Teilhard de Chardin
Incontro con Teilhard de Chardin attraverso varie testimonianzeMessaggi del 31/10/2008
Teilhard de Chardin
Le sue domande ancora attuali
Degno di rispetto il suo tentativo – pur sostanzialmente non riuscito – di unificare il sapere
Teilhard de Chardin è passato di moda? Certo si ha un poco questa impressione. Chi ricorda la massa di pubblicazioni, articoli, libri, tesi di laurea, conferenze, tavole rotonde, discussioni, ecc… che, all’incirca dal 1955 al 1970 ebbero come tema l’opera di Teilhard de Chardin non può non rimanere stupito dell’odierno silenzio calato su di lui.l’odierno declino
Durante quel periodo, anche la cultura laica sembrò interessarsi a temi teologici di ispirazione teilhardiana, e larghe masse di media cultura videro nel “gesuita proibito” ,scienziato, antropologo evoluzionista, e “sacerdote scomodo”, un oggetto di curiosità talvolta, direi, addirittura, mondana e salottiera.
Il divieto di pubblicare i suoi volumi, lui vivente, da parte dei suoi Superiori della Compagnia di Gesù e, poi, dopo la sua morte la “riserve” sul suo pensiero fatte dall’Autorità ecclesiastica, aggiunsero un tocco di scandalismo che colpì l’opinione pubblica.
Ma vi sono stati anche motivi più seri di quei successi clamorosi e dell’odierno declino.
Molti certo avevano visto in lui un ponte lanciato coraggiosamente tra cultura scientifica laica, inesorabilmente evoluzionista e materialistica, e pensiero cattolico.
Valutazione critica più equilibrata
Ora la situazione è, per certi aspetti, mutata. Da parte laica, lo scientismo materialistico appare meno sicuro di se stesso; mentre, da parte cattolica, un evoluzionismo finalistico e non deterministico appare più conciliabile con una visione cristiana della vita. Inoltre la ricerca teologica più agguerrita (Rahner, Congar, De Lubac…)si è ora rivolta a problemi più tecnici e specifici. Da tutto questo è derivata una certa caduta di interesse per il teilhardismo, in un mondo in cui il conflitto tra scienza e fede assume forme diverse da quelle del passato.
Eppure, proprio questo maggiore distacco che si è creato tra noi e Teilhard – qualunque ne siano le cause - può favorire una sua valutazione critica più calma ed equilibrata, che ci faccia conoscere meglio, direi, - per usare una frase famosa di Benedetto Croce a proposito di Hegel – “ ciò che è vivo e ciò che pè morto nel pensiero di Teilhard de Chardin “. E cominciamo innanzitutto con i valori di quest’opera.
Essa costituisce, a mio avviso, un ardito tentativo di sintesi tra sapere scientifico, filosofico e teologico. Tale tentativo, anche se non sostanzialmente riuscito, è però degno di rispetto, e apre delle piste nuove di ricerca e di riflessione.
Mi spiego. E’ difficile negare che tutta la nostra cultura soffra di una specie di schizofrenia tra i diversi domini della conoscenza umana che si sono sviluppati separatamente, anzi, spesso, in maniera conflittuale, gli uni dagli altri.
Così, spesso, molti scienziati (fisici, matematici,biologi, psicologi…), pur essendo credenti, provano difficoltà ad armonizzare i risultati delle loro ricerche con quella che è, o pensano che sia, la dottrina cattolica. Così’ è avvenuto nel passato, in maniera clamorosa, con l’astronomia copernicana (caso Galilei) e, più recentemente, con la zoologia e l’antropologia darwinistica. D’altronde, i teologi, sia dogmatici che moralisti,m giustamente preoccupati di interpretare i dati della S.Scrittura e del magistero, sono spesso meno interessati a questioni scientifiche e filosofiche. La filosofia poi, divisa in molte correnti, sembra anch’essa incapace di assolvere quel compito di sintesi tra ragione e fede che aveva avuto nel passato.
Come è noto, Teihard de Chardin credette di aver trovato questa idea-chiave unificatrice tra i diversi domini del sapere nel concetto di Progresso e di evoluzione. In parole semplici la sua teoria è tutta qui.
L’evoluzione come ordine voluto da Dio
L’evoluzione dalla materia inanimata a quella animata e dalle specie inferiori a quelle superiori, sino all’uomo incluso – che, secondo lui, è ormai dimostrata con certezza dalla scienza - non è il prodotto di cause cieche e deterministiche, come credono i materialisti, ma è voluta da Dio, creatore ed ordinatore dell’universo, per raggiungere il Fine Supremo della Sua glorificazione.
