Teilhard de Chardin

Testimonianza di Padre Vincenzo D'Ascenzi s.j.


TEILHARD DE CHARDIN NELLA MIA VITA Qualche anno fa, chiesi a Padre Vincenzo D'Ascenzi s.j. quando conobbe l'opera e il pensiero di Pierre Teilhard de Chardin e che cosa ne pensasseEcco la breve nota che mi diede e che vi ripropongo nella sua immediatezza e freschezza.  Cosa ha rappresentato e rappresenta ancora  P.Teilhard de Chardin nella mia vita ?Tenterò di rispondere con questi   3 punti: 1) come l’ho conosciuto; 2) perché mi ha affascinato; 3) a cosa mi è servito e continua a servirmi nella mia vita personale e apostolica(Esercizi spirituali, attività formative e pedagogiche); TdC fa parte dagli inizi degli anni sessanta,di una triade di sacerdoti  modello che mi hanno affascinato e  che hanno segnato la mia vita. Glialtri due sono   Primo Mazzolari e Lorenzo Milani. 1. Come ho conosciuto Teilhard Nel 1963 uscì in Italia il famoso libro  di Giancarlo Vigorelli, Il Gesuita proibito, Milano,Il Saggiatore. Libro che, per il titolo e la risonanza che ne è seguita(di simpatia nel mondo laico e di imbarazzo nella gerarchia ecclesiastica) provocò in Italia il “fenomeno  Teilhard” , quasi un segno di contraddizione fra lo spirito preconciliare conservatore e lo spirito post-conciliare profetico. E’ indubbio che in alcuni  numeri della Gaudium et Spes  aleggia l’ottimismo teilhardiano.  Essendo io stato  destinato a Ferrara nel 1964 come responsabile dell’Istituto di Cultura Religiosa “Casa Giorgio Cini”, molto legata alla “Fondazione Cini” di Venezia, nel 1966  partecipai con alcuni Docenti Universitari cattolici di Ferrara(di cui ero Assistente Ecclesiastico) a tre giornate alla Fondazione Cini a Venezia  su “Il gesuita proibito”. Tra i Docenti di spicco della cultura italiana intervennero da Ferrara  diversi docenti, fra cui il prof.   Piero Leonardi, Fondatore della cattedra di Geologia nella città estense.  Le tre giornate di Venezia  mi stimolarono a presentare Teilhard alla cultura ferrarese progettando un seminario di studi interdisciplinari presso il nostro Istituto di Cultura. Il seminario durò due settimane:dal 5 al 16 Marzo 1968  con tre  sedute la settimana.            Per introdurre il pubblico al pensiero di Teilhard, io stesso tenni le prime tre relazioni nella prima settimana sempre  lasciando un congruo spazio agli interventi del  numeroso pubblico.[2]            Nella seconda settimana intervennero  esperti di antropologia, di teologia, filosofia e Sacra Scrittura. Tra questi ricordo Ferdinando Ormea, che fu tra i primi diffusori del pensiero di Teilhard in quanto lui fu  in costante contatto con Annette Daverio a Torino. Al convegno di Ferrara intervennero anche biblisti e teologi dall’Università Gregoriana, come il  P. Giovanni Magnani S.J  per la fenomenologia e P.Saverio Corradino S.J.  dell’Istituto Biblico per l’aspetto biblico e teologico. Fu una esperienza bellissima fra le prime in Italia  dalla quale nacque poi il primo libro da me curato con la raccolta delle relazioni e degli interventi del pubblico. Teilhard de Chardin,studi e dibattiti, EDB, Bologna.Febbraio 1969.            Certamente il successo  del seminario di “Casa Cini”  fu dovuto al clima  creato dal Concilio Vat. II° e ancor più dalle aspettative,anche dirompenti,dei movimenti giovanili del sessantotto,dilagati dalla Francia in Italia e nel mondo.            Nello stesso anno usciva in Italia per l’editore Il Saggiatore, Milano,1968, La prima opera di TdC con il volume “L’Ambiente Divino”.Questo volume fu presentato con una Tavola Rotonda al nostro Centro Culturale S.Fedele di Milano con la partecipazione del Prof. Ferdinando Ormea da Torino,P.G.Magnani S.J.,Mario Gozzini,della Rivista “Testimonianze” di Firenze, e il sottoscritto da Ferrara            Qualche anno prima di me  ad onor del vero,l’elemento trainante tra i gesuiti italiani studiosi e appassionati di Teilhard,  fu P.Alessandro Dall’Olio,Direttore dell’Istituto Stensen di Firenze, con cui ero costantemente in contatto e con il quale partecipai anche ad un Seminario europeo a Parigi su Teilhard( nel 1970 ?) . [3]2. Perché Teilhard  mi ha affascinato.  