Teilhard de Chardin

UN 'IMPORTANTE TESTO DI DON CARLO MOLRI


FUTURO DEL COSMO  FUTURO DELL'UOMO .Rivisitazione di un modello problematicamente significativo:  Teilhard de Chardinl.       LA RAGIONE DI UNA MEMORIA A quarant'anni dalla morte, Teilhard de Chardin viene riscoperto, non tanto per l'apporto scientifico dei suoi studi paleontologici, quanto per l'incidenza culturale e spirituale. li nuovo orizzonte del pensiero umano, fortemente segnato dalla cultura scientifica e soprattutto dalla sensibilità evolutiva, ha reso inefficaci molti modelli spirituali e teologici del passato.  Alcune intuizioni teilhardiane e vari stimoli di natura spirituale, sparsi nei suoi scritti, sono oggi di notevole aiuto per molti. Per il tema del nostro Congresso, la riflessione di Teilhard è decisiva, perché ha condizionato la riflessione teologica fino ad oggi anche presso coloro che non lo citano.  Oggi la maggior parte delle sue intuizioni sono patrimonio di molti movimenti religiosi, soprattutto esoterici.  Credo che non sia giusto abbandonare il suo pensiero all'entusiasmo di fanatici o di gruppi marginati, ma che sia nostro dovere raccogliere la sua eredità, soprattutto nel momento in cui ci accingiamo a riflettere sul futuro dell'uomo e del cosmo.  La riflessione sul futuro infatti occupa grande spazio negli scritti teilhardiani dagli inizi.  La specializzazione scientifica dì Teilhard lo portava a guardare al passato dell'uomo e dei cosmo, ma con lo scorrere degli anni il suo sguardo si rivolge sempre più verso il futuro "fino a trovarsi in primo piano nelle sue ultime opere" (Wildiers).  Se, come osserva F. Ormea, "Teilhard ha voluto fornire suggerimenti ai teologi in vista dell'opera comune di riformulazione o meglio di esplicitazione dei dogmi" e se questa sua intenzione l'ha ripetuta "ogni volta che ha scritto con riferimenti teologici", credo che la nuova evangelizzazione, oggi da tutti proposta come una necessità, esiga si tenga conto del lavoro compiuto da Teilhard de Chardin e delle prospettive che egli aveva intuito e suggerito ai teologi di professione. Credo sia questa la ragione per cui nel piano del XV Congresso  ATI è stato inserito anche questo capitolo quasi introduttorio.  Prima di esaminare il tema specifico è però necessario una breve sintesi di alcuni presupposti scientifici e teologici.2. DAL COSMO ALLA COSMOGENESI Il dato fondamentale che caratterizza il pensiero teilhardiano è l'assunzione completa della prospettiva evoluzionista non solo in senso biologico, ma anche cosmologico e universale.  Questo dato di portata rivoluzionaria ha trovato notevoli resistenze.  Ancora nel 1951 Teilhard rilevava che "particolarmente negli ambiti conservatori dei mondo religioso" resiste l'idea che il termine evoluzione riguardi “una semplice disputa locale, fra biologi, divisi sull'origine delle specie viventi".  Egli, invece, concludeva: "fissiamocelo bene in mente una volta per tutte: ormai per noi e per i nostri discendenti, i tempi e le dimensioni psicologiche sono definitivamente cambiati. Fino in pieno XIX secolo, nell'insieme, l'uomo poteva ancora pensare (senza reagire a ciò che tale concezione aveva di fisicamente contraddittorio) che solo il vivente nasceva, cresceva. moriva, aveva un'età, nell'ambito di una materia sempre identica a se stessa".  Ora non può essere più così, stiamo infatti vivendo "il passaggio mentale dal Cosmo alla cosmogenesi" (cf Un seuil mental sous nos pas, 1951).  Ne consegue che l'evoluzione guida ora la totalità della nostra esperienza.  Questo passaggio culturale, ancora in corso, resta il criterio fondamentale per capire la prospettiva teologica di Teilhard de Chardin, soprattutto la sua sensibilità escatologica, sia in rapporto al cosmo che in rapporto all'uomo.  