Teilhard de Chardin

Un libro di T.Monod


Spulciando tra i libri sulla bancarella In una delle mie solite visite al bancarellaro dei libri ho ritrovato un vecchio volume di Theodore Monod dal titolo : L’avventura umna, Bollati Boringhieri , Torino 2004In alcune pagine del volume si accenna a Teilhard de Chardin. Vi ripropongo queste brevi considerazioni di Monod  ( da pag. 37 e segg.) Da: THEODORE  MONOD, L’AVVUNTURA UMANAOggi tutti sanno che è ormai impossibile e, d'altra parte, impensabile, considerare l'universo e la sua storia (poiché ne ha una) al di fuori del concetto di evoluzione, dunque di trasformazione e di divenire. Il cosmo aristotelico, stabile, immutabile, eternamente immobile, ha fatto posto a un universo non compiuto, ma in un continuo farsi, come diceva Bergson e a cui faceva eco il biologo Vandel: «Il cambiamento non è un accidente, è la legge stessa del mondo. Conviene sostituire la filosofia dell'immutabile con quella del cambiamento». Di conseguenza, all'interno del cosmo tutto si tiene. Potranno esservi transizioni, soglie, livelli d'evoluzione, stasi, ma la catena resta, da un capo all'altro, senza soluzioni di continuità. Attraverso un unico filo passerà una formidabile corrente ascendente d'energia, di coscienza, il vitalismo della materia e l'ominazione della vita. Nessuno ha descritto, si potrebbe dire cantato, con più eloquenza e fervore di Teilhard de Chardin questa lenta epopea della diversificazione all'interno del continuum dell'universo. Per Teilhard, l'unità delle cose e degli esseri è assiomatica: «Il seme di vita poi il seme di pensiero succederanno al seme di materia», essendo quest'ultima sin dall'origine in stato di genesi, con un movimento ascensionale verso uno stato superiore e, giunto il momento, verso lo spirituale. Il cosmo tutt'intero ha una storia in cui, afferma Teilhard, «materia e spirito sarebbero inglobati in una stessa spiegazione coerente e omogenea del mondo». «Per ogni spirito moderno - aggiunge - la coscienza è sempre risultata da un movimento universale, assolutamente specifico, in virtù del quale la totalità delle cose, dall'alto in basso, si sposta solidalmente e senza discontinuità, non solo nello spazio e nel tempo, ma in uno spazio-tempo la cui particolare curvatura renderà ciò che vi si muove sempre più organizzato». Materia e spirito dunque non sarebbero altro che le due facce di uno stesso oggetto. Non esistono due compartimenti stagni: il dominio della materia e quello della vita, il mondo atomico delle molecole e il mondo cellulare delle piante e degli animali, bensì una realtà unica, tanto che Teilhard si spingerà a ipotizzare che la materia stessa possa contenere già un germe di coscienza. Analogamente, secondo Vandel, è inconcepibile mettere in dubbio l'origine comune della materia inanimata e della sostanza vivente. La vita ha due volti, i cui limiti restano impossibili da precisare. Ciò ammesso, la gigantesca traiettoria dell'evoluzione si svolgerà senza grandi fratture, e attraverso crescenti stadi di complessità, dagli aggregati di materia alla cellula vivente, dai reticoli dei cristalli ai mammiferi, ai primati e all'uomo, testimoniando così la lenta ascensione di una coscienza, di uno spirito e, di conseguenza, di un'autonomia e infine di una libertà morale. ……………….. Ma il flusso dell'evoluzione organica ammette pulsazioni,livelli successivi che non interessano soltanto le trasformazioni morfologiche. Analogamente, i grandi temi della storia biologica passano, nel corso del loro sviluppo, attraverso stadi di crescente complessità. La sessualità, per esempio, ancora gametica tra gli unicellulari, diverrà somatica, psichica, sino talvolta a sfociare, per una sorta di sublimazione, nelle religioni. Si è creduto a lungo che l'evoluzione