Torn & Frayed

XXIII


La Casa di Paglia XXIIIMaccani uscì tardi dal suo ufficio insieme a Giuseppe Involsi. La pioggiasi era fatta più rada e tutti i protagonisti dello psicodramma avevanogià fatto ritorno alle loro basi: Radice e Giustiniani in macchina non riuscivano ad articolare parola anche se i loro cervelli lavoravano a pieno regime. Adebanke Adhiambo aveva fatto ritorno nel convento delle Orsoline sopraffatta dalla parola "Casa", che ripeteva senza sosta a fior di labbra. La sua splendida fronte era bagnata dal sudore,che donava alla pelle la consistenza elegante del cuoio conciato.Involsi teneva l'ombrello sopra la figura di Maccani: "è una situazione complicata." Insisteva a ripetere, facendo drizzare i capelli in testa al suo superiore, il quale di tutto aveva bisogno tranne di qualcuno che gli ricordasse ogni momento il ginepraio nel quale era rotolato. "Ci sonoin ballo troppe questioni." Rispose sconsolato "E Radice ha altre mire,molto più in alto." "è evidente" riprese Involsi "Per lui la Casa di Pagliain questo momento è la punta di lancia per squarciarle il petto. Politicamente parlando." Il questore guardò di sottecchi l'uomo che lo riparavadalla pioggia: "La parte peggiore della faccenda è che sto passando dalla parte del torto...Io, che cerco solo una sistemazione per quei poveri derelitti africani. Ma ognuno tira acqua al suo mulino e Io, che desidero solo un accordo, verrò tacciato di personalità autoritaria edambiziosa." Radice e Giustiniani parcheggiarono sotto il filare di viteche donava un'impressione sinistra in quella notte scarmigliata emisteriosa. Chiusa la portiera Matteo lanciò un'occhiata all'altra partecon uno scoramento che minacciava di afferrargli i nervi già provati:"Non ci abbandonerai vero, Emanuele? Cos'erano quei discorsi strani su ambizioni personali, vanità, mire politiche e tutto il resto? Tu ci vuoiancora bene, vero? Siamo ancora la tua famiglia?" Radice nell'oscuritàabbassò lo sguardo non visto, poi rialzò la fronte con il suo solito modo di fare, deciso ed intraprendente: "Questa struttura l'ho plasmata Io. C'ho messo l'anima ed il cuore. Anni fa, quando i matti erano ancoramatti, ne ho fatto una Casa dove si sviluppassero le eccellenze degli psicotici, la loro creatività, la fantasia, l'attività lavorativa, l'intelligenza.Sono stato il primo in questo Paese a non credere agli elettroshock,alle costrizioni fisiche, alle stanze nude dalle porte imbottite. E mi sonotrovato davanti un muro da parte delle Istituzioni, dei colleghi, della gente comune. Poi però, questo muro l'ho sgretolato un poco alla volta.Ho fatto di Voi degli esseri umani, non dei pazzi emarginati, ho provatoche la cosiddetta follia non è altro che una variante di reazione allesituazioni oppressive ed isteriche che di troviamo ad affrontare ogni giorno. è un sistema di autodifesa, di preservazione. è una garanzia contro l'autodistruzione e il segno che le cose debbono cambiare nella Società se non vogliamo che tutto finisca in un bagno di sangue.La cosiddetta deviazione psichica è l'ultima spiaggia: là fuori aspettanomigliaia di persone sopraffatte dai ritmi urbani e spersonalizzanti. Aumenta la disperazione e l'alienazione e l'individuo veramente sensibile si rifugia nel rifiuto e nella risposta negativa agli ordini subiti. Esce dalla truppa. Voi, Matteo, non siete semplicemente degliindividui da curare e da reinserire nelle attività ritenute normali. Sieteuna porta aperta su un altro mondo possibile, una finestra spalancataper fare entrare aria fresca in un mondo stantio e basato sullo schiavismotecnologico. Voi siete l'uomo nuovo quando si sarà liberato dai meccanismidi produzione e riproduzione. Senza il vostro campanello d'allarmeil Mondo correrebbe come un pazzo verso le attività allucinate."Radice si toccò la mano e la trovò cosparsa di elettricità statica. Stavacalandosi nella pelle di un condottiero. "E poi vieni a sospettare che Io possa abbandonarvi...Non mi starai tornando a diventare pazzocome vogliono Maccani e soci?"(Continua)