Torn & Frayed

# 16


 
Burton e il bianco NataleLa birra cominciava a girare e la gente a diventare aggressiva.Burton se ne stava nel suo angolino a sorseggiare una ceresmentre gli altri sembravano darci dentro, tirando fuori schifo,intolleranza, sopraffazione e seghe mentali. Le ragazze, anche loro un poco brille, appoggiavano l'accento sulle rotanti strascicate o lasciavano cadere le spalline,i colleghi regolavano i conti l'un l'altro e scleravano di figa. Era una serata che non avrebbe dovuto rilucere per scazzi o menate grottesche, ma tant'è. Burton c'era andato senza entusiasmo. Era da poco in ditta, alla Rochester, e lo avevano convinto ad uscire per una cena e qualche pinta. Non si sarebbe mai aspettato, però, un simile bordello. Frosty gli si era avvicinato a cinque centimetri dal naso e gli aveva spiattellato :"Sei frocio?".Poi aveva rinculato, barcollando vistosamente sullo sgabello. Il vicino peggiore che Burton avesse potuto desiderare. Per quel poco che lo riguardava aveva sorriso tiepidamente, sollevando la bottiglia e brindando alla salute. Un modo come un altro per cercare di schivarsela. Reuter e Bielega stavano invece litigando di brutto rinfacciandosi qualche turbativa di lavoro,incomprensioni e antipatie in diretta. Elena aveva gridato sopra tutte le altre voci :"Chi me la lecca questa sera?". Bossi aveva proposto il gioco della bottiglia e del limone con annessi, connessi etc. etc. Inizialmente tutti si erano mostrati entusiasti, poi avevano lasciato  cadere la cosa, travolti e stancati dalla piega presa da quel rinfresco inizialmente innocuo. Burton s'era sollevato per andare al cesso, e nel frattempo sentiva l'eco delle conversazioni pompate andare e venire, come cenere da un vulcano. Aveva pisciato e s'era tirato su la patta. Mentre stava per tornare alla tavolata Reuter, Mazzantini, Boyd e Frosty gli avevano impedito l'uscita. Dovevano averlo seguito, barcollanti sulle ginocchia e con l'alito pesante da sbronza. "Sei frocio?". Aveva reiterato Frosty, quasi sottovoce.E Mazzantini gli aveva rifilato un cazzotto alla bocca dello stomaco, lasciandolo senza fiato. Reuter lo aveva sollevato di peso, con i suoi bicipiti strizzati sotto la bella camicia puzzolente di sudore e ormoni, poi gli aveva allungato un ceffone, mandandolo a sbattere contro le piastrelle del muro del cesso. "Non vogliamo finocchi, intorno."Aveva confermato Boyd tirando su con il naso. poi erano usciti, non smettendo per un solo attimo di osservarlo da sopra le spalle. Burton, quando erano spariti dal suo campo visivo, aveva sputato sangue e s'era toccato la mandibola, senza trovarsi nulla di apparentemente fratturato.Così s'era ricomposto per fare una figura decentein sala. Uscendo, aveva notato che stava nevicando oltre le finestre.  Fra quattro giorni sarebbe stato natale.fine