Torn & Frayed

XI


La Casa di Paglia XIUscì fuori respirando l'aria pulita di quell'estate incipiente. Involsilo seguiva portando un mucchio di borse e valigette. Maccani pensòche ora gli toccava affrontare la comunità di ghanesi e tirò un grossosospiro: era davvero arrivato sino a quel punto? Rifletté sul suopassato di ragazzo studioso ma gioviale, campione di sport e diconfidenze fra amici, pensò a Giulia, sua moglie che non mancava mai di dargli il suo parere la sera prima di fare l'amore e di addormentarsi.Chissà cosa pensava della sua decisione di sloggiare gli inquilini della Casa di Paglia per fare posto agli africani? Era una scelta fresca e non ne aveva ancora discusso con gente che non fossero le alte carichedella Provincia e le amministrazioni locali. Sbuffò nervosamente e prese posto sul sedile posteriore della Lancia di rappresentanza. Ilsuo segretario particolare si mise alla guida e presero la strada per la collina, dove giaceva la Casa della Carità delle suore orsoline. Affrontarono i pochi ma ripidi tornanti e sfociarono nella piazzettadavanti al luogo religioso. Fu senza sorpresa che trovarono adaccoglierli una piccola ma rumorosa contestazione da parte deglixenofobi locali, tenuti sotto controllo dalle forze di pronto interventodella polizia. Maccani si passò una mano sul volto e scese con decisione dall'automobile, poi con passo lungo ed elastico passòdi fronte ai manifestanti che lo caricavano di insulti e si infilò in una porticina laterale del convento a fianco di Involsi e di alcuni tutori dell'ordine. Quando fu all'interno le grida dei fanatici giungevano smorzate e una pacifica atmosfera di raccoglimento si spargeva per le grandi sale. Ad aspettarlo v'era una striminzita delegazionedi suore, guidate dalla madre superiora. Ella si presentò come Sorella Chiara e introdusse le altre due presenti: Sorella Eloisa,addetta alle pubbliche relazioni, e Sorella Angelica responsabiledella sistemazione dei profughi all'interno della struttura. Il questoreintuì subito l'agitazione delle pie donne e la realtà che fossero statemesse di fronte al fatto compiuto contando sul loro spirito caritatevole."è una collocazione assolutamente provvisoria, Sorelle." MormoròInvolsi per primo, cogliendo di sorpresa anche il suo principale, che non poté evitare una smorfia di dispetto: "Il mio collaboratore ha ragione. Siamo in contatto con il direttore della Casa di Paglia perspostare in quel luogo tutte le persone che vi siete così gentilmenteaccollate." "Per noi non è un peso" Rispose Suor Eloisa con l'aria visibilmente contrariata "Gradiremmo solo un po' di chiarezza.L'accoglienza è nelle nostre corde ma non sappiamo quanto a lungo si protrarrà la presenza di quei poveri disagiati tra le nostre mura." "Riuscite a concedermi due settimane?" Tagliò corto Maccani.Le pie donne sollevarono all'unisono le braccia e rumoreggiaronolievemente. "La struttura non è grande, e abbiamo anche altri poverida assistere. Noi proporremo lo scaglionamento dei rifugiati in altriCentri di Carità, ma finora il vescovo non ha risposto alle nostre rispettose sollecitazioni." Fece notare Suor Angelica. "Ne riparleremo.Posso incontrare un rappresentate dei profughi?" La Madre Superioraannuì e fece strada prima attraverso le navate della chiesa, poi in un chiostro circondato da antichi edifici. Infine giunsero in una vasta camerata cosparsa di letti e di carrozzelle. Seduta su una di questestava attendendo Adebanke Adhiambo, una giovane e bella donna affetta da distrofia muscolare che i malati avevano eletto a loro portavoce.(Continua)