Un grido di allarme

Post n°247 pubblicato il 12 Settembre 2010 da bioantroponoosfera
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Teilhard richiama la nostra responsabilita'

 

 

 

 

In questi giorni pieni di interrogativi per il futuro dell’Umanità  siamo posti di fronte a delle domande irrimandabili:

E’ vero che  noi cristiani  ci comportiamo come se Dio  l’avessimo gettato alle nostre spalle?

E’ vero che per  noi cristiani  Dio  e’ solo quel bambino nato a Betlemme o inchiodato sulla croce?

 Sappiamo  ancora cercare Dio nel nostro futuro, scrutando davanti a noi  l’urgenza della venuta di Cristo  come sentinelle impazienti che guardano verso  l’alba?

 Teilhard de Chardin scriveva:“Cristiani, incaricati di tenere sempre viva la fiamma bruciante del desiderio, che cosa ne abbiamo fatto dell’attesa del Signore?”.

Lasciamoci finalmente travolgere ed interpellare da questo grido piu’ che mai attuale.

 

 

 

 
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Senso cosmico e senso cristico

Post n°248 pubblicato il 14 Settembre 2010 da bioantroponoosfera
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Teilhard: la creazione è coestensiva a tutto l'Universo

 

        

          Secondo N.M.Wildiers, uno dei più autorevoli divulgatori del suo pensiero, l'esperienza di Teilhard è "interamente dominata dalla tensione dialettica tra quello che egli chiama il senso cosmico e il senso cristico. Per senso cosmico egli intende l'affinità” ...che ci lega psicologicamente al tutto che ci circonda..”  Senso cristico significa per lui l'inclinazione del cristiano a vedere nel Cristo il centro e il fine di tutte le cose". (Introduzione al pensiero di Teilhard de Chardin. Milamo 1964).

                       Il mondo in evoluzione.

         Il fatto tuttavia che rende significativa la sintesi di Teilhard in ordine alla nuova evangelizzazione è lo sforzo che egli ha compiuto di pensare l'esperienza della fede nell'orizzonte dell'ordine evolutivo della realtà. Egli riconosceva che "fino al XIX secolo inoltrato, in complesso, l'uomo poteva ancora pensare (senza reagire a ciò che tale affermazione aveva di fisicamente contraddittorio), che solo il vivente, nasceva, cresceva, moriva, aveva un'età, nell'ambito di una materia sempre identica a se stessa. Ma sottolineava con forza che nel secolo XX si è realizzato il passaggio dal Cosmo alla cosmogenesi", così che "l'evoluzione guida ormai la totalità della nostra esperienza.

         "Dai più piccoli e più instabili elementi nucleari fino ai viventi più elevati, non esiste nulla, noi ora lo vediamo, nulla è scientificamente pensabile nella natura che in funzione di un unico processo coniugao di 'corpuscolizzazione' e di 'comples-sificazione', nel corso del quale si delineano le fasi di una graduale e irreversibile interiorizzazione (coscientizzazione) di quella che noi chiamiamo (senza sapere che cosa sia) Materia".

         Questa prospettiva corrisponde sostanzialmente a quella che il Concilio Vaticano II nel 1965 ha descritto come il passaggio "da una concezione piuttosto statica dell'ordine a una concezione più dinamica ed evolutiva", prevedendo che questa crisi epocale avrebbe suscitato "un formidabile complesso di nuovi problemi" ed avrebbe richieso analisi e sintesi nuove" (GS n. 5).

                              L'atto creativo di Dio.

         Teilhard  distingue due aspetti della forza in gioco nell'evoluzione:

                    - l'energia radiale o psichica e

                    - l'energia tangenziale o fisica.

         Quest'ultima designa la forza che lega le cose nel processo cosmico e si esprime nei fenomeni fisici e chimici risultanti dai rapporti tra gli elementi dello stesso ordine e soggetti alle leggi della termodinamica. Essa può essere misurata dalle scienze della natura e costituisce il dominio della statistica e dell'entropia.

