Teilhard de Chardin
Incontro con Teilhard de Chardin attraverso varie testimonianze« Messaggio #14 | Nuova tesi di laurea su ... » |
Teilhard de Chardin ha rivestito un ruolo di grande importanza nella coscienza cristiana della metà del ventesimo secolo. Come è noto, egli non potè però svolgerlo all'interno di istituzioni ove, grazie alle sue competenze,.avrebbe avuto il diritto di sedere,, cosa che gli avrebbe permesso di esercitare una certa autorità di pensiero anche all'interno della Chiesa. La diffusione frammentaria e contrastata delle sue opere ha fatto di questo autore una figura per molti problematica, ed una fonte di vive discussioni. A distanza di mezzo secolo dalla sua morte, la sua opera appare oggi in una luce più serena. Senza essere per questo "teilhardiani" (cioè senza far parte dei suoi discepoli incondizionati), è oggi possibile fare un elogio dello scienziato francese, .elencando qui brevemente sette punti dai quali emergeranno i tratti caratteristici, assieme anche ai limiti, della sua opera geniale.
1. L'opera di Teilhard de Chardin ha voluto rispondere ad una
delle più grandi angosce del suo tempo, proveniente proprio dalla
cultura scientifica. I principi della termodinamica avevano mostrato
l'ineluttabile sviluppo dell'entropia nel tempo con il conseguente
livellamento dì tutte le cose verso un futuro cosmico indifferenziato.
SI tratta di una visione generatrice di pessimismo, che può
annoverarsi fra le cause del cinismo e del nichilismo caratteristici
della post-modernità. Teilhard de Chardin ha superato questa prova
rilevando come l'evoluzione cosmica mostri anche, nonostante tutto,
un "muoversi verso" che ha condotto lo sviluppo del cosmo verso il
mondo dello spirito (designato dal neologismo "noosfèra"), e come,
una volta superata la soglia . rappresentata dall'ominizzazione,
l'avvento della coscienza sia stato e resti irreversibile. Anche se i
prodotti della materia e le forme primarie di vita spariscono, l'opera
dello spirito rimane. Così la comparsa dell'uomo diviene il momento
decisivo dell'avventura della vita. Questo è il messaggio di speranza
che ha motivato la sua ricerca e organizzato il suo pensiero. Bisogna
sottolineare, a proposito di questo punto, che questa visione ricca di
speranza la si può ritrovare, pienamente confermata, nel Concilio
Vaticano II.
2. Per mettere in pratica un tale progetto, Teilhard de Chardin ha
elaborato una filosofia della natura di stile aristotelico, in certa
rottura con la visione statica propria, dell'età arcaica. Anche se
l'opera scientifica di Teilhard de Chardin può risultare datata, la sua
intuizione di fondo trova ancor oggi un'applicazione esemplare sia in
geologia, che in geografia e in paleontologia. Questa filosofia della
natura non è stata invalidata. In particolare "la legge di complessità
crescente" resta una chiave per comprendere la natura dei viventi,
considerati come degli organismi strutturati per essere autonomi e
per perdurare nell'essere. Tale filosofia della natura non ignora i
risultati della- scienza e in particolare la visione, evolutiva del
concatenamento delle specie in uno stesso albero filogenetico, nel
quale cui l'uomo occupa un posto decisivo.
3. La visione della natura- di Teilhard de Chardin è, senza dubbio,
profondamente cristiana perché egli l'ha fondata su quei testi del
Nuovo Testamento di respiro e dimensione cosmici. D'altra parte
Teilhard. si basa sui testi in cui San Paolo riconosce la dimensione universale della redenzione (cfr. Rm 2,22-23), ma soprattutto sul passo della lettera ai Colossesi in cui è scritto che il Figlio di Dio è colui per mezzo del quale, e in vista del quale, tutte le cose sono state create Coi 1,15-18)^ Quindi Teilhard riprende it testo'del' vangelo di Giovanni in cui Cristo dice: «Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me» ( Gv 12,32). In questa frase, la parola "tutto" può essere .estesa oltre la sola umanità. II Cristo .è colui che attrae a sé tutta la creazione, guidandone il movimento verso il suo compimento. Se Teilhard è stato rimproverato di cadere nel difetto del concordismo e, rimprovero più pertinente, di disconoscere il carattere tragico del male, è al tempo stesso evidente che la sua visione ha avuto il merito di restituire a Cristo il posto centrale che gli spetta in un orizzonte cosmico derivante anche dalle scienze. Questa lezione è stata accolta dalla Chiesa che, alla fine dell'anno liturgico celebra la solennità Gesù, Re dell'universo.
4. Per sviluppare questa grandiosa visione, che si snoda tra i testi
biblici e i risultati scientifici, Teilhard de Chardin ha utilizzato un
linguaggio nuovo, ricorrendo a neologismi. Spesso ha voluto
collocarsi sul piano della metafora per liberarsi della visione statica,
allora dominante nella filosofia della natura, di un certo spiritualismo
che disprezzava i beni terreni e il mondo materiale, e di una teologia
rinchiusa in un linguaggio scolastico.
