Messaggi del 02/09/2008

Post N° 63

Post n°63 pubblicato il 02 Settembre 2008 da bioantroponoosfera
Foto di bioantroponoosfera

Teilhard, l’irresistibile moto che riunirà il mondo

 

In una sua bellissima poesia Garcia Lorca narra la sofferenza di una formica che, dopo essere riuscita a vedere le stelle dalla cima dell’albero più alto, non è in grado di far capire alle compagne quelle nuove realtà.  Le descrive come “migliaia di occhi nelle tenebre” e come “luci che portiamo sulla nostra testa”.  Inutile: le formiche non la comprendono, la maltrattano, la feriscono. Cio nonostante lei non la smetteva di ripetere: “Si, ho visto le stelle”.  Anche Teilhard de Chardin ha incontrato serie difficoltà nel far capire ciò che aveva visto.

Il linguaggio, il dire, è una modalità di rappresentazione lineare che mal si presta a descrivere delle “totalità”.  Per esempio non sapremmo come trasmettere esattamente l’immagine di un quadro di Degas, che invece potrebbe essere colta, in un istante, con un semplice sguardo.  Ancora più ardua, si capisce, è la descrizione di realtà che oltrepassano la gamma o la portata dell’occhio umano  e sono soltanto afferrabili mediante uno sforzo  dell’intelletto o con l’intuizione, anche questa istantanea.

Ebbene, a quarant’anni falla morte di Teilhard de Chardin – si spense a New York il 10 aprile 1955 – ci chiediamo: ma che cosa ha egli precisamente visto?

Pochi giorni prima della sua morte, egli scrisse ne Il Cristico: “ Per quale motivo, guardando attorno a me ed ancora tutto inebriato di ciò che mi è apparso, io sono quasi solo nella mia specie?  Solo ad aver visto?”  Oggi siamo in grado di rispondere: per di più di un motivo.  I suoi scritti – editi postumi, non nell’ordine cronologico in cui furono redatti, non tutti rivisti dall’autore, nella speranza di pubblicarli – suscitarono fra gli anni ’60  e ’70 entusiasmi, curiosità e interessi di vario tipo.  Si formò una folla eterogenea in gran parte di “sognatori” ammaliati soprattutto dal linguaggio poetico di Teilhard e dalla sua vaticinante prospettiva di un irreversibile moto verso l’unificazione del Mondo, verso una nuova Umanità: un’atmosfera un po’ confusa, ricca di speranze e di attese.  Accadde quel che Teilhard temeva, ossia che la sua visione, colta superficialmente da persone ancora impreparate, potesse divenire una sorta di “nuova religione” con cui rimpiazzare il Cristianesimo tradizionale (vedi lettera a L.Swan del 25 gennaio 1937).  E’ ovvio che tutto questo non poteva non avere riflessi negativi sull’iniziale accoglienza della Chiesa

C’è però qualcosa di più sostanzioso nelle stroncatura del pensiero di Teilhard da parte di taluni autorevoli teologi e filosofi:  l’aver forse preso per essenziali delle prospettive che per lui costituivano soltanto possibili deduzioni da una semplice e illuminante realtà sperimentale.  Medesimo spostamento di “oggetto” che si è verificato nei confronti di Darwin e di Freud.  Infatti, demolendo in tutto o in parte le loro “teorie” (darwinismo e psicanalisi) si cade spesso nel rischio di non vedere la luce gettata sulla nostra realtà dalle loro scoperte: l’Uomo, in quanto specie, deve essere pensato in modo radicalmente diverso dopo Darwin, così come la psiche dell’Uomo risulta, per contenuti e dinamiche, molto più complessa e problematica dopo Freud.

Di Teilhard,  la critica può benissimo sostenere che sono inaccettabili molte sue riflessioni, ma dovrebbe sentirsi vincolata a modificarle o a sostituirle con altre che siano coerenti con i risultati dell’osservazione scientifica.  D’altronde,  Teilhard ha sempre considerato le sue idee come dei tentativi, delle proposte da discutere e non come sintesi definitive (“altri facciano meglio di me”).  La realtà che Teilhard vede non è quella racchiusa entro un campo di un telescopio ma è l’intero cielo senza limiti di spazio-temporali.  Il moto evolutivo, lo si vede,  purchè non si chiudano gli occhi, va irresistibilmente verso la nebulosa originario dell’Uomo.  Questi ne è attraversato assialmente, per il fatto di esserne l’elemento cosciente e ha la responsabilità di prolungarlo “in avanti e in alto” divenendo più umano, spiritualizzandosi.

