Teilhard de Chardin
Incontro con Teilhard de Chardin attraverso varie testimonianze« Mons. Loris Capovilla, t... |
AZIONE UNIFICANTE DELLA PUREZZA DI CUORE E DELLA CARITA'
Teilhard de Chardin
La passione di Cristo ha condotto il padre Teilhard de Chardin a farsi «evangelista» di questa Buona Novella: per mezzo di Gesù Cristo, Dio è attivamente presente nel cuore dell'universo, per orientarlo a sé. Questo messaggio che egli avrebbe voluto proclamare sopra i tetti, prima di tutto lo ha interiorizzato durante tutta una vita di fedeltà personale alla sua vocazione di ricercatore. Entrato nel 1899, a 18 anni, nella Compagnia di Gesù, non cessò mai di cercare Dio attraverso ogni verità: nella scienza, nella filosofia e nella teologia A 74 anni, questo innamorato della luce, ebbe la «gioia di chiudere gli occhi» il giorno della Risurrezione (1955).
E' puro di cuore l'uomo che ama Dio al di sopra di tutto e sa vedere Dio presente in tutte le cose. Sia che riesca ad elevarsi su ogni cosa creata per giungere quasi a toccare la Divinità, sia che con l'azione affronti il mondo per conquistarlo e perfezionarlo - compito, questo, affidato a ogni uomo - il giusto è sempre, tutto e solo, proteso verso Dio. Per lui le cose hanno perduto la molteplicità superficiale. In ciascuna di esse, secondo le loro qualità e attrattive particolari, è Dio che si offre ad una vera conquista. L'anima pura, per un privilegio che le è connaturale, si muove sul piano di una unità superiore e sconfinata. Come non vedere che grazie a questo contatto essa si unificherà fino alle più intime fibre del suo essere?...
Mentre il peccatore, che si lascia andare in balia delle sue passioni, disperde e dissocia il suo spirito, il santo invece, con un procedimento inverso, sfugge alla complessità degli affetti. Questa infatti è la causa per la quale sussistono negli esseri il ricordo e l'impronta della loro molteplicità originaria. E facendo così egli si spiritualizza. Tutto è Dio per lui, Dio per lui è il tutto e Gesù è insieme il suo Dio e il suo tutto... L'azione specifica della purezza è quella di unificare le potenze interiori dell'anima nell'atto di una passione unica, esclusiva, straordinariamente ricca e intensa. In fondo, l'anima pura è quella che, superando l'attrazione molteplice e dispersiva delle cose, tempra la propria unità (cioè matura la propria spiritualità) nel fuoco della semplicità divina.
Ora l'operazione stessa che la purezza compie nell'intimo dell'individuo, la carità l'attua nell'ambito della collettività delle anime. Si rimane sempre sorpresi (a meno di essere intorpiditi spiritualmente dall'abitudine) quando si vede con quale straordinaria cura, Gesù raccomanda agli uomini di amarsi gli uni gli altri. L'affetto vicendevol-e è il comandamento nuovo del Maestro, i'l carattere distintivo dei suoi discepoli, il segno sicuro della nostra predestinazione, l'opera principale di ogni esistenza umana. Saremo giudicati sulla carità, condannati o giustificati in base ad essa. Cosa vuoi dire dunque quest'insistenza? Se non fosse in gioco nient'altro all'infuori di un interesse filantropico, di una diminuzione della sofferenza nel mondo, di un maggior benessere terreno, come si spiegherebbe la gravità del tono, le promesse e le minacce del Salvatore?... No, la fraternità cristiana non ha solo il compito di riparare le ingiustizie dell'egoismo e mitigare la pena delle ferite inferte dalla malizia degli uomini... La carità, unendo le anime nell'amore le rende capaci di dar vita a una natura più elevata, che deve nascere dalla loro unione. Essa assicura la loro coesione, ne fonde man mano la molteplicità. La carità spiritualizza il mondo.
Purezza, carità. Si potrebbe esser tentati di credere, a volte, che le virtù cristiane sono qualcosa di statico, e che attraverso di esse l'uomo si fa vane illusioni sullo stato della sua coscienza o si sofferma in una compassione sentimentale e sterile. La morale di Gesù sembra timida e insulsa a quelli che propugnano la lotta vigorosa e aggressiva per conquistare le cime verso le quali la vita ascende. Di fatto, invece, nessuno sforzo terrestre è più costruttivo, più progressivo di quello di Cristo. Non sarà la forza orgogliosa, ma la santità evangelica a salvaguardare e proseguire lo sforzo autentico dell'evoluzione.
Da: La lutte contre la multitude, in «Écrits du temps de guerre» Edit. Bernard Grasset, Parigi 1965 - pp. 126-127.
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" La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto. Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori? Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva. E' una distinzione illusoria. La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente, la Verità "
"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.
Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno... Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)
" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando... E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto... Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro. Manovra impossibile e fatale. La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide. Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936)
Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio. "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)
" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.
Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.
Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?
Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)
" Nel Cuore della Materia.
Un Cuore del Mondo,
Il Cuore d' un Dio"
(da Le Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)