LA " PLANETIZZAZIONE " DI TEILHARD (2)(segue dal post precedente) Jean Guitton nei suoi dialoghi con Paolo VI, rievocando la precorritrice figura del cardinale Newman, ebbe a dire: «Coscienza e scienza sono scoperte fatte al di fuori della Chiesa. Quando per l'umanità si è profilato un mondo nuovo Nietzsche e Marx hanno monopolizzato la coscienza e il divenire, dando vita a due filosofie antitetiche: l'esistenzialismo ateo e la dialettica atea. Forse Henry Newman è stato il primo a scoprire nel secolo scorso che si poteva esplorare la coscienza e soprattutto il divenire del tempo-storia: il primo a provare che la coscienza non portava al nulla, ma all'Essere; che la scienza del divenire non portava alla disintegrazione del Cristianesimo ma a una comprensione più profonda di questo », Bisogna guardarsi dagli errori dell'assenteismo e dalla miopia congenita dei conformisti: per troppo tempo ci hanno adagiato nel limbo dei facili concordismi fra le rime obbligate di una stanca filosofia e gli artifici di una prefabbricata realtà. Teilhard, consapevoledel tempo perduto, trae dal consuntivo delle sfasature perpetrate lo slancio per procedere alle necessarie compensazioni. E nell'inoltrarsi lungo l'asperrima erta, gli orizzonti gli si allargano finoa raggiungere una visione panoramica di sintesi, in cui il creato e la creatura, in un processo di maturazione e di simbiosi, celebrano l'unica sovranità di Dio, in attesa di immettersi nella perfezione ultima e nella beatifica congiunzione eterna. Egli comprende, con grande anticrpo, che non basta constatare la fine dei claudicanti raccordi della sintesi medioevale, in cui le basi convenzionali della scienza erano superate dalle scoperte della cosmologia e la fisica abbandonava il campo di un tradizionale realismo sotto la determinante pressione delle matematiche, sfuggendo al dominio dell' ontologia e provocando guasti irreparabili al passaggio dalla cosiddetta teologia naturale alla teologia rivelata; occorre andare oltre l'inventario delle motivate o talora sommarie recriminazioni e muoversi con il suo impegno di religioso e di scienziato a scoprire la trama del superno disegno, trovandovi gli impervi sentieri di un definitivo incontro finalistico della scienza con la fede. RODOLFO ARATA (segue prossimo post)
Parliamo di Teilhard
LA " PLANETIZZAZIONE " DI TEILHARD (2)(segue dal post precedente) Jean Guitton nei suoi dialoghi con Paolo VI, rievocando la precorritrice figura del cardinale Newman, ebbe a dire: «Coscienza e scienza sono scoperte fatte al di fuori della Chiesa. Quando per l'umanità si è profilato un mondo nuovo Nietzsche e Marx hanno monopolizzato la coscienza e il divenire, dando vita a due filosofie antitetiche: l'esistenzialismo ateo e la dialettica atea. Forse Henry Newman è stato il primo a scoprire nel secolo scorso che si poteva esplorare la coscienza e soprattutto il divenire del tempo-storia: il primo a provare che la coscienza non portava al nulla, ma all'Essere; che la scienza del divenire non portava alla disintegrazione del Cristianesimo ma a una comprensione più profonda di questo », Bisogna guardarsi dagli errori dell'assenteismo e dalla miopia congenita dei conformisti: per troppo tempo ci hanno adagiato nel limbo dei facili concordismi fra le rime obbligate di una stanca filosofia e gli artifici di una prefabbricata realtà. Teilhard, consapevoledel tempo perduto, trae dal consuntivo delle sfasature perpetrate lo slancio per procedere alle necessarie compensazioni. E nell'inoltrarsi lungo l'asperrima erta, gli orizzonti gli si allargano finoa raggiungere una visione panoramica di sintesi, in cui il creato e la creatura, in un processo di maturazione e di simbiosi, celebrano l'unica sovranità di Dio, in attesa di immettersi nella perfezione ultima e nella beatifica congiunzione eterna. Egli comprende, con grande anticrpo, che non basta constatare la fine dei claudicanti raccordi della sintesi medioevale, in cui le basi convenzionali della scienza erano superate dalle scoperte della cosmologia e la fisica abbandonava il campo di un tradizionale realismo sotto la determinante pressione delle matematiche, sfuggendo al dominio dell' ontologia e provocando guasti irreparabili al passaggio dalla cosiddetta teologia naturale alla teologia rivelata; occorre andare oltre l'inventario delle motivate o talora sommarie recriminazioni e muoversi con il suo impegno di religioso e di scienziato a scoprire la trama del superno disegno, trovandovi gli impervi sentieri di un definitivo incontro finalistico della scienza con la fede. RODOLFO ARATA (segue prossimo post)