Teilhard de Chardin
Incontro con Teilhard de Chardin attraverso varie testimonianze« S.Pasqua di Resurrezione | Parliamo di Teilhard » |
Un pensiero di Teilhard per la Giornata della Terra
Oggi, se ci guardiamo attorno ci sentiamo sopraffatti dall’immensità dei problemi che ci circondano.
Malgrado tutte le difficoltà relative anche al vivere quotidiano, dobbiamo continuare ad andare avanti, sostenendoci a vicenda, con amore e fratellanza nella convinzione che il Cristo Evolutore ci invita costantemente a cambiare stile di vita per affrontare i grandi e innumerevoli problemi che attualmente stiamo vivendo come esseri umani
Ricordiamoci con grande umiltà qual’’è e quale deve essere il nostro posto nel quadro generale della Natura .
Scriveva Teilhard de Chardin nel suo lavoro : Il posto dell’uomo nella natura (vol. 4 delle opere edite da Il saggiatore):
” Il posto dell’’ uomo nella natura. Per quale motivo, man mano che la scienza progredisce, tale argomento appare sempre più importante e più affascinante ?... per il fatto che cominciamo a prendere cosienza nel nostro spirito, proprio in funzione degli ultimi progressi delle nostre conoscenze, del fatto che l’Uomo occupa un posto chiave, una posizione assiale, una posizione polare nel Mondo. Tanto è vero che basterebbe capire l’Uomo per aver capito L’universo, come pure capiremmo l’Universo se non riuscissimo a integrarvi in modo coerente l’Uomo nella sua interezza, senza deformarlo, l’Uomo completo, ripeto, non solo con le sue membra ma anche con il suo pensiero”.
La convinzione che la rete del pensiero (la Noosfera, come la chiama Teilhard ), che lega organicamente tutta la vita nel pianeta, ci invita ad amare delicatamente la creazione con atti di giustizia.
Scrive ancora Teilhard: “Bisognerebbe che un uomo fosse esiliato su Marte, o su un altro Universo, per avere sentore dell’incredibile tenerezza che lo lega imconsciamente a tutti gli uomini (qui chiaramente Teilhard identifica la Terra con il Pianeta abitato. N.d.r.).
E nel suo saggio: Terra promessa (in La Vita Cosmica, vol. 5 delle Opere edito da Il Saggiatore) Teilhard conclude con questa bellissima frase:
“ Tra la banalità dell’esistenza diventata scialba e le contraddizioni di una Società ricaduta nello sbriciolamento, riprenderò pazientemente le occupazioni comuni, illuminato da ciò che ho visto durante i brevi istanti in cui, per una Causa superiore, noi ci siamo sentiti milioni di uomini assieme, uniti dal fondo stesso della Vita.
Andrò verso l’avvenire, più forte della mia duplice fede di uomo e di cristiano…
Poiché ho intravisto dall’alto della montagna. La Terra Promessa.”
Giovanni Fois
Centro di documentazione Teilhard de Chardin sul futuro dell’Uomo - Roma
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" La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto. Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori? Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva. E' una distinzione illusoria. La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente, la Verità "
"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.
Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno... Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)
" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando... E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto... Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro. Manovra impossibile e fatale. La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide. Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936)
Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio. "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)
" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.
Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.
Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?
Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)
" Nel Cuore della Materia.
Un Cuore del Mondo,
Il Cuore d' un Dio"
(da Le Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)