Messaggi del 22/06/2008

Post N° 5

Post n°5 pubblicato il 22 Giugno 2008 da bioantroponoosfera

FeliceBalbo

ESSERE E PROGRESSO

In OPERE 1945-1964

Editrice Boringhieri 1966

 

Qui è pubblicato il brevissimo  lavoro che Felice Balbo  aveva scritto su Teilhard de Chardin.

Lo scritto fa  parte di tutto il materiale organizzato dall’autore in vista della pubblicazione  del nuovo libro: Essere e progresso, mai uscito per la morte del filosofo.

I curatori dell’opera postuma  lo hanno posto come  Frammento M nella parte Va, Capitolo terzo con il titolo: Mie opinioni sul modo di comprendere Teilhard.

Non ci è dato di sapere la data in cui Balbo scrisse il testo riportato né quali opere avesse letto il filosofo italiano

Il lavoro di Balbo è lo stesso che lessi, su fogli dattiloscritti  negli anni ’60  e dopo quella lettura mi è nata la curiosità di ricercare tutto quanto veniva pubblicato su questo gesuita  e di raccogliere tutto quanto veniva pubblicato su di Lui e sul suo pensiero.

 

ESSERE E PROGRESSO.

Capitolo Terzo

Frammento M

Mie opinioni sul modo di comprendere Teilhard

Tener presente la sua biografia e lo scopo preciso dato alla sua vita.

Suo scopo è stato, volendolo riassumere in una sola definizione – ridare, in modo moderno,un senso pieno e tangibile della vita   stabilendo pertanto un ponte tra la Chiesa e la scienza, la tecnica e la civiltà. Senza voler trarre illazioni, mi ha molto colpito il fatto che Teilhard sia morto il giorno di Pasqua.

Non si pone mai in modo esplicito, e  lo sa, dei problemi filosofici o teologici, ma solo problemi che nascono dalla sua esperienza di paleontologo e di antropologo e di sacerdote che vive la liturgia. Natura e liturgia sono i poli della sua vita.

Il suo linguaggio è spesso immaginoso e poetizzante,, ma, se ben si osserva, è rigoroso: nasce sempre dall’osservazione,  dalla generalizzazione e infine dal tentativo i fissare la generalizzazione con il termine. Non sono mai termini vaghi e allusivi. Compresi i termini come anima, spirito, coscienza, ecc. che non sono mai pensati in termini filosofici ma in termini rigorosamente fenomenici.  Naturalmente ciò è tanto più chiaro nei termini creati ad hoc da lui, come il dedans e il delors, come la noosphere, ecc. Pertanto il suo sistema può ben dirsi un’ipotesi di lavoro scientifico.  E così egli l’ha sempre intesa.  Malgrado l’ampiezza e la totalità dello sguardo sul cosmo, si mostra molto avvertito sui limiti del suo punto di vista di naturalista e si mostra spesso consapevole dei vari postulati della civiltà moderna, da quelli del pensiero filosofico a quelli sociali.

 

Intende parlare a credenti , come a non credenti.  Anche questo è un criterio dell’autore che spiega molte cose, a mio avviso.  Tanto più se a quello si aggiunge che si tratta pur sempre di un gesuita.

In genere le critiche più gravi a Teilhard sono state  male fondate e le critiche di eresia o paraeresia non hanno fondamento.

Il punto che a me pare più dubitabile ma anche questo lo dico con molta riserva, riguarda il problema del male.  Anche  a tale proposito, in ogni caso,io noterei che l’ipotesi cosmologica di Teilhard potrebbe essere rettificata o modificata, senza però mutare la sua fisionomia d’insieme.  Non credo, in altri termini che le critiche che si possono fare a Teilhard, siano in grado di distruggere alla radice la sua ipotesi.

Volendo accennare brevemente ai punti che riconsidererei, indicherei i seguenti:

1        Considerare se è stata buona la sua scelta della tradizione francescana invece di quella tomista sul motivo dell’Incarnazione; nel senso che quella tomista avrebbe orientato diversamente la sua osservazione dei fatti.

2        2  Se l’Incarnazione è motivata dal peccato dell’uomo, tutta la visione dell’evoluzione ne può essere tragicizzata.

