragazzo che stava sempre insieme a Ruth. Lui non ebbe bisogno di ulteriori precisazioni e partì al galoppo per compiere la missione incaricata. Io, nel frattempo, mi stavo innervosendo. Fino al punto di non ciurlare più nel manico ma di affrontare la questione direttamente. Anche con brutalità. "Perché ti porti dietro quelle statuette che lagrimano sangue? Che significato hanno per Te?" Lei posòl'elefante di pezza e cominciò a sbattere vorticosamente le palpebre. Era diventata pallidacome una morticina e le piccole dita Le tremavano. Resomi conto dell'effetto di quella questione posta in modo così tranchant mi ritirai velocemente e borbottai imbarazzato :"è solo che Mi piacciono molto. Le trovo bellissime e Mi piacerebbe averne una tutta per Me." Conclusi, cercando di sorridere. "Te ne avevo già data una. Ti avevo già avvertito." Rispose la bambina distendendo la fronte. "Purtroppo l'ho persa. Ma, di certo,ne avrai almeno un'altra. Non hai voglia di regalarmela? Io Ti ho regalato quel bell'elefantedi pezza." Buttai lì, non sapendo che pesci pigliare. "Non è la stessa cosa. Non si tratta di giocattoli." Mi coprì istintivamente gli occhi e affondai il mio colpo :"Il Pastore sa di quelle statuette che lagrimano sangue?" Proprio in quel momento ci fu un grande strepito e Rory bussò sulla porta in mezzo a un sacco di rumore. Entrò, senza stranamente attendere la mia risposta, e vidi che trascinava per la collottola Aaron, scalciante e schiumante rabbia. Gli dissi di lasciarlo andare e il ragazzino corse immediatamente ad abbracciare Ruth e a stringerla forte. Mi resi conto di avere preso un enorme granchio e che la mia occasione era perduta. Invece di mettere nell'angolo la bimba avevo condotto a me un piccolo nemico turbolento e silenzioso, qualcuno che non si sarebbe mai sbottonato sulla questione delle statuine. "Allora?" sillabai disperatamente e torcendomi le mani."Non Mi hai risposto." Ma Ruth s'era definitivamente zittita e non faceva altro che stringere e carezzare Aaron, fissandomi malignamente. Non c'è che dire, riflettei,ho sbagliato proprio tutto: pensando che i due piccoli fossero complici non mi sono reso conto che il maschietto era tornato sotto l'influenza del Pastore. Me lo sono trascinato dietro a bloccare, forse per sempre, anche Ruth. Complimenti, Capitano, proprioun bel lavoro. E intanto osservavo senza potere fare nulla i due che si sussurravano all'orecchio e indicavano qualcuno alle mie spalle.