1.Per il suo amore della natura, della terra,dei fossili. Anche io a tutt’oggi raccolgo conchiglie,relitti naturali di alberi,corna di daini,penne di gabbiano,come farebbe un bambino. Non so spiegarmi il perché, ma l’ho sempre fatto; e quando voglio fare un regalo  prezioso a qualcuno, gli dono qualcuno di questi reperti. – Ho un particolare attaccamento alle schegge e relitti di guerra.[4]                                               2. Per il suo rapporto sereno e dialogico con tutti,senza esclusione di razza , religione,cultura e perfino regimi politici; anche se i regimi tirannici e dittatoriali non li amava certo. Forse TdC non ha fatto in tempo a sapete dei campi di sterminio Nazista,dato che  dagli anni venti agli anni cinquanta è vissuto piuttosto all’estero ,specialmente in Cina e negli USA. Il razzismo gli era completamente estraneo.            Questa apertura di TdC anche  verso le altre religioni e  gli stessi non credenti  me lo ha fatto molto amare.             Il fatto che il “Fenomeno umano  sia stato tradotto prima in Unione Sovietica che in Italia,non dice affatto che Teilhard propugnasse il socialismo di tipo marx-leninista che implicava una scelta di classe ben  precisa. Ma quella traduzione fu fatta(con alcuni tagli per quanto riguardava lo sbocco della Fede)in URSS  con uno scopo  di avversione  al Vaticano, dato che il S.Uffizio si era espresso negativamente verso il pensiero di TdC con la famosa nota del 1962.            Tra gli anni sessanta e settanta si apriva il dialogo con  le forze di sinistra anche in Italia e si era arrivati alla vigilia del “sorpasso” dei comunisti con voti quasi alla pari della DC e si era vicino al progetto del “compromesso storico che si stava per realizzare fra Moro e Berlinguer. Non a caso il presidente del Consiglio Aldo Moro fu sequestrato  il 17 Marzo 1978 e giustiziato l’8 maggio a Roma. Anni in cui la stessa Compagnia di Gesù si preparava al dialogo con le classi operaie e con le forze di sinistra molto forti anche nell’America Latina. Questa politica di dialogo,oltre che cominciata da Giovanni XIII (1959-1965)  coinvolse anche la Compagnia di Gesù [5]. Molti gesuiti si schierarono  a fianco agli operai (les pretres ouvrieres) e a fianco degli studenti dei noti movimenti del sessantotto.[6]Infatti la chiusura(anzi la scomunica) dei comunisti in Italia dove ben pochi erano veramente atei, allontanò il popolo dalla Chiesa ancora di più. E questa situazione la soffrivo molto,anche se venivo da famiglia di sentimenti democratici del Partito popolare fondato da Luigi Sturzo, Ma eravamo perseguitati lo stesso dai fascisti ai tempi di Mussolini.            Con queste componenti storiche e sociali  io chiesi ai Superiori di fondare una Parrocchia nuova nella zona industriale di Ferrara (zona di Pontelagoscuro) dove erano situate diverse fabbriche chimiche, come la Montedison-Solvey ecc, dove la stragrande maggioranza della popolazione era comunista.            In quel tempo avevo  tralasciato lo studio di TdC, ma la cultura del dialogo e dell’inculturazione l’avevo appresa già da lui e dall’atteggiamento di Papa Giovanni che cercava le convergenze su ciò che unisce e non su ciò che divide. Ma il dialogo oggi non si limita  a quello tra i partiti che è e resterà sempre difficile, e tutt’al più  soggetto ad alleanze strategiche  che mirano o alle egemonie o  a fare un fronte comune  contro   i partiti avversi. – Il dialogo oggi si presenta  fra religioni, razze, continenti . E’ sempre più un dialogo trasversale, transcontinentale e ormai “globale” per  affrontare problemi che interessano tutti come l’acqua, l’aria ,le foreste, il mare, insomma l’habitat del Pianeta intero per la sopravvivenza  delle piante,animali,e tutto il genere umano.            