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Riflessione filosofica sul dramma di Teilhard

Post n°243 pubblicato il 21 Giugno 2010 da bioantroponoosfera

Pierre Teilhard de Chardin 1881 -1955


Il dramma di Teilhard de Chardin si può pressapoco descrivere così: non più un generico tentativo di conciliare fede e ragione, ma la precisa consapevolezza che la ragione abbia qualcosa da insegnare alla fede, perchè la razionalità umana non è ispirata dal demonio, ma da Dio. Potrebbe anzi essere l'irrazionalismo di una fede fanatica uno dei tanti aspetti del demonio, ma poichè le autorità ecclesiastiche mai si sono spinte a simile riflessione, cioè ad una condanna secca ed inequivocabile del fanatismo, e recentemente lo hanno anzi incoraggiato, cedendo alla piazza per la beatificazione di un certo Padre Pio, la questione è ancora aperta e chissà per quanto tempo lo sarà ancora.
Per un sacerdote arrivare a queste "conclusioni" non è e non era per nulla facile. Si trattava e si tratta di entrare in conflitto quasi galileano, dunque epico, con autorità ecclesiastiche nel loro insieme restie ad accogliere le verità, spesso incerte e provvisorie, della scienza. La verità continua a far paura ai dogmatici, segno che la loro fede è solo un trucco, perchè se avessero fede, non si comporterebbero così.
Del resto su questo rapporto tra religione cristiana e scienza vi è da millenni un seria ipoteca, la prima lettera ai Corinzi di San Paolo, il quale bollò il sapere dell'uomo come follia, senza peraltro distinguere tra sapere e sapere, come ad esempio anche il sapere di un medico (l'evangelista Luca, medico ad Antiochia e per molto tempo compagno di San Paolo) ed il sapere di un filosofo scettico, con cui lo stesso San Paolo ebbe a che fare nel famoso episodio dell'Aeropago.
Dunque, Teilhard de Chardin, nato a Sarcenat (Auvergne) nel 1881 ed entrato nella Compagnia di Gesù nel 1899, fu costretto dalla sua stessa natura di uomo che pensa e non accetta fideisticamente alcunchè dimostri qualche falla logica ed empirica, a porsi problemi di portata decisiva.
Formatosi in un clima positivistico, ma non positivisticamente dottrinario, comprese ben presto che la teoria dell'evoluzione era indiscutibilmente vera e che i dogmi della fede, in primis quella del "creazionismo" , erano pericolosamente vacillanti.
Pessimi difensori della fede, specie in ambito protestante, ma non solo, potrebbero obiettare che è nella perversa natura del gesuitismo "arrangiare" le proposizioni della fede alla realtà delle culture da "convertire" al cristianesimo.
Nulla di più falso, in verità. Il problema del gesuitismo non era e non è così generico.
Semmai vi potrebbe essere un problema di conversione delle culture che nulla hanno a che fare con i temi fondamentali della giustizia e della carità cristiana, ad esempio la cultura della colonizzazione e dello sfruttamento dell'indigeno, ovvero la strumentalizzazione del gesuitismo, ed in generale della "missione", a fini del tutto opposti a quelli dell'evangelizzazione.
Ma questo non richiederebbe alcuna preparazione teologica preliminare. Qualsiasi persona di buon senso dovrebbe e potrebbe saper distinguere quando la predicazione di "cristiana sopportazione" è falsa come Giuda, , e quindi si propone solo di sottomettere l'indigeno ignorante al bianco sfruttatore, e quando invece ha il senso autentico di liberare dall'idolatria, dall'animismo, dalla superstizione sciamanica e sacerdotale. La figura del medico-missionario che in tanti film hollywoodiani di seconda e terza categoria manda all'aria il potere dello stregone e dei totem semplicemente facendo punture di antibiotici è forse uno degli aspetti più veri del cristianesimo delle missioni.
Questo senza togliere che la "conciliazione" cinematografica presenta un aspetto aulico che nulla ha a che vedere con la realtà.

