Torn & Frayed

XIX


 
La Casa di Paglia XIXIl giorno successivo non era diverso da quello precedente: nebbia,bruma, pioggia e cattivi presagi s'avviticchiavano nell'aria. Adebankeaveva ricevuto la telefonata di Involsi e ora attendeva serena, anche se lievemente perplessa, l'arrivo di Radice e Giustiniani. Il questore e il suo vice tormentavano i bordi dei loro documenti restando seduti a una certa distanza l'uno dall'altro. La ragazza, accompagnata da una suora, Sorella Ludovica, maneggiava la sua carrozzella per cercare la posizione giusta e non far uscire dalla gola un rantolo fastidioso. Alle 8.45 si sentì un trambusto nell'anticamera e delle voci confuse si levarono, sfociando in una discussione piuttosto vivace. Maccani si levò e spalancò la porta. Vide la sua segretaria: Marisa De Caro con in mano un piccolo martello medicinale, di quelli per misurare i riflessi. "Il giovanotto" Fece la donna "Aveva in tasca uno di questi. Ne spuntavafuori addirittura il manico. Allora mi è sembrato giusto sequestrarglielo.non si entra con oggetti contundenti nell'ufficio del questore." Maccaniera attonito: "Beh, che significa questa pagliacciata? Da quando in quasi gira con martelli per le strade del centro? Radice, mi stupisco di lei."Lo psichiatra parve difendersi e affermò di non saperne nulla, poi però,fece subito un passo indietro dopo avere fissato Matteo. "Penso servissesolo per una dimostrazione. Doveva essere parte di una specie di spettacoloo pantomima. Qualcosa con un forte valore simbolico. Andiamo, Maccani,può intuire benissimo che quel martelletto non scalfirebbe nemmeno un bambino di tre anni. Giustiniani quando esprime dei concetti elaborati ha bisogno di avere dei manufatti con cui accompagnare le sue dimostrazioni.Per lui è decisivo." "Ma non per noi." Replicò il questore a muso duro. "Lasciquell'aggeggio a Marisa ed entrate. Spero di non essere costretto a perquisirvi!"I due personaggi fecero una smorfia quasi contemporanea e abbandonaronoil martelletto facendo ingresso bell'ufficio. Salutarono senza stringere nessuna mano e si sedettero sulle sedie additate loro da Involsi. Vi fu qualche colpo di tosse, sguardi che vagolavano per l'aria, aggiustatine ai polsini e qualche restrizione alla cravatta. Poi fu tutto sul punto di cominciare. "Inutile fare presentazioni. Vi conoscete tutti. Solo Adebanke Adhiambo è estranea ma imparerete a conoscerla. Qualcuno ha voglia di cominciare?" Vi fu un ulteriore momento di stasi finché Matteo Giustiniani estrasse dei pezzidi lego dalla tasca destra della giacca (quella che non conteneva il martello)e li dispose con cura sul pavimento. "Provi adesso la signorina a costruirequalcosa con questi oggetti. Noi, alla Casa di Paglia, lo abbiamo fatto." Ilvolto di Maccani divenne di tutti i colori ma con una permanente sfumaturadi viola. Parve a tutti sul punto esplodere appena cominciato l'incontro al vertice. Si avvicinò quasi scivolando sul pavimento e con un calcio poderosomandò all'aria il lego del Giustiniani, facendone sbattere qualche componentepersino addosso alla finestra ermeticamente chiusa. Matteo lo aveva seguitocon sguardo curioso, ma quando vide il lego massacrato, calpestato e lanciatonell'aria, urlò così forte da fare accorrere Marisa Di Caro mentre Radice glitappava la bocca con un placcaggio da protagonista. Il grido spaventoso si smorzò in pochi secondi. Matteo, liberato dalla mano dello psichiatra, prese a sorridere non senza sforzo. "Perché ha fatto questo?" Maccani aveva il visocianotico e la sincope non gli era troppo lontana: "Perché Tu hai fatto questo?""Quello che abbiamo ce lo siamo guadagnati col sudore della fronte. è giustoche anche la signorina ci dimostri quanto vale. Facile occupare luoghi, più difficile donargli un carattere. Quella Casa è un corpo e noi siamo le sue vene.Se qualcuno vuole spezzarci e spazzarci via con tanto di scopa di saggina deve avere il coraggio di farsi avanti e di non nascondersi dietro le Istituzioni."(Continua)