3        3  Peraltro, per la sua concezione del punto Omega,non potrebbe essere sufficiente pensare al Verbo, anche senza Incarnazione? Dando pieno sviluppo alla funzione dello Spirito nel creato?

4        In questa diversa ipotesi, sarebbe accentuato l’aspetto di Redenzione e di Recupero del Cristo.

5        In questo quadro la riuscita dell’evoluzione diverrebbe frutto di opera e di preghiera, di natura e grazia e sarebbe certamente meno ottimistica di quella che sembra risultare dall’impostazione teilhardiana.  Infine risulterebbe diversamente interpretabile il male connesso con la stessa finitezza e molteplicità, in quanto il male sarebbe di un mondo abbandonato alla sua finitezza e sotto il dominio di un principio attivo del male

Che il pensiero di Teilhard si presti a molti equivoci è cosa che  può ormai essere considerata pacifica.  E’ un fatto.  Un fatto dimostrato sia dai teilhardiani, sia dai contestatori di Teilhard.  E’ ormai ampiamente avviato lo studio storico-critico interpretativo per accertare quale fu veramente il pensiero di Teilhard e se e come Teilhard mantenga in sé gli equivoci cui ha dato origine di fatto.

E’ però anche un fatto che Teilhard è entrato a far parte della discussione filosofica-scientifica del nostro tempo.  Pertanto può sembrare utile, accanto agli altri, anche lo studio che cerchi di porre a fuoco i problemi che Teilhard ha contribuito in modo decisivo a imporre all’attenzione dell’uomo di oggi e quale sia pertanto il contributo positivo del suo pensiero su tale problemi.

In Teilhard si trova un’ispirazione mistica, profetica, apologetica. IL che non vuol dire che ciò caratterizzi in modo dominante la sua opera, ma solo la sua persona, il suo stile, il suo comunicativo entusiasmo.

In Teilhard si trova una tendenza poetica e scenografica.

In Teilhard si trova costantemente la distinzione di ciò che pensa e scrive dalla teologia e dalla filosofia. L’una e l’altra vengono considerate come dimensioni conoscitive essenziali e non perseguite come tali dalla sua ricerca.

In Teilhard si trova l’affermazione di porsi  da un preciso punto di vista, quello di tutto il fenomeno, e di inaugurare pertanto un tipo di conoscere chiamato iperfisica o ultrafisica.  Differenziando questo procedimento conoscitivo da quello propriamente scientifico.

I critici, come anche  i sostenitori di Teilhard , non tengono conto a sufficienza della carenza obiettiva del pensiero filosofico cattolico e non cattolico.

Se Teilhard si è giovato, e magistralmente, dell’immaginazione, non è per disprezzo della filosofia e della teologia, o per fare poesia,o non rendendosi conto dell’estremo rischio di estrapolazioni ardite come le sue.  E non è nemmeno che non si rendesse conto chela sua ricerca, la sua avventura, avrebbe comportato imprecisioni, sproporzioni e anche errori.

Sta il fatto che le intenzioni a cui lo conducevano i suoi studi di scienziato e la sua anima sacerdotale trovavano il pensiero filosofico in genere e quello tomista in particolare completamente impreparato a fornire un quadro metafisico proprio e pertinente per accogliere intuizioni e controllare il significato nell’ordine  dell’essere orientandone la concettualizzazione e quindi la sistemazione. I vari sistemi filosofici non tomisti, salvo, forse,il pensiero di Bergson 

il quale però non è un sistema e quindi manca intrinsecamente di una funzione essenziale della filosofia erano deficienti perché idealisti, ossia incapaci di contatto autentico con l’essere; il pensiero tomista, perché rimasto nel quadro di un assetto sistematico statistico e intellettualistico.

L’evoluzionismo di Teilhard è assoluto nel senso che non accetta alcuna realtà materiale come fissa. Non di più. Non è vero che tale evoluzionismo continua a non ammettere più nulla che venga dall’alto.  Semplicemente, mettendosi dal punto di vista iperfisico di Teilhard, l’alto diventa infimo, l’eterno nel tempo, l’increato nel creato, ecc. Ma tutto ciò non solo non è in contrasto con la metafisica tomistica: ne è invece la più precisa tradizione fisica.