Che nella storia le due prospettive si confondano è pacifico, tanto più che il culto dei santi è spesso un sostitutivo dell'idolatria, come scrisse Hume, e questo è ancora più vero quando si beatificano "gesuiticamente" santi indigeni per ottenere consensi; ma che la prospettiva genuinamente ispirata sia morta, non è affatto scontato. E per l'appunto Teilhard de Chardin ne fu la prova evidente con il suo piccolo "martirio".
Per molto tempo gli venne proibito di scrivere libri su argomenti non scientifici, quindi di ordine religioso, teologico e filosofico.
Ciò è davvero ripugnante. Ma ancora più ripugnante è che il principale responsabile dell'odioso provvedimento sia da poco stato beatificato a sua volta. Chiesa incorreggibile o "questo" clero romano davvero da rivoltare da cima a fondo?

Lasciamo questa domanda senza risposta e proviamo a comprendere in cosa il pensiero di Teilhard de Chardin fu davvero innovativo.
Secondo Teilhard la teoria dell'evoluzione non è una semplice ipotesi che riguarda solo la biologia, ma una verità scientifica indicutibile che coincide con al realtà stessa dell'universo.
In pratica è l'essere stesso delle cose, degli enti esistenti nella loro realtà ontologica ad essere un continuo mutamento processuale progressivo.
Nell'evoluzione vi sono stati momenti e passaggi significativi ed uno di questi fu quando, alcuni miliardi di anni fa, dalla materia "stoffa dell'universo" che conteneva in potenza precisi programmi di sviluppo, si sono formati gli astri, il sole, i pianeti e quindi la terra.
Seguendo la biologia Teilhard mostra come attraverso un processo irripetibile (dunque davvero creativo, dove pertanto la creazione non viene affatto negata) si siano formate molecole, proteine, virus, batteri, cellule, organismi viventi complessi, costituendosi così la biosfera.
La stessa biosfera, espandosi, in tutte le direzioni e originando piante ed animali, attraverso una mutazione denominata "cefalizzazione crescente" ha preparato il terreno alla comparsa dell'uomo.
Alla comparsa dell'uomo è corrisposto il determinarsi di una nuova sfera, la "noosfera", che ha consentito il formarsi di una coscienza umana sempre più ampia.
Per noosfera scrive Carlo Formenti si intende il "termine con cui il filosofo definisce l’insieme di tecnologie, codici e sistemi di comunicazione che ricoprono il mondo come un immenso sistema pensante artificiale (Teilhard de Chardin scriveva mezzo secolo prima di Internet, ma ebbe folgoranti intuizioni sul futuro dei calcolatori, che emettevano allora i primi vagiti)".
Il pensiero di Teilhard è che questo processo non sia affatto giunto al termine e che l'umanità, stia marciando vero traguardi evolutivi ancora superiori. In ciò mostrando una singolare sintonia con il pensatore-guru di origine indiana Aurobindo.
La meta dell'uomo è infatti per Teilhard il punto Omega di cui si parla nell'Apocalisse, cioè Cristo, la coscienza cristica, intendibile anche come Logos non solo coesistente a Dio, ma come termine metafisico iscritto nella materia primordiale.
Per Teilhard il punto Omega non è quindi l'uomo generico, l'uomo della strada, l'uomo in carne ed ossa, trattandosi sempre di persona relativa e finita. Per questo l'individuo limitato tende ad andare oltre sè stesso, verso qualcuno che lo completi e gli dia senso.
Il fondatore di ogni senso è Cristo, ovviamente da intendersi come Logos e probabilmente come "pensiero di pensiero".
In tal modo il ciclo cosmico sarà compiuto e l'Alfa coinciderà con l'Omega.




