Torn & Frayed

XV


La Casa di Paglia XVArrivata nel Ghana, a Kumasi, dopo avere sorvolato Benin e Togo, era stata accolta in un ospedale anglicano malgrado le proteste del padre,che temeva di abbandonarla al suo destino, mentre il resto della famiglia tirava un sospiro di sollievo. Alla fine venne convinto anche luidalla preparazione e dall'evidente sollecitazione del personale medico eparamedico. Adebanke sarebbe stata curata nel modo appropriato e conla tecnologia necessaria per il suo difficile caso. L'ospedale (il St. Mary)era uno dei maggiormente all'avanguardia nella zona sub-sahariana, e sarebbero stati in grado di provvedere alle sue esigenze nella maniera migliore possibile. Così Joseph, dopo un ultimo bacio alla sua figliola disgraziata si era ricongiunto con la famiglia, che puntava precisa su Accra per ricostruirsi una vita dopo la terribile paura attraversata nel nord della Nigeria. Nel frattempo Adebanke Adhiambo era stata presa sotto l'ala protettrice del dottor Griffith, un bianco dal naso adunco ma dalla complessione rassicurante. Un autentico esperto delle malattie al sistema muscolare e un piccolo luminare nel campo della distrofia.Lui aveva vinto la resistenza e le diffidenze della ragazza con la caparbietà e l'ostinazione dell'amico più che del curandero. Credevamolto nello smarcarsi dalle pratiche stregonesche a cui era stata sottoposta Adebanke per anni, credeva fermamente in precise e scientifiche pratiche professionali che rassicurassero la sua giovane paziente. E così, dopo qualche settimana si era conquistato la fiduciadi quel minuscolo e ferito animaletto selvatico. La viziava e la rassicurava,la coinvolgeva in terapie importanti che, giorno dopo giorno, mostravanorisultati incoraggianti. Ma soprattutto aveva lavorato sulla psiche devastatadi Adebanke, conducendola ad avere fiducia nel proprio prossimo e a nonpensare continuamente che lo staff stesse riflettendo su come toglierla di mezza nel modo meno rischioso possibile, o che il dottore fosse così carino e gentile solo per convincerla ad abbassare le difese ed eliminarlasenza colpo ferire. Non aveva mai visto uomini bianchi prima di allora;tantomeno pensava potessero essere solleciti e preoccupati per la sua salute. E anche questa per lei era stata una piacevole scoperta. Cosìaveva trascorso nella clinica cinque anni...era stata provvista di una carrozzella provvista di tutti i gadget possibili, e, malgrado la situazione non desse segnali particolari di miglioramento, Adebanke aveva ottenutoun dono decisivo: l'orgoglio per la propria persona e una forte carica dirobustezza morale e fermezza psicologica. Un punto, questo, che l'avevafatta diventare centro di riferimento per decine di altri malati, gente affettadalle più svariate sindromi ma soprattutto gente che la cercava come si cerca la mano amica e forse incantata, che può aiutare a sopravvivere e a migliorare, anche impercettibilmente, la stasi critica all'interno della malattia. Tutto questo finché si era prospettata la possibilità di una trasferta in un grande Paese dell'Europa per condurre ulteriori terapiecon macchinari e attrezzature ancora più raffinate di quelle che si trovavano a Kumasi. La spedizione sarebbe stata costituita da una cinquantina di pazienti, con la stessa Adebanke Adhiambo nel ruolodi rappresentante dei malati. Era stato lo stesso dottor Griffith a spingerein questo senso: sapeva che la sua ragazzona avrebbe garantito anche per gli altri e ne avrebbe difeso i diritti e garantito i doveri con la punta affilata degli artigli. Un mucchio di acqua era passata sotto i ponti da quando l'aveva vista per la prima volta, complessata, timidissima, sconfittae diffidente. Ora, mentre la salutava con la mano dall'aeroporto internazionaledi Accra sopra un volo diretto verso l'Italia, sapeva che tutto si sarebbe risolto per il meglio e i ragazzi, accompagnati dal personale infermieristico specializzato, avrebbero tratto il meglio dalla spedizione. (Continua)