Torn & Frayed

XXVIII


La Casa di Paglia XXVIIIQuesti rimase colto di sorpresa dal gesto di Maccani. Slacciò le ditada dietro la schiena e ricambiò l'offerta stringendo con la sinistra eattirando a sé bruscamente il questore. "Attenzione"! urlò il capitanoOsso quando vide che Matteo stringeva nella destra un oggetto grossoe appuntito. Con la velocità dell'addestramento e dell'esperienza si lanciò sul Giustiniani dandogli una fortissima spinta, quest'ultimoperse l'equilibrio e mulinò per qualche lunghissimo istante le braccianell'aria per poi crollare contro lo stipite del solidissimo portone e rotolare infine al suolo dopo avere sbattuto pesantemente il capocontro l'acciottolato del terreno. "Cazzo!" Imprecò il sottotenente Guardini quando notò una pozza di sangue spargersi veloce sottola testa del Giustiniani. Maccani era rimasto di sasso ma eretto mentre i militi si affannavano intorno al corpo del ferito. Con un tremore fortissimo alle braccia raccolse l'oggetto che lo schizofrenicoaveva tenuto nel pugno. Si trattava di un antico tagliacarte dalla puntaaffilatissima. Il questore lo trattenne in mano mentre infermieri e mediciaccorrevano prontamente all'interno del cortile. Fuori i rumori andavanoaffievolendosi, segno che le truppe antisommossa stavano avendo ragione delle proteste della popolazione. Ma dentro la situazione si faceva critica. Involsi arrivò a fianco di Maccani e gli fece cenno di guardare verso l'alto. L'altro, senza annuire, sollevò lo sguardo e videdecine di degenti della Casa di Paglia affacciati ad osservare l'evolversidella situazione. Erano inquietantemente silenziosi e v'era una stranamistura di minaccia e stupore nei loro occhi; come se la Casa di Pagliasi fosse trasformata in un gigantesco essere vivente, con i suoi vasisanguigni, i suoi centri nervosi, i suoi terminali. Il questore fu scosso da un brivido leggendo la condanna silenziosa di quei volti muti. Futentato di urlare: "Ha tentato di ammazzarmi! è un assassino!" Ma sentì la gola seccarsi e le corde vocali non ripercuotere nessun suono.Nel frattempo il personale paramedico si affannava intorno a MatteoGiustiniani e si affrettava a metterlo sulla barella e a portarlo, a sirenespiegate, verso il vicino ospedale. "Entriamo"! Borbottò Maccani, ma fusubito cortesemente placcato dal capitano Osso: "Forse, se mi permette,è meglio che facciano irruzione le forze militari". Il questore, confusosi ritirò strattonato senza troppi riguardi persino dal suo segretario.In alto le persone si erano ritratte dalle finestre e nessuna seria minacciapareva più inquietare le forze dell'ordine, ma la prudenza non era mai troppa. Quando, finalmente, misero gli anfibi oltre la soglia e cominciaronoa perquisire le stanze trovarono i soggetti psichiatrici radunati nell'ampiosalone che fungeva da mensa. Erano tutti seduti per terra e uniti dalla catena delle proprie braccia. Di Emanuele Radice nemmeno l'ombra.I celerini cominciarono il lungo e patetico lavoro di sciogliere i mattie di caricarli su appositi pullman che attendevano oltre i cancelli. Fuun lavoro puntiglioso e snervante. Il questore, nel frattempo, attendevaavvolto dalla fascia tricolore, all'esterno. Era attonito e muto. Involsigli parlava sottovoce ma il tutto gli giungeva come un rumore di fondofastidioso, come un ronzio irritante. Fu quando lo sgombero era statoquasi completato che una lancia con le insegne dello stato piombò,stridendo i freni, nel cortile. Ne scese il commissario del governo, Maria Teresa Pastrugno, che, a passi decisi si diresse verso Maccani. Lo affrontò a muso duro: "Sospenda tutto! Sono giunte indicazioni precise da Roma, dal ministero dell'interno, di non portarsi oltre nello sgomberointempestivo della Casa di Paglia. E lei per il momento è sollevato dal suo incarico"!(Continua)