Avviene ancora di intravvedere tutto ciò come un’ombra indefinita, priva di conseguenze concrete.  Ma accade anche, dopo Teilhard, che l’Universo sia visto in modo concettualmente e spiritualmente armonioso.  La visione di Teilhard è incoraggiante: consente di vedere la nostra vita intessuta nella stoffa e nel respiro del Cosmo; risponde al bisogno di ogni uomo – redente o non credente – di scorgere coerenza e senso nella struttura e nella dinamica dell’Universo; offre alla persona di fede delle forti ragioni per sostenerla, a fronte di un sapere  riduzioni stico e incapace di grandi sintesi, quando invece occorre “emergere per vedere chiaro”;  è un inno dell’Universo, in Cosmogenesi, che magnifica ancora di più il Creatore.

Lo studio delle opere di Teilhard de Chardin dovrebbe perciò essere ripreso, lasciando da parte i pregiudizi frettolosamente  formulati su di lui senza forse conoscerlo a fondo.   Si consideri il fatto significativo che gli scritti teologici (La mia Fede) e la sintesi del suo pensiero (Il Cuore della Materia) sono apparsi in traduzione italiana soltanto nel 1968.  Nel quarantesimo della sua morte, la riedizione de Il Fenomeno umano – opera fondamentale, insieme all’Ambiente Divino -  onora la memoria di Teilhard de Chardin.  Ma onora altresì la cultura in senso lato, la “grande” cultura, volta a illuminare il cammino dell’Uomo.

 

Fabio Mantovani

da “ Avvenire, 9 aprile 1995”

 
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RIFLESSIONI TEILHARDIANE

"  La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto.  Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori?  Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva.  E' una distinzione illusoria.  La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente,  la Verità "   

                                                                                                                                                          

 

" Senza che si possa dire per ora in quali termini esatti, ma senza che vanga perduto un solo frammento del dato, sia rivelato che definitivamente dimostrato, sul problema scottante delle origini umane, l'accordo si farà senza sforzo, a poco a poco, tra la Scienza e il Dogma.  Intanto, evitiamo di respingere anche il minimo raggio di luce, sia da una parte che dall'altra.  La fede ha bisogno di tutta la verità". (da Les Hommes fossiles, marzo 1921) 
 
" Inventariare tutto, provare tutto, capire tutto. Ciò che è in alto, più lontano di quanto è respirabile, e  ciò che è in basso, più profondo della luce.  Ciò che si perde nelle distanze siderali, e ciò che si dissimula sotto gli elementi... Il sole si alza in avanti... Il Passato è una cosa superata...  La sola scoperta degna dei nostri sforzi è come costruire l'Avvenire". (La découverte du passé, 5 settembre 1935)
 

"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.

Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno...  Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)

 
"  Chiniamoci dunque con rispetto sotto il soffio che gonfia i nostri cuori per le ansie e le gioie di "tutto tentare e di tutto trovare".  L'onda  che sentiamo passare non si è formata in noi stessi.  Essa giunge a noi da molto lontano, partita contemporaneamente alla luce delle prime stelle.  Essa ci raggiunge dopo aver creato tutto lungo il suo cammino.  Lo spirito di ricerca e di conquista è l'anima permanente dell'Evoluzione" (Il Fenomeno Umano 1940)
 

" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando...  E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto...  Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro.  Manovra impossibile e fatale.  La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide.  Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936) 

 
" L'Energia diventa Presenza...  Sembrerebbe che un solo  raggio di una tale luce, cadendo come una scintilla in qualsiasi punto della Noosfera, dovesse provocare un'esplosione abbastanza forte da incendiare e rinnovare quasi di colpo la faccia della Terra. Allora, come è possibile che, guardando attorno a me, è ancora tutto inebriato di ciò che mi è apparso, io mi trovi pressochè solo della mia specie?  Solo ad aver "visto"?...  Incapace, quindi, quando me lo si chiede, di citare un solo autore, un solo testo, in cui si riconosca, chiaramente espressa, la meravigliosa "Diafania" che, per il mio sguardo, ha trasfigurato tutto ?"  (Le Christique, marzo 1955) 
 
....IN QUESTA APERTURA VERSO QUALCHE COSA CHE SFUGGE ALLA MORTE TOTALE, L'EVOLUZIONE E' LA MANO DI DIO CHE CI RICONDUCE A  LUI . ( La Biologie, poussee à fond,peut-elle nous  conduire à èmerger dans le transcendant?  Maggio 1951)
 

Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio.  "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)

 

" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.

Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.

Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?

Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)

 

" Nel Cuore della Materia.

   Un Cuore del  Mondo,

    Il Cuore d' un Dio"

        (da Le  Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)

 
" Nella peggiore delle ipotesi, se ogni possibilità futura di parlare e di scrivere si chiudesse davanti a me, mi rimarrebbe, con l'aiuto di Gesù, quella di compiere questo gesto, affermazione e somma testimonianza della mia fede: scomparire,m inabissarmi in uno spirito di Suprema Comunione con le forze  cristiche  dell'Evoluzione  (da Note di esercizi spirituali, 22 ottobre 1945) 
 
 
 

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