Torn & Frayed

SullIsola. V.


Sull'isola. V."Che succede?" Fecero in coro i miei ufficiali mentre Reynolds e i bambini sgranavanotanto d'occhi. Indicai con un dito alle mie spalle e mormorai, pianamente :"Ho la chiaraimpressione che gli avvenimenti da noi paventati abbiano già avuto luogo. Qui, amici,è avvenuta una battaglia tra quelle che possiamo definire le forze del bene e quelle di un male profondo e oscuro. Forse non ci resta che il dovere di raccogliere delle testimonianze, anche se quel che resta dei selvaggi coinvolti mi pare svanito in unastrana allucinazione." Restammo un po' a guardare in giro, lungo la sottile striscia di terra punteggiata di fuochi e di persone raccolte intorno, poi ci avviammo portandocon noi i bambini e spingendoli avanti perché fossero riconosciuti dai genitori. Fuuna scena caustica e pietosa: alcuni fanciulli riconobbero le fattezze distorte di alcuni loro parenti prossimi ma furono da questi ultimi respinti con acrimonia e irritazione, come non fossero stati generati dai loro lombi. Per quanto riguardavai sopravvissuti si limitavano a restare seduti a gambe incrociate davanti ai falò,mugugnando e bevendo succo da capienti tazze smaltate d'azzurro. Le indicaia Reynolds che mi fece un segno d'assenso con il capo :"è una loro bevanda fermentata molto, molto forte. Di solito veniva usata durante dei riti sacri prima della conversione di tutto l'arcipelago." Mi passai la mano sugli occhi e biascicai:"Questa gente, pastore, ha fatto un balzo indietro di millenni." Poi, girando senza meta fra i capannelli notai dei cumuli di strano materiale, messo a mezza distanza tra un falò e l'altro. Non riuscivo a capacitarmi di cosa potesse essere finché nonlo toccai con la punta dello stivale e mi accorsi che si trattava degli stessirimasugli rinvenuti al passo: strano materiale anfibio e, forse, in minima parte umano, strappato in tanti pezzi, squartato si potrebbe dire e gettato alla bell'e meglioin mucchietti repellenti e maleodoranti. Fu allora che presi coraggio e, forse dominato dalla rabbia per le risposte che non stavo ricevendo, presi per un bracciouno degli abitanti e lo strappai dal suo gruppuscolo fino a trascinarlo davanti ai resti inspiegabili accatastati quasi con rituale solerzia su tutto il bagnasciuga."In nome del cielo" Urlai "Cos'è questo schifo? Di cosa si tratta?" All'inizio il selvaggio parve sul punto di dimenarsi e di liberarsi della mia stretta poderosa,poi, imprevedibilmente, prese a calmarsi e mi guardò con gli stessi occhi liquidi del suo compagno di poco prima, e, in un perfetto inglese, mi disse:"Sono gli invasori. Vennero in una notte di luna piena guidati dalle statueche avevamo posto in alto perché potessero orientarsi e sbarcarono a centinaia: Noi li accogliemmo in pace e con la speranza che avrebbero insediato una nuova era di pace e prosperità, ma così non avvenne.Cominciarono a metterci il giogo e a esigere sacrifici sempre più esosi,fummo trascinati nella schiavitù finché comprendemmo che non era solola nostra isola il loro obiettivo ma l'intera umanità. Fu allora che cominciò la ribellione." "Capitano Thompson!" Mi girai con uno scatto fulmineo sentendo scandire il mio nome. Lungo la spiaggia stava avanzando unostrano uomo ricoperto di stracci multicolori che mulinava le braccia in segno di saluto e rideva follemente. Gli andai incontro finché ci incrociammoa metà delle rispettive strade. Era umano, ed era pure europeo, malgradola folta barba gialla mi impedisse di ricavarne le esatte origini. "Capitano,piacere di rivederla, e mi permetta di presentarmi: sono Hezekiah Marshall,ex timoniere della poderosa nave del compianto comandante Stringfellow.Le porgo i miei saluti a nome dei combattenti che hanno salvato questonostro globo terraqueo da una minaccia infernale. E la battaglia è avvenutaesattamente qui, tra questi scogli in mezzo all'oceano che recano il nomedi San Juan De La Reunion."