Torn & Frayed

# 7


 
Le affinità elettiveReso aveva 22 anni, e un completo di vita precariaa Centocelle, con l'omosessualità sulle spalle e unaaccusa di furto sul groppone a complicare la vita.E poi scazzi con la madre e il padre, e un daspo per non seguire la Magica quando andava in trasferta, scazzi, cazzi vari e un po' di quella giovinezza che rovina i rapporti e complica le situazioni. E una stabilità che boh, magari non si cerca nemmeno. Passeggiava quella domenica a Tor di Quinto senza una meta: solo chilometri sotto le suole e un micolino di sudore sulla fronte sotto il cappellino LA. Poi vide Piero su una panchina, che fumava un cigarillo e pensò di avvicinarlo per identificarlo bene e magari incularlo in qualche modo. Chissà mai che fosse in cerca. Certe situazioni, si sa,vanno sfruttate. Piero in realtà stava pensando a Gloria, e ai rimpianti di lei per la frustrazione e la sofferenza ditutto un rapporto. Giorni passati a pensare che fosse l'ultimo, e gelosia a rubinetto aperto verso quel suo ragazzo, indifferente e asettico. Reso gli chiese se aveva una cicca, e Piero portava sempre le lucky strike con sé per i barboni e gli scrocconi. Così non ebbe problemi.Reso gli si sedette a fianco e preso a sproloquiare sul governo,gli stronzi in generale, e il tempo precario e ladro. Poi indagò sulla vita di Piero e scoprì cose interessanti: un universo di chiaroscuri e ocra, con verniciature dal riflesso stimolante. Diventarono subito amici e ripiegarono su una vita che prendeva abbastanza dall'uno e parecchio dall'altro: giochi mentali e strazi, mentre la vera esistenza andava a farsi fottere. Piero presentò Gloria a Reso, e Lei prese una scuffiata dietro l'altra per quel teppista, dal momento che voleva sollecitare il suo uomo a una presenza maggiore, a una decisa posizione malgrado Reso fosse un frocio latente, e quindi inoffensivo. Piero si sentiva spronato e contraddetto. Una strana pendenza lo inclinava sul ragazzo, però anche la possessività verso la ragazza lo accendeva e incattiviva. Non sapeva più cosa fare. Gloria minacciava sempre il suicidio e portava all'esasperazione. Piero si incasinava e si contraddiceva, ambiguo e vagamente minaccioso. Etero, ma affascinato dall'ultrà come una biglia fra le zampe di un gatto. Poi un giorno Gloria si tagliò veramente le vene e corsero tutti e tre in ospedale, sulla seicento del fidanzato più o menoufficiale, tenendo lei su con la testa, stordita e stravolta.Pure un mucchio di sangue sui sedili. Reso urlava come una sirena, mentre Piero evitava sensi unici e vicoli ciechi con la stessa abilità di un piccione viaggiatore. Quando arrivarono al policlinico alla fine, l'Equipe d'Urgenza sottopose Gloria a una terapia d'urto, e le evitarono i rischi connessi riuscendo a salvarle la pelle, e a mantenerla stabile. Reso teneva il braccio di Piero inclinando il cranio: la domenica successiva ci sarebbe stato il derby e voleva trascinarlo a vedere la partita malgrado le peripezie autodistruttive di Gloria. Piero nicchiava e cercava di evitarlo, ma dentro di Lui cresceva la contraddizione come una margherita dal letame: più ondeggiava la sua fiducia nel futuro di coppia, più quel ragazzo faceva presa. Non ne era affascinato ma la sua vicinanza lo turbava. E quando Gloria fu fuori pericolo scivolarono insieme verso lo stadio. Era una domenica di maggio. Fine