         L'energia radiale invece, unifica gli elementi collegandoli ad un centro interiore, perciò fonda l'unità delle cose, il loro interno e si esprime nella diversa qualità dei fenomeni, fino alla perfezione della coscienza umana. Essa viene definita da T.: l'energia "che attira ogni elemento in avanti nel senso della evoluzione, nella direzione di uno stato sempre più complesso e centrato" Essa, ancora invisibile negli esseri non viventi, in forma percettibile ai nostri occhi appare nello sviluppo della coscienza". Teilhard osserva che "meno  un elemento è centrato (cioè più la sua energia radiale è debole), più la sua energia tangenziale si manifesta in effetti meccanici rilevanti".

         In ogni caso questa prospettiva è connessa al modo con cui Teilhard  concepisce

l'atto creativo come unificazione dell'infinitamente disperso.

         Egli afferma: "Al limite inferiore delle cose, al di sotto di ogni possibile osservazione noi scopriamo una pluralità immensa, la diversità completa, corri-spondente alla disunione totale. Per la verità, questa molteplicità assoluta sarebbe il nulla e non è mai esistita. Ma è la direzione da cui esce per noi il Mondo: all'origine dei tempi, il mondo si scopre a noi come come emergente dal Molteplice, impregnato e grondante di Molteplice". "Tutto avviene come se l'Uno si formasse attraverso unificazioni successive del Molteplice, e come se fosse tanto più perfetto in quanto centralizza sotto di sé un più vasto molteplice".

         Occorre evitare di pensare in modo positivo il molteplice iniziale. Esso infatti "non è che potenzialità e passsività pura".

         In questa luce

         l'atto creativo appare come la 'faticosa' azione con cui dal nulla della dispersione iniziale Dio conduce la creazione alle forme elevate di complessità spirituale fino ad un traguardo finale che non ci è dato di conoscere, se non in parziali anticipazioni. La forma creatrice resta 'trascendente' rispetto a tutte le situazioni create e non può essere mai rilevata come tale. Potremmo dire, con una metafora, che creare è condurre all'unità, nella successione del tempo, i molti frammenti che esplodono quando il nulla è investito dall'azione divina. Dio, creando, unifica, e ad ogni passso dell'unificazione aumenta la complessita e crescono gli ambiti per l'esercizio della coscienza. La creazione è come l'atto di un amante che "fa scaturire le cose dal nulla attirandole a sé".

         Questo principio, che negli scritti di Teilhard appare dal 1937 in avanti, ha una grande importanza  per evitare una visione panteistica dell'universo e per sviluppare una retta concezione della persona e del suo divenire.

         La creazione, inoltre, in questa prospettiva, ha il suo punto assiale non nell'inizio, ma nel compimento, per cui l'azione creatrice accompagna e sostiene tutto il processo evolutivo per condurlo alla fine. "La creazione, infatti, non è una intrusione periodica della Causa prima: è un atto coestensivo a tutta la durata dell'niverso. "L'atto creatore non si inserisce nella catena delle cause. Esso si pone sull'universo preso in tutta la sua estensione e in tutta la sua durata".

         In tal modo Teilhard recupera la prospettiva di S.Tommaso d'Aquino. Egli infatti pone come idea centrale della creazione, non tanto l'inizio temporale, quanto la condizione di dipendenza totale. "E' evidente, inoltre, che anche nella metafisica tomista creare è unificare" (Smulders).

 

 

Don Carlo MOLARI, Rocca 7 marzo 2002 pag. 56-57

        

 

 

 

 
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Il futuro della Chiesa

Post n°249 pubblicato il 24 Settembre 2010 da bioantroponoosfera
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Teilhard de Chardin:  l’avvenire del cristianesimo

 

Quello che sta succedendo all’interno della Chiesa cattolica ha dell’incredibile!

Basta aprire un qualunque quotidiano per accorgersi che il Messaggio cristiano si allontana sempre più dalla coscienza e dal cuore dell’uomo moderno.

