Teilhard de Chardin
Incontro con Teilhard de Chardin attraverso varie testimonianzeMessaggi di Maggio 2009
Ho sempre vissuto in avanti…
(Il messaggio di un Uomo nato il 1 maggio 1881)
“Io penso che il Mondo non si convertirà alle speranze celesti del Cristianesimo se prima il Cristianesimo non si converte, per divinizzarle, alle speranze della Terra”
Tutto il contemuto del messaggio proposto da un Uomo al nostro tempo è riassunto mirabilmente in questa convinzione..
Questo messaggio è pregno di una tale carattestica spirituale ed umana, di una reale densità di significato da non lasciare indifferente nessun essere umano, cristiano e non, che cerca, che si interroga e vive le grandi mutazioni spirituali, culturali e sociali del nostro tempo.
Si nota in tutto il mondo il desiderio di accedere ad una nuova fase di costruzione della Noosfera. Malgrado, girando lo sguardo attorno a noi, vediamo solo guerre, distruzione, sopraffazione, ingiustizia, fame, razzismo, la volontà di pace, di giustizia, di fratellanza resistono al di là della violenza e della morte.
Se vogliamo veramente suscitare nel mondo, a cominciare da noi stessi, un profondo e rinnovato interesse allo sviluppo integrale dell’Umanità dobbiamo conciliare il nostro pensiero creativo con la meditazione, il grido con il silenzio, la nuova tecnologia con l’arte, il pensiero con il dinamismo della nostra mente e la volontà di crescere con la perfezione dell’essere.
E’ questo lo spazio imponente che un uomo, nato il 1 maggio 1881, ha invaso ed ha contribuito a sviluppare attraverso la sua fede, la sua credibilità, la sua serietà, la sua onestà, con la rottura di tutte le gabbie ideologiche, con amore verso tutte le creature.
Facendosi forte del detto di S,Paolo:”Quando sono debole, allora sono forte” (2Cor.12.10) e di quello di San Giovanni.” Il Verbo si è fatto carne” (Gv.1,14)
Era un Uomo “ardente” che ha segnato la sua epoca, e la nostra, battendo nuovi sentieri della scienza e della fede, senza idee preconcette, denunciando sempre e dovunque gli stanchi stereotipi dei linguaggi astratti, le ripetizioni sterili del passato, che alla luce dei grandi passi dell’ Umanità non sono più fedeli alla dinamica del Vangelo e della Resurrezione. E soprattutto hanno perso, nella religione, la grande tradizione biblica, mistica ed ecclesiale.
Quest’Uomo appartiene alla grande razza dei pensatori in grado di interessare le nuove generazioni e di far loro scoprire la grandiosità e la maestà della prossimità e della bellezza di Dio.
Tocca a noi, uomini del nostro tempo, prendere nelle mani lo sviluppo della Noosfera e dell’avvenire dell’Uomo,
Tocca a noi far brillare quella luce per il domani...
Quest’Uomo scriveva:
“ La strada si aprirà sotto i nostri passi: Ci basta sapere che davanti a noi la Via è libera… Andrò verso l‘avvenire più forte della mia duplice fede di uomo e di cristiano perché dall’alto della montagna, ho intravisto la Terra promessa,”
Quest’Uomo era Pierre Teilhard de Chardin, gesuita, scienziato, filosofo e teologo nato a Sacernat (Alvernia, Francia) il 1 maggio 1881
Un Uomo che Etienne Gilson, sul quotidiano Le Monde diceva essere :” un genio che del sapere positivo e dell’impazienza profetica aveva fatto un’indivisibile grandezza” (Le Monde 11 aprile 1955)
Mentre quattro anni dopo, sul quotidiano Daily Mail ( 22 novembre 1959) Sir Arnold Toynbee, scienziato e storico di fama mondiale così ricordava questo grande Uomo:” Padre Teilhard sarebbe già un gigante dell’intelligenza se si fosse limitato alla paleontologia, ma di fatto è anche un poeta e un cristiano, e ciò fa di lui un gigante sia della spiritualità che dell’intelligenza: La sua visione unitaria incontra un bisogno spirituale del nostro tempo”
Un Uomo che nelle sua mitezza pregava ogni giorno:
“Tutto tentare per il Cristo,
tutto sperare per il Cristo.
Al cielo con il complimento della
Terra”.