Innanzi tutto, che nessuna realtà materiale debba essere fissa si trae dal concetto stesso di materia nel senso che sussiste e consiste per sé in qualche modo, ma Dio è in esso più autenticamente del suo stesso essere.  Dio non è in esso più autenticamente del suo stesso essere.  Dio non è altro se non in una immaginazione infantile. In realtà è in ogni cosa perché e.  Ora, guardando dall’interno del fenomeno, come Teilhard, guardando cioè iperfisicamente, Dio non si vede se non indirettamente, se non nel dedans

 

 
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Post N° 6

Post n°6 pubblicato il 22 Giugno 2008 da bioantroponoosfera
Foto di bioantroponoosfera

Teilhard de Chardin.
Profeta di una coscienza planetaria

di Serge Lafitte

Avevo guardato con simpatia quel lungo volto energico e fine, i cui tratti accentuati da rughe precoci sembravano scolpiti nel legno duro. L'occhio scintillante e vivace aveva qualche cosa di ridente senza essere ironico. Parlava con la vivacità e l'animazione propria di coloro che si appassionano. La sua parola era avvincente, arrivava fino all'anima, con quella potenza persuasiva che è propria degli apostoli. L'autore di questo incisivo ritratto di Pierre Teilhard de Chardin è Henri de Monfreid. Siamo nell'aprile 1926, il Pirata del mar Rosso ha incontrato il gesuita paleontologo sulla nave che porta quest'ultimo in Cina. Personaggio alla Joseph Kessel, trafficante di armi e di hascish, avventuriero e presto scrittore, Monfried ha riconosciuto, al di là di tutto quel che li separa, un uomo della sua tempra. Anche il reciproco è vero. E sigilla un'amicizia che non verrà più meno.

Abbiamo capito: incrociare la strada di Teilhard, come lo chiameranno gli amici, non può suscitare l'indifferenza! Nato il 1° maggio 1881, è il quarto degli undici figli di una famiglia molto cattolica, il cui motto gli si adatta come un guanto: “Dal fuoco è la loro forza, dal cielo è la loro nascita”. Per desiderio del più perfetto ha scelto, a diciassette anni, la Compagnia di Gesù, la cui formazione gli ha dato un gusto profondo per la filosofia e la teologia. Ma è la scienza che attira soprattutto questo appassionato di geologia. Dopo la sua ordinazione al sacerdozio, raggiunge, nel 1912, il laboratorio di paleontologia del Museo di storia naturale di Parigi. Mobilitato come barelliere nel 1914, il giovane sacerdote ritorna dall'inferno delle trincee bardato di decorazioni e definitivamente segnato da quel “battesimo nella realtà” che lo ha fatto avvicinare all'umanità in quel che ha di peggio e di meglio.

Uno spirito libero

Ma il cattolico idealista guarda ormai con occhio critico una Chiesa che giudica troppo lontana dalle realtà umane. Divenuto professore all'Institut catholique di Parigi, ha ottenuto con successo il dottorato in geologia nel 1921 e continua delle ricerche che gli valgono, nel 1923, il premio della Société géologique de France. Valutazione della commissione: “Osservazione penetrante, associazione preziosa quanto rara del gusto della fine analisi con quello dalla potenza di sintesi, grande indipendenza di spirito.” Ma al contrario, nella gerarchia cattolica tali qualità intellettuali susciteranno meno entusiasmo… Come scienziato convinto che l'umanità è il prodotto del lungo processo dell'evoluzione, il religioso ritiene che la teologia cattolica dovrebbe, in conseguenza, rivedere la sua interpretazione della Creazione divina e del peccato originale commesso da Adamo ed Eva.