Tutto il Cosmo, nel suo processo di perfezionamento e di spiritualizzazione è, teologicamente ordinato a questo Punto Omega che è Dio, conosciuto prima naturalmente e poi soprannaturalmente, attraverso il Cristo.
Perciò la scoperta dell’evoluzione, lungi dall’essere un argomento a favore del materialismo ateo sarebbe piuttosto una conferma dell’ordine dell’universo inteso da Dio. E’ chiaro che l’evoluzionismo, così interpretato, deve essere purificato da tutte le sue scorie che non sono scientifiche, ma soltanto pregiudiziali ideologiche (meccanicismo, materialismo, determinismo, “selezione naturale”, ecc…)
Come si vede, il sistema teilhardiano è interessante e corrisponde ad esigenze effettivamente avvertite dagli studiosi e dagli uomini di cultura in genere.
Si deve dire con questo che esso è del tutto convincente? Non oserei affermarlo. La sua semplicistica e insieme la sua audacia, che sono indubbiamente dei meriti lasciano poerò aperti molti interrogativi che hanno suscitato l’opposizione di molti studiosi seri, da sponde diverse, e anche le riserve suddette delle Autorità della Chiesa.
Esse possono ridursi sostanzialmente ai punti seguenti.
a) Nell’idea teilhardiana di un continuo progresso evolutivo verso un ideale di perfezione non vi è un certo ottimismo ingenuo che sembra ignorare il mistero del male, del peccato, del dolore, della Croce?
b) L’ominizzazione, cioè il “salto qualitativo” per cui dalla materia animata sorge l’anima spirituale della persona può certo essere preparato da un lento sviluppo della materia, ma non richiede anche un intervento speciale e libero della Volontà Creatrice?
c) A fortori l’ordine soprannaturale, cioè la partecipazione alla vita Divina attraverso la Grazia, non richiede anch’essa un intervento libero dell’Uomo-Dio incarnato nella storia umana, che quest’ultima può si preparare ma non produrre? Altrimenti come si salva la gratuità del Dono divino in noi?
Ha sollevato problemi che restano
In genere l’interpretazione della Rivelazione cristiana in chiave storicistica ed umanistica non può portare -. Un po’ come avviene in Hegel - ad una forma magari larvata di panteismo?
Come si vede, anche se la “moda Teilhard” è passata, i problemi da lui posti rimangono. Aglui studiosi di oggi e di domani il compito di affrontarli forse con maggiore precisione ed accuratezza, non dimenticando però l’appassionata esigenza dalla quale sono nati.
Di Padre Paolo Valori s.j.
(Avvenire 10 aprile 1980, pag.3)
(N.d.r. Ai i lettori del mio blog che volessero approfondire il pensiero di Teilhard, al di là delle critiche velate di Padre Valori s.j. voglio ricordare che, a parte i lavori presentati nel presente blog, nel sito www.biosferanoosfera.it si possono trovare studi molto aggiornati sul pensiero di Teilhard che si basano su tutte le opere pubblicate di Teilhard, compreso l’ultimo e più importante lavoro realizzato dal prof. Fabuio Mantovani : Dizionario delle opere di Teilhard de Chardin pubblicato dai Gabrielli
Vi posso suggerire i seguenti lavori nel sito:
Il “Monitum” e la comprensione odierna di Teilhard de Chardin,
La complessità della vita
La creazione non è finita: dialogo tra scienza e fede
Teilhard de Chardin discepolo di San Paolo
Da Piltdown a Poughkeepsie: solitudine ed emarginazione di Teilhard de Chardin
Nell’Archivio del sito potrete rileggere l’interessantissimo studio, presentato a Roma, dal prof. Mantovani: Opacità e splendori nell’opera di Teilhard de Chardin e il lavoro, sempre del prof. Mantovani: Il Progresso umano.
Giovanni Fois
Centro di Documentazione Teilhard de Chardin - Roma
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" La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto. Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori? Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva. E' una distinzione illusoria. La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente, la Verità "
"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.
Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno... Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)
" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando... E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto... Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro. Manovra impossibile e fatale. La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide. Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936)
Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio. "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)
" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.
Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.
Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?
Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)
" Nel Cuore della Materia.
Un Cuore del Mondo,
Il Cuore d' un Dio"
(da Le Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)