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Post N° 133

Post n°133 pubblicato il 01 Gennaio 2009 da bioantroponoosfera
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L’ORIGINALITA’ DELLA VISIONE TEILHARDIANA

 

Relazione presentata da Padre Gustave Martelet s.j. al Convegno internazionale di Roma in occasione del cinquantenario della morte di Pierre Teilhard de Chardin (Roma, 2005)

 

 

   Definire il pensiero del Padre Teilhard una visione significa dover dire tre cose. La prima è già espressa dallo stesso Teilhard e a quanto pare va da sé poiché si tratta solo di vedere quello che, per lui, salta agli occhi, come ad esempio la realtà scientifica dell'evoluzione. A dire il vero, non è proprio così. Il vedere implica dunque un far vedere: compito insostituibile e tanto più necessario del vedere, proposto da Teilhard come automatico, richiedeva allora e ancora richiede ad alcuni una re-visione  sconvolgente rispetto alle evidenze primarie correntemente accettate soprattutto nell'ordine della fede. Infatti, il far vedere intrapreso da Teilhard si riferisce ad uno sguardo religiosamente approfondito e culturalmente rinnovato del dogma della creazione e innanzitutto della lettura dei primi capitoli del Genesi. Il vedere teilhardiano che sembra al suo autore tanto naturale comporta una trasformazione radicale dello sguardo abituato ad una visione diversa dalla sua: suppone e racchiude un tipo di organicità perlomeno inconsueto tra la scienza, la teologia e l’antropologia.
     Dal punto di vista scientifico prima ed innanzitutto, poiché è esso che impone il rimaneggiamento totale della visione che ha dettato legge durante millenni con il geocentrismo e la fissità inflessibile delle specie e dello stato generale del mondo astrale e sublunare con un tempo alla fine ripetitivo ed uno spazio quasi assoluto. Anche se non si accetta nel dettaglio la descrizione che Teilhard dà dell'evoluzione, la visione teilhardiana dipende nelle sue linee maestre dai dati attuali della scienza sull'evoluzione; non pone nessun problema che riguardi la realtà d'insieme dei fatti e delle domande di fondo che dipendono da tale ipotesi. A meno che non si voglia, in nome della parola ipotesi, cercare di contestare la validità delle osservazioni d'astrofisica, di geologia planetaria, di paleontologia animale e umana alle quali l'idea d'evoluzione assicura l'unica intellegibilità che sia ragionevolmente adatta e, ai nostri giorni, universalmente ammessa dal mondo scientifico. Tale è perciò il primo presupposto della visione teilhardiana che sfugge ad ogni critica veramente fondata agli occhi della cultura contemporanea.
      L'originalità propria di Teilhard inizia con il suo secondo presupposto, direttamente, benché paradossalmente, legato al primo. Consiste, indipendentemente da ogni dato precisamente scientifico ma senza creare così il minimo turbamento rispetto al campo validamente controllato dalla scienza stessa, nel fare dei riferimenti in nome della fede. Sin dal 1919, non ha fatto che sviluppare l'ispirazione che guida tutta la sua riflessione di cristiano e di gesuita di fronte all'universo scientificamente conosciuto degli astri, degli esseri viventi e degli uomini : « Il Cristo, lo sappiamo da San Giovanni e San Paolo è il Centro della Creazione, la Forza che può sottomettere tutto, il Termine dove tutto prende figura ». Senza dover giustificare per il momento questo modo di accogliere l’implicita sfida di senso che le conoscenze scientifiche lanciano alla ragione, è strettamente impossibile non prendere sul serio un progetto che posa su una tale base cristologica. Se si trascura quest'aspetto del pensiero di Teilhard o, più ancora, se si guarda con sospetto il suo saldo fondamento teologico in nome di una arditezza mal riuscita o sconvolgente, non possiamo che passare accanto alla visione teilhardiana comportandoci in modo cristianamente ingiusto. Essa trova, in questo presupposto cristologico altamente autorevole, il principio vitale della propria organicità, che è la più originale e la più preziosa che possa esistere cristianamente parlando.

    Dall'unione dei due precedenti presupposti, ambedue ricchi d'innovazione, l'una culturale con l'evoluzione come categoria fondatrice dell'interpretazione scientifica del mondo, l'altra teologica che pone l'Incarnazione del Figlio di Dio nella carne alla radice stessa della Creazione, deriva una conseguenza tanto ovvia per Teilhard da costituire per la visione che ci propone un terzo presupposto, questa volta antropologico, nel senso che diamo qui a questa parola. L'umanità non è mai per Teilhard strettamente intesa come decondizionata per così dire dalla natura tutta. Invece, è organicamente legata al divenire dell'universo in tutte le sue forme. Agli occhi di Teilhard è nientemeno che « la vetta dell'evoluzione » dato il « passo della riflessione »che essa sola ha compiuto al meno a livello planetario; è anche nientemeno che la responsabile, in un modo che sarà da precisare, del significato parzialmente nascosto di quest’evoluzione. Nell'umanità si concentrano e si condensano tutti i problemi dell'universo, che siano astrofisici come l'espansione, filosofici come quello dell’uno e del molteplice - essenziale nella visione di Teilhard -, sociologici,  se così possiamo dire, come la nascita di una « noosfera », e più ancora religiosi a livello di Omega.

