Torn & Frayed

IX


La Casa di Paglia IXSi appartarono tra lo stupore e l'invidia generali. Il segretario Involsisi tenne fuori per non esercitare troppa pressione sul Giustiniani.Prese una vecchia rivista da un tavolo e si mise a fingere di leggeresotto uno degli ampi finestroni. Radice, Matteo e il questore uscironodalla mensa e seguirono il corridoio fino a una sorta di ufficio cheaveva scritto "Alice" in una cornice sulla porta. "è una delle stanzedove facciamo terapia di gruppo" Si affrettò a precisare il dottore prima di scostarsi di lato e far entrare gli altri due personaggi. Quandofurono dentro presero delle sedie a caso e si accomodarono intornoa un tavolo rotondo. "Come fa a sapere di me?" Domandò Matteo a bruciapelo. Maccani inarcò le sopracciglia e rispose nell'unico modoche poteva: mentendo. "Tutti in città ti conoscono. Sei un individuopopolare." "Davvero?" Matteo si lisciò la faccia e la barba molto compiaciuto. "Allora le mie battaglie non sono state invano." "Qualibattaglie?" Si insinuò furtivo Radice. "Quest'edificio l'ho costruito praticamente Io; senza la mia presenza e la mia spinta sarebbe ancora un rudere." "Bugia. Tu non hai fatto altro che entrare ed uscire da questo posto da quando avevi dodici anni, e allora non eri altro che un piccolo violento attaccabrighe che torturava animaliinnocenti e se la prendeva con i suoi coetanei più deboli." Da sotto il tavolo il questore allungò un calcetto alla scarpa del medico, ma questi si limitò a strizzargli l'occhio di nascosto e a continuare con la sua tattica aggressiva: "è inutile che ci pigli in giro, Matteo. Io ticonosco molto bene." Il giovane si portò le mani alla faccia e parvesul punto di scoppiare in un pianto dirotto quando, invece, esplosein una risata da contorsionista. Poi allargò lentamente le dita per studiare l'effetto che faceva ai suoi due interlocutori. Maccani erasbiancato mentre Radice giocherellava con la punta di una matita."Vuoi che porti qui la tua cartella, Matteo? è bella gonfia, sai?Incendio, violenza privata, resistenza a pubblico ufficiale, molestiea giovani donne etc. etc. Ti va se la sfogliamo assieme?" L'inquisitobatté i palmi delle mani con rabbia sul tavolo e lasciò trapelare un odio enorme, mal dissimulato. "Non siamo qui per parlare di me,adesso." Il questore annuì mentre il dottore fissava con sufficienzale mani tremanti del giovane. "Allora, di cosa dobbiamo discutere?""Dei negri. Di quelli che ci vogliono rubare la Casa di Paglia!" "Non si chiamano negri. Sono gente di colore o africani, ficcatelo bene in testa." "No. Per me rimangono negri!" "Stiamo ponendo la questione nel modo sbagliato." Intervenne Maccani  "Tu chiamali come vuoi ma il problema della loro sistemazione rimane." "Perché non li rimandate nel canale e non li lasciate affogare?" Ti sembra davvero una soluzionepraticabile?" "Forse no. Perché allora non costruite un albergo nuovo di zecca solo per loro, lontano da tutti i posti civilizzati, e ogni settimanaorganizzate un carico di derrate alimentari per sfamarli, giusto per farlisopravvivere. Così impedireste che diventino un aggravio per la società.""Che ne sai di società, Matteo?" Interloquì freddissimo Radice. "Più di te Emanuele. In questo edificio c'è un...microcosmo, e Io ne sono il portavoce. Basta che schiocchi le dita e i degenti saranno dalla miaparte, non dalla tua, caro dottore." "Ho tantissimi modi per impedirti di nuocere. Ne hai avuto la prova di recente." "I tuoi sgherri non basterannoe lo sai benissimo. Noi due facciamo meglio ad essere amici. E sono certo che è quello che vuoi anche tu." Maccani tirò istintivamenteindietro la sedia, facendola grattare come un lamento doloroso sulpavimento.(Continua)