Teilhard de Chardin
Incontro con Teilhard de Chardin attraverso varie testimonianze« Messaggio #146 | Rodolfo Arata » |
IL CARRETTO DEI LIBRI
Girando tra gli scaffali della libreria mi è ricapitato in mano il libro di Hans KUNG: L’inizio di tutte le cose – Creazione o evoluzione? Scienza e religione a confronto, edito da Rizzoli nel 2006.
Kung è un prestigioso teologo, esponente di spicco della ricerca teologica e del dialogo tra le fedi e con questa sua opera ci invita a ripensare l’opposizione tra evoluzionismo e creazionismo.
Un libro estremamente documentato e chiaro nelle sue argomentazioni tanto che Joseph Ratzinger, ora papa Benedetto XVI lo ha indicato come un’importante contributo per il rilancio del dialogo tra la fede e la scienza.
A pag. 118 c’è un sottocapitolo dedicato all’opera di Teilhard de Chardin.
Ve lo ripropongo invitandovi nel contempo a leggere integralmente il volume di Kung.
L’EVOLUZIONE VERSO DIO: TEILHARD DE CHARDIN
L’evoluzione della natura e del cosmo fu il campo di attività dell’importante geologo e paleontologo Pierre Teilhard de Chardin (1881-1955). Egli considerò il compito della sua vita quello di conciliare le conoscenze delle scienze naturali con i concetti teologici. A questo pensatore, fortemente influenzato dalla filosofia spirituale e vitalistica di Heiìnri Bergson (1839-1941) e dalla sua idea dell’evoluzione creatrice (èlan vital), la natura appare come un enorme processo di sviluppo che, andando avanti gradualmente con una complessità e un’interiorizzazione della materia sempre più forti: Dio per lui non è solo l’origine e lo scopo della creazione: E’ esso stesso in evoluzione, partecipa a questa evoluzione, dalle particelle elementari e dalla smisurate distanze del cosmo, oltre la biosfera del mondo vegetale e animale, fin nella noosfera delle spirito umano.
Nella visione del mondo di Teilhard de Chardin anche l’uomo stesso non è ancora concluso. Egli è un essere in divenire: la formazione dell’uomo, l’antropogenesi non è ancora terminata. Essa è sospinta sulla cristo genesi, la cristo genesi infine sulla sua futura pienezza, il suo “pleroma” (in graco pienezza), nel “ punto omega”, dove l’avventura collettiva e individuale dell’uomo trova fine e compimento, dove il compimento del mondo e quello di Dio convergono.
Questa “pleromizzazione”, questo giungere-alla-pienezza, questo sviluppo del cosmo e dell’uomo in avanti e verso l’alto culmina nel Cristo universale cosmico, che per Teilhard personifica l’unità della realtà di Dio e di quella del mondo. Tutto ciò, naturalmente, non è per lui una visione della pura ragione, bensì della fede che riconosce, Nel suo scritto “Comment je crois” egli formula il suo credo:
“Credo che il cosmo sia un’evoluzione. Credo che l’evoluzione tenda allo spirito. Credo che lo spirito si compia in un qualche Personale. Credo che il Personale supremo sia il Cristo universale”.
Teilhard è un mistico che suppone l’importanza evolutiva e cosmica dell’incarnazione di Dio in Cristo. La maggior parte degli scienziati non lo seguianno in tali ardite ipotesi scientifiche, i teologi trovano scoperte alcune delle sue opinioni teologiche, formulate spesso in modo unilaterale o – rispetto alla vita e alla croce di Gesù – insufficienti. E forse oggi entrambe le parti rifiutano soprattutto il suo ottimismo – che riflette troppo poco sul problema della sofferenza e del male – la sua fede nel progresso e nel suo orientamento verso il “punto omega”. A ogni modo, Pierre Teilhard de Chardin ha il merito mai abbastanza lodato, di aver per primo pensato insieme in modo geniale la teologia e le scienze naturali e di aver portato, in modo provocatorio, gli scienziati e i teologi a conoscenza della “problematica comune”. A lui premeva l’importanza religiosa dell’evoluzione e la portata evoluzionistica della religione. Non era per niente ingenuo e non vedeva alcun semplice “concordiamo” tra la Bibbia e le scienze naturali, come quello favorito da Roma. Egli rifiutò decisamente certi tentativi di conciliazione fanciulleschi e immaturi, che mescolano le fonti e i livelli della conoscenza e che hanno portato solo a strutture incostanti e mostruose. Egli voleva però in compenso una “coerenza fondata in profondità, con la quale divenisse visibile un tutto positivo ben costruito, nel quale le parti si sostengono e si completano a vicenda l’un l’altro sempre meglio.
