Teilhard de Chardin

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(segue dal precedente post) Padre Agostino Cantoni incontra Teilhard de Chardin La vera religione dinamica è il cristianesimo, perché, in quanto religione dell’amore, impegna l’uomo nel realizzare il progresso dell’umanità e fonda un neoumanesimo che è comunione con Dio attraverso il mondo. Così, secondo Cantoni, “il messaggio di Teilhard è un invito appassionato a dimostrare nei fatti che la religione cristiana è di stimolo per il vero progresso dell’umanità. Meno di ogni altro il cristiano ha il diritto di diventare vittima del ‘demone dell’immobilismo’”55. Ma perché ciò possa realizzarsi, occorre “una teologia rinnovata che, ponendosi lealmente in ascolto dei risultati e delle prospettive della scienza contemporanea, operi una trasposizione dei dogmi cristiani in dimensioni di cosmogenesi, in una visione dinamica del mondo e scopra il valore religioso dello sforzo umano nel campo del temporale”56. Non ci si dovrà scandalizzare, perciò, se si parla ad esempio di Incarnazione come di una “prodigiosa operazione biologica”57, o di ricerca come “‘cristificabile’, cioè suscettibile di cooperare alla venuta del  Cristo ”58. La ricerca viene enfatizzata nel suo valore religioso, addirittura mistico, in quanto è proprio da essa che nascerà la luce: non dall’Oriente, bensì dal cuore della Tecnica e dalla ricerca stessa verrà quel “supplemento di coscienza e di vita”59 di cui andava in cerca anche Bergson, quando, denunciando la feticizzazione della tecnica moderna, auspicava il sorgere di una nuova mistica per riproporzionare il corpo smisurato della meccanica.Crediamo si debba cogliere proprio in questo il valore del saggio di Cantoni: nell’aver dichiarato con forza che la teologia non è stanca ripetizione della Scrittura e dei dogmi, bensì “ricerca permanente di comprensione, di approfondimento e di sintesi della Rivelazione all’interno delle categorie culturali che rendano recepibile e vitalmente coinvolgente la ricchezza e l’autenticità originarie del messaggio”60. Con riferimento alla fides quaerens intellectum in cui, a nostro avviso, va individuato il fil rouge della meditazione di Cantoni, viene ribadito che “più la teologia è attuale (purché sempre teologia, fede alla ricerca di intelligenza) più la Rivelazione è intelligibile, significativa, feconda”61. L’attenzione per la contemporaneità è acutissima: “il teologo – nota infatti il filosofo cremasco – parla oggi. Ora, se la concezione evolutiva del mondo appare oggi come il fondamento necessario di ogni cosmologia, Teilhard ha il diritto di assumerla come punto di riferimento per riorganizzare una teologia ancora fondata nsu una visione fissista del mondo”62. Pare quasi di sentire il Don che ammonisce: “Sveglia! Non siamo più ai tempi di Aristotele!”.E poi, quasi a tendere la mano ai più restii: “per chi, anche non credente, è estremamente sensibile alla dimensione storica dell’esistenza e all’impegno umano nella storia per attuarvi un sempre maggiore progresso, il Cristianesimo non è più una realtà trascendente che aliena dalla storia e dal progresso,  un fermento di umanità e di impegno terrestre”63. Questo non significa che l’adesione di Cantoni al pensiero di Teilhard de Chardin sia dogmatica, anzi: la letteratura critica viene analizzata e vagliata. L’accusa più insidiosa, quella di negare la trascendenza divina, è seriamente presa in considerazione. Eppure tale rischio, come l’altro, simmetrico, di indurre il cristiano a dimenticare la dimensione spirituale perché troppo impegnato nelle realtà terrestri, non implica una condanna senza appello del gesuita: in fin dei conti “il rischio non è un errore”64. E sia pure Teilhard “tecnicamente un mediocre teologo”, sia pure il suo paolinismo “approssimativo e carente di garanzie critiche contestuali”, sia il suo discorso sui contenuti del dogma cristologico “panoramico e selettivo”; ciononostante egli resta un testimone epocale che ha avuto un’intuizione “notevole e nuova nella teologia contemporanea”65: quella di saper ascoltare i “segni dei tempi”66 e revisionare in relazione ad essi il dato rivelato. 