Torn & Frayed

I


Casa di PagliaFaceva avanti e indietro dalla Casa di Paglia, Matteo, sin da quando aveva 12 anni. Prima come A.D.H.D. poi come ciclotimico, infine con gravi turbe psichiche di tipo schizoide che lo avevano sezionato finoai 25 anni. Sentiva le voci, Matteo. E a volte erano talmente convincentida fargli fare cose che alla sua coscienza ripugnavano. Mai nulla di particolarmente grave, intendiamoci. A volte si spogliava nudo nella piazza più trafficata della città, in altre occasioni si alzava a fare due passi nel mezzo di una riunione per decidere i temi del giornalino della comunità. Le voci glielo consigliavano, anzi glielo imponevano e luinon poteva fare a meno di ubbidire. Come quando aveva rovesciatoil gelato sulla testa di Jennifer, la sua fidanzatina nel centro, facendolapiangere e reagire. Non c'era nulla da fare e solo certe pastiglie giallee minuscole gli facevano diventare le voci remote e sempre più distantifino a scomparire del tutto e farlo addormentare. Solo allora arrivava il silenzio e si placavano i rumori nel suo cervello. Riusciva a distaccarsie a mettere un bel sorriso sulla sua faccia perfetta. Poi era disposto a tutto: a ballare, a giocare a scacchi, a partecipare al mercatino del libro usato, a fumarsi una sigaretta di nascosto con l'aria compiaciutae birbante. Matteo stava guarendo, pensò il dottor Radice mentre sfogliava la sua cartella clinica e si aggiustava la montatura degliocchiali sul naso. A 28 anni suonati la terapia stava avendo un effettomiracoloso e quell'antipsicotico unito a quell'altro antiepilettico stavanosradicando le ragioni della follia del giovane. Riluceva addirittura, MatteoGiustiniani e si sarebbe potuto presto pensare di piazzarlo in una casaprotetta, a badare più o meno a sé stesso. Si sarebbe potuto pensare,fantasticava il dottor Radice di farne una sorta di portavoce dei malati,con quei capelli lunghi da Cristo, quei baffoni alla Wild Bill Hickok e la barba a onde morbide da modello di grido. Si poteva pensare...Si potevano pensare un sacco di cose e forse lui si stava lasciandotrasportare nel mondo della fantasia. Probabilmente le nuove teoriesulla psichiatria lo stavano esaltando e, vedendo come i pazientitendevano sempre più a cavarsela da soli, il dottor Radice stava perdendo la bussola e stava attribuendo troppi significati reconditia un puro, felice momento di beatitudine terapeutica. Forse eranosolo stati fortunati con i farmaci e con l'incrociarsi delle terapie, forseavrebbero dovuto ben presto affrontare il rinculo con tanto di sedativia manetta, stile vecchia scuola. L'esaltazione dei degenti alla Casa di Paglia era effettivamente contagiosa ma il contagio, si sa, è sempre una manifestazione febbrile. (Continua)