Teilhard de Chardin
Incontro con Teilhard de Chardin attraverso varie testimonianzeMessaggi di Luglio 2009
Vari siti hanno pubblicato l’articolo di Giorgio Celli: “Il volenteroso gesuita di Darwin. Per lui l’evoluzione convergeva verso Cristo. E nella noosfera anticipò la nascita del Web” pubblicato dall’inserto del quotidiano La Stampa, Tuttoscienze.:
E’ certamente utile parlare e scrivere di Teilhard de Chardin, che il grande storico Arnold Toynbee aveva apostrofato come un gigante della cultura mondiale, ma riteniamo che ciò debba essere fatto prendendo in esame la globalità del pensiero del gesuita per poterlo presentare in forma giusta, ma anche critica , ai lettori (e sono molti quelli “affamati” di Teilhard: basti girare per il web per rendersene conto).
Il Prof. Giorgio Celli è un eminente etologo, ma forse non avendo approfondito l’opera di Teilhard non riesce a centrare l’obiettivo in senso giusto.
Il Prof. Fabio Mantovani,che ha scritto e tradotto varie opere del gesuita francese è l’ estensore del famoso : Dizionario delle opere di Teilhard de Chardin, opera unica in tutta Europa edito da I Gabrielli, ed ha scritto una lettera aperta, cortese ma ferma, al Prof. Giorgio Celli. La lettera aperta è stata inviata a Tuttoscienze, del quotidiano La Stampa, che fino ad oggi non ha ritenuto pubblicarla e portarla a conoscenza dei suoi lettori a completamento, come dicevamo, dell’informazione su Pierre Teilhard de Chardin.
Anche il Centro di Documentazione Teilhard de Chardin di Roma ha inviato copia della lettera aperta a tutti quei siti che avevano pubblicato l’articolo di Celli, ma fino ad oggi nessuno si è sentito in dovere di pubblicare la lettera aperta di Mantovani. Dopo aver atteso invano un qualunque riscontro, la lettera aperta è stata pubblicata nel sito www.biosferanoosfera.it curato dallo stesso Mantovani.
Dispiace dover ancora una volta constatare che il nome di Teilhard de Chardin susciti atteggiamenti di chiusura di questo genere. Di lui di vuoe parlare solo per criticarlo o per fare del gossip gratuito come nel recente libro bibliografico di J. Arnould su Teilhard di cui non si sentiva affatto la necessità.
Voglio pubblicare nel mio blog la lettera aperta di Fabio Mantovani così da ampliare la lettura e la conoscenza di padre Pierre Teilhard de Chardin
Giovanni Fois
Centro di Documentazione Teilhard de Chardin Roma
LETTERA APERTA AL PROF. GIORGIO CELLI
«Si riderà di colui che pronuncerà queste parole davanti all’Aeropago,
come si ride di un sognatore, e lo si condannerà».
Pierre Teilhard de Chardin
LETTERA APERTA A GIORGIO CELL
Caro Professore,
nell’articolo “Il volenteroso gesuita di Darwin. Per lui l’evoluzione convergeva verso
Cristo. E nella noosfera anticipò la nascita del Web” (a p. 4), Lei ha presentato ai lettori
una succinta valutazione del pensiero di Teilhard de Chardin, che merita alcune parole di
commento.
Mi permetto di rammentare che l’opera di Teilhard è una grande “Sintesi”, l’unica sinora
tentata nel nostro tempo. In quanto tale si presenta nella sua interezza, ma deve essere esaminata, in successione e senza salti, nelle singole tre grandi parti che la compongono:
1 – dall’inizio dell’evoluzione cosmica sino all’uomo;
2 – da un’umanità dispersa ad un’umanità unita nel Punto Omega (“umano”);
3 – dall’Incarnazione alla Cristogenesi, sino al Punto-Omega (“divino”, Cristo).
