Torn & Frayed

Sull'Isola. VII.


Sull'Isola. VII.Ma questi strepitava e batteva il piede sulla sabbia, inferocito e sconvolto. Cercava di parlare ma la voce gli si strozzava in gola, tale era la sua indignazione. alla fine, sotto il nostro sguardo stupefatto, riuscì ad articolare un discorso smozzicato e confuso da cui mi risultava difficile distinguere il capo dalla coda. Parlò di un sogno collettivo di cui erano artefici e vittime tutti gli uomini e le donne sull'isola. Un sogno dentro il quale noi eravamo entrati senza essere invitati e del quale ci saremmo dovuti liberare solo con un gigantesco sforzo collettivo. Mi guardai intorno mentre il sacerdote concionava e notai i colori stinti e crepati dell'orizzonte e delle figure che mi stavano intorno. Una grande stanchezza mi prese le membra e non potei fare a meno di sedermi accanto a Hezekiah Marshall e a ciondolare il capo. Rapidamente i contorni del paesaggio svanirono in una nebbia fittissima e mi trovai a cadere in un pozzo profondo da cui affioravano solo le pareti, che parevano incise nel granito rosa. Non ricordo per quanto tempo caddi ma quando rinvenni non ero più sull'isola  ma in un soffice letto di una camera nella vecchia Inghilterra, circondato da tante persone che, al primo istante non riuscì a mettere a fuoco. Ero zuppo di sudore e con gli occhi abbacinati dalla troppa luce. Qualcuno lo notò è accostò le tende. Sentì mormorare :"Si è risvegliato, grazie a Dio." Ci fu come un sospiro di sollievo collettivo da parte di tutti i presenti intorno al mio baldacchino e vidi un pastore (che riconobbi come il Mio padre Reynolds) tracciare una gigantesca croce nell'aria di fronte a me. Hezekiah Marshall mi si accostò ma quelli che avevo scambiato per stracci multicolori non erano altro che una blusa dalle tinte offensive. Misteriosamente rividi Joshua Albert Dawson, l'armatore della Lebanon e la moglie, la dolce Elizabeth che mi porgeva un piatto con dentro del cibo e una brocca d'acqua. Fu allora, di fronte a una immagine così forte, che tornai alla realtà: ero nella mia casa paterna, a Windsor, e intorno mi stavano, in guisa dei personaggi che avevo incrociato nel mio spettacolare viaggio, uomini che conoscevo benissimo. Vi era mio nonno, non più sotto le mentite spoglie di Fratello Geremia, che ciondolava per la stanza con il suo pesante bastone da passeggio, Osterberg era il mio vecchio amico James Frampton, Grant Phillips, il gabbiere, era un altro vecchio sodale dei tempi della scuola, Padre Reynolds si rivelava il mio Pastore da una vita, un religioso della vecchia scuola, bilioso e prorompente, Hezekiah Marshall era l'eccentrico medico della comunità, Norman Carson, famoso per i suoi completi sconcertanti e la sua passione per gli accostamenti sartoriali sorprendenti. E naturalmente Joshua Albert ed Elizabeth Dawson erano mio padre e mia madre, i cari John Silver e Veronica Thompson. Insomma, stavo tornando alla luce dopo un'escursione onirico di giorni e giorni e notti.