Teilhard de Chardin

ANNO MONDIALE DELL'ASTRONOMIA


  TEILHARD E L’IPOTESI DI ALTRI MONDI ABITATIIn occasione dell’Anno Internazionale dell’Astronomia proclamato dall’ONU (2009)  Fabio Mantovani (parte seconda, segue dal post precedente)  In tal modo: «… anche se vi fossero effettivamente (com’é ormai più probabile) milioni di ‘mondi abitati’ nel firmamento, la situazione fondamentale rimarrebbe immutata (più esattamente, il suo interesse non farebbe altro che crescere enormemente) per il cristiano, dato che quei milioni possono essere da lui considerati come elementi di rinforzo e di glorificazione della stessa Unità di prima.Certo (come è già avvenuto alla fine del geocentrismo), è inevitabile che la fine del ‘monogeismo’ (si dovrebbe forse dire ‘geo-monismo’?) ci costringa eventualmente alla revisione e all’ammorbidimento di un buon numero delle nostre ‘rappresentazioni’ teologiche.Ma che importano questi accomodamenti purché, sempre più strutturalmente e dinamicamente coerente con tutto ciò che stiamo scoprendo in materia di Cosmogenesi, sussista e si consolidi il dogma che compendia tutti i dogmi: ‘In Eo omnia constant’».Qualche mese prima di morire, il 2 gennaio 1955, Teilhard così scrisse a Bruno de Solages:«Sono sempre più convinto che la Chiesa ricomincerà la sua marcia conquistatrice (riprendendo il grande sforzo teologico dei primi cinque secoli) quando si proporrà di ripensare (di ultrapensare) le relazioni esistenti, non più fra Cristo e la Trinità, bensì fra Cristo ed un Universo che è divenuto fantasticamente immenso ed organico (un trilione per lo meno di galassie, ciascuna contenente quasi certamente la Vita e il Pensiero…). Il Cristianesimo può sopravvivere (e super-vivere) soltanto… sotto-distinguendo nella ‘natura umana’ del Verbo Incarnato una natura ‘terrestre’ ed una natura ‘cosmica’».5E allo stesso destinatario, il 16 febbraio 1955:«La probabilità dell’esistenza di n Noosfere è divenuta così grande che se una religione escludesse (o non ammettesse concretamente) per struttura l’eventualità di molteplici centri pensanti, essa non coprirebbe più le dimensioni del Mondo che conosciamo. Ecco perché, ripeto, avremo bisogno presto o tardi di un nuovo [Concilio]Niceno che definisca l’aspetto cosmico dell’Incarnazione».6 In conclusione:a. il problema teologico posto dalla probabilità di altri mondi abitati amplifica enormemente (ma non determina di per sé) la dimensione cosmica che Teilhard attribuisce a Cristo in virtù della Sua Resurrezione. Infatti, già nel 1918 proclamava:«Non vi è nell’Universo che un solo centro, ad un tempo naturale e soprannaturale, che attraetutta la Creazione in una direzione unica, prima verso la massima Coscienza e, successivamente, verso la suprema santità. E questo centro è il Cristo Gesù, personale e cosmico».b. la generalizzazione all’intero Universo del concetto di evoluzione convergente è giustificatodalla comune origine della materia. Tuttavia l’evoluzione convergente implica quella ascendente, che di fatto non è ancora riconosciuta dal Magistero della Chiesa cattolica…per il pianeta Terra! (cfr. http://www.biosferanoosfera.it/scritti/PECCATO%20ORIGINALE%20E%20UOMO%20PRIMITIVO%20%20BIS.pdf ); c. è preliminare, per Teilhard, una nuova rappresentazione del Peccato originale, il quale «non può esservi che ovunque e da sempre, dalla prima nebulosa a quella più lontana».7 Giuseppe Tanzella-Nitti ha così commentato:«Il pensiero di Teilhard de Chardin condivide la comprensione della centralità di Cristo insenso forte, ma ne sottolinea nel contempo l’azione di una terza natura "cosmica", lasciando aquesta e non alla natura umana del Verbo, il compito di ricapitolare in Lui tutta la creazione etutti gli esseri che vi partecipano (cfr. La multiplicité des mondes habités, in "Oeuvres", Paris1969, vol. X, p. 282). Teilhard può così superare l’ostacolo dell’antropocentrismo, ma introduce un elemento estraneo al dogma cristologico, che insegna invece la presenza di solo due nature, umana e divina, nella persona increata del Verbo» (cfr. http://www.disf.org/Voci/65.asp ). Teilhard aveva anticipato la risposta: «Je pense que le Dogma ne peut vivre e croître que réfléchi en théologies ou, plus exactement, en une série orthogénique de théologies».8Il dogma, d’altra parte, non dovrebbe impedire di riflettere su questioni decise da altri in un lontano passato, a prezzo di conflitti e lacerazioni interne alla Chiesa.Note 1.Lettres intimes de Teilhard de Chardin, Aubier Montagne, 1974, p. 40.   2 Cfr. La Scienza di fronte a Cristo, Gabrielli Editori, Verona 2002, p. 41 e segg.   3 Cfr. Un seguito al problema delle origini umane – LA PLURALITÁ DEI MONDI ABITATI,   in La mia fede. Queriniana,   Brescia 1993.  4 Nota di Teilhard de Chardin: «C’è da arrossire di vergogna (a meno che, nella fattispecie, si tratti solo d’uno scherzo)  quando si legge (Time, 15 sett. 1952), l’avvertimento dato da un professore di teologia (il R.P. Francio J. Connell,  Decano di teologia): far attenzione ai piloti dei ‘dischi volanti’, i quali sarebbero non uccidibili, nel caso che arrivassero da un pianeta non colpito dal Peccato Originale». 5 Lettres intimes, op, cit. p. 450. 6 Ibidem, p. 459. 7 La mia fede, op. cit. p. 183.8 Lettres intimes, op. cit. p.459.