Nella prima parte, Teilhard:
- tiene conto di fatti accertati (come il graduale ingrossamento della capacità cranica
nella specie Homo);
- non si occupa delle casualità profonde1 (p.es. dei fattori in gioco nelle mutazioni);
- formula l’ipotesi di un lato “interno” nella materia e di due energie, “radiale” e
“tangenziale”2;
- assume come asse portante della sua visione evolutiva la dinamica di “complessificazione”,
associata a livelli crescenti di psichismo.
In questa prima parte vi sono argomentazioni che possono essere oggetto di critiche scientifiche.
La seconda parte è la più caratteristica del pensiero di Teilhard in quanto riguarda il futuro
dell’umanità e la formazione della Noosfera, il cui sviluppo corrisponde alla fase prettamente lamarckiana dell’evoluzione culturale e sociale.
In effetti, bisognerebbe verificare se, e fino a che punto, la complessificazione si realizza
nell’Umanità, che Teilhard considera come una “seconda materia”.
Questa parte, però, è praticamente ignorata dalla sociologia e dalle scienze della comunicazione.
La terza parte compete alla teologia cristiana, non alla scienza.3
Nel Suo articolo questi diversi piani sono confusi, sicché la visione teilhardiana che ne risulta sembra effettivamente un gran pasticcio. Analizziamo le Sue affermazioni una ad
una:
- “l’evoluzione di Teilhard de Chardin era conforme nei fatti a quella di Darwin”.
Non è esattamente così: Teilhard ritiene che la teoria darwiniana sia valida, ma in
modo insufficiente.4 La sua ipotesi di un lato “interno” nella Stoffa dell’Universo lascia
chiaramente intendere che egli include nel processo evolutivo un fattore lamarckiano,
il quale diviene preponderante, come già sottolineato, a partire dall’uomo;
- “Per Teilhard [invece che svolgersi alla cieca e senza scopo], l’evoluzione degli organismi obbediva a un grande progetto”.
Non c’è traccia negli scritti teilhardiani della parola “progetto”. Egli ammette il “caso”
e il “gioco dei grandi numeri”, ma la curva gaussiana non è… piatta (!) e pertanto:
«il gioco dei grandi numeri si unisce e si confonde con la finalità».5
Statisticamente, il moto evolutivo procede nel senso di una sempre maggiore complessificazione, a partire dal Big bang in avanti. La complessità del fenomeno non
consente però di conoscere in anticipo i suoi precisi esiti (per esempio di affermare
che l’apparizione dell’uomo, così com’è, era un evento del tutto prevedibile). Tuttavia,
Teilhard de Chardin – collegando sperimentalmente la crescita di complessità
all’incremento di psichismo – può sostenere che nell’umanità la coscienza collettiva
aumenta a mano a mano che in seno ad essa le interazioni si moltiplicano.
Questo processo, essendo illimitato (è esponenziale, ad esempio, l’accumulazione del
sapere), determina l’aumento di complessità-coscienza, che è tendenzialmente sollecitata
a raggiungere un suo apice massimo, il Punto Omega (“umano”).
Non compete alla scienza, ma alla teologia valutare se questo Punto Omega possa
coincidere, come Teilhard proclama, con il Punto Omega (“divino”), cioè con il Cristo;
- “Alcuni punti di vista del sistema teilhardiano hanno qualcosa di profetico: come
quando pensa che la biosfera, l’associazione dei corpi di tutti gli organismi, finirà
per evolversi nella noosfera”.
Mi dispiace constatare che Lei è un po’ all’oscuro della problematica Biosfera-
Noosfera, già ben delineata da Teilhard, Vernadskij e altri.6 Dalla sua affermazione
parrebbe inoltre che Teilhard abbia “indovinato” la formazione della Noosfera. La
meraviglia sparirebbe se fosse tenuto presente che il processo di complessificazione è
ininterrotto, anima tutta l’evoluzione, fisica, biologica e sociale;
- “L’evoluzione di Teilhard de Chardin può vantarsi, o addirittura millantare, di essere
scientifica? Non direi proprio: però è come se la scienza si fosse messa a sognare”.
