Teilhard de Chardin
Incontro con Teilhard de Chardin attraverso varie testimonianzeMessaggi del 31/07/2008
Teilhard e Jung
Nel 1961 Miguel Serrano, scrittore di fama internazionale, andò a trovare Jung, malato, nella sua casa a Kusnacht e mentre lo intervistava sbirciò sul tavolo accanto a Jung e notò, con sorpresa, il libro di Teilhard de Chardin: Le Phenomene Humain.
Serrano, incuriosito, chiese a Jung se l'avesse letto e Jung rispose, secco e asciutto: E' un grande libro!
Teilhard e Corto Maltese
Si, avete letto bene! Teilhard de Chardin appare in un acquerello di Hugo Pratt ambientato in Etiopia.
Nell'acquerello sono stati riprodotti lo scrittore e romanziere Henry De Monfried ( vedi anche massaggio n. 6) e il paleontologo Teilhard de Chardin.
L'ambienrazione è l'Etiopia, ed è il 1928, e l'acquerello è stato pubblicato sulla Rivista di Fumetti Corto, edizione francese, n.5 del febbraio 1966 e oggi fa parte della collezione della casa editrice Lizard.
Sinfonia dedicata a Teilhard
Il compositore Edmond Rubbra ha dedicato la sua sinfonia n.8, La Messa sul Mondo a Teilhard de Chardin (Chandos Chan 9714).
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Teilhard deve la sua fama alla paleontologia; basti ricordarlo nella scoperta dell'Uomo di Pechino. Come paleontologo e niente altro sarebbe già un gigante, ma in realtà è anche un poeta e un cristiano, e questo lo qualifica come un gigante della spiritualità. Con un ingegno che vede oltre le convenzionali dicotomie del pensiero (per esempio, quella tra "materia" e "spirito") spazza via le barriere fra le discipline specializzate che separano i mandarini accademici.
Nella visione teilhardiana la materia e la coscienza costituiscono le facce esterne e interne di una sola e eguale realtà. L'interno delle cose ha cominciato e continua ad affermare la sua indipendenza di fronte all'esterno. Dalle sue manifestazioni materiali fino alla comunione dei santi, l'universo si apre a tastoni una strada. L'universo materiale può regredire e cadere, come predicano alcune scuole di pensiero scientifico, ma la Città di Dio non finirà.
Questa fede di Teilhard che lo spirito sopravviverà alla materia, pur derivandone, è illustrata in modo commovente nella sua storia personale. La sua visione simultanea e sinottica degli obiettivi della scienza e della religione, è stata una pietra di inciampo sia per le autorità scientifiche che per quelle religiose. Quantunque quest'ultime siano di parere diverso su quasi tutti gli altri argomenti, pure si accordano - almeno per ora - nella compiacenza che mettono a mantenere l'universo diviso in compartimenti stagni. I superiori ecclesiastici proibiriono a Teilhard di pubblicare le sue opere scientifiche e filosofiche e alla fine gli proibirono anche di continuare a scrivere su temi filosofici, e Teilhard osservò lealmente il suo voto di obbedienza.
Ma una tale proibizione non poteva estendersi alla pubblicazione postuma. Così Teilhard sapeva che doveva aspettare la separazione dal corpo per comunicare la sua visione ad altre anime, e sapeva anche che, stando così le cose, poteva parlare, Eccolo dunque, oggi parlare.
Teilhard è un ardente interprete delle idee evoluzionistiche, ma segue direttive differenti da quelle di Darwin. Non combatte affatto la maniera in cui Darwin spiega l'evoluzione, ma si concentra su un altro aspetto dell'evoluzione, che trova più significativo. Secondo lui, il movimento principale dell'universo è consistito, e consiste, nell'andare a tastoni in direzione della coscienza, E qui Teilhard lotta corpo a corpo con il problema della novità. E' convinto che l'apparire di una cosa nuova significhi che la cosa nuova esisteva già, e perfino dall'inizio. La novità è naturalmente un paradosso per la logica, pur essendo un luogo comune dell'esperienza. Per Teilhard, Dio è ancora nell'avvenire. E la suprema Personalità cosciente, nella quale tutte le altre personalità coscienti realizzeranno l'unione e l'armonia. E nello stesso tempo, Dio è là fin da principio.
