Torn & Frayed

Casa II. Epilogo.


Casa II. Epilogo.Vagolai per la stanza con lo sguardo e, quando lo posai sulmio vecchio cassettone accanto alla porta, un brivido di terroremi percorse tutto e fece crollare la mia ricostruzione cerebralecome un piccolo castello di carte. In bella mostra sopra il coperchio del mobile stava una delle statuette con la Madonnastillante lacrime di sangue. Mi si rizzarono i peli sulle bracciae forse fu da quel momento che i miei capelli cominciaronoa diventare grigi, come sono adesso. Sollevai il dito verso quell'orrenda visione ed ebbi appena la forza di sillabare: "Quell'oggetto... di cosa si tratta?..." Notato il mio turbamentonessuno dei presenti si azzardava a fiatare, malgrado ripetessila domanda più e più volte. Alla fine fu mio nonno, Caleb Household a prendere il coraggio a due mani e a rispondermi :"Nipote,hai sempre tenuto quel manufatto tra le braccia, sia durante ilviaggio di ritorno che qui in casa. Giusto ieri siamo riusciti a togliertelo da dosso. Sarà una coincidenza ma sei subito migliorato."Ero attonito e impaurito. Subito mi tornarono alla memoria anche i dettagli minori della mia avventura onirica e mi rattrappìsu me stesso vedendo intorno al mio giaciglio le facce preoccupateche avevo incontrato durante il viaggio. Mia madre, quasi scusandosi,mormorò di non avere pensato di celarmelo, non immaginando che mi avrebbe provocato un simile terrore. Ma Io già non l'ascoltavo più: vedevo i volti dei miei congiunti e amici mutarsi nelle grinte del sogno, sentivo la storia lasciata alle spalle ripresentarsi con la stessaatroce rispondenza a una realtà che manteneva contorni vaghi ma ben concreti. Per alcuni istanti pensai che la verità si fosse nuovamentemutata in incubo. E fu allora che udì dei passi pesantemente calzatida stivali nell'anticamera. Poi udì bussare in modo discreto alla pesanteporta di rovere. "Non lasciatelo entrare!" Urlai sconvolto e agitandomitutto nel letto. I miei amici mi presero per le braccia e tentarono di farmiposare la testa sul cuscino, ma ero troppo agitato per assecondare iloro sforzi. Tenevo lo sguardo rivolto all'entrata e alla porta che scricchiolava nello spalancarsi. Finché lo vidi! il capitano Stringfellowera venuto a prendermi e a farmi scontare tutte le colpe. Cacciai un urlo e, così mi dissero in seguito, persi i sensi. Quando mi svegliai ero solo sul mio giaciglio. La beffarda e brutta statuetta era sparita da sopra il cassettone, ma non si era placato il mio turbamento nel saperla ancora in giro per casa. Con un grande sforzo mi levai sui gomiti e posi le gambe fuori dal letto. Appoggiandomi ai muri perimetrali giunsi alla porta sudando abbondantemente. Uscì nell'anticamera e poi fui subito in cucina. Un uomo, il mio capitanoStringfellow stava sorbendo una tazza di tè seduto solitario al tavolaccio di ciliegio. "Zio Charles!" Urlai in preda a chissà qualifole. Mio zio si girò di scatto e lasciò cadere istintivamente ilmanufatto della Madonna sanguinante che stava rigirando fra le dita, probabilmente per analizzarla. La cosa scivolò sino ai mieipiedi e Io la raccolsi con lo sguardo appannato e stravolto. Afferraiuna scure e mi lanciai barcollante fuori, nel cortile, inseguito dallo zio Charles. Incespicando e ignaro del baccano che si stavalevando intorno a me, posai la statuetta su ceppo e sollevai l'ascia.Il colpo cadde, prendendo esattamente in mezzo al cranio quella blasfema rappresentazione, che si spalancò come un qualsiasiciocco di legno. Poi vidi nero. Il manufatto era esploso inondandomidi sangue da capo a piedi. Rimasi stupefatto in piedi mentre i mieiparenti si affollavano intorno. Vicino, per poi allontanarsi beffarda,una risata maligna aleggiò per qualche istante. Poi il sole fece capolino da dietro una nuvola grigia. (Fine)