Teilhard tiene in gran conto le acquisizioni scientifiche riferite ad un quadro temporale
di 13,5 miliardi di anni, in cui si sviluppa in modo continuo e crescente la complessificazione della materia atomica, molecolare e pluricellulare.7 Egli estende inoltre nel futuro la complessificazione sociale e spirituale dell’umanità.
La sua visione, come detto all’inizio, è una grande “Sintesi” che include evidenze
scientifiche, interpretazioni filosofiche e una lettura evolutiva della Rivelazione cristiana.
Certamente, prof. Celli, anche Lei avrà elaborato una propria personale Weltanschauung
che, - al fine di poter unificare la sua vita interiore, - non sarà esclusivamente
scientifica!
Anche la Weltanschauung di Teilhard de Chardin ha il medesimo fine.
Il Suo articolo dimostra quanto sia ancor oggi difficile l’accesso al pensiero di Teilhard de
Chardin. Ciò dipende da vari fattori, come ho messo in luce in altri luoghi.8 Ma un etologo,
qual è Lei, ha una particolare responsabilità nella valutazione del pensiero teilhardiano,
proprio perché la qualifica di “scienziato” conferisce maggior credito alle valutazioni
espresse, anche quando sono troppo sommarie e non documentate.
La saluto cordialmente
Fabio Mantovani
(dal sito www.biosferanoosfera.it )
Nota:
la presente “lettera aperta” è stata indirizzata alla Redazione de “La Stampa” l’11. 06. 09
e non ha avuto alcuna risposta. Sarà pubblicata in questo spazio qualora fosse ricevuta.
1 P. Teilhard de Chardin, La visione del passato, il Saggiatore, Milano 1973, pp. 366-367.
2 P. Teilhard de Chardin, Il fenomeno umano, Queriniana, Brescia 1995, pp. 49-61.
3 Molti teologi, sovente allergici ai concetti scientifici, non si curano granché della prima e seconda parte, cui sono invece strettamente collegate le proposte teologiche di Teilhard.
4«Emergenza del più adatto, selezione naturale: non sono parole vane, purché non le si consideri come ideale conclusione
o come spiegazione ultima…Un processo che non è soltanto il Caso, con cui lo si è voluto confondere, ma una Casualità orientata», cfr. P. Teilhard de Chardin, Il fenomeno umano, op. cit. p. 103.
5 P. Teilhard de Chardin, L’avvenire dell’uomo, il Saggiatore, Milano 1972, p. 174.
6 Cfr. http://www.biosferanoosfera.it/scritti/NOOSFERA.pdf
7 Le acquisizioni fisico-matematiche che hanno portato alla definizione del “principio cosmologico” confermano questo lungo percorso di “complessificazione”: cfr. J.D.Barrow & F.J.Tipler, Il principio antropico, Adelphi, Milano 2002.
8Cfr.http://www.biosferanoosfera.it/scritti/OPACITA%20E%20SPLENDORI%20OPERA%20TDC%20per%20pdf.pdf
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ALL’ULTIMO MOMENTO
Quando sul mio corpo
(e ben più sul mio spirito)
comincerà a mostrarsi l’usura degli anni,
quando si abbatterà su di me, dal di fuori,
o nascerà in me dal di dentro,
il male che sminuisce o porta via,
nell’istante doloroso in cui prenderò coscienza
che sono malato o che sto diventando vecchio,
in quell’ultimo momento, soprattutto,
quando sentirò di sfuggire a me stesso,
assolutamente passivo
in mano a grandi forze sconosciute
che mi hanno formato,
in tutte quelle ore buie,
donami, mio Dio, di comprendere
che sei tu (ammesso che la mia fede sia così grande)
che separi dolorosamente le fibre del mio essere
per penetrare fino al midollo della mia sostanza
e trascinarmi in te.
Pierre Teilhard De Chardin
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" La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto. Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori? Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva. E' una distinzione illusoria. La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente, la Verità "
"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.
Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno... Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)
" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando... E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto... Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro. Manovra impossibile e fatale. La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide. Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936)
Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio. "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)
" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.
Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.
Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?
Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)
" Nel Cuore della Materia.
Un Cuore del Mondo,
Il Cuore d' un Dio"
(da Le Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)