   Però l'importanza vitale dell'umanità come luogo matrice d'una coscienza di sé a portata strutturalmente universale non si riduce solo a questo o piuttosto, la grandezza originaria dell'uomo è inclusa fin dal principio nel mistero del Cristo che gli concede la sua stupenda identità. Se è proprio su questo punto che la visione di Teilhard è più originale, è anche quello sul quale è più teologicamente contestata. Questo punto dovremo riprenderlo durante il convegno. Insomma, il problema non è più quello della centralità del Cristo sul quale, almeno, in linea di massima, tutti si dichiarano d'accordo, bensì quello del titolo di Evolutore che Teilhard conferisce al Cristo in funzione dell'organicità della visione che ne ha. Per Teilhard, il Cristo quindi può parere meno Redentore che Evolutore o perfino può parere che lo si possa dispensare dall’essere Redentore se è veramente Evolutore. Qui c'è una difficoltà profonda che a Teilhard non è sfuggita. Essa deve essere affrontata decisamente e risolta senza che il contributo tanto positivo di questo vero e proprio pensatore teologico in apparenza marginale sia minimamente trascurato, ma al contrario integrato nel vivo della cristologia. Questa visione deve esservi integrata a titolo perfettamente evangelico. Nel « tesoro » della Rivelazione, infatti, il « nuovo » che se ne « ricava » è del tutto al suo posto e anche perfettamente insostituibile come « il vecchio » (Mt 13, 52), perché « il vecchio » grazie al « nuovo » troppo spesso dimenticato, si rinnova a colpo sicuro senza che se ne debba trascurare l'importanza talvolta troppo unilateralmente predominante. È in questo che il « nuovo » può indicare che «  il vecchio » ha bisogno di essere risistemato nelle sue fondamenta e nella sua forma alla luce di un sedicente « nuovo » che è in effetti solo una primordiale profondità della Rivelazione fino a quel momento involontariamente ma realmente trascurata.

   Vale a dire che un pensiero come quello di Teilhard, fin nella sua problematica innovatrice ma culturalmente fondata, è dell'ordine del cristianamente inevitabile. Tuttavia, un tale pensiero resta suscettibile di notevoli miglioramenti che lo stesso Teilhard, lungi dal ricusarli, avrebbe riconosciuto necessari, a patto che non avessero distrutto l'organicità cristologica della sua visione.

 

Padre Gustave Martelet s.j.

(Roma . Università Gregoriana 2005)

 

 
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RIFLESSIONI TEILHARDIANE

"  La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto.  Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori?  Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva.  E' una distinzione illusoria.  La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente,  la Verità "   

                                                                                                                                                          

 

" Senza che si possa dire per ora in quali termini esatti, ma senza che vanga perduto un solo frammento del dato, sia rivelato che definitivamente dimostrato, sul problema scottante delle origini umane, l'accordo si farà senza sforzo, a poco a poco, tra la Scienza e il Dogma.  Intanto, evitiamo di respingere anche il minimo raggio di luce, sia da una parte che dall'altra.  La fede ha bisogno di tutta la verità". (da Les Hommes fossiles, marzo 1921) 
 
" Inventariare tutto, provare tutto, capire tutto. Ciò che è in alto, più lontano di quanto è respirabile, e  ciò che è in basso, più profondo della luce.  Ciò che si perde nelle distanze siderali, e ciò che si dissimula sotto gli elementi... Il sole si alza in avanti... Il Passato è una cosa superata...  La sola scoperta degna dei nostri sforzi è come costruire l'Avvenire". (La découverte du passé, 5 settembre 1935)
 

"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.

Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno...  Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)

 
"  Chiniamoci dunque con rispetto sotto il soffio che gonfia i nostri cuori per le ansie e le gioie di "tutto tentare e di tutto trovare".  L'onda  che sentiamo passare non si è formata in noi stessi.  Essa giunge a noi da molto lontano, partita contemporaneamente alla luce delle prime stelle.  Essa ci raggiunge dopo aver creato tutto lungo il suo cammino.  Lo spirito di ricerca e di conquista è l'anima permanente dell'Evoluzione" (Il Fenomeno Umano 1940)
 

" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando...  E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto...  Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro.  Manovra impossibile e fatale.  La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide.  Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936) 

 
" L'Energia diventa Presenza...  Sembrerebbe che un solo  raggio di una tale luce, cadendo come una scintilla in qualsiasi punto della Noosfera, dovesse provocare un'esplosione abbastanza forte da incendiare e rinnovare quasi di colpo la faccia della Terra. Allora, come è possibile che, guardando attorno a me, è ancora tutto inebriato di ciò che mi è apparso, io mi trovi pressochè solo della mia specie?  Solo ad aver "visto"?...  Incapace, quindi, quando me lo si chiede, di citare un solo autore, un solo testo, in cui si riconosca, chiaramente espressa, la meravigliosa "Diafania" che, per il mio sguardo, ha trasfigurato tutto ?"  (Le Christique, marzo 1955) 
 
....IN QUESTA APERTURA VERSO QUALCHE COSA CHE SFUGGE ALLA MORTE TOTALE, L'EVOLUZIONE E' LA MANO DI DIO CHE CI RICONDUCE A  LUI . ( La Biologie, poussee à fond,peut-elle nous  conduire à èmerger dans le transcendant?  Maggio 1951)
 

Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio.  "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)

 

" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.

Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.

Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?

Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)

 

" Nel Cuore della Materia.

   Un Cuore del  Mondo,

    Il Cuore d' un Dio"

        (da Le  Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)

 
" Nella peggiore delle ipotesi, se ogni possibilità futura di parlare e di scrivere si chiudesse davanti a me, mi rimarrebbe, con l'aiuto di Gesù, quella di compiere questo gesto, affermazione e somma testimonianza della mia fede: scomparire,m inabissarmi in uno spirito di Suprema Comunione con le forze  cristiche  dell'Evoluzione  (da Note di esercizi spirituali, 22 ottobre 1945) 
 
 
 

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