Teilhard de Chardin
Incontro con Teilhard de Chardin attraverso varie testimonianzeMessaggi del 13/08/2009
UNA BELLA PAGINA DA "L'AVVENIRE DELL'UOMO"
Allora, probabilmente, su una creazione portata al parossismo delle sue attitudini all'unione,
si eserciterà la Parusia. L’unico processo di assimilazione e di sintesi che si svolgeva dall'origine dei i tempi si rivelerà infine. Il Cristo universale scaturirà come un lampo in seno alle nubi del mondo lentamente consacrato. Le trombe angeliche sono soltanto un debole simbolo.
Mosse dalla più potente attrazione organica che si possa concepire (la stessa forza di coesione dell'Universo!), le monadi si precipiteranno al posto al quale la maturazione totale delle cose e l'implacabile irreversibilità dell’intera storia del mondo le destineranno irrevocabilmente; le une, materia spiritualizzata, nel compimento illimitato di una eterna comunione; le altre, spirito materializzato, nelle angosce coscienti di un’interminabile decomposizione.
Così si troverà costituito il complesso organico: Dio e mondo, il Pleroma, realtà misteriosa che non possiamo ritenere più bella di Dio (perché Dio poteva fare a meno del mondo), ma che non possiamo neppure immaginare come assolutamente gratuita, assolutamente accessoria, se non vogliamo rendere incomprensibile la creazione, assurda la passione del Cristo e privo d'interesse il nostro sforzo.
E allora sarà la fine.
Come una marea immensa, l'Essere avrà dominato il fremito degli esseri. In seno a un Oceano pacificato, ma in cui ogni goccia avrà coscienza di rimanere s e stessa, la straordinaria avventura del mondo sarà terminata. Il sogno di ogni mistica (…) avrà trovato la sua piena e legittima soddisfazione. E Dio sarà tutto in tutti.
(P. TEILHARD DE CHARDIN, L'avvenire dell'uomo, Milano 1972, 477-478)
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«Non c’è da temere nessun errore sostanziale se il mio atteggiamento interiore ha per risultato quello di rendermi più fedele, più attento, più appassionatamente interessato alle persone e al mio compito in mezzo agli uomini e se, al contempo, sono sempre meno preoccupato egoisticamente di me stesso” – P. Teilhard De Chardin, Etre plus, Paris 1968, 122.
Assolutamente non per caso mi sono imbattuto in questa frase del filosofo gesuita francese P. Teilhard de Chardin (1881 – 1955), citata nelle Riflessioni sulla liturgia del giorno (venerdì 8 maggio) proposte, da frate MichaelDavide nel libricino “La Messa Quotidiana” (Edizioni Dehoniane Bologna), che quotidianamente ormai mi permette di iniziare al meglio la giornata, su preziosissimo suggerimento del mio amico Massimo.
Questa regola personale che il gesuita francese si era dato, e che possiamo fare nostra, come invita la riflessione, ci orienta a mio avviso nella direzione della Luce in armonia con il lavoro che si viene invitati a svolgere all’interno dei gruppi di Marco Guzzi nei corsi di Darsi pace.
Mi pare una sintesi così efficace e toccante che non richieda ulteriori commenti.
Il costante lavoro di integrazione dei tre livelli : culturale, psicologico e spirituale, ha per obiettivo la decostruzione del nostro io egocentrato attraverso il faticoso e doloroso smascheramento delle sue sovrastrutture, attraverso il raggiungimento della nostra ferita originaria ci consente di ricollegarci alla fonte incorrotta dello Spirito divino e favorisce l’emersione del nostro vero io di Luce.
E, come limpidamente conferma la regola del gesuita, quando riesco ad essere sempre meno preoccupato egoisticamente di me stesso, volgendo al tempo stesso amore al mio prossimo, essendo più attento e più appassionatamente interessato alle persone e al mio compito in mezzo agli uomini, sono senza alcun errore sostanziale, sulla via del ritorno, nel giusto cammino.
E’ un percorso non facile ma si può riuscire solo con un continuo lavoro su noi stessi, in definitiva con il costante allenamento.
Marco Falconi
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E INIZIATA L'ERA PLANETARIA | ||
Il pianeta terra è l'unico simbolo in grado di accomunare tutta l'umanità sotto un'unica bandiera. Filososofi, astronauti e sociologi invocano il risveglio di una "identità terrestre" per affrontare con una coscienza più alta i problemi di questo nostro mondo in trasformazione. | ||
"L'era delle nazioni è già passata. Se non vogliamo morire è ora di liberarci dei vecchi schemi preconcetti e di costruire la terra. La terra non diventerà cosciente di se stessa se non attraverso una crisi di riconversione e di trasformazione". Sono le attualissime parole del padre gesuita Teilhard de Chardin, scritte nel 1933, anticipando un concetto che oggi si sta affermando sempre di più: la necessità della nascita di una coscienza planetaria. Un concetto espresso con chiarezza anche nel racconto di un astronauta, John W. Young, di ritorno dal quinto viaggio sulla luna, con l' Apollo 11: "Laggiù, in basso c'è la terra, un pianeta bianco-azzurro bellissimo, splendente, la nostra patria umana. Dalla luna lo tengo tutto sul palmo della mano. E da questa prospettiva non ci sono bianchi o neri, divisioni tra est e ovest, comunisti e capitalisti, nord e sud. Formiamo tutti un unica terra. Dobbiamo imparare ad amare questo pianeta di cui siamo tutti una piccola parte." "Oggi siamo ancora nell'età del ferro dell'era planetaria", afferma Edgar Morin, il sociologo francese che crede fermamente nella nascita di un nuovo atteggiamento nei confronti della propria identità e cittadinanza: "Ciascuno di noi ha la propria genealogia e la propria carta d'identità terrestre. Ciascuno di noi viene dalla Terra, è della Terra, è sulla Terra". E' l'inizio dell'"era planetaria", in cui non possiamo più non riconoscere gli stretti legami di interdipendenza che legano tra loro realtà e società diverse del nostro pianeta. La presa di coscienza di questa comunanza terrestre è l'evento chiave che può consentirci di uscire dall'età della barbarie, facendoci comprendere che il destino della nostra specie si gioca collettivamente. L'immagine del nostro pianeta è forse l'unico simbolo in grado di rappresentare un valore significativo, anzi basilare, per ogni singola diversa cultura del mondo, senza privilegiarne una piuttosto che un'altra. "Assumere la cittadinanza terrestre è assumere la nostra comunità di destino - conclude Edgar Morin in Terra-Patria - il compito è immenso e incerto, e siamo alla vigilia non della lotta finale, ma della lotta iniziale". | ||
MARCELLA DANON |
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" La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto. Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori? Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva. E' una distinzione illusoria. La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente, la Verità "
"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.
Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno... Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)
" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando... E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto... Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro. Manovra impossibile e fatale. La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide. Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936)
Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio. "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)
" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.
Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.
Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?
Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)
" Nel Cuore della Materia.
Un Cuore del Mondo,
Il Cuore d' un Dio"
(da Le Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)