Teilhard de Chardin

SALVAGUARDIA DEL CREATO


Circa 3,5 miliardi di anni fa ebbero origine le prime forme di vita sul pianeta Terra, il quale si era formato un miliardo di anni prima. La materia ha intrinseche capacità di evolversi, con il passaggio a molecole e forme di vita sempre più complesse. Recenti esperimenti hanno dimostrato la possibilità della formazione di forme iniziali di vita partendo dalla materia inerte. Pertanto l’idea che la vita vegetale e animale abbia avuto origine dalla terra è abbastanza accettata dagli studiosi. Non sono mancati coloro che hanno tentato di estendere il processo evoluzionistico anche al campo religioso e spirituale. Forse il caso più emblematico è quello di Teilhard de Chardin, il “gesuita proibito”. Pur vivendo in un contesto altamente ostile al materialismo dilagante, ribaltò il giudizio esprimendo una particolare attenzione per la materia:Benedetta sii Tu, universale Materia,nidi Teilhard de Chardin comporta alcuni termini a lui propri come noosfera: si tratta della sfera del pensiero umano, che va sviluppandosi dopo la geosfera (materia inanimata) e la biosfera (vita biologica). Come lo sviluppo della vita ha trasformato in maniera significativa la geosfera, così lo sviluppo della conoscenza sta trasformando radicalmente la biosfera. Nel passaggio dalla geosfera, alla biosfera e alla noosfera, si può constatare quella che Teilhard ha chiamato legge di complessità e coscienza. L’universo è in costante evoluzione verso livelli più elevati di complessità e di coscienza. Il punto supremo verso cui converge è chiamato da Teilhard Punto Omega: un nome che rimanda al libro dell’Apocalisse. Non è solo il punto di arrivo del processo evolutivo, ma la causa per la quale l’universo si muove in quella direzione. È indipendente dall’universo che si evolve, quindi trascendente, e identificato nel Logos biblico, ossia in Gesù Cristo, persona per eccellenza. Pertanto, oltre a complessità e coscienza, l’evoluzione comporta anche una maggiore personalizzazione. Pur in quest’ampia prospettiva e nonostante difficoltà e tentennamenti verso quella direzione, la noosfera è un’opera umana, e l’umanità deve assumersi la responsabilità del futuro non solo della specie ma del cosmo tutto intero. In effetti oggi possiamo riconoscere che lo sviluppo della noosfera (di cui internet è un’espressione evidente e di proporzioni forse inattese) si accompagna a una probabile distruzione della biosfera. Occorre riconoscere a Teilhard una sensibilità ecologica non comune, in tempi nei quali questa espressione non era neppure usata. ha pesantemente ostacolato l’opera e la vita di Teilhard. Già inizialmente, nel primo dopoguerra, quando lui, nel tentativo di conciliare la teoria evoluzionista e la dottrina del peccato originale, aveva espresso opinioni non conformi alla dottrina ufficiale della Chiesa, i superiori del suo ordine, con un provvedimento disciplinare, lo costrinsero a dimettersi dall’insegnamento di materie filosofico-teologiche, lo invitarono a non pubblicare più nulla su questi temi e gli imposero il trasferimento in Cina, dove rimase dal 1926 al 1946. Tornato in Francia ebbe incarichi nel campo della ricerca scientifica, ma il suo pensiero religioso fu sempre osteggiato, anche per l’eccessivo rilievo dato alla natura. Nel 1951 fu mandato negli Stati Uniti, dove morì nel 1955. Nel 1958 un decreto del Sant’Uffizio, presieduto dal cardinale Ottaviani, impose alle congregazioni religiose di ritirare le opere del gesuita da tutte le biblioteche. Nel documento si può leggere come i suoi testi “racchiudono tali ambiguità ed anche errori tanto gravi che offendono la dottrina cattolica” per cui si imponeva al clero di allertarsi per “difendere gli spiriti, particolarmente dei giovani, dai pericoli delle opere di P. Theilard de Chardin e dei suoi discepoli”. Può aver commesso errori metodologici o salti logici nel passare dalle scoperte evolutive nel campo della paleoantropologia al ruolo del divino negli accadimenti della storia, ma non si vede quale pericolo possa costituire, specie per i giovani, l’indicazione, prospettata da Teilhard, di una finalizzazione, di una evoluzione anche dello spirito, oltre alla riaffermazione dell’universalità del messaggio cristiano - spesso dimenticata da una chiesa che fatica ad aprirsi alle realtà esterne. Il riconoscimento più autorevole dell’ottusità e miopia della gerarchia ecclesiastica nei confronti del gesuita francese venne forse dall’allora cardinale Ratzinger, adesso papa Benedetto XVI, quando ammise che uno dei documenti principali del Concilio Vaticano II, la Gaudium et Spes sulla chiesa nel mondo contemporaneo, è fortemente permeato dal pensiero di Teilhard (con l’ottimismo che manifesta verso il mondo e la materia, l’attenzione ai segni dei tempi..).Segni dei tempiTratto dal sito "brianzcum.wordpresse.com "