Nell'epoca in cui la Chiesa romana considera ancora la teoria dell'evoluzione come una delle più pericolose fra le teorie materialiste, la sua intrusione proprio nel seno dell'istituzione fa presto a spaventare i custodi dell'ortodossia. Effettivamente, è un “esiliato” che nel 1926 prende la via della Cina per continuarvi delle ricerche avviate in occasione di una missione scientifica nel 1924. Un soggiorno durante il quale ha scritto uno dei suoi testi più mistici, la Messe sur le Monde. L'esilio è il risultato delle pressioni del Vaticano per allontanare da Parigi un conferenziere le cui idee suscitano già troppa eco nei circoli cattolici soffocati da una teologia che, per l'essenziale della sua concezione del mondo, non ha quasi avuto alcuna evoluzione dal Medioevo e Tommaso d'Aquino. Il cristianesimo, ritiene invece Teilhard de Chardin, “mi appare ora molto meno come un insieme chiuso e costituito che come un asse di progresso e di assimilazione. Fuori di questo asse non vedo al mondo alcuna garanzia, alcuna via di uscita. Ma intorno a quest'asse intravedo una quantità immensa di verità e di atteggiamenti ai quali l'ortodossia non ha ancora fatto posto”.

Disciplinato, lui che si rivendica come un super cattolico, ha obbedito agli ordini dei superiori gesuiti. Teilhard de Chardin passerà così una ventina d'anni in Cina, intervallati da brevi ritorni in Francia e vi acquisterà un riconoscimento scientifico internazionale. Partecipa in particolare alle ricerche che scoprono il sinantropo, uno degli antenati asiatici dell'uomo. Egli che non vuole“lasciar perdere alcuna occasione di sperimentare e di ricercare” fa parte anche della “Crociera gialla”, una spedizione sulla Via della seta organizzata con l'appoggio del costruttore di automobili André Citroën. Tutto questo non gli impedisce di approfondire una riflessione che unisce scienza, teologia e voli mistici centrati sulla figura di Cristo. Così ha riassunto il suo Credo: “Io credo che l'Universo è una Evoluzione. Io credo che l'Evoluzione va verso lo Spirito. Io credo che lo Spirito nell'Uomo si completa nel Personale. Io credo che il Personale è il Cristo-universale”.

Frutti di questa ricerca appassionata, vari dei suoi testi più ambiziosi, come le Milieu divin o le Phénomène Humain sono stati elaborati durante l'esilio cinese. Ma, in
conseguenza dell'interdetto romano, e della sua obbedienza di gesuita
straziato, non saranno pubblicati, come tutti gli altri suoi scritti,
che dopo la sua morte, avvenuta il 10 aprile 1955 a New York, il giorno
di Pasqua… Nel frattempo, dopo il ritorno dalla Cina nel 1946 e un
primo allarme cardiaco, il paleontologo ha potuto effettuare due
soggiorni scientifici nel Sudafrica. Si è meravigliato che “l'Africa non sia stata identificata fin dal primo momento come la sola regione del mondo dove ricercare, con qualche possibilità di successo, le prime tracce della specie umana…” Una ipotesi promessa a un bell'avvenire scientifico.

L'idea di noosfera

Sul versante religioso, il tentativo di sintesi tra scienza e fede cristiana di Teillhard è indubbiamente collegato con il rinnovamento intellettuale che ha consentito al concilio Vaticano II, negli anni '60, di aprire finalmente la Chiesa cattolica alle realtà del mondo moderno. Ma, sovrabbondanti e spesso ardue come sono, le sue riflessioni non sempre hanno potuto raggiungere il loro obbiettivo teologico. Troppo mistico, forse, o troppo sconcertante nelle sue audacie concettuali dagli accenti profetici. Dopo essere caduto in una relativa dimenticanza, Pierre Teilhard de Chardin, paradossalmente, è risorto al di fuori della sfera cattolica alla fine del secolo scorso con la sua idea di noosfera. Questa si origina nella concezione teilhardiana del fenomeno umano che è, secondo lui, il risultato di una evoluzione guidata, un processo orientato dal progetto divino. In questo quadro, Teilhard presente che l'umanità debba ormai sviluppare una sorta di coscienza planetaria. Questo nuovo stadio evolutivo, che chiama “noosfera”, consiste in una mutazione spirituale che consentirà agli umani di raggiungere la tappa ultima della loro evoluzione, il punto Omega, stadio supremo di una fusione con la figura del Cristo, incarnazione di una umanità pienamente realizzata…

