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IL MERCATINO DEI LIBRI

Post n°173 pubblicato il 04 Aprile 2009 da bioantroponoosfera

In Internet è apparsa tempo  fa questa recensione curata da Giuseppe Ferrari del libro del Prof. Salvatore Costantino:,  La verifica dell’incontro Socializzazione e persona nell’universo teilhardiano, Cosenza, Jonia Editrice, 1998.

 Si tratta dell’ultima fatica di Salvatore Costantino docente di Filosofia teoretica e Didattica della filosofia presso l’Università della Calabria. Il volume non è una generica esposizione del pensiero del gesuita francese Teilhard de Chardin, paleontologo, teologo, filosofo, geologo, al centro di accese polemiche e controversie per la sua teoria dell’evoluzione cosmica integrale che sembrava inconciliabile con la rivelazione divina.

Teilhard aveva la consapevolezza di essere “un uomo di rottura” e con sottile umorismo lui stesso si definì “un elefante a passeggio nelle ordinate aiuole dello scolasticismo”, tanto stupore, interrogativi e dure opposizioni doveva suscitare!

Le sue idee risultano venate di tracce panteistiche e trasformiste.

Scienziato e pensatore incompreso, ritenuto un sovversivo, autore postumo, geniale “franco tiratore” a cui, in definitiva, è stata riconosciuta la sincerità della sua liturgia cosmica.

Profeta e precursore dei tempi nuovi. Il suo influsso vibrante d’ottimismo confluì sotterraneamente nella costituzione “Gaudium et spes” del Concilio Vaticano II che con le sue ardite e feconde intuizioni aveva acceso tante aspettative ed attese, in parte andate deluse.

Costantino offre non solo una sintesi equilibrata ed armonica del sistema filosofico, teologico e scietifico di Teilhard de Chardin, ma ha la pretesa, del resto ben riuscita, di offrire all’attento lettore un blik specifico ed originale su cui ruota l’intera sua ricerca: il personalismo socializzante di Teilhard de Chardin. L’Autore realizza un’antica aspirazione risalente agli studi giovanili: proporre uno studio accurato su Teilhard de Chardin ora che le polemiche attorno alle sue concezioni sono superate. La bibliografia sulle opere di Teilhard ( 13 volumi, oltre agli scritti scientifici, all’epistolario e al diario) appare sterminata e ben assortita.

Costantino ha con cura studiato le opere del “gesuita proibito” prestando particolare attenzione alle interpretazioni fornite da estimatori ed amici di Teilhard: Padre Henri de Lubac e Padre René d’Ouince che colpiscono per la loro obiettività e per la loro ponderazione.

Teilhard de Chardin appare come un grande e fine aristocratico del pensiero ed insieme un ineffabile mistico: basti pensare alla Messa sul mondo ed alle sublimi parole pronunciate di fronte al deserto degli Ordos in Mongolia. Liturgia solenne e offerta mistica affidata alla pietà della memoria: “Poiché ancora una volta, Signore, non più nelle foreste dell’Aisne, ma nelle steppe desolate dell’Asia, non ho né pane né vino, né altare, mi eleverò al di sopra dei simboli sino alla pura maestà del Reale, e ti offrirò, io tuo sacerdote, sull’altare della Terra intera, il lavoro e la sofferenza del mondo”.

Marguerite Teilhard-Chambon così ricorda suo cugino: “Pierre Teilhard, questo grande ottimista, mai soddisfatto di sé, […] visse con le vele spiegate al vento dell’avventura, il vento che lo spingeva alla più grande evasione, la sola che lo appassionasse: la ricerca e l’Incontro di Dio”.

Il primo articolo, poi, del credo teilhardiano è: “credo che l’Universo è un’evoluzione”.

In questo Teilhard si ricollega al grande filone stoico agostiniano ad alla generazione degli scienziati moderni per i quali l’evoluzione non è un dogma, ma  un’evidenza.