41. Ib., pp. 158-159.42. Pierre Teilhard de Chardin (1881-1955), scienziato-filosofo della Compagnia di Gesù, fu noto in vita soprattutto come autore di opere di carattere scientifico, mentre i suoi scritti con implicanze teologiche furono, in obbedienza agli ordini dei superiori, pubblicati postumi. Uno dei saggi più noti è forse Le Phénomène humain (1938-1940), che Cantoni cita, come sempre, dall’originale in lingua francese, in “Oeuvres complètes”, Paris, Ed. du Seuil, 1955- 1976, in 13 volumi, t. 1, 1955. Accusato di panteismo, costretto a dimettersi dall’insegnamento e a trasferirsi in Cina, dove rimase per vent’anni, partecipando tra l’altro alla spedizione in cui fu scoperto il Sinantropo, Teilhard de Chardin fu giudicato un pensatore decisamente innovativo e, se le sue opere non furono messe all’Indice, furono tuttavia oggetto di un monitum che ne imponeva il ritiro dalle biblioteche, in quanto pericolose specialmente per i giovani. Negli anni ’80 ebbe inizio una cauta riabilitazione del pensiero teilhardiano. Cantoni manifesta una piena autonomia di giudizio nell’occuparsi di tali tematiche in tempi nei quali l’evoluzionismo non era ancora un interlocutore così assiduamente presente nei dibattiti teologici e religiosi.43. La definizione fu introdotta a partire dal testo di G. Vigorelli, Il gesuita proibito. Vita e opere di P. Teilhard de Chardin. Milano, Il Saggiatore, 1963.44. Tale possibilità fu ammessa dall’attuale Benedetto XVI nell’opera del 1987 Principi di teologia cattolica.45. A. Cantoni, Pierre Teilhard de Chardin. Saggi di antropogenesi, cit., p. 19.46. P. Teilhard de chardin, Un grand événement qui si dessine: la planétisation humaine (1946), ne L’Avénir de l’homme, in “Oeuvres complètes”, t. 5, Paris, 1959, p. 160, cit. in A. Cantoni, Pierre Teilhard de Chardin. Saggi di antropogenesi, cit., p. 23.47. K. Marx-F. Engels, La concezione materialistica della storia, Roma, EditoriRiuniti, 1969, p. 53.48. Ib.49. A. Cantoni, Pierre Teilhard de Chardin. Saggi di antropogenesi, cit., p.41. Cantoni sta commentando il testo Note sur la notion de Transformation créatrice (1919), in Comment je crois, in “Oeuvres complètes”, t. 10, Paris, 1969.50. Da questo punto di vista, pensiamo che la direzione di ricerca additata dal prof. Cantoni prendendo sul serio l’opera di Teilhard de Chardin sia assimilabile a quella di un Vito Mancuso, il quale in L’anima e il suo destino (Milano, Raffaello Cortina, 2007), con il suo progetto di “teologia laica”, mostra di prendere molto sul serio le contemporanee scienze biologiche, fisiche e psicologiche. Non è forse un caso che Mancuso chieda oggi a monsignor Ravasi un segnale di apertura che renda giustizia al “Darwin cattolico”. “Così come la Chiesa anglicana ha chiesto perdono alla memoria di Darwin – scrive Mancuso in un articolo pubblicato sul Corrirere della Sera del 20 settembre 2008 – la nostra Chiesa dovrebbe, a mio avviso, chiederlo alla memoria di Teilhard”, dichiarando decaduto il monitum del 1962.51. A. Cantoni, Pierre Teilhard de Chardin. Saggi di antropogenesi, cit., p. 55.52. Ib., p. 64.53. P. Teilhard de chardin, Le Phénomène spirituel (1937), ne L’énergie humaine, in “Oeuvres complètes”, t. 6, Paris, 1962, pp.132-133, cit. in A. Cantoni, Pierre Teilhard de Chardin. Saggi di antropogenesi, cit., p. 103.54. A. Cantoni, Pierre Teilhard de Chardin. Saggi di antropogenesi, cit., p. 106.55. Ib., p. 107. L’espressione è citata da P. Teilhard de chardin, La foi en la Paix (1947), ne L’Avenir de l’homme, in “Oeuvres complètes”, t. 5, Paris, 1959, p. 196.56. A. Cantoni, Pierre Teilhard de Chardin. Saggi di antropogenesi, cit., p. 135.57 P. Teilhard de chardin, Le Phénomène humain, cit., p. 327, in A. Cantoni, Pierre Teilhard de Chardin. Saggi di antropogenesi, cit., p. 138.58. A. Cantoni, Pierre Teilhard de Chardin. Saggi di antropogenesi, cit., p. 149.59. Ib., p. 148.60. Ib., p. 156.61. Ib., corsivo nostro.62. Ib.63. Ib., p. 157, corsivo nostro.64. Ib., p. 161.65. Ib., p. 163. L’espressione “testimone epocale” dà il titolo al quinto ed ultimo capitolo del libro, in cui si affaccia anche il tema della morte.66. Ib., p. 157. ………………. PATRIZIA DI CAPUA