Bibliografia
Le Opere di Pierre Teilhard de Chardin sono state tradotte e pubblicate da il Saggiatore nel 1968.
Nei sotterranei di qualche bibioteca potrebbero trovarsi, ma non è detto:
di G Straniero "L'ontologia fenomenologica di Teilhard de Chardin", Milano 1969
di F. Ormea "Teilhard de Chardin. Guida al suo pensiero scientifico e religioso" Firenze 1969 - due voll.
di R. Gibellini "La discussione su Teilhard de Chardin" Brescia 1968
di U. Staico "il pensiero politico di Teilhard de Chardin e la sua critica alla democrazia" Milano 1976
di L. Morgione "Teilhard de Chardin" Roma 1971



Dal sito MOSES ~ 13 ottobre 2000 ~

 

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RIFLESSIONI TEILHARDIANE

"  La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto.  Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori?  Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva.  E' una distinzione illusoria.  La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente,  la Verità "   

                                                                                                                                                          

 

" Senza che si possa dire per ora in quali termini esatti, ma senza che vanga perduto un solo frammento del dato, sia rivelato che definitivamente dimostrato, sul problema scottante delle origini umane, l'accordo si farà senza sforzo, a poco a poco, tra la Scienza e il Dogma.  Intanto, evitiamo di respingere anche il minimo raggio di luce, sia da una parte che dall'altra.  La fede ha bisogno di tutta la verità". (da Les Hommes fossiles, marzo 1921) 
 
" Inventariare tutto, provare tutto, capire tutto. Ciò che è in alto, più lontano di quanto è respirabile, e  ciò che è in basso, più profondo della luce.  Ciò che si perde nelle distanze siderali, e ciò che si dissimula sotto gli elementi... Il sole si alza in avanti... Il Passato è una cosa superata...  La sola scoperta degna dei nostri sforzi è come costruire l'Avvenire". (La découverte du passé, 5 settembre 1935)
 

"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.

Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno...  Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)

 
"  Chiniamoci dunque con rispetto sotto il soffio che gonfia i nostri cuori per le ansie e le gioie di "tutto tentare e di tutto trovare".  L'onda  che sentiamo passare non si è formata in noi stessi.  Essa giunge a noi da molto lontano, partita contemporaneamente alla luce delle prime stelle.  Essa ci raggiunge dopo aver creato tutto lungo il suo cammino.  Lo spirito di ricerca e di conquista è l'anima permanente dell'Evoluzione" (Il Fenomeno Umano 1940)
 

" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando...  E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto...  Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro.  Manovra impossibile e fatale.  La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide.  Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936) 

 
" L'Energia diventa Presenza...  Sembrerebbe che un solo  raggio di una tale luce, cadendo come una scintilla in qualsiasi punto della Noosfera, dovesse provocare un'esplosione abbastanza forte da incendiare e rinnovare quasi di colpo la faccia della Terra. Allora, come è possibile che, guardando attorno a me, è ancora tutto inebriato di ciò che mi è apparso, io mi trovi pressochè solo della mia specie?  Solo ad aver "visto"?...  Incapace, quindi, quando me lo si chiede, di citare un solo autore, un solo testo, in cui si riconosca, chiaramente espressa, la meravigliosa "Diafania" che, per il mio sguardo, ha trasfigurato tutto ?"  (Le Christique, marzo 1955) 
 
....IN QUESTA APERTURA VERSO QUALCHE COSA CHE SFUGGE ALLA MORTE TOTALE, L'EVOLUZIONE E' LA MANO DI DIO CHE CI RICONDUCE A  LUI . ( La Biologie, poussee à fond,peut-elle nous  conduire à èmerger dans le transcendant?  Maggio 1951)
 

Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio.  "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)

 

" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.

Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.

Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?

Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)

 

" Nel Cuore della Materia.

   Un Cuore del  Mondo,

    Il Cuore d' un Dio"

        (da Le  Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)

 
" Nella peggiore delle ipotesi, se ogni possibilità futura di parlare e di scrivere si chiudesse davanti a me, mi rimarrebbe, con l'aiuto di Gesù, quella di compiere questo gesto, affermazione e somma testimonianza della mia fede: scomparire,m inabissarmi in uno spirito di Suprema Comunione con le forze  cristiche  dell'Evoluzione  (da Note di esercizi spirituali, 22 ottobre 1945) 
 
 
 

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