Roma e i suoi luogotenenti furono immobilizzati da un’interpretazione statica della creazione da parte di Dio per molti decenni su quell’ideologia di un “creazionismo” che, di fronte alla dottrina darwiniana dell’evoluzione difende un “fissismo” e un “concordiamo”, come esso viene espresso per esempio di rfegola nei volumi del “Dictionnaire de la Bible”: Perciò non meraviglia che a Teilhard entrato nel 1889 a diciotto anni nell’ordine dei gesuiti, i suoi superiori sotto la pressione di Roma, neghino già nel 1926 la cattedra all’Istituto Cattolico di Parigi: In seguito essi sopprimono tutti i suoi scritti filosofici-scientifici e nel 1947 gli ordinano di non trattare più alcun tema filosofico. Teilhard viene completamente isolato: nel 1948 gli viene vietato di accettare una nomina al College de France, nel 1951 – l’enciclica Humani generis di Pio XII viene “applicata” – lo si esilia dall’Europa all’Istituto di ricerca della Werner-Gren Foundation di New York. Ancora nell’anno della sua morte, il 1955, gli viene vietato di partecipare al Congresso Internazionale di Paleontologia: Solo pochi uomini casualmente presenti seguono il feretro quando egli, morto la domenica di Pasqua a 160 chilometri da New York, viene seppellito nel cimitero del Collegio dei gesuiti (nel frattempo soppresso) sul fiume Hudson; solo con fatica potei trovare, durante il mio semestre come ospite a New York, nel 1968, la tomba di Teilhard.
In compenso, l’indice delle sue opere compiuto da Claude Cuenot annovera già 380 titoli. Ma Teilhard potè pubblicare solo i saggi puramente scientifici. Nel corso della sua vita non gli fu concesso di veder stampata neppure una delle sue opere principali. Esse vennero pubblicate da un comitato internazionale di personalità illustri perché Teilhard aveva lasciato per testamento i diritti, invece che all’ordine, alla sua collaboratrice.
Il 6 dicembre 1957, però, due anni dopo la sua morte, venne emanato un ordine del Santo Uffizio di allontanare i libri di Teilhard dalle biblioteche, di non venderli nelle librerie cattoliche e di non tradurli in altre lingue.
“Dammatio memoriae” – cancellare il nome negli atti e così bandire dalla memoria – come gli antichi romani definivano questa pratica. Solo dal Conciclio Vaticano II, in effetti, gli scritti di Teilhard hanno trovato anche nella chiesa e nella teologia cattolica il meritato riconoscimento. Tuttavia il suo nome non è uscito dalle labbra di nessun papa: Le autorità ecclesiastiche non hanno sino ad oggi ringraziato Teilhard per la sua opera du conciliazione. Lo stesso Concilio Vaticano II non potè decidersi, nonostante un coraggioso discorso dell’Arcivescovo di Strasburdo Leon Arthur Elchinger, né nel suo né nel nel caso di Galilei, peruna chiara riabilitazione di chi è stato condannato a torto, perseguitato e calunniato (in questi ultimi tempi si sta parlando molto di Galileo e alcuni ecclesiastici vogliono farlo beato, ma su Teilhard silenzio assoluto, n.d.r.)
In questo modo anche la storia della sofferenza di questo pensatore teologico rimane una vergognosa testimonianza della povertà dello “spirito della persecuzione dei dissidenti nel sistema romano”,fino ad oggi assolutamente non scomparso e che certi aspetti non è dissimile da quello del sistema sovietico (Sacharow). Ma né il “teologo politico” J.B.Metz, né il filosofo critico Jurgen Habermas osarono ricordare a Joseph Ratzinger, allora alla guida della “Congregazione per la dottrina della fede”, questo fenomeno profondamente anticristiano (recentissimo grave caso la destituzione del caporedattore della stimata rivista gesuita “America”, Thomas Reese).
Hans KUNG
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
https://blog.libero.it/bionoogenesi/trackback.php?msg=6332652
I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
Nessun Trackback
" La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto. Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori? Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva. E' una distinzione illusoria. La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente, la Verità "
"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.
Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno... Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)
" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando... E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto... Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro. Manovra impossibile e fatale. La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide. Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936)
Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio. "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)
" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.
Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.
Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?
Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)
" Nel Cuore della Materia.
Un Cuore del Mondo,
Il Cuore d' un Dio"
(da Le Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)