Teilhard de Chardin

L'importanza delle minime cose


 In una bella  omelia  tenuta in occasione della Festa della Natività  della B.V.M.  celebrata a Todi nel settembre 2008 il Cardinale Ennio Antonelli ha avuto un pensiero per Padre Pierre Teilhard de Chardin s.j.  Ho estrapolato questa breve riflessione e ve la ripropongo. ….E come si fa a diventare santi? Come si fa a realizzare, ad accogliere veramente questa chiamata, a rispondere di sì? Si fa dando importanza a tutte le cose, perché ce l'hanno. Se tutto è dono, se tutto è un'opportunità di bene che ci viene offerta, cerchiamo di capirla, di prenderla per il verso giusto e di impegnarci a viverla nel modo migliore possibile. Se noi facciamo così, diventiamo santi, anche se non facciamo miracoli, perché quelli sono fenomeni particolari, alcuni doni speciali, ma la santità è la misura alta della vita cristiana ordinaria; si può vivere in modo straordinario la vita più ordinaria, più comune di tutte.  Dice San Paolo: "Sia che mangiate, sia che beviate - le cose più normali, di tutti i giorni -, qualunque cosa facciate, fatela nel nome del Signore nostro Gesù"; se voi lo fate in unione con Cristo, voi vi santificate. E vi leggo un bellissimo pensiero di un grande teologo, anche se è stato molto discusso a suo tempo, ma certamente un grande uomo di fede, Teilhard de Chardin, che si esprime così riguardo all'importanza anche delle minime cose: "Dio non è lontano da noi, fuori della sfera tangibile" – qualunque cosa io tocco, lì c'è anche Dio, tutte le cose sono in Dio e Dio è in ogni cosa. “Dio non è lontano da noi, fuori della sfera tangibile, ma ci aspetta ad ogni istante, nell'azione, nell'opera del momento. In qualche maniera è sulla punta della mia penna,” - ecco, Dio sta sulla punta della mia penna se io sto scrivendo – “del mio piccone,” se sono un operaio che sta picconando, “del mio pennello,” se sono un pittore che sta dipingendo, “del mio ago,” se sono una donna che sta rammendando qualcosa, “del mio cuore, del mio pensiero. È portando sino all'ultima perfezione il tratto,” cioè il tratto del pennello, “il colpo,” il colpo del piccone , “il punto,” il punto dell'ago, “facendo tutto questo nel modo migliore possibile”, con i sentimenti giusti, gli atteggiamenti giusti, e anche obiettivamente facendo bene le cose, come è stato fatto bene questo Tempio della Consolazione, facendo tutto nel modo migliore possibile, portandolo all'ultima perfezione, “è in questo modo che coglierò la meta, la meta ultima cui tende il mio volere profondo”. Ecco, allora, questa si chiama la spiritualità dell'attimo presente; ogni attimo è prezioso. Vivere la spiritualità dell'attimo presente. Quando io ero ragazzo qui a Todi, mi confessavo da un Padre Cappuccino che si chiamava Padre Pacifico, e spesso alla fine della confessione mi ripeteva: "Age quod agis", “Fa' quello che stai facendo”, cioè fai bene quello che stai facendo. Certo lui non aveva letto Teilhard de Chardin, però questa è la spiritualità cristiana; non occorre fare grandi cose, occorre far bene quello che stiamo facendo. Ecco, allora, concludiamo: la vita è vocazione, tutto è dono, tutto è possibilità di bene, e noi dobbiamo rispondere “sì” nelle grandi scelte, nei grandi orientamenti della vita e anche nelle piccole, piccolissime scelte di ogni giorno, cercando di fare le cose nel modo migliore possibile.  "Tutto quello che fate - dice San Paolo - in parole ed opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di Lui grazie a Dio Padre".+  Antonelli cardinale Ennio