Torn & Frayed

II


La Casa di PagliaLa Casa di Paglia era un bello e antico edificio alla periferia di V. doverisiedevano casi mentalmente clinici e complessi accompagnati da terapeuti, infermieri, medici e volontari. Consisteva nel lascito di unavecchissima contessa che aveva avuto la sventura di ritrovarsi un unico figlio con quel genere di problemi e ne era stata profondamentetoccata. Così, alla sua morte, l'intero palazzo era stato affidato al Comune che lo aveva poi trasmesso agli esperti di una psiche spessoinsondabile. Era qualcosa di diverso dal Centro di Salute Mentale(Anche se formalmente ne dipendeva). Vi erano trattati schizofrenicigravi, dissociati mentali, paranoici all'ultimo stadio, tossicodipendentiin pesante ritiro dalle droghe. Un tempo l'avrebbero chiamato manicomio,adesso era una Casa di cura e recupero. Il suo nome originale era VillaMarconi ma un degente (in seguito ad associazioni del tutto personali)l'aveva ribattezzata Casa di Paglia. Al dottor Radice quel nome era piaciuto perché profumava di sano e di salvifico, così aveva deciso di adottare la denominazione. La villa si sviluppava su quattro piani ed era di un imponenza tutta rococò, inoltre contava su diversi ettari diterreno coltivati a vigne e su vasti appezzamenti di orti, che ogni pazienteera tenuto a curare. Poi v'era una piscina per i mesi estivi, un campodi calcetto, uno di basket e pallavolo, nonché due di tennis. La cura delle devianze era completa e molto soft, esistevano muri di cinta ma erano più per proteggere la privacy dei degenti da occhiate indiscreteche per impedire fughe repentine, non esistevano collari o braccialettielettronici e chiunque degli ospiti poteva tranquillamente prendere la via fino all'ampio cancello e sparire, ma nessuno lo faceva. Una serena cappa di tranquillità e pace ricopriva le attività dei ricoverati alla Casadi Paglia e Matteo Giustiniani, lo schizofrenico, vegliava sul quieto svolgimento della vita nella natura. Il dottor Radice chiuse la cartella del Giustiniani e lo mandò a chiamare. Passarono dieci minuti e Matteoera lì, davanti al suo dottore, grattandosi nervosamente il braccio."Zanzare?" Fece Radice con uno sguardo interrogativo. "No. Mi è presoun prurito su tutto il corpo, come di nervosismo. come se stesse per succedere qualcosa. è un segnale e non mi sbaglio mai. "Da quandosenti il bisogno di grattarti?" "Da ieri sera." "Uhmmm..." lo psichiatrapensò di aggiungere una mezza pastiglia di depakin alla usuale dieta chimica di Matteo. Di solito questi suoi atteggiamenti preannunciavano una crisi come la nuvola preannuncia la pioggia. "Ho brutte sensazioni,Emanuele." Fece lo schizofrenico, che dava del tu, come tutti, al loro condottiero. "Ovvero?" Giustiniani fece una smorfia terribile cavandosidue peli dalla folta barba: "La Casa di Paglia è tranquilla, ma sentoarrivare qualcosa da lontano, da molto lontano." Radice tagliò cortoe soprassedette al motivo per cui aveva chiamato il paziente nellostudio. Visti i miglioramenti tangibili stava pensando per lui a una casa protetta. Ma l'agitazione evidente di Matteo lo fece desistere.(Continua)