Teilhard de Chardin

Post N° 131


L’eredità scientifica di Teilhard de ChardinDocumento distribuito alla Conferenza internazionale di Roma in occasione dei cimquant’anni dalla morte di padre  Pierre Teilhard de Chardin nel 2005 Cinquant’anni dopo la sua morte, si è ormai preso coscienza del ruolo di profeta avuto dal padre Teilhard nei differenti ambiti in cui ha operato: scientifico, teologico, filosofico. Per quanto riguarda l’ambito scientifico, quello nel quale ho la maggiore competenza, vorrei dire che le grandi intuizioni di Teilhard de Chardin anticipano di circa mezzo secolo riflessioni e teorie che oggi ci appaiano banali. Vorrei mostrarle, senza la pretesa di essere esaustivo, su quattro settori del pensiero scientifico contemporaneo.1.    Teilhard e la fisica quanticaNulla poteva sembrare più scandaloso a un fisico plasmato di materialismo positivista che il concetto stupefacente di spirito-materia introdotto dall’inizio del Fenomeno umano e nel quale Teilhard vedeva la stoffa stessa dell’universo. Tuttavia, noi oggi sappiamo che materia ed energia, rese equivalenti dalla famosa equazione di Einstein, non costituiscono da sole il grado ultimo del reale e che ormai occorre aggiungere loro l’informazione. Una informazione che “informa” la materia e controlla i flussi di energia. Una informazione che sembra guidare le particelle elementari al punto ch’esse paiono talvolta dotate di “memoria”, come mostrava, nel sorprendente esperimento di Alain Aspect del 1982, il comportamento coordinato di due fotoni le cui traiettorie erano state deliberatamente separate.2.       Teilhard e la sistemicaLe grandi intuizioni scientifiche di Teilhard de Chardin anticipano di mezzo secolo quello che oggi viene chiamato l’approccio sistemico o il pensiero complesso. Si tratta, secondo numerosi epistemologi tra i quali mi annovero, del nuovo paradigma scientifico che molto verosimilmente andrà a formate i saperi del XXI secolo. Ho cercato di tracciare un inventario di questo approccio nel libro La Systémique: penser et agir dans la complxité (ed. Liasons, 2002). Ora, animato d’una inaudita audacia, Teilhard si dimostra un sorprendente precursore di questa nuova forma di pensiero.·                                      Scopre l’importanza della complessità: negli anni Trenta, egli integra i due infiniti di Pascal con un terzo infinito, l’infinitamente complesso, legato al tempo dell’evoluzione. Formula le due leggi della morfogenesi che presiedono all’evoluzione:-                                                              la legge di complessificazione o di complessità crescente-                                                              la legge di complessità-coscienza che lega l’emergere degli psichismi superiori e la complessificazione della materia.·                                      Mette in evidenza il ruolo della diversità: una diversità oggi largamente riconosciuta come indispensabile in materia ecologica, socio-economica e culturale. In questo modo, Teilhard anticipa la famosa legge di “varietà richiesta” di Ross Ashby. Inoltre, mostra che, per essere feconda, questa diversità deve organizzarsi secondo un principio di cooperazione o di unione, poiché “l’unione differenzia”. Qui si trova in contrasto con il pensiero binario dell’”o l’uno o l’altro”, che dominava allora le concezioni in materia economica, sociale e politica. Sul piano economico, col suo concetto composito di conflitto/cooperazione, François Perroux si mostrerà discepolo di Teilhard.·                                      Preannuncia il principio di emergenza: nella sua analisi del fenomeno evolutivo, Teilhard si mostra sempre attento ai cambiamenti di stato, agli effetti di soglia, a quelle che verranno più tardi chiamate le biforcazioni. Vede l’ordine emergere dal caso e anticipa il principio “order from noise” di Heinz von Foerster. Nel campo dell’antropogenesi, Teilhard situa l’istante decisivo al momento del “passo della riflessione” (l’uomo che sa di sapere), ossia nel momento in cui all’interno di uno psichismo che non è ancora quello di un ominide superiore emerge il soggetto. Questo aspetto sarà largamente ripreso da Jacques Lacan nella sua teoria psicanalitica.3.        Teilhard e l’evoluzionePer la sua visione globale di una evoluzione che si svolge dapprima al livello della materia inanimata (cosmogenesi) per proseguire poi al livello del vivente (biogenesi) prima di prolungarsi nell’uomo al livello dello spirito (noogenesi), Teilhard anticipa il principio antropico, come sarà formulato alla fine del XX secolo ad opera di un certo numero di scienziati provenienti da orizzonti diversi.Il cosmo tutto intero è organizzato per produrre lo spirito. Nel Fenomeno umano Teilhard scrive: “A meno di ridursi ad ammette che il cosmo è una realtà intrinsecamente assurda, dobbiamo ritenere irreversibile l’ascesa dello spirito. Lo spirito nel suo insieme non arretrerà mai”. Questa visione dell’evoluzione fonderà il suo ottimismo nell’uomo. 4.       Teilhard e la mondializzazionePoiché l’osservazione del passato l’ha dotato della nozione ancora oscura di noosfera, Teilhard si può considerare  il profeta della mondializzazione. Egli vede un’umanità che si unifica, un pensiero che diventa planetario riverberandosi in una moltitudine di reti. In questo modo, egli annuncia la globalizzazione degli scambi di qualsiasi natura, l’esplosione della comunicazione di cui Internet è oggi la realizzazione più vistosa, il dialogo (ma anche il confronto) delle civiltà.  Ottimista nella sua fede nell’uomo, Teilhard non è tuttavia ingenuo e rifiuta il determinismo della storia. Egli vuole lasciare il futuro aperto, poiché, dal momento in cui il proseguimento dell’evoluzione è posto nelle mani degli uomini, questi possono rifiutare tale immensa responsabilità. Ultima biforcazione, carica di terrore e spavento, ma che Teilhard non teme di evocare alla fine del Fenomeno umano, quando riflette su quale potrebbe essere la fine del mondo. Il crescere dei pericoli di tutti i tipi non dà alla messa in guardia da parte di Teilhard una terribile risonanza?Gerard DonnadieuSegretario Generale dell’Associazione Francese di Sistemica (AFSCET)             Già Professore all’Università di Parigi I – Sorbonne Professore di Teologia delle religioni alla Scuola Cattedrale (Parigi)