fosse una specie di asse unico, che saliva verticalmente sviluppandosi gradualmente; in seguito, ci si è resi conto, e Teilhard de Chardin vi ha molto contribuito, che nella realtà ciò avviene per avvicendamenti. Non con un movimento lineare, bensì tramite un'espansione paragonabile a quella di cespugli che sbocciano l'uno dopo l'altro diramando in diverse direzioni i loro virgulti, molti dei quali non attecchiranno. Mi accade spesso di paragonare l'evoluzione a una muraglia formata da mattoni e giunti. La si vede rimanere più o meno stabile o dotarsi di elementi accessori che influiscono modestamente sulla struttura del phylum in questione, e poi di colpo qualcosa riesce a infilarsi tra due mattoni per raggiungere il livello superiore. Così, una tappa viene superata. Poi le fioriture riprendono, sino al momento in cui un altro pezzo di phylum trova il modo di attraversare una seconda fessura e risalire di una tacca. Questa ascensione per occasioni successive è davvero un fenomeno molto singolare. Un gran numero di «tentativi» viene abbandonato, e pur non essendo condannati a sparire restano inalterati; conosciamo infatti nell'attuale natura animali immutati dal cambriano come alcuni brachiopodi, dal siluriano come gli scorpioni o dal carbonifero come gli scarafaggi. Per converso, assistiamo a molte innovazioni. Nuove forme appaiono poiché l'insieme si è mosso. Le varietà che oggi vediamo sono spesso assai specializzate, esistono da molto tempo e hanno dietro di sé un considerevole retaggio. Se ancora abbiamo tanta difficoltà ad accettare e concepire questa realtà dell'evoluzione, dipende dal fatto che siamo impreparati ad acquisire la coscienza della durata. Lo spessore del tempo è prodigioso. Già Lamarque affermava: «Con il tempo, tutto diviene possibile». Aggiungendo: «E alla natura il tempo non manca mai». Va detto che quando ci si destreggia con miliardi d'anni, durata totalmente aliena alla nostra vita normale, molte cose che ci apparivano impossibili o difficili da credere diventano invece possibili, probabili o addirittura reali. Non si è mai visto, e non lo si vedrà mai, un pesce uscire dall'acqua e trasformarsi in batrace, ma bisogna credere che ciò è avvenuto. Così come non si è mai visto un batrace diventare rettile, né un rettile mutarsi in uccello o in mammifero. E tuttavia è successo; disponiamo di fasi fossili intermedie come l' Archaeopterix, organismo metà rettile e metà uccello, che ci consentono di accertare l'oggettività dei processi di trasformazione. Non si ricorderà mai abbastanza che la storia naturale, termine oggi troppo denigrato, ignorato e considerato sorpassato dai sostenitori delle scienze alla moda, resta fondamentalmente una storia, con la sua cronologia, i suoi molti fallimenti, i suoi tentativi mancati, i suoi successi incompleti, le sue false partenze, ma anche con la tendenza a un ordine gerarchizzato indice di una direzione, di una traiettoria che il solo ricorso al caso non potrebbe mai spiegare.………………..Dopo la morfologia, molti altri caratteri definiranno l'umanità nascente. La sua diffusione geografica che, partendo dai focolai africani, coprirà l'intero pianeta, l'uso dell'utensile, fabbricato ed esterno al corpo, la crescita in complessità di connessioni sui generis tra membri di una stessa collettività. Abbiamo dunque raggiunto la soglia dove l'uomo potrà passare da un'evoluzione subita a un'evoluzione pensata e diretta, con la comparsa, attorno alla biosfera, di un involucro concentrico: la noosfera teilhardiana. Franz Leenhardt lo spiega chiaramente: attraverso la facoltà di scelta e le possibilità di analisi e riflessione che l'accompagnano e ne sono le condizioni psicologiche, la creatura che dice «io» diventa il fattore di un nuovo ordine nella creazione.