Al cuore dell'attuale processo di mondializzazione, alcuni guru della cibernetica hanno voluto vedere nell'esplosione del fenomeno Internet l'irruzione della coscienza planetaria attesa da Teilhard de Chardin. Certamente l'idea non gli sarebbe spiaciuta. Ma la sua visione della noosfera, “involucro pensante della terra” rimane di ben altra dimensione etica e spirituale…

(da Le monde des religions, 11, p. 50-54
L'indirizzo di questo articolo è: http://www.dimensionesperanza.it/modules/xfsection/article.php?articleid=2735

 

 

 
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RIFLESSIONI TEILHARDIANE

"  La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto.  Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori?  Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva.  E' una distinzione illusoria.  La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente,  la Verità "   

                                                                                                                                                          

 

" Senza che si possa dire per ora in quali termini esatti, ma senza che vanga perduto un solo frammento del dato, sia rivelato che definitivamente dimostrato, sul problema scottante delle origini umane, l'accordo si farà senza sforzo, a poco a poco, tra la Scienza e il Dogma.  Intanto, evitiamo di respingere anche il minimo raggio di luce, sia da una parte che dall'altra.  La fede ha bisogno di tutta la verità". (da Les Hommes fossiles, marzo 1921) 
 
" Inventariare tutto, provare tutto, capire tutto. Ciò che è in alto, più lontano di quanto è respirabile, e  ciò che è in basso, più profondo della luce.  Ciò che si perde nelle distanze siderali, e ciò che si dissimula sotto gli elementi... Il sole si alza in avanti... Il Passato è una cosa superata...  La sola scoperta degna dei nostri sforzi è come costruire l'Avvenire". (La découverte du passé, 5 settembre 1935)
 

"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.

Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno...  Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)

 
"  Chiniamoci dunque con rispetto sotto il soffio che gonfia i nostri cuori per le ansie e le gioie di "tutto tentare e di tutto trovare".  L'onda  che sentiamo passare non si è formata in noi stessi.  Essa giunge a noi da molto lontano, partita contemporaneamente alla luce delle prime stelle.  Essa ci raggiunge dopo aver creato tutto lungo il suo cammino.  Lo spirito di ricerca e di conquista è l'anima permanente dell'Evoluzione" (Il Fenomeno Umano 1940)
 

" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando...  E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto...  Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro.  Manovra impossibile e fatale.  La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide.  Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936) 

 
" L'Energia diventa Presenza...  Sembrerebbe che un solo  raggio di una tale luce, cadendo come una scintilla in qualsiasi punto della Noosfera, dovesse provocare un'esplosione abbastanza forte da incendiare e rinnovare quasi di colpo la faccia della Terra. Allora, come è possibile che, guardando attorno a me, è ancora tutto inebriato di ciò che mi è apparso, io mi trovi pressochè solo della mia specie?  Solo ad aver "visto"?...  Incapace, quindi, quando me lo si chiede, di citare un solo autore, un solo testo, in cui si riconosca, chiaramente espressa, la meravigliosa "Diafania" che, per il mio sguardo, ha trasfigurato tutto ?"  (Le Christique, marzo 1955) 
 
....IN QUESTA APERTURA VERSO QUALCHE COSA CHE SFUGGE ALLA MORTE TOTALE, L'EVOLUZIONE E' LA MANO DI DIO CHE CI RICONDUCE A  LUI . ( La Biologie, poussee à fond,peut-elle nous  conduire à èmerger dans le transcendant?  Maggio 1951)
 

Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio.  "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)

 

" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.

Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.

Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?

Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)

 

" Nel Cuore della Materia.

   Un Cuore del  Mondo,

    Il Cuore d' un Dio"

        (da Le  Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)

 
" Nella peggiore delle ipotesi, se ogni possibilità futura di parlare e di scrivere si chiudesse davanti a me, mi rimarrebbe, con l'aiuto di Gesù, quella di compiere questo gesto, affermazione e somma testimonianza della mia fede: scomparire,m inabissarmi in uno spirito di Suprema Comunione con le forze  cristiche  dell'Evoluzione  (da Note di esercizi spirituali, 22 ottobre 1945) 
 
 
 

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