Teilhard de Chardin

Teilhard de Chardin: lo scivolone di Jaca book e i silenzi dell'Associazione TdC


NEGATE LE TRIBOLAZIONI DI TEILHARD !  La ristampa da parte di Jaca Book di alcune opere di Teilhard, già edite da il Saggiatore e attualmente fuori commercio, è di per sé un fatto positivo. Ma bisogna subito aggiungere che la Jaca Book non dovrebbe prendere posizioni totalmente sbagliate facendosi mal consigliare da pseudo conoscitori del pensiero teilhardiano ! Secondo il mio modesto parere la Jaca Book farebbe bene ad affidare la cura di altre opere in programma a persone che conoscono veramente Teilhard e che l’hanno studiato da tempo ed hanno contribuito ad una profonda conoscenza del pensiero del gesuita, partendo da un esame interdisciplinare del pensiero stesso.Ci spieghiamo.“Il posto dell’Uomo nella Natura”, anche se Jaca Book non lo menziona, venne  pubblicato, per la prima volta in Italia nel 1970, dalla casa editrice “laica”  Il Saggiatore, come volume n° 4 delle Opere.C’è da sottolineare che lo sforzo  per la pubblicazione delle Opere di Teilhard in italiano fu fatto dall’editrice “laica” Il Saggiatore, sotto la spinta del Prof. Ferdinando Ormea (uno dei pochi conoscitori dell’opera teilhardiana, oggi defunto) e della Prof. Annette Daverio (allora segretaria della neonata Associazione Italiana Teilhard de Chardin), e non da editrici cattoliche che invece si  piegarono alle decisioni del Santo Uffizio.Solo in anni recenti la Queriniana e i Gabrielli editori, pubblicarono le ultime opere che mancavano e soprattutto la prima ristampò i primi volumi dell’edizione francese e de Il Saggiatore. Quello che ha attirato la nostra attenzione e suscitato la nostra  irritazione è la frase: “La storia di Teilhard è nota. La Chiesa cattolica e i gesuiti tornarono sui loro passi e le opere principali vennero pubblicate in francese dal 1955 al 1976 tramite un comitato scientifico straordinario che raccoglieva l’intelligencija de tempo”.Ma chi l’ha scritta si è preoccupato di leggere qualcosa sulle tribolazioni di Teilhard  specialmente negli ultimi anni? Esiste, nel sito della Fondazione di Parigi, un esaustivo documento a questo proposito. Strano che la signora Tassone-Bernardi non ne abbia tenuto conto e non lo abbia  segnalato all’estensore della nota!   O forse costui  voleva compiacere  qualcuno?Ricorderete il precedente post da me pubblicato sul testamento e sulle carte di Teilhard, che faceva stato dell’ostracismo  ad oltranza subito dal generoso gesuita da parte del Magistero.Infatti dire che la Chiesa e la Compagnia di Gesù “tornarono  sui loro passi” è una assoluta  menzogna.La cosa più grave è che essa  è avallata dalla  suddetta signora, attuale presidente dell’Associazione Teilhard de Chardin italiana. Con l’aggravante che lei  dovrebbe  possedere le carte ufficiali della Prof.ssa Daverio che scrisse pagine infuocate contro il divieto di pubblicare Il Fenomeno umano e contro la politica vaticana tesa  a seppellire per sempre l’opera di Teilhard de Chardin.Ricorda, la signora Daverio, che Teilhard venne preso in giro dagli alti papaveri del Sant’Uffizio e dal Generale della Compagnia che più volte dissero a Teilhard che la sua opera era “in visione”, che c’erano solo alcune cose da cambiare, che tutto sarebbe andato a posto…in ultima analisi venne dato a Teilhard un no secco.E’ quello il proseguimento della tribolazione di Teilhard iniziata tanti anni prima con l’esclusione di questi dall’insegnamento religioso, teologico e filosofico, per via della sua adesione all’evoluzionismo.Ora, dire che la Chiesa e il Magistero tornarono sui loro passi è nascondere la  pura verità.Il tentativo della Chiesa e della Compagnia, prima e dopo la morte  del gesuita,  nell’evitare che gli scritti di Teilhard  venissero resi pubblici cozzò contro la volontà di amici onesti e generosi che favorirono la nascita di una Fondazione per la pubblicazione delle opere.Il  Comitato che venne promosso dalla Fondazione  era il risultato di un vasto movimento scientifico, filosofico, storico e religioso che si univa di fronte alla caparbia volontà del Magistero e della Compagnia di affossare lgli scritti teilhardiani. Quando la prima opera venne stampata in Francia suscitò tra i religiosi, i cattolici e gli stessi laici un plauso perché finalmente il pensiero del padre gesuita usciva allo scoperto e forniva alla cultura mondiale utili elementi di riflessione e di pensiero sull’umanità e sul suo futuro, ma soprattutto richiamava la Chiesa a mettersi alla guida di questo rinnovamento umano ed ecclesiale.Mentre in Italia il Santo Uffizio, e il Magistero ecclesiastico entrarono in campo contro Teilhard con una veemenza ed una violenza che non si riscontrava  da centinaia di anni.Venne favorita la pubblicazione di libelli contro Teilhard,  venne invece negata la pubblicazione del libro di Barjon, amico da sempre di Teilhard, sul suo pensiero.I teologi più oltranzisti si diedero da fare sulle riviste teologiche vaticane nel tentativo di screditare Teilhard, accusandolo anche di avere molte amicizie femminili. Ne fa stato il numero speciale della rivista Divinitas e i libri di Philippe de la Trinitè.E qui siamo qualche anno dopo la morte di Teilhard.Solo un altro “laico”, Giancarlo Vigorelli, si incaricò di scrivere un pregevole libro: “Il Gesuita proibito”, edito da Il Saggiatore, la cui lettura è  chiarificatrice di come “la Chiesa e la Compagnia di Gesù, tornarono sui loro passi”!!!Come fa il “saputo” estensore della nota editoriale di  Jaca Book   ad affermare l’opposto della realtà? Ancora negli anni successivi alla morte di Teilhard si intrecciavano le relazioni difficili : lui, i suoi superiori, il Santo Uffizio. Non  bastavano le proibizioni patite durante la sua vita: scrivere e parlare: ora si tentava di proibire la pubblicazione del suo pensiero con un atteggiamento oltremodo farisaico. Durante la pubblicazione dei primi quattro volumi delle opere in francese, garantiti come abbiamo detto da un Comitato internazionale e dalla Fondazione,  il  Santo Uffizio emanò due Monitum (solo il secondo venne pubblicato con tutti gli “onori” nel 1962 accompagnato da un violento articolo dell’Osservatore Romano,  adoperandosi  perchè le opere non fossero pubblicate da altri editori cattolici europei e italiani (sintomatico è il caso della editrice tedesca Karl Albert, da sempre editrice dell’episcopato tedesco),  mentre in quegli anni “Il fenomeno umano”  era pubblicato nell’Unione Sovietica!E’ questo secondo voi significa “tornare sui propri passi” ?E’ davvero scandoloso che l’Associazione italiana Teilhard de Chardin non abbia a cuore il rispetto della verità riguardante la persona stessa di Teilhard!   Giovanni FoisCentro di Documentazione Teilhard de Chardin sul futuro dell’Uomo - Roma.