Teilhard de Chardin

Post N° 120


Teilhard de Chardin  Le sue domande ancora attuali  Degno di rispetto il suo tentativo – pur sostanzialmente non riuscito – di unificare il sapere  Teilhard de Chardin è passato di moda? Certo si ha un poco questa impressione.  Chi ricorda la massa di pubblicazioni, articoli, libri, tesi di laurea, conferenze, tavole rotonde, discussioni, ecc… che, all’incirca dal 1955 al 1970 ebbero come tema l’opera di Teilhard de Chardin  non può non rimanere stupito dell’odierno silenzio calato su di lui.l’odierno declinoDurante quel periodo, anche la cultura laica sembrò interessarsi a temi teologici di ispirazione teilhardiana, e larghe masse di media cultura videro nel “gesuita proibito” ,scienziato, antropologo evoluzionista, e “sacerdote scomodo”, un oggetto di curiosità talvolta, direi, addirittura, mondana e salottiera.Il divieto di pubblicare i suoi volumi, lui vivente, da parte dei suoi Superiori della Compagnia di Gesù e, poi, dopo la sua morte la “riserve” sul suo pensiero fatte dall’Autorità ecclesiastica, aggiunsero un tocco di scandalismo che colpì l’opinione pubblica.Ma vi sono stati anche motivi più seri di quei successi clamorosi e dell’odierno declino.Molti  certo avevano visto in lui un ponte lanciato coraggiosamente tra cultura scientifica laica, inesorabilmente evoluzionista e materialistica, e pensiero cattolico. Valutazione critica più equilibrataOra la situazione è, per certi  aspetti, mutata.  Da parte laica, lo scientismo materialistico appare meno sicuro di se stesso; mentre, da parte cattolica, un evoluzionismo finalistico e non deterministico appare più conciliabile con una visione cristiana della vita.  Inoltre la ricerca  teologica più agguerrita (Rahner,  Congar, De Lubac…)si è ora rivolta a problemi più tecnici e specifici.  Da tutto questo è derivata una certa caduta di interesse per il teilhardismo, in un mondo in cui il conflitto tra scienza e fede assume forme diverse da quelle del passato.Eppure, proprio questo maggiore distacco che si è creato tra noi e Teilhard – qualunque ne siano le cause -  può favorire una  sua valutazione critica più calma ed equilibrata, che ci faccia conoscere  meglio, direi,  - per usare una frase famosa di Benedetto Croce a proposito di Hegel – “ ciò   che è vivo e ciò che pè morto nel pensiero di Teilhard de Chardin “. E cominciamo innanzitutto con i valori di quest’opera.Essa costituisce, a mio avviso,  un ardito tentativo di sintesi tra sapere scientifico, filosofico e teologico.  Tale tentativo, anche se non sostanzialmente riuscito, è però degno di rispetto, e apre delle piste nuove di ricerca e di riflessione.Mi spiego.  E’ difficile negare che tutta la nostra cultura soffra di una specie di schizofrenia  tra i diversi domini della conoscenza umana che si sono sviluppati separatamente, anzi, spesso, in maniera conflittuale, gli uni dagli altri.Così, spesso, molti scienziati  (fisici, matematici,biologi, psicologi…), pur essendo credenti, provano difficoltà ad armonizzare i risultati delle loro ricerche con quella che è,  o pensano che sia,  la dottrina cattolica.  Così’ è avvenuto nel passato, in maniera clamorosa,  con l’astronomia copernicana (caso Galilei) e, più recentemente, con la zoologia e l’antropologia darwinistica.  D’altronde,  i teologi,  sia dogmatici  che moralisti,m giustamente preoccupati di interpretare i dati della S.Scrittura e del magistero, sono spesso meno interessati a questioni scientifiche e filosofiche.  La filosofia  poi, divisa in molte correnti, sembra anch’essa incapace di assolvere quel compito di sintesi tra ragione e fede che aveva avuto nel passato.Come è noto, Teihard de Chardin  credette di aver trovato questa idea-chiave unificatrice tra i diversi domini del sapere  nel concetto di Progresso e di evoluzione.  