GIOVANNI FOIS
Centro di Documentazione Teilhard de Chardin - Roma
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COSI I TESTIMONI RICORDANO LE FORTUNATE SCOPERTE E LE SEGRETE SOFFERENZE DI TEILHARD DE CHARDIN
(segue dal post 165 del 5 febbraio 2009)
Questo post riproduce altre testimonianze che Massimo Olmi ha pubblicato sull’articolo citato nel post 165.
CLAUDE TRESMONTANT
(Autore dell’Introduction à le pensèe de Teilhard de Chardin. Ha intrattenuto con Teilhard una fitta corrispondenza a partire dal 1950)
Nella fortuna che il pensiero di Teilhard de Chardin sta attualmente incontrando in tutto il mondo c’è indubbiamente una parte di snobismo. Resta il fatto che oggi le opere di Teilhard sono tradotte in molte lingue, hanno prodotto non pochi ritorni o conversioni al cattolicesimo, hanno permesso a non pochi cristiani dell’Europa centrale e orientale, di Jugoslavia, di Polonia, di Ungheria di difendere brillantemente le loro posizioni nei confronti dei marxisti. L’originalità di Teilhard de Chardin è consistita in questo: nell’essersi sforzato di elaborare una Weltanschauung, di delineare una visione del mondo, di intravedere quello che è il senso del mondo, basandosi puramente sulla scienza, senza alcun presupposto filosofico. Ora tutto questo è molto importante in un’epoca come la nostra, nella quale da più parti ci si chiede se il mondo abbia davvero un senso. Se vogliamo, il pensiero di Teilhard de Chardin è l’inverso del pensiero di Jean Paul Sartre, pensiero a basi puramente letterarie e non scientifiche. Oggi, in generale, coloro che fanno professione di filosofia non si interessano alla natura , eredi di Cartesio e di Kant. Teilhard de Chgardin si sforzò invece di ritrovare la filosofia della natura: intonò l’inno del creato rifacendosi alla filosofia tradizionale di un Alberto, di un Bonaventura, di un Tommaso. Certa spiritualità, certa filosofia moderna sono viziate da manicheismo: rivelano un disprezzo per il mondo. Teilhard de Chardin amava invece il mondo, come creazione e riflesso di Dio, anche qui riallacciandosi a quello che è la tradizione dei Padri della Chiesa. Citiamo un nome celebre: Karl Barth, il teologo protestante svizzero., Barth nonj crede possibile arrivare alla conoscenza di Dio attraverso la conoscenza del mondo. Teilhard ci credeva.
Il guaio è che, ad un certo punto, Teilhard ha lasaciato il campo scientifico nche era il suo per avventurarsi in regioni, come dire?, di frontiera, là dove entravano in gioco la filosofia la teologia. Ora, a mio avviso, Teilhard non aveva avuto una preparazione tecnica metafisica e teologica sufficiente: quando perciò egli affronta problemi di quella natura, non è del tutto convincente. Penso al problema del male, al problema del passaggio dal creato al soprannaturale, al problema del peccato originale.
E qui arriviamo al famoso articolo dell’Osservatore Romano. A mio avviso il Santo Uffizio non ha inteso criticare quella che è la visione del mondo, la cosmologia di Teilhard de Chardin (cioè la sua opera principale), bensì il modo in cui egli ha affrontato quei problemi, al limite della metafisica e della teologia. Non dimentichiamo che il Sant’Uffizio aveva conoscenza di alcuni testi non ancora noti al grande pubblico. L’entusiasmo di alcuni discepoli di Teilhard è più pericoloso delle critiche che gli muovono gli avversari. Teilhard non rappresenta insomma una nuova teologia, egli deve essere completato.
Un’ultima osservazione. Teilhard considerava il mondo molto dall’alto, non riusciva a interessarsi ai problemi morali propriamente detti, ai problemi come la fame del mondo, le deportazioni, la miseria: i marxisti non a torto gli rimproveravano di applicare a problemi di ordine politico e morale schemi di carattere biologico. Le torture ai nazionalisti algerini, i bambini male alloggiati della periferia di Parigi , l’ingiustizia sociale: ecco problemi che toccavano sino ad un certo punto Teilhard de Chardin.