Sotto questo profilo TdC è un vero profeta ed ha ancora molto da dirci. E  se fosse al mondo ci direbbe ancora di più per il futuro e la sopravvivenza dell’Uomo. 3) Che cosa mi ha dato e mi sta dando TdC ?                                                   Da quanto ho detto sopra mi sembra chiaro. Ma oltre l’insegnamento della pedagogia del rispetto e del dialogo degli altri per la crescita della Noosfera, a me come  sacerdote della Compagnia di Gesù la cui  vocazione  è  aiutare il prossimo a vivere meglio e a puntare ad ideale trascendente e definitivo per cui valga la pena vivere, TdC mia ha aiutato a capire la centralità di Cristo Evolutore e presente nel tessuto della Storia umana. Mi aiuta ad infondere ottimismo nei cuori dell’uomo d’oggi per esorcizzarli dai profeti di sventura che vedono la loro vita senza senso e considerano il mondo come una realtà che si sgretola e che è destinata alla catastrofe finale a cui non c’è più rimedio.            Ma i “Nuovi cieli e la Nuova Terra” promessa dall’Apolalisse e dai testi di S.Paolo vengono a coincidere magnificamente con la visione trascendente del Punto Omèga sostenuta da Teilhard.     P.Vincenzo D'Ascenzi S.J.[1] Donne les Exercices,Scripteur,Ministères divers...,tel.06.93391959 ;vindasc@tiscali.it[2] Onestamente mi sono servito di un testo che , a mio avviso, esprimeva in modo chiaro ed esaustivo il pensiero di T.de Chardin. Utilizzai molto E.Rideau,La pensèe de Teilhard de Chardin. Come Rideau mi aiutò a comprendere TdC così,qualche anno dopo compresi bene il marxismo attraverso la lettura attenta di  La pensée de Karl Marx, del P.J.Y.Calvez S.J.[3]  Dopo la morte del P. Dall’Olio,l’interesse  dei gesuiti italiani per TdC è andato  calando; ed attualmente io sono tra i pochi che continuano a studiarlo e a diffonderlo,non tanto come  memoria storica quanto come propellente per i problemi del futuro dell’Umanità, come appare chiaro dal mio ultimo libro Teilhard de Chardin a fronte della Globalizzazione,Pardes-Edizioni, Bologna,marzo 2007.[4] Tra i tanti reperti  della  guerra  1915-18 che ho raccolto nei sentieri e nei ghiacciai delle Alpi centro- orientali  mentre guidavo i ragazzi nelle escursioni alpinistiche, ho raccolto una granata del  cannone calibro 149 mm, trovata  sulla  cima  “Cresta Croce” sull’Adamello il 4 agosto 1968 ,40° anniv. dalla  fine  della prima guerra mondiale.                 Solitamente preferivo i vecchi sentieri di guerra per  mostrarli ai ragazzi e  raccontare  come vivevano i soldati nelle trincee a 3000  mt. sulle dolomiti del Cristallo,sopra  Cortina, o del Brenta  o del Carso. Ascoltavano incantati e stupiti. Ecco come io mi setivo legato alla geologia e alla storia bellica. [5] Infatti il P.Pedro Arrupe promosse un incontro con  una larga rappresentanza dei superiori generali di Ordini e Religiosi in un salone della Curia generalizia(siamo nell’anno approssimativamente 1972) dove, fra l’altro io fui invitato a tenere una relazione sul tema : La necessità di dialogare con i Comunisti oggi. L’invito mi fu rivolto precisamente dal P.J.Y.Calvez il quale, a quel tempo era stretto collaboratore del P.Arrupe. Rcordo che non tutti i religiosi  afferravano questa necessità, nonostante che in Sud America c’erano stati movimenti ben precisi,oltre Fidel Casto,ci fu Che Guevara e Camillo Torres considerai eroi e rivoluzionari senza che aderissero al pensiero marxista ateo,ma lottavano per il riscatto dei  campesinos. Anche con  la lotta armata. [6] Sulla questione giovanile dal sessantotto al settantotto io ho fatto la mia tesi di laurea in pedagogia ad indirizzo sociologico e pubblicata a Bologna nel 1981 con l’editrice Universitaria CLUEB : La questione giovanile dal 68 al 78:un problema di inculturazione.