Per analizzare dettagliatamente questa prospettiva, consideriamo brevemente l'idea di creazione, il significato del male e la legge della cosmogenesi formulata da Teilhard. 2.1. Atto creativo Il concetto di creazione, nel senso attivo di produrre le cose dal nulla, in Teilhard ha il suo asse portante non nell'inizio, ma nel compimento.  Creare non è dare avvio a un processo, ma è unificare nella successione dei tempi i molti frammenti che esplodono quando il nulla è investito dall'azione creatrice.  In tale modo Teilhard recupera la prospettiva di S. Tommaso il quale include nell'idea di creazione non tanto l'inizio temporale quanto la condizione di dipendenza totale.  In questo senso l'azione creatrice accompagna e sostiene tutto il processo evolutivo dall'inizio alla fine.  "La creazione - osserva Teilhard - non è un'intrusione periodica della Causa prima: è un atto coestensivo a tutta la durata dell'universo" (cf La transformation creatrice, 1917).  L'atto creativo inoltre non consiste in un'azione intracosmica, e quindi, come direbbero i filosofi, predicamentale o categoriale, ma trascendentale. Per questo, conclude ancora Teilhard, "là dove Dio opera, a noi è sempre possibile (restando a un certo livello) di non cogliere se non l'opera della natura.  La causa prima non si mescola agli effetti: egli opera sulle nature individuali e sul movimento d'insieme.  Dio propriamente parlando non fa le cose, ma fa che le cose si facciano" (Note sur les modes de l'action divine dans l'univers, 1920).2.2.         Il male: una necessità funzionale e provvisoria Anche il concetto di male, nella prospettiva dinamica, subisce un capovolgimento radicale.  Si potrebbe definire il male del mondo come la necessaria espressione dell'incapacità di cogliere in un solo istante e compiutamente il dono di essere e la conseguente necessità di passare attraverso stadi di incompiutezza fino al compimento che guida tutto il suo processo.  Di fatto questi passaggi esigono sconvolgimento delle cose create, scomparsa di viventi e dolori di animali.  Si può esprimere questa condizione come "l'angosciante sforzo verso la luce e la coscienza". Le resistenze ad assumere il paradigma evoluzionista hanno creato molte difficoltà ad accogliere le affermazioni di Teilhard sul problema del male.  Sembra infatti, ad alcuni, che se per millenni il male ha posto problemi seri ai credenti in Dio, e ha suscitato anche notissime opere letterarie in tutte le culture, è oggi irriverente considerare non pertinente il problema.  Il paradosso in cui si trova oggi la teologia a proposito del male è appunto questo: il peso di una tradizione millenaria sembra costringerla a mantenere vivo un problema che ha cambiato connotati.  D'altra parte, è naturale che vi siano difficoltà ad accettare i nuovi paradigmi di pensiero da parte di chi è vissuto sempre nell'orizzonte passato ed è giunto solo in età avanzata ad una nuova sintesi nella interpretazione dei mondo.  Osservava Teilhard de Chardin: "Per effetto di abitudini radicate, il problema del male continua automaticamente ad essere dichiarato insolubile.  E c'è da chiedersi perché... Ma nelle nostre moderne prospettive... di un universo nello stato di cosmogenesi, come non vedere che intellettualmente parlando il famoso problema non esiste più?" (cf Lettera del 6 agosto 1915).Per la creazione che emerge dal nulla la presenza del male è così necessaria che alla domanda: "Dio poteva fare una creazione senza il male?" Teilhard senza incertezze e dubbi risponde che no, Dio non poteva creare senza limiti, imperfezioni e male.  Credo che la risposta di Teilhard abbia un particolare significato perché non presume di valutare le cose dalla parte di Dio, ma, restando dalla parte della creatura che accoglie il dono di essere, afferma l'impossibilità della creatura di accogliere tutta l'offerta dell'azione divina in un solo istante e in una sola circostanza.  