Torn & Frayed

XXVII


La Casa di Paglia XXVIIFu il giorno successivo, verso le cinque del mattino che EmilianoMaccani passeggiava a qualche cinquantina di metri dalla Casadi Paglia. Era solo, era il primo. E si preannunziava una giornatasplendida, introdotta dal canto dei pettirossi e dei fringuelli mentre lui camminava in mezzo all'erba, nella rugiada, senza preoccuparsidi sporcare i pantaloni appena stirati. Fra non molto sarebbero approdati i reparti speciali, i pullman dei contestatori, le troupetelevisive. La sua carriera, comunque sarebbero andate le cose,era finita, aveva ragione Radice, ma la sua coerenza era salva.E questa contava più di qualsiasi altra cosa. Aveva fatto una promessa a sé stesso: sistemare le cose con dignità, e la stavaportando a termine. Gli altri lo avrebbero accusato di fanatismo,di essere amico dei negri, di smanie da protagonismo ma lui tirava diritto per la sua strada, ed era l'unico a farlo conoscendoperfettamente le conseguenze. Per il momento girava inzaccheratoper le campagne e sopra i muretti a secco. In mano teneva una primula, quasi a premunirsi dalla violenza. Con il passare dei minuti era finito davanti ai cancelli della Casa di Paglia. Tutto era ancoraapparentemente immerso nella calma ma fra mezzora sarebbe arrivata la celere, gli scudi, i manganelli, i lacrimogeni. Sbirciòattraverso l'inferriata. Nessun segno di barricata o di pazzi nerboruti con sbarre di ferro, biglie d'acciaio o bottiglie molotov.L'edificio sembrava avvolto in un torpore invincibile e nessuna figura umana era visibile a occhio nudo. Emiliano si tirò indietro e riprese a passeggiare in tondo fino a quando sentì il rumore di camionette in avvicinamento. Era ancora lontano ma si faceva minacciosamente sempre più vicino mentre vedeva alcune persone avvicinarsi da ovest inalberando cartelli e una troupe della televisionelocale piantare le tende e le installazioni nello spazio nudo sotto i fichi per potere gestire al meglio la diretta via immagini dello sgomberodella Casa di Paglia. Un giornalista fece addirittura il tentativo di avvicinarlo per avere una prima intervista in esclusiva, ma Maccani scrollò più volte la mano. Poi giunsero i reparti speciali, e con loro,quasi ad un segnale convenuto centinaia di onesti cittadini, guidatida estremisti di destra sbucarono da ogni dove, trattenuti a stento dalla polizia locale. Erano le 6 e mezza del mattino. Il capitanoPierfrancesco Osso si avvicinò al questore con una certa sorpresa dipinta sul viso: "Buongiorno questore, devo ammetterle che eravamopreparati a ben altra accoglienza. Non sto parlando dei cittadini, si sapeva che avrebbero protestato ma dentro il casolare...Insomma, sembra che stiano tutti dormendo." Maccani fece un gesto indefinitocon la mano: "Prenda dei tronchesi e apriamo questo cancello, poivedremo. Chissà" Rise "Magari è una trappola." "Non pare credercimolto." "Hanno mollato, capitano. Lo sento come si sente il fumo di un incendio. Non ne capisco davvero il motivo ma hanno mollato."Il cancello, pitturato di fresco, venne aperto e i reparti entrarono schierati spalla a spalla ma nulla pareva minacciarli. Improvvisamentel'ampia porta d'ingresso scricchiolò e sulla soglia apparve Matteo Giustiniani. Era strizzato in un ridicolo completo azzurro con tantodi fazzoletto bianco che gli fuoriusciva dal taschino. Solo le scarpe,un po' troppo desuete per essere pompose, stonavano con l'insieme.Aveva i lunghi capelli raccolti in una coda di cavallo e la barba folta ecuratissima. "Benvenuti." Disse con fare magniloquente. "Dopo una lunga riunione notturna si è deciso da parte del direttivo della Casa di Paglia di rinunciare ad ogni forma di resistenza diretta e di abbandonarequello che è stato il nostro rifugio per tantissimi anni. Fatevi pure avanti,nessuno avrà un atteggiamento ostile. Al di là del cancello si sentiva ilrumoreggiare della folla e il sibilo dei lacrimogeni insieme all'esplosionedelle bombe-carta. Emiliano Maccani si pose di fronte a Matteo, che teneva come un vecchio, le mani dietro la schiena e lo apostrofò stancamente: "Non essere triste. In fondo avete vinto. E forse lo sapetebenissimo. Complimenti. Una tattica impeccabile." E allungò la mano apertaverso la figura del Giustiniani.(Continua)