Torn & Frayed

XXVI


 
La Casa di Paglia XXVIPassò qualche giorno ed Emanuele Radice faticava a pigliaresonno mentre passeggiava per la sua stanza all'ultimo piano della Casa di Paglia. L'indomani era previsto l'inizio dello sgombero dell'edificio e i degenti avevano ammassato tuttoquello che poteva esserli utile per una resistenza attiva e passiva. Si erano innalzate barricate rudimentali, si erano segate le gambe delle sedie per farne dei rudimentali bastoni,si erano piazzati gli scheletri dei letti davanti alle porte, si eranocostruite delle rudimentali bombe incendiarie e ammassato sassie sanpietrini in grossi mucchi. Sempre per l'indomani si attendeval'arrivo di pullman persino da fuori regione per sostenere la lottadei presenti sul posto. Si contava molto sul supporto della societàcivile e degli abitanti inferociti della città. Insomma, pure nella disgrazia le cose non sembravano mettersi male. Allora cosa lo tormentava nel suo interminabile scalpicciare sul pavimento?Nel pomeriggio aveva visto Matteo Giustiniani e ne aveva colto l'aria trasfigurata. Con la sua barba e i suoi lunghi capelli, gli occhi spiritati, la bocca semiaperta e un fremito che lo percorrevatutto. Sembrava in ogni cosa simile ai primi cristiani e al loroentusiasmo per il martirio. Radice temeva per la prima volta chel'azione delle truppe antisommossa si trasformasse in un bagnodi sangue o qualcosa di molto vicino. Gli sembrava quasi di percepirel'abbandono fatalista del suo grande avversario: Emiliano Maccani. Comprendeva perfettamente che quel giovane questore non aveva nulla da perdere. Era il perfetto contraltare di Matteo Giustiniani. Conmollezza quasi femminea allestiva i reparti e incitava, strascicandole parole, all'azione e a terminare nei tempi più rapidi possibili l'occupazione da parte dei folli della Casa di Paglia. Precisava cheavrebbero avuto di fronte uomini e donne in carne e ossa, non sedati e quindi ancor più pericolosi, uomini e donne esaltati e fanatizzati, guidati da un medico ambizioso e dal suo guardaspallepsicotico. Non potevano aspettarsi sconti. Una volta terminata l'operazione i ribelli sarebbero stati caricati su pullman blindati e condotti a San Giorgio. In seguito si sarebbe provveduto adinstallare i malati africani nella Casa di Paglia, ripulita e riattata. Emanuele Radice poteva leggere nel pensiero del suo nemico,e per la prima volta, sentiva la paura affiorargli dalla pelle e tendergli i peli sulle braccia. Nulla, sino a quel momento, lo aveva fatto recedere dalla sua olimpica serenità, ma le cose stavano evolvendo rapidamente e tragicamente e non v'era piùspazio per le tattiche e i giochi pesanti. "Che voglia veramente spazzarmi via?" Rifletté e prese in mano il cellulare cliccando sulnumero personale di Emiliano Maccani. "Cambiato idea?" Sentìla voce vagamente insonnolita dall'altro capo. "Devi essere pazzo.Lo sai cosa ti porterà tutto questo? Un bel trasferimento e un abbassamento di grado. Addio speranze di alta carriera. Sonopsichiatra ma fatico a comprenderti. Puoi ancora lavartene le mani e tirarti indietro. Scatenerai un putiferio. Si faranno sentireda Roma e finirai nei guai grossi. Credi di avere le spalle coperte ma il commissario del governo e il prefetto si sono eclissati. Seisolo, caro Maccani! Solo con i tuoi negri contro una comunità coesa e ben determinata. Ti faranno la pelle allo scoppio dei primi disordini. Una struttura di assistenza mentale presa d'assaltodai celerini! Ti sto venendo incontro, Maccani. Fai un passo indietroe rimetti in moto le cellule cerebrali." "Io applico la legge e lo farò fino in fondo. Ho i massimi poteri quando si tratta di ordine pubblicoe ho intenzione di esercitarli. La situazione nel convento delle Orsolineè al collasso, ma a te, del resto, cosa può interessare? Verrai chiamatoa ruoli importanti, forse sovrintenderai a tutte le strutture psichiatrichedella Nazione dopo avere fatto l'eroe e il resistente. Per il mio destinoquesto ormai conta poco o nulla." E interruppe la linea. Radice restòcon il telefonino in mano a guardare il buio fuori dalle finestre. Per la prima volta sentì, lui, la tentazione di cedere.(Continua)