Torn & Frayed

XXV


La Casa di Paglia XXVIl giorno dopo Maccani si recò dal prefetto e dal commissario del governo, di fresca nomina dopo lo scioglimento della giunta comunale.Il prefetto, Roberto Mosca, aveva lasciato da subito intendere che la sistemazione dei degenti africani era una questione di ordine pubblico e si era rapidamente smarcato, affidando al questore ledecisioni ultime sull'eventuale spostamento coattivo degli abitanti della Casa di Paglia. Appena cominciato a parlare Maccani realizzòche le cose non erano cambiate. Il prefetto gli dava al tempo stessovia libera e se ne tirava fuori, riversando tonnellate di livore sul sindaco e i membri del consiglio che avevano avuto la bella idea di far arrivare gli africani senza garantirne la sistemazione e cura."Una lurida manovra propagandistica!" Aveva tuonato mentre Maccani restava apparentemente impassibile ma con un uraganopsicologico che gli scuoteva le fondamenta interiori. Roberto Moscarumoreggiava, si imponeva, demandava e chiedeva prima di tutto"comprensione". In seguito sarebbe arrivato il momento della fermezza eIl giovane questore si sentì gelare. Era praticamente in trappola. Avesseesercitato un uso eccessivo della forza Tutti gli sarebbero stati contro,fosse rimasto in una posizione poco decisa Tutti lo avrebbero accusatodi incancrenire la situazione. "La prossima settimana sarò in missionediplomatica nel sud-est asiatico" Fece con noncuranza Roberto Mosca."Lei decida i tempi che le sembreranno maggiormente opportuni." Elevatosi dalla scrivania strinse la mano sudata di Maccani. Egli bensapeva che il prefetto gli lanciava un messaggio esplicito: "Sistemi la questione entro i prossimi sette giorni, poi arriverò Io a tirare le somme."Vigliaccheria, pusillanimità, opportunismo. Pensò il giovane questore mentre usciva dall'edificio e si portava con Involsi a controllare, senzapiù speranze, la posizione del commissario del governo. Si trattava di Maria Teresa Pastrugno, una cinquantacinquenne con molto aplombe altrettanta pazienza. Si presentarono e questa volta fu il turno di Involsi a sfornare la patata bollente che minacciava di ustionare tutta la città. Lo fece in modo impeccabile e, in apparenza, il commissariodel governo non si perdeva una parola. Fu al termine dell'esposizione che a Maccani caddero le braccia. Maria Teresa Pastrugno per tutta risposta si lanciò in un'accorata difesa delle tradizioni civili di quel borgoe sulla necessità di non scatenare inutili atti di violenza, almeno non prima dell'indizione delle prossime elezioni comunali. "Si tratta di mesi,dottoressa." Replicò il questore diventando rosso come un gambero."A questo punto possiamo prenderci qualche ettolitro di benzina,versarlo nelle stanze del convento delle orsoline e accendere un cerino.Il problema sarà sicuramente risolto nel modo più rapido possibile."Il commissario del governo lo guardò come fosse impazzito. E Maccanirise, scuotendo la testa: "La zona di San Giorgio, dove, secondo moltidi voi dovrebbero finire gli africani è tradizionalmente di destra e dominata da formazioni estremiste. I pazienti del Ghana non arriverebbero a mettere nemmeno un piede sul parquet che finirebbero in cenere,tanto per restare in tema di combustibile. Sgomberare la Casa di Paglia ci costa molto meno. So di apparire un grandissimo bastardo,so benissimo del valore simbolico della Casa di Paglia, so che sarà comemettere un petardo in un vespaio. Ma non abbiamo, ripeto, non abbiamoalternative. Quella vecchia baracca è solo il frutto della megalomania di Radice. Un posto vale l'altro per quella gente, e politicamente la scelta più sensata da portare a termine è e rimane lo sgombero della stambergae la rapida sistemazione dei malati mentali nella struttura ipertecnologicadi San Giorgio." Maria Teresa Pastrugno lo fissò attonito, e pure Involsirestò di stucco. Aveva parlato la necessità o aveva parlato l'odio?(Continua)