Teilhard de Chardin
Incontro con Teilhard de Chardin attraverso varie testimonianze« LEGGERE TEILHARD | 1 maggio 1881: nasce Tei... » |
Indicazioni per la lettura delle opere di Teilhard de Chardin.
Sono sicuro che il precedente post vi ha incuriosito e forse spinto ad accostarsi alla lettura teilhardiana.
Per completare però il persorso indicato devo consigliarvi ancora la lettura di due opere che faranno da corollario a quanto andrete a leggere.
La prima opera è stata scritta da Rosino Gibellini per i tipi della Queriniana Editrice e il titolo è: Teilhard de Chardin: l'opera e le interpretazioni. Queriniana, 2005, pag. 302.
Il volume, di scorrevole lettura è utile non tanto per il capitolo primo che rifà la storia dell'opera di Teilhard, ma per il capitolo secondo che ripercorrele varie interpretazioni dell'opera e del pensiero di Teilhard fatta da marxisti, razionalisti, protestanti e teologi cattolici.
E' un volume interessante perchè colloca Teilhard e la sua opera nell'ambito della cultura laica e religiosa del nostro mondo.
Il Libro è facilmete rintracciabile nelle librerie cattoliche.
La seconda opera è, ritengo, di pregevole natura: Fabio Mantovani, Dizionnario delle opere di Teilhard de Chardin, Gabrielli Editori, 2006.
Scirtta dal Prof. Fabio Mantovani, oggi l'unico conoscitore dell'opera e del pensiero di Pierre Teilhard de Chardin, è un compendio completo delle opere di Teilhard pubblicate nei tredici volumi a lui dedicati.
Il volume di Mantovani vuole porre il lettore nella condizione di coglere da sè l'intero sistema delle idee teilhardiane " giunte il Italia alla rinfusa e soprattutto già deformate prima di essere conoisciute (G. Vigorelli: Il gesuita proibito).
Il Dizionario supplisce molto efficacemente alla indisponibilità di parecchie opere del Padre gesuita a suo tempo tradotte in italiano e mai più riedite.
Tutti i titoli delle opere di Teilhard, riferibili al suo pensiero filosofico, scientifico e teologico sono presenti nelle pagine del volume in ordine, per la prima volta, cronologico e nel pieno rspetto dell'articolazione espositiva originale.
Ad ogni titolo l'Autore inserisce una breve scheda descrittiva dell'opera mettendo in relazione, attraverso riferimenti incrociati i vari scritti riducendo così il rischio di interpretazioni separate dalla visione d'insieme.
Dopo la confusa pubblicazione avvenuta tra il 1955 e il 1976 in Francia e la caotica pubblicazione delle opere in Italia che sono apparse tra il 1968 e il 2004 ad opoera di quattro diverse case editrici, ul libro come quello di Mantovani non solo era utile, ma necessario per guidare il lettore all'incontro con Pierre Teilhard de Chardin.
Scriveva Teilhard de Chardin: "Coloro che non odono l'Armonia fondamentale dell'Universo, che io tento di descrivere , cercano nei miei scritti un non so quale sistema rigorosamente logico, e rimangono sconcerati o si arrabiano: In fondo non è possibile trasmettere direttamente con le parole la percezione di una qualità, di un gusto. Ancora una volta, per lo scopo che mi ero prefisso sarebbe meglio per me essere un'ombra di Wagner piuttosto che un'ombra di Darwin. Accettandomi come sono, non vedo nulla di meglio da fare che ostinarmi a rivelare, con tutti i mezzi, l'Umanità agli uomini."
Centro di Documentazione Teilhard de Chardin sul futuro dell'Uomo. Roma
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
https://blog.libero.it/bionoogenesi/trackback.php?msg=10132142
I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
Nessun Trackback
" La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto. Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori? Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva. E' una distinzione illusoria. La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente, la Verità "
"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.
Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno... Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)
" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando... E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto... Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro. Manovra impossibile e fatale. La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide. Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936)
Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio. "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)
" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.
Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.
Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?
Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)
" Nel Cuore della Materia.
Un Cuore del Mondo,
Il Cuore d' un Dio"
(da Le Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)