Questa sua scelta ha incontrato difficoltà ad essere ben compresa sia da quei teologi formati nello spirito di una metafisica classica, sia dagli autori specificamente materialisti. Sia gli uni che gli altri hanno denunciato la sua mancanza di rigore, nata dall'esigenza di voler creare qualcosa di nuovo. Il Padre Hehri de Lubac ha saputo mostrare la perfetta ortodossia del pensiero del suo confratello gesuita, che assumeva il rischio di usare un linguaggio nuovo.
5. Il ruolo di Teilhard de Chardin non può essere riduttivamente
visto solo in rapporto al dialogo tra le scienze della natura e la
teologia dogmatica. Egli resta un maestro spirituale. Infatti, dando
alla persona umana il posto centrale nella storia del cammino della
vita verso lo spirito e collocando l'amore come motore essenziale
della marcia del cosmo "in avanti", Teilhard de Chardin ha saputo
rendere onore alla tradizione cristiana in cui il concetto di persona
gioca un ruolo essenziale. Così la sua opera si è ricongiunta con i
temi fondamentali della vita spirituale. Il suo trattato, pensandoci
bene, va letto come uno dei grandi testi.di teologia spirituale del
ventesimo secolo e ne mantiene sempre l'attualità. Il suo pensiero
continua ad aiutare coloro che vogliono raggiungere Dio con tutta la
ricchezza della propria umanità e nella veridicità della propria
condizione, caratterizzata dalla precarietà e dal peso che la vita reca
con sé. È grazie a questa dimensione spirituale che Teilhard de
Chardin ha compiuto la sua missione di gesuita, maestro spirituale,
purificato nel crogiolo della sofferenza. Le sue note sulla preghiera,
sull'amore e sull'irradiamento del Cristo, sono sempre una fonte di
nutrimento spirituale per molti fedeli, desiderosi di inserire la loro
speranza verso il futuro, nella realtà della loro vita.
6.Se alla metà del ventesimo secolo, Teilhard de Chardin ha dato
a molti cristiani, segnati dalla cultura scientifica, uno spazio per
collegare la propria visione scientifica con la fede cristiana, il ruolo
del suo pensiero sembra essere cambiato, a distanza di 50 anni. E lo
è perché vi sono stati mutamenti nella sensibilità religiosa. Nei Paesi
più sviluppati, assieme ai processi di secolarizzazione, assistiamo
all'emergenza di una spiritualità che mescola senza discernimento le
diverse tradizioni spirituali d'Oriente e d'Occidente. A motivo
dell'impiego che egli fa di concetti come energia, coscienza, amore,
che gli permettono di. unificare la sua visione del mondo, il pensiero
di Teilhard viene oggi richiamato da quelle correnti che si rifanno al
New Age . Nonostante ciò, bisogna constatare che il suo senso della persona umana e della singolarità del Cristo permettono a molti dì tornare al Vangelo e di riallacciarsi ad una vita di preghiera indirizzata ad un Dio trascendente, santo e vivo.
L'irradiamento della sua opera prende così una nuova strada che è molto utile nel contesto della mondializzazione. I suoi propositi sulla "noosfera" danno a coloro che gioiscono della mescolanza di culture e popoli, degli elementi per vedervi la realizzazione di quella umanità fraterna-di cui i! Vangelo ci ha mostrato tutta l'esigenza.
7. Infine, sul piano dell'interazione tra scienza e fede, Pierre Teiihard de Chardin resta una figura esemplare. Un certo numero di punti del suo pensiero, è vero, restano in questione e necessitano importanti chiarimenti anche di natura teologica. Se Teiihard non ha potuto conoscere gli sviluppi della scienza della seconda metà del ventesimo secolo, i suoi punti di vista non sono stati contraddetti. Un punto, però, si distacca dalla visione scientifica oggi dominante: Teiihard non ha acconsentito alla teoria "sintetica" dell'evoluzione, nejla quale le mutazioni casuali continuano ad avere un ruolo determinante, perché egli teneva di più all'ortogenesi. Questo termine indica la presenza di una finalità nell'evoluzione, iscritta nel movimento della vita in tensione verso una realizzazione più alta. Qui c'è un punto decisivo di conflitto tra una visione riduttiva della natura e la visione cristiana legata alla nozione di Provvidenza. Su questo punto Teiihard, che non può essere sospettato di disprezzo di fronte alla scienza, è ripreso dai suoi discepoli che intendono opporsi al razionalismo e al positivismo.. Egli ricorda a tutti le esigenze di una visione cristiana della creazione, nella quale l'uomo occupa un posto unico ed in cui tutto è orientato verso il Cristo.
(n.d.r.)....Segue una breve nota biografica di Teilhard che tralasciamo.
. Jean-Michele Maldame
Institute Catholique de Toulouse, France
© 2005 Documentazione Interdisciplinare di Scienza e Fede
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" La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto. Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori? Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva. E' una distinzione illusoria. La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente, la Verità "
"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.
Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno... Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)
" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando... E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto... Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro. Manovra impossibile e fatale. La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide. Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936)
Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio. "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)
" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.
Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.
Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?
Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)
" Nel Cuore della Materia.
Un Cuore del Mondo,
Il Cuore d' un Dio"
(da Le Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)