In parole semplici la sua teoria è tutta qui. L’evoluzione come ordine voluto da DioL’evoluzione dalla materia inanimata a quella animata e dalle specie inferiori a quelle superiori, sino all’uomo  incluso – che,  secondo lui, è ormai dimostrata con  certezza dalla scienza  - non è il prodotto di cause cieche e deterministiche, come credono i materialisti,  ma è voluta da Dio, creatore ed ordinatore dell’universo, per raggiungere il Fine Supremo della Sua glorificazione.Tutto il Cosmo, nel suo processo di perfezionamento e di spiritualizzazione è, teologicamente ordinato a questo Punto Omega che è Dio, conosciuto prima naturalmente e poi soprannaturalmente, attraverso il Cristo.Perciò la scoperta dell’evoluzione, lungi dall’essere un argomento a favore del materialismo ateo sarebbe piuttosto una conferma dell’ordine dell’universo inteso da Dio.  E’ chiaro che l’evoluzionismo, così interpretato, deve essere purificato da tutte le sue  scorie  che non sono scientifiche, ma soltanto pregiudiziali ideologiche (meccanicismo, materialismo, determinismo, “selezione naturale”, ecc…)Come si vede, il sistema teilhardiano è interessante e corrisponde ad esigenze effettivamente avvertite dagli studiosi e dagli uomini di cultura in genere. Si deve dire  con questo  che esso è del tutto convincente?  Non oserei affermarlo.  La sua semplicistica e insieme la sua audacia, che sono indubbiamente dei meriti lasciano poerò aperti molti interrogativi che hanno suscitato l’opposizione di molti studiosi seri, da sponde diverse, e anche le riserve suddette delle Autorità  della Chiesa.Esse possono ridursi sostanzialmente ai punti seguenti.a)      Nell’idea teilhardiana di un continuo progresso evolutivo verso un ideale di perfezione non vi è un certo ottimismo ingenuo  che sembra ignorare il mistero del male, del peccato, del dolore, della Croce?b)      L’ominizzazione, cioè il “salto qualitativo” per cui dalla materia animata sorge l’anima spirituale della persona può certo essere preparato da un lento sviluppo della materia, ma non richiede anche un intervento speciale e libero della Volontà Creatrice?c)      A fortori l’ordine soprannaturale, cioè la partecipazione alla vita Divina attraverso la Grazia, non richiede anch’essa un intervento libero dell’Uomo-Dio incarnato nella storia umana, che quest’ultima può si preparare ma non produrre?  Altrimenti come si salva la gratuità del Dono divino in noi?  Ha sollevato  problemi che restano In genere l’interpretazione della Rivelazione cristiana in chiave storicistica ed umanistica non può portare -. Un po’ come avviene in Hegel -  ad una forma magari larvata di panteismo?Come si vede, anche se la “moda Teilhard” è passata, i problemi da lui posti rimangono.  Aglui studiosi di oggi e di domani il compito di affrontarli forse con maggiore precisione ed accuratezza, non dimenticando però l’appassionata esigenza dalla quale sono nati. Di  Padre Paolo Valori s.j.(Avvenire 10 aprile 1980, pag.3) (N.d.r.  Ai  i lettori del mio blog che volessero approfondire il pensiero di Teilhard, al di là delle critiche velate di Padre Valori s.j. voglio ricordare che, a parte i lavori presentati nel presente blog,  nel sito www.biosferanoosfera.it  si possono trovare studi molto aggiornati sul pensiero di  Teilhard che si basano su tutte le opere  pubblicate di Teilhard, compreso l’ultimo e più importante lavoro realizzato dal prof. Fabuio Mantovani : Dizionario delle opere di Teilhard de Chardin pubblicato dai Gabrielli Vi posso suggerire i seguenti lavori nel sito:Il “Monitum” e la comprensione odierna di Teilhard de Chardin,La complessità della vitaLa creazione non è finita: dialogo tra scienza e fedeTeilhard de Chardin discepolo di San PaoloDa Piltdown a Poughkeepsie: solitudine ed emarginazione di Teilhard de ChardinNell’Archivio del sito potrete rileggere l’interessantissimo studio, presentato a Roma, dal prof. Mantovani: Opacità e splendori nell’opera di Teilhard de Chardin e il lavoro, sempre del prof. Mantovani: Il Progresso umano.Giovanni FoisCentro di Documentazione Teilhard de Chardin - Roma