Teilhard de Chardin
Incontro con Teilhard de Chardin attraverso varie testimonianzeMessaggi del 16/08/2009
Ratzinger cita Teilhard e tutti gridano alla riabilitazione
Poco più di un mese fa, ad Aosta Papa Benedetto XVI ha, bontà sua, citato Teilhard de Chardin nell’ambito di una omelia per i Vespri. Due importanti giornali di opinione (la Stampa e il Corriere della Sera) passavano due pezzi ( che potete leggere su Internet) dei loro inviati in cui traspariva un notevole ottimismo per questa breve citazione.
Il giornalista Vecchi e il giornalista Galeazzi hanno scritto che il papa riabilitava Teilhard de Chardin che come ricorderete era stato colpito da un Monitum del Santo Ufficio, ai tempi del Card. Ottaviani (noto mastino della tradizione cattolica)
Ma lasciatemi gridare a gran voce, soprattutto in faccia a quanti hanno salutato quella brevissima citazione papale (che tra l’altro è brevissima rispetto ad altre citazioni fatte da Giovanni Paolo II e da Paolo VI ) che ci vuole ben atro per riabilitare il gesuita francese!
Vorrei anche ricordarvi che l’attuale Papa è stato responsabile del Santo Uffizio per tantissimi anni e non ha mai mosso un dito magari solo per auspicare lo studio dell’opera di Teilhard nei Seminari. Ma soprattutto non dimentichiamo quello che Ratzinger ha detto a Messori. Questo riferimento lo trovate nella lettera di Mantovani più sotto.
I giornalisti, che hanno poco in comune con la vicenda drammatica che ha opposto e continua ad opporre il Magistero della Chiesa a Teilhard de Chardin e alla sua opera, citano la parole del papa come una riabilitazione tout court di Padre Teilhard. Non dimentichiamoci la vicenda del Card. Casaroli che si permise di inviare una lettera di plauso per i cento anni della nascita di Teilhard e qualche giorno dopo si ebbe un “frustata” da parte dell’Osservatore Romano che sottolineò che quella lettera non era affatto un riabilitazione del gesuita francese. E mutatis mutandi qui è lo stesso. Con due parole dette in una omelia non si guariscono settanta anni di ostracismo infido e violento da parte del Magistero Ecclesiastico verso l’umile gesuita.
Anhce perché chi legge con attenzione le poche e scarne parole di Ratzinger e conosce il pensiero di Teilhard non può che constatare il divario immenso che esiste tra la visione liturgica e cosmica citata dal papa che è legata ad una visione teologica fissista e quella di Teilhard de Chardin che ci parla di una visione liturgica e cosmica evolutiva. Noi non dobbiamo preparare niente, perché è già tutto intorno a noi, dietro e davanti a noi rivelato da Cristo e “noi dobbiamo solo vedere e rendere testimonianza del Regno di Dio che è già tra noi ma noi non lo vediamo ancora”
Agli articoli pubblicati sul Corriere della Sera a firma di G.G. Vecchi e sulla Stampa a firma di Galeazzi sulla riabilitazione di Teilhard risponde a tono, senza polemica e senza astio, ma centrando definitivamente l’argomento, il Prof. Fabio Mantovani, profondo conoscitore dell’opera del gesuita.
Sarebbe ora che anche la stampa cosiddetta di opinione cominciasse a parlare della vicenda di Teilhad in termini giusti. E inutile continuare a dire che scienza e fede vanno d’accordo se non si chiariscono su che cosa sono d’accordo! Visto che la fede e la teologia vogliono imporre alla scienza il loro punto di vista a volte anche con prosopopea e presunzione.
La lettera che pubblichiamo è stata inviata ai due giornalisti, ma nessuno dei due si è sentito in dovere di dare una pur flebile risposta. Sempre questa lettera à stata inviata anche al blog di Raffaella su papa Ratzinger.
Noi volentieri pubblichiamo la puntualizzazione del Prof. Mantovani affinchè i lettori non vengano illusi da ottimismo di facciata. Fosse anche di Papa Benedetto XVI
Giovanni Fois
Centro di Documentazione Teilhard de Chardin sul futuro dell’Uomo- Roma
Gentilissimo dott……….
ho letto con grande interesse l'articolo ( qui Mantovani cita i titoli dei due articoli. N.d.r.), sforzandomi di interpretare il discorso di Benedetto XVI nel senso piuttosto ottimistico da Lei espresso.
Come autore del "Dizionario delle opere di Teilhard de Chardin", traduttore per la Querinana dei due capolavori di Teilhard (Il fenomeno umano , L'ambiente divino) e per anni Presidente dell'Associazione Italiana TdC, sono molto cauto nell'intravedere delle significative novità da parte del Magistero nei confronti del cosiddetto "gesuita proibito" o "Darwin cattolico" (appellativo che, fra l'altro, irritava molto TdC).
Come lei sa bene, la prospettiva teilhardiana implica essenzialmente: (1) un moto evolutivo ascendente e (2) un moto divino discendente, per sovra-umanizzare l'Uomo e per consentire all'Umanità di elevarsi sino al Punto Omega.
Si potrebbe parlare (seppur impropriamente) di "riabilitazione" di Teilhard se il Magistero ammettesse questa sua prospettiva evolutivo-teologica.
Ma da questa posizione il Magistero è assolutamente lontano in quanto dovrebbe:
a. "spiegare" in altro modo l'origine del Male, perché l'evoluzione ascendente è in totale antitesi con il dogma del Peccato orginale commesso da una coppia realmente esistita. (Da notare che i guai per Teilhard cominciarono nel 1922 proprio con lo scritto "Nota su alcune rappresentazioni storiche possibili del Peccato originale");
b. ridefinire il senso dell'Incarnazione e della Redenzione.
Quand'era card., Ratzinger precisò infatti con chiarezza che l'accettazione della prospettiva teilhardiana capovolgerebbe la struttura del cristianesimo
(p 6 del doc. http://www.biosferanoosfera.it/scritti/SCIENZA%20%20FEDE.pdf e http://www.biosferanoosfera.it/scritti/PECCATO%20ORIGINALE%20E%20UOMO%20PRIMITIVO%20%20BIS.pdf ).
E allora perché Benedetto XVI ha menzionato Teilhard de Chardin?
Perché la visione teilhardiana viene ogni tanto smontata in pezzi al fine di "recuperare" ciò che può servire. Ma va da sé che il senso delle parti utilizzate non è più quello che avevano nel loro contesto originale: è come se fossero tasselli distaccati da un unico, coerente mosaico.
Mi spiace di averLe fatto perdere un po' di tempo, non per contraddirla polemicamente, ma per cercare di mettere a fuoco il "vero" problema che Teilhard pone al Magistero: la necessità di un aggiornamento dottrinale da troppo tempo rinviato.
Cordialissimi saluti.
Fabio Mantovani
(da Verona 045 7501133)
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" La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto. Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori? Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva. E' una distinzione illusoria. La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente, la Verità "
"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.
Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno... Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)
" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando... E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto... Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro. Manovra impossibile e fatale. La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide. Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936)
Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio. "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)
" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.
Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.
Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?
Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)
" Nel Cuore della Materia.
Un Cuore del Mondo,
Il Cuore d' un Dio"
(da Le Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)