Teilhard de Chardin

UN ARTICOLO SCOMPARSO !


Dopo la citazione del papa di un concetto di Teilhard de Chardin (vedi il post precedente) il Prof. Carlo Cardia avceva scritto per il quotidiano della Conferenza Episcopale Italiana, Avvenire, un breve articolo di commento.Ci sembra che alcune cose scritte dal Prof. Cardia potrebbero essere opinabili e discusse per un miglior approfondimento del pensiero di Teilhard.  A questo proposito rileggetevi la lettera del prof. Fabio Mantovani ai giornalisti Vecchi e Giacovazzo.Ma lo scopo di pubblicare questo "articolo fantasma" è di far conoscere come la chiesa intende "riabilitare Teilhard. Non parlandone  o se per caso qualche pezzo giornalistico scappa alla redazione dell'Avvenire lo si fa sparire dal sito del quotidiano cattolico e non c'è verso di rintracciarlo.Abbiamo qnche visitato molti siti cattolici, compreso quello intitolato papa ratzinger blog, ma nessuna traccia dell'articolo in questione.Vi dirò di pù: io sono un utente registrato ad Avvenire on-line ma neanche a me è concesso di leggere il pezzo.E' veramente strano che Avvenire censuri se stesso!  Abbiamo proprio raggiunto il fondo. Eppure, come leggerete l'articolo di Cardia non era pericoloso per il magistero.  Ma dobbiamo constatare ancora una volta che la politica antiteilhardiana del Card. Ottaviani continua imperterrita la propria strada. Eppure moltissimi teologi, anche più recenti, sono piùavanti rispetto a Teilhard.  Allora dobbiamo pensare che questa politica di ostruzione vale solo per questo gesuita che sfortunato lui porta il nome di Teilhard de Chardin.Eccovi allora l'articolo che Avvenire non vuole che si legga e che si stampi.La liturgia cosmica di Teilhard de Chardindi Carlo Cardia(Avvenire, 1 agosto 2009  Grazie a uno sguardo in anticipo sui tempi, il teologo-scienziato ha sottolineato la capacità della fede di trasformare progressivamente l’uomo e l’universo    Con una bella espressione, parlando ad Aosta venerdì scorso, Benedetto XVI ha ricordato il grande teologo-scienziato Pierre Teilhard de Chardin. Dopo aver auspicato che «il mondo stesso diventi ostia vivente, diventi liturgia», il Papa ha aggiunto: «È la grande visione che ha avuto anche Teilhard de Chardin: alla fine avremo una vera liturgia cosmica ». Non si tratta di una citazione estemporanea, un omaggio occasionale, perché il filo conduttore della riflessione del Papa è stata l’opera di Dio per cambiare il mondo da un oceano di male in un oceano di bene. L’intervento di Dio nel mondo è diretto a trasformarlo «perché ci sia un fiume di bene più grande di tutto il male che può mai esistere».   Teilhard de Chardin, che vive la prima parte del secolo scorso, apre la teologia alle scienze naturali e fisiche (compresa l’astronomia), ed elabora una concezione fondata sulla crescita della dimensione spirituale nella vita dell’uomo e dell’universo, sul ruolo cen- trale che Cristo svolge nella rigenerazione della coscienza e nella storia, sulle difficoltà da superare perché il bene affronti il male e lo sconfigga. Il teologo-scienziato muove dalla convinzione che «dalle origini del mondo sino a Lui, la costituzione del Pleroma si rivela necessariamente alla nostra mente attraverso una progressiva marcia dello spirito». E se la trasformazione non avviene d’un tratto ciò è «solo perché siamo finora incapaci, in forza dello stadio evolutivo attuale dell’Universo, di maggiore organizzazione e di più luce». Teilhard de Chardin vede in anticipo sui tempi, come avviene di frequente nella storia del pensiero, propone una visione cosmica della fede sottolineando la sua capacità di trasformare progressivamente l’uomo e l’universo. Non mancano nelle scritture riferimenti al cosmo, alla sua creazione, al suo destino ultimo, a cominciare dal celebre passo di Paolo per il quale «tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; essa non è sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo» (Rm, 8,22). Teilhard approfondisce il suo spiritualismo studiando la natura, le tracce del passato più lontano, le varie fasi della vita sulla terra, scrutando le incipienti conoscenze delle profondità del cosmo. Dovunque egli guarda, in ogni novità scientifica che studia, trova conferma della forza dello spirito che riempie la creazione, la anima, la dirige al bene, in un processo lungo e veloce al tempo stesso, con al centro l’avvento di Cristo.   Qualcuno ha accostato il pensiero di Teilhard de Chardin all’evoluzionismo scientista, dimenticando che Teilhard de Chardin è esattamente l’opposto di Darwin . L’evoluzione del gesuita francese è una evoluzione spirituale, e nella storia cristiana questo concetto è iscritto sin dall’inizi, a cominciare dal fatto che Dio si è rivelato all’uomo per gradi, con una Bibbia scritta (e compresa) in tappe successive. Per il Concilio Vaticano II «Dio è ispiratore dei libri dell’uno e dell’altro Testamento. Egli ha sapientemente disposto che il Nuovo fosse nascosto nell’Antico e l’Antico diventasse chiaro nel Nuovo» (Dei Verbum, 15-16). Per la Chiesa l’uomo è un essere in cammino, al quale Dio svela poco per volta la verità su se stesso e la creazione, con un Libro scritto (e compreso) in progressione di tempo, L’uomo, chiuso nelle tenebre degli inizi, intravede la luce poco per volta, apprende le verità essenziali, perfeziona la sua percezione di Dio. Teilhard de Chardin ha incontrato incomprensioni nella Chiesa che per la verità sono state superate nel tempo, ed è stato oggetto di un Monitum del Sant’Uffizio del 1962. Anche per questo le parole del Papa assumono un valore speciale, esprimono la volontà di sanare una incomprensione della sostanza del pensiero teilhardiano quando mette Cristo al centro della storia della creazione, inizio e fine di un cammino che è in pieno svolgimento. Per Teilhard de Chardin Gesù è il cuore della lotta tra il bene e il male, e la «croce assume una gravità ed una bellezza nuova, proprio quelle che possono maggiormente sedurci», perché il significato completo e definitivo della Redenzione non è solamente espiare, ma anche vincere il male. È un concetto vicino a quello espresso da Benedetto XVI ad Aosta quando ha ricordato che «nelle nostre sofferenze non siamo mai lasciati soli. Dio, nel suo Figlio, prima ha sofferto ed è vicino a noi nelle nostre sofferenze».