Di Bergson, Teilhard ha conservato l’orogenesi, il dinamismo, l’élan vital (lo slancio vitale), la cavalcata fantastica dell’umanità protesa nell’abbattere gli ostacoli…

Ha apprezzato di meno la ricaduta plotiniana nella materia, la stagnazione dell’istinto, il ricorso all’intuizione: per Teilhard l’evoluzione non è che un trampolino, la base di una grande speranza. Occorre, però, dare all’evoluzione e al mondo non soltanto “un supplemento d’anima”, ma la sua anima: il Cristo, che nella sua terminologia chiama il “Cristo Evolutore”. Se l’uomo è la freccia dell’evoluzione, il Cristo ne è l’arciere e il fine, il bersaglio: l’Alfa e l’Omega, “il punto Omega”. Il completamento dell’uomo ha il suo compimento nel Cristo, nel Cristo totale, nel Cristo parusiaco si ha la “pleromizzazione” -Efesini (4,10)- Col. (1,12-23). Questo leitmotiv percorre tutte le pagine di Teilhard.

Il testo di Costantino, come tutte le sue indagini filosofiche, oltre ad avere un notevole spessore scientifico e rigore culturale, ha un interessante mordente d’attualità in questa fase di transizione verso una vera unità europea che, pertanto, dovrà essere, oltre che politica ed economica, anche sociale e spirituale. Il Teilhard coniuga insieme, afferma Costantino, personalismo e socializzazione, rifiuta Teilhard l’organizzazine sociale del formicaio, dell’alveare umano; ripugna al gesuita la costruzione del “Termitière” ed esprime la sua opposizione radicale alla “supersocieté sans coeur et sans visage”.

Il divenire dell’umanità è verso una socializzazione d’espansione e una socializzazione di compressione. Secondo Teilhard, c’è in atto una tendenza irreversibile verso la definizione di un “super-organismo” che deve essere composto da tutti gli individui umani, così come il singolo individuo biologico è composto da tantissime cellule, che v’è decisamente una differenza sostanziale col personalismo comunitario elaborato dal Mounier. In Mounier la natura resta il luogo dell’impersonale e dell’oggettivo, “dell’indecifrabile”, del ribelle.

Per Teilhard il personale non è uno stato, ma una direzione, una energia: è dunque in termini di sintesi che bisogna parlarne. “C’è in Teilhard una dialettica della personalizzazione che parte dal protozoico e si innalza verso una sintesi superiore in cui l’individuo ed il sociale formano un solo essere che si completerebbe in Dio, il quale,ù  così sarebbe la Personalizzazione Assoluta” (pag. 153 del testo).

In Teilhard, afferma Costantino, certamente l’apologia della fede cristiana si radica sulla riserva di una grande speranza che è la risorsa più necessaria all’umana fatica del vivere quotidiano. L’ottimismo teilhardiano si alimenta della certezza della Resurrezione di Cristo, evento centrale della storia della salvezza e momento epocale della Signoria di Cristo su tutte le cose, sul cosmo intero. Il libro di Costantino è una doviziosa miniera di notizie, annotazioni e puntualizzazioni; merita la più ampia diffusione e conoscenza non solo tra i docenti, ma anche tra i giovani che ignorano le grandi intuizioni della polivalente personalità di Teilhard de Chardin.

Desidero terminare le mie riflessioni sul testo di Salvatore Costantino con uno scritto abbastanza noto di Teilhard de Chardin, coerente fino in fondo con le sue idee di uomo, cristiano e cittadino del mondo. È una preghiera che sintetizza la sua opera in modo sublime:

“Quando sul mio corpo (e ancor più sulla mia anima) comincerà ad imprimere i suoi segni l’usura dell’età; quando piomberà su di me dal di fuori, o dall’interno nascerà in me il male che impicciolisce e demolisce; nel momento doloroso in cui prenderò improvvisamente coscienza che sono ammalato o che divento vecchio; in questo ultimo momento soprattutto, in cui sentirò che sfuggo a me stesso, assolutamente impotente nelle mani delle grandi forze sconosciute che mi hanno formato: in queste ore oscure, fammi, Dio mio, comprendere che sei Tu (purché la mia fede sia abbastanza grande) che sposti dolorosamente le fibre del mio essere, per penetrare fino al midollo della mia sostanza, per portarmi via in Te […] oh Energia del mio Signore, Forza irresistibile e vivente, poiché tra noi due

Tu sei il più forte infinitamente, è a te che compete il ruolo di bruciarmi nell’unione che ci deve fondere assieme […] Non è sufficiente che io muoia comunicandomi. Insegnami a comunicarmi morendo […]”.

