Torn & Frayed

Giorni in mare. IV.


Giorni in mare. IV.Fu a metà del nostro procedere che mi accorsi dell'insensibilitàdella ciurma. Era l'equipaggio più efficace che avessi mai potutodesiderare ma agiva secondo moti e cadenze che non mi erano proprie. Dopo qualche giorno di splendida navigazione chiamaia raccolta i fedelissimi che mi erano rimasti dopo la primaspedizione a San Juan De La Réunion. Li radunai nella mia cabina e domandai, ascoltandoli uno ad uno se non notasseroqualcosa di strano nell'atteggiamento quasi ipnotico dei marinai.Philipps, il gabbiere parlò di uomini mossi da meccanismi benoliati, quasi si trattasse di figurine da carillon o uno di quei primi automi che, all'epoca, stava incuriosendo l'opinionepubblica del mondo civilizzato. Il nostromo parlò chiaramentedi gente impeccabile ma inquietante, gente che non imprecava,che non si dava al vizio del bere e del gioco, uomini pii e moltodevoti. L'equipaggio da sogno per ogni armatore, ma anchevagamente repellente, per questo. Gli altri espressero, più omeno, le stesse opinioni e quando decidemmo di uscire dal nostro piccolo incontro al vertice ci trovammo attesi da una delegazione dei marinai curiosi di esporci una delle loro bizzarre idee. L'unico a parlare fu un certo Charlton, un pezzo d'uomo dalla grande barba bionda e gli avambraccitatuati da strane figure maori. Con molta umiltà ci disse che gli uomini da Lui rappresentati intendevano avanzareuna lagnanza sul comportamento del secondo ufficialedi coperta, tale Mr. Silversome, sorpreso più volte a bestemmiare e a sputare tabacco sul ponte di babordo.Io ascoltai attonito questa lamentela e nella mia mentequalcosa mi fece pensare :"Ecco! Si comincia." Ricordobenissimo la mia espressione sconvolta nell'udire e nelregistrare un simile comportamento da un semplice lavandaio, e la rabbia che subito Mi insorse dentro finoal punto da desiderare che lo sfacciato fosse messo subitoai ferri. Ma anche il cambusiere dava man forte a quelpersonaggio, e così la schiera di mozzi e garzoni e tuttoil campione dell'equipaggio che Loro sostenevano di rappresentare in via più che giusta. "Mr. Charlton" replicai tremante per l'indignazione "La disciplina sulla nave non è affare suo." "Ma dovrebbe essere il suo" Rispose lo sfacciato omone. Scoppiò allora il finimondo e Osterberg fece arrestare dalla sua guardia privata l'oltraggiatore e lo lasciò gettare nella cabina di reclusione. Dopo qualche mugugno lo strano assembramento si sciolse e fu possibile a Me e agli altri Ufficiali di riprendere le nostre funzioni.Scossi, ma ancora efficaci tornammo a registrareil perfetto ordinamento delle manovre e l'alternarsiarmonioso dei marinai nei loro posti. Ma qualcosa s'era, indubbiamente, incrinato e una cappa di sordidostupore aleggiava sulla Lebanon. Feci convocareMr. Silversome e gli proibì di turbare l'armonia e la tranquillità dell'equipaggio con la sua condotta libertina, altrimenti sarebbe finito a fare compagniaa Charlton nelle celle di rigore. Luì annuì gravemente,poi scosse il capo :"Questa gente ci impiccherà ancoraprima che possiamo accorgerci che ci manca il terrenosotto i piedi." Mi sussurrò con fare accorato avanti sparire nella interiora della goletta.