Teilhard de Chardin
Incontro con Teilhard de Chardin attraverso varie testimonianze« TRA CIELO E TERRA | Messaggio #45 » |
Riporto all'attenzione dei lettori del mio blog una breve nota apparsa sul quotidiano cattolico AVVENIRE del 27 maggio 2005.
"Ai tempi di Teilhard de Chardin l'ecologia ancora non esisteva ma oggi, rileggendo il suo pensiero nel cinqiantenario della sua morte, possiamo dire che "il gesuita proibito" sia da considerare un ecologista "ante litteram", perchè aprì la strada a quella sensibilizzazione verso la natura che oggi è il cavallo di battaglia di tanti ambientalisti. Il pensatore cattolico Thomas Berry sostiene, forse a ragione, che i cristiani non sono mai stati particolarmente sensibili verso le problematiche dell'ambiente quando invece "il rinnovamento della religiome in futuro dipenderà dalla nostra capacità di apprezzare il mondo naturale quale il luogo dell'incontro del divimno e dell'umano" Seguendo questa linea di pensiero Hentik Skolimoski scrive che il compito dell'ecologia è "creare un atteggiamento mentale nel quale la dimensione ecologica e quella spirituale coincidano".
Questa linea di pensiero fu in qualche modo anticipata da Teilhard de Chardin quando cominciò a scrivere sulla "spirito della Terra" e sulla "costruzione della Terra", ma soprattutto quando anticipò quell'immagine di "pianeta azzurro" che divenne patrimonio comune il giorno in cui gli astronauti di "Apollo 11" fecero vedere agli uomini l'immagine del nostro pianeta visto dalla Luna. Secondo Teilhard, però, l'azzurro che avvolgeva la terra aveva un significato profondo, perchè era la Noosfera, vale a dire la densità del pensiero. E la visione di quel "pianeta azzurro" sospeso nell'oscurità è stata per noi, come scrive Bernice Marie-Daky, "un'immagine della nostra evoluziomne verso l'unità e la coscienza globale che Teilhard aveva previsto". Riesaminando oggi alcune opere di Teilhard come "Il posto dell'uomo nella natura" o "La Messa sul Mondo", si scopre una visione ecologica secondo la quale la Terra e l'umanità formano un'unità indissolubile. Nella sua opera "Il mio universo" Teilhard scrive che tutto l'universo è "carne", quasi a voler ribadire quel senso di rispetto per la materia che oggi sta alla base dell'ecologia".
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" La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto. Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori? Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva. E' una distinzione illusoria. La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente, la Verità "
"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.
Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno... Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)
" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando... E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto... Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro. Manovra impossibile e fatale. La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide. Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936)
Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio. "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)
" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.
Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.
Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?
Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)
" Nel Cuore della Materia.
Un Cuore del Mondo,
Il Cuore d' un Dio"
(da Le Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)