Occorre affermare la possibilità di stabilire i limiti dell'azione di Dio, non perché si conosca la sua azione creatrice, ma  perché si può intravvedere la resistenza del nulla al divenire della creazione: "Non è affatto per impotenza ma per la stessa struttura del Nulla, sul quale si dispiega, che Dio per creare non può procedere che in una sola maniera: arrangiare, unificare poco a poco, sotto la sua influenza attrattrice, utilizzando il gioco probabile dei grandi numeri, una immensa moltitudine di fattori".  La contropartita di questa difficoltà o resistenza dei nulla di fronte a Dio sono appunto le "disarmonie o le decomposizioni fisiche nel mondo previvente, la sofferenza presso i viventi, e il peccato nell'ordine della libertà" (cf Lettera del 6 agosto 1915).Potremmo esprimere in un altro modo l'intuizione di Teilhard de Chardin, dicendo che la perfezione divina non può essere accolta adeguatamente in una sola situazione dall'uomo.  Come creatura egli è tempo e quindi è successione.  L'accoglienza della perfezione di vita avviene perciò necessariamente in una molteplicità di situazioni, esige il superamento progressivo di limiti e impone distacchi continui.  Ma il contatto con la forza assoluta della Parola creatrice suscita nell'uomo una profonda tensione alla pienezza e induce anche la tentazione di avere tutto nell'istante.  Per chi vive questa presunzione, la propria condizione appare peccaminosa e imperfetta, ed è soggetta alla tentazione continua di essere dio.  L'errore fondamentale di molte riflessioni sul male della creazione e della storia umana era quello di considerare le cose in prospettiva statica e di mettersi dalla parte di Dio.  Ma non ci è dato di vedere le cose se non dalla parte delle creature.  Ed è appunto in questa prospettiva che ci appaiono alcune leggi del divenire delle cose.  Non è una teologia, ma una fenomenologia del creato.2.3. La legge della cosmogenesi Dalla geogenesi attraverso la biogenesi (il sorgere della vita) e la noogenesi (il sorgere dello spirito), lo sviluppo del cosmo - e in esso l'ascesa dell'uomo - si compie secondo la legge della unificazione, della complessificazione e della coscienza.  L'azione creatrice unifica e ad ogni passo dell'unificazione rende sempre più complessa la realtà, e più la complessità aumenta, maggiori spazi trova la coscienza.  Questa legge, diversamente nominata e da alcuni considerata la "legge" di Teilhard de Chardin (cf Cl.  Cuenot), è stata variamente esposta e illustrata.  La sua analisi è utile per intravvedere, attraverso una proiezione, anche il futuro dell'uomo.  La stoffa dell'universo (formula utilizzata da Teilhard per evitare il linguaggio dualista di materia e spirito) nel processo evolutivo si struttura in forme progressivamente più complesse, attraverso la confluenza di molteplici elementi, che vengono unificati.  Ad ogni passo di unificazione e ad ogni grado di complessità la coscienza ha la possibilità di espandersi in forme inedite.  Si possono distinguere due aspetti dell'energia in gioco nell'evoluzione: l'energia radiale che unifica gli elementi collegandoli ad un centro interiore e l'energia tangenziale che si esprime nei rapporti con gli altri elementi dei processo.  La energia radiale costituisce l'unità delle cose, il loro interno o dedans o anche psichismo o componente di coscienzaa Ma occorre tener presenti anche i rischi o le tentazioni a cui la legge della complessificazione progressiva sottopone l'uomo: "Senza dubbio l'uomo attuale è soggetto a due tentazioni: quella dell'autonomia egoista e quella della socializzazione meccanica, che affoga la persona e la livella nella massa anonima" (cf  É. Rideau).(fine prima parte)Don CARLO MOLARI