E morì Teilhard, come aveva sempre desiderato, in un’alba senza tramonto: domenica di Pasqua del 1955.

Giuseppe Ferrari

 

 

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RIFLESSIONI TEILHARDIANE

"  La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto.  Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori?  Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva.  E' una distinzione illusoria.  La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente,  la Verità "   

                                                                                                                                                          

 

" Senza che si possa dire per ora in quali termini esatti, ma senza che vanga perduto un solo frammento del dato, sia rivelato che definitivamente dimostrato, sul problema scottante delle origini umane, l'accordo si farà senza sforzo, a poco a poco, tra la Scienza e il Dogma.  Intanto, evitiamo di respingere anche il minimo raggio di luce, sia da una parte che dall'altra.  La fede ha bisogno di tutta la verità". (da Les Hommes fossiles, marzo 1921) 
 
" Inventariare tutto, provare tutto, capire tutto. Ciò che è in alto, più lontano di quanto è respirabile, e  ciò che è in basso, più profondo della luce.  Ciò che si perde nelle distanze siderali, e ciò che si dissimula sotto gli elementi... Il sole si alza in avanti... Il Passato è una cosa superata...  La sola scoperta degna dei nostri sforzi è come costruire l'Avvenire". (La découverte du passé, 5 settembre 1935)
 

"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.

Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno...  Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)

 
"  Chiniamoci dunque con rispetto sotto il soffio che gonfia i nostri cuori per le ansie e le gioie di "tutto tentare e di tutto trovare".  L'onda  che sentiamo passare non si è formata in noi stessi.  Essa giunge a noi da molto lontano, partita contemporaneamente alla luce delle prime stelle.  Essa ci raggiunge dopo aver creato tutto lungo il suo cammino.  Lo spirito di ricerca e di conquista è l'anima permanente dell'Evoluzione" (Il Fenomeno Umano 1940)
 

" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando...  E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto...  Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro.  Manovra impossibile e fatale.  La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide.  Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936) 

 
" L'Energia diventa Presenza...  Sembrerebbe che un solo  raggio di una tale luce, cadendo come una scintilla in qualsiasi punto della Noosfera, dovesse provocare un'esplosione abbastanza forte da incendiare e rinnovare quasi di colpo la faccia della Terra. Allora, come è possibile che, guardando attorno a me, è ancora tutto inebriato di ciò che mi è apparso, io mi trovi pressochè solo della mia specie?  Solo ad aver "visto"?...  Incapace, quindi, quando me lo si chiede, di citare un solo autore, un solo testo, in cui si riconosca, chiaramente espressa, la meravigliosa "Diafania" che, per il mio sguardo, ha trasfigurato tutto ?"  (Le Christique, marzo 1955) 
 
....IN QUESTA APERTURA VERSO QUALCHE COSA CHE SFUGGE ALLA MORTE TOTALE, L'EVOLUZIONE E' LA MANO DI DIO CHE CI RICONDUCE A  LUI . ( La Biologie, poussee à fond,peut-elle nous  conduire à èmerger dans le transcendant?  Maggio 1951)
 

Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio.  "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)

 

" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.

Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.

Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?

Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)

 

" Nel Cuore della Materia.

   Un Cuore del  Mondo,

    Il Cuore d' un Dio"

        (da Le  Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)

 
" Nella peggiore delle ipotesi, se ogni possibilità futura di parlare e di scrivere si chiudesse davanti a me, mi rimarrebbe, con l'aiuto di Gesù, quella di compiere questo gesto, affermazione e somma testimonianza della mia fede: scomparire,m inabissarmi in uno spirito di Suprema Comunione con le forze  cristiche  dell'Evoluzione  (da Note di esercizi spirituali, 22 ottobre 1945) 
 
 
 

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