PAUL CHAUCHARD
(Docente di neurofisiologia e autore di molte opere sul pensiero di Teilhard)
Incontrai Teilhard de Chardin alle riunioni dell’Ecole dei hautes elude, dove egli disponeva di un laboratorio, nonché alle riunioni degli scienziati cattolici: sulla base delle mie ricerche personali, sono arrivato a condividere le sue idee. Teilhard non era un dottrinario, era uno scienziato credente e mistico, testimone vivente dell’unità della scienza e della fede. Per lui la ricerca scientifica era al servizio dell’umanesimo, doveva cioè far comprendere all’uomo quale fosse il suo posto nell’universo, il significato dei suoi sforzi. La visione del credente conferiva pieno senso a quella dello scienziato, spiegava tutto il significato della storia in difficile marcia verso la libertà, verso l’amore. Certo, Teilhard era un ottimista quando scorgeva le magnifiche possibilità insite nella sua visione del mondo; ed era tuttavia cosciente della tragica condizione dell’uomo, che tanto pena a scoprire il bene e a restargli fedele. Lui, che tanto sofferse la solitudine morale e l’incomprensione, era un magnifico professore di felicità, di gioia di vivere. Trasparente, luminoso, induceva i materialisti in tentazione, la tentazione di credere. Teilhard non cercava di convincere, mostrava piuttosto la verità, rendeva presente il Cristo di cui viveva. Nonostante le differenze di personalità, Teilhard, profeta scientifico e cristiano di un amore capace di sopprimere le false barriere senza peccati di confusione, mi sembra molto vicino al Papa dell’amore, a Giovanni XXIII.
(segue al prossimo post)
Da: Massimo Olmi, Il mio amico Teilhard, L’Europeo n. 36 dell’8 settembre 1963 pubblicato nel post n.165 del 5 febbraio 2009
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La morte rovesciata
Quando sul mio corpo e sul mio spirito comincerà a incidere il logorio dell’età, quando su di me piomberà dall’esterno o nascerà in me, dall’interno, il male che fa declinare o che rapisce, nell’istante doloroso in cui, tutt’a un tratto, mi accorgerò di essere malato o d’invecchiare e soprattutto in quel momento estremo in cui mi sentirò sfuggire a me stesso, assolutamente passivo tra le mani delle grandi forze ignote che mi hanno formato, in tutte quelle ore cupe, concedimi, mio dio, di comprendere che sei Tu colui che dischiude dolorosamente le fibre del mio essere per penetrare sin nel cuore della mia sostanza e per rapirmi in Te.
Gesuita, scienziato, nato in Francia nel 1881 e morto a New York nel 1955, Teilhard de Chardin è stato uno degli autori più amati trenta-venti anno fa. Anche se ridimensionata, la sua presenza è pur significativa e l’opera L’ambiente divino, nuovamente tradotta qualche mese fa dall’ed. Queriniana di Brescia, costituisce – assieme a Il fenomeno umano – uno scritto affascinante che propone un’intensa spiritualità fondata sull’impegno di costruire il mondo in Cristo.
Con questo impegno si edificherebbe il Corpo mistico di Cristo nel quale convergono il lavoro, la scienza, la tecnica, l’arte, la cultura. Anche la morte, vista per eccellenza come il male e l’anti-creazione, acquisterebbe una luce differente. Quel corpo in sfacelo non sarebbe votato alla dissoluzione e alla polvere ma sarebbe sottoposto come a una rigenerazione: Dio “dischiuderebbe le fibre del nostro essere” penetrando nel nucleo profondo e intimo del nostro io per irradiarlo di eternità e per attirarlo a sé.
Scriveva ancora P. Teilhard de Chardin: “Nella morte, come in un oceano, viene a confluire il nostro decadere repentino o graduale. La morte è il compendio di tutte le nostre diminuzioni, è il male. Ma noi superiamo la morte, scoprendovi dio. E, di colpo, il Divino si troverà insediato nel nostro essere, nell’ultimo recesso che sembrava potesse sfuggirgli”. La morte, così, non è più separazione dalla vita e dall’essere ma è comunione piena con la Vita.
GIANFRANCO RAVASI
( da Avvenire, 30 marzo 1995, pag. 1)
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" La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto. Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori? Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva. E' una distinzione illusoria. La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente, la Verità "
"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.
Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno... Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)
" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando... E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto... Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro. Manovra impossibile e fatale. La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide. Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936)
Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio. "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)
" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.
Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.
Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?
Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)
" Nel Cuore della Materia.
Un Cuore del Mondo,
Il Cuore d' un Dio"
(da Le Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)