Le Phènoméne humain è un libro difficile. Il tema è già difficile per se stesso, e in parte è espresso con una nuova terminologia. Parole nuove per idee nuove, e quelle coniate da Teilhard sono le stesse evocative di un poeta. La "noosfera", il "punto Omega": questi neologismi sono l' iinterpretazione di visioni nuove, e perciò difficili da capire. D'altronde l'esposto teilhardiano non potrebbe farne a meno. Nel corso della lettura si ha la sensazione di essere trasportati da uno spirito che è l'Evoluzione stessa. Teilhard irrompe attraverso le barriere intellettuali apparentemente impenetrabili, contundendosi i piedi sul pietrame dei nuri crollati. Il suo libro è un atto di liberazione spirituale. La sua visione di unità va incontro a una necessità spirituale del nostro tempo
Arnold Toynbee
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Ho ritrovato tra i miei appunti una pagina tratta dal volume: AA.VV. Scienza e Fede, Morcelliana, Brescia, 1965.
Questa pagina riproduceva un documento firmato da un gruppo di ricercatori e professori dell' Accademia Francese di Scienze presieduta allora dal Prof. Villart in cui appare il nome di Pierre Teilhard de Chardin. Il documento dovrebbe essere datato fine 1947 e rappresenta una Dichiarazione programmarica su Scienza e Fede.
E' un documento interessante, forse uno dei pochi che vede protagonista anche Teilhard dopo la proibizione di scrivere e partecipare a manifestazioni pubbliche ( attenzione, qui non parliamo del Monitum che è arrivato dopo la morte di Teilhard) E' noto che all'inizio degli anni '50 Teilhard ebbe il permesso di rientrare in Europa per alcuni mesi. Ma la voglia di parlare, di scrivere fece si che gli venne espressamente chiesto di ritornarsene negli Stati Uniti. Ed erano passati solo pochi giorni: E molto probabilemte la firma è stata appoosta durante questo ultimo viaggio di Teilhard in Europa. Purtrooppo non ho altri elementi che possano collocare questo documento in una data certa. Ma val la pena leggerlo soprattutto oggi che il dibattito Scienza e fede ha avuto un revival di interesse.
Ecco il testo:
" La Scienza è una delle più belle tra le attività che si propongono all'uomo. Conioscere sempre di più, manifestare la potenza dell'intelligenza attraverso la conquista sempre più estesa delle forze della natura sono questi i compiti principali dell'umanità.
La gioia di scoprire, la possibilità di trasformare il mondo sono le più belle ricompense dello sforzo di ricerca. Sono inoltre legami di cui lo spirito unano può, a giusto titolo, gioirsi. Siamo fieri di partecipare a questa grande opera perseguita nella formazione di generazioni di uomini di tutti i paesi, di tutte le origini, riuniti in una magnifica comunità di aspirazioni verso una più grande Verità.
Siamo sicuri che, nonostante la sua grandezza la scienza non può e non potrà mai risolvere tutti i problemi. Il significato ultimo dell'uniuverso e dell'esistenza umana le sfugge. Siamo parimenti sicuri che l'orientamento del camminio dell'umanità verso il Bene o il Male richiede un orientamento religioso che oltrepassa il piano scientifico.
Pensiamo inoltre che nella ricerca delle verità scientifiche e nei risultati che essa ci offre nulla è in opposizione con una concerzione cristiana del mondo. La nostra conoscenza della scienza del resto, ci permette di affermare con maggiore profondità certi aspetti dei problemi religiosi.
La scienza, nel darci una visione sempre più ampia dell'universo ci obbliga ad una comprensione sempre più profonda del mistero cristiano.
La vera vocazione dello scienziato cristiano è di edificare questa armonia da cui, ci sembra, dipende l'avveire spirituale dell'umanità "
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" La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto. Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori? Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva. E' una distinzione illusoria. La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente, la Verità "
"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.
Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno... Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)
" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando... E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto... Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro. Manovra impossibile e fatale. La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide. Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936)
Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio. "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)
" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.
Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.
Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?
Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)
" Nel Cuore della Materia.
Un Cuore del Mondo,
Il Cuore d' un Dio"
(da Le Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)