La Chiesa e il suo Magistero sembrano rivolti più a coltivare le cose terrene  ( guardate  da ultimo  scandalo finanziario)che non a illustrare e a testimoniare il Messaggio evangelico.

 Sembra che il discorso di Gesù sulla montagna sia definitivamente tramontato.

Teilhard de Chardin si era reso conto ben presto che la dottrina cristiana, quale era presentata agli uomini del XX secolo aveva perduto ogni udienza presso il mondo del lavoro, il mondo giovanile e  il mondo scientifico; perso ogni prospettiva nell’ambito degli individui, e delle famiglie.

Teulhard  auspicava uno sforzo di riforma e di aggiornamento nell’abito della Chiesa e del Magistero . Scrive Teilhard nel saggio “La Parola attesa”:

“ Non esiste che un mezzo per far regnare Dio sugli uomini del nostro tempo: passare attraverso i loro ideali, cercare in loro il Dio che possediamo già, ma che è tra noi come se non lo conoscessimo. Qual è il Dio che cercano i nostri contemporanei e come possiamo arrivare a trovarli con loro, in Gesù ?  Ecco ciò di ci vorrei parlare”.

Ed ancora:

“ Non inganniamoci, l’ideale cristiano (come lo si espone abitualmente) ha cessato di essere, come  continuiamo beatamente a pensare,  l’ideale comune dell’umanità.  Se vogliamo essere sinceri, uomini sempre più numerosi dovranno confessare al sacerdote che il cristianesimo da lui predicato sembra loro invincibilmente inumano e inferiore, tanto nelle  sue promesse di felicità individuale, quanto nelle sue massime di rinuncia:  Il vostro Vangelo, dicono già, finisce col creare delle anime interessate ai loro vantaggi egoisti, ed  estranee al lavoro comune, e dunque non ci interessa:  Noi concepiamo qualcosa di meglio, esiste qualcosa di meglio, esiste dunque  qualcosa di più vero… “Cristiano” e “umano” tendono a non più coincidere: Ecco il grande scisma che minaccia la Chiesa”.

“ Veramente quando, dopo aver diviso per lungo tempo le preoccupazioni, le speranze, le attività che fanno vivere gli uomini di punta, si ritorna a certi circoli della nostra religione, si crede di sognare , vedendo quali sforzi assorbiti dalla beatificazione di un servitore di Dio, del successo di una devozione, dell’analisi raffinata di un mistero. 

Costruiamo la nostra abitazione nelle nubi e non vediamo cje la realtà cammina senza di noi”.

E’ oltremodo spiacevole constatare che queste riflessioni di Teilhard abbiano incontrato a suo tempo l’opposizione di certi circoli cattolici che si sono scagliati contro di lui.  Ma a dispetto di tutte le opposizioni questa nuova ottica di fede è stata riconosciuta anche dal Concilio Vaticano II (che tanti circoli creazionisti e oscurantisti tendono a minimizzare e chiedono a gran voce di ritornare alle concezioni di fede stabilite dal Concilio del 1270)

Il Concilio Vaticano II ha fatto sua la profonda preoccupazione di Teilhard  per il futuro della sua Chiesa . “ Un grande lavoro si impone alla teologia:…”

Ecco il grande messaggio, scarno ma essenziale che Teilhard lancia ai cristiani del nostro tempo affinchè comprendano la necessità di presentare la dottrina di Cristo adatta ai tempi moderni, superando modelli apologetici vecchi di centinai di anni.

Per aiutare i cristiani a superare la frustrazione spirituale in cui noi tutti viviamo  per colpa anche di tutto quello che leggiamo sui giornali, moltissimi giovani sacerdoti della nuova generazione hanno subito e stanno subendo la positiva influenza di Padre Teilhard.  Basta girare sul Web per rendersene conto..

Sono ormai troppi i sacerdoti di una certa età che non sanno più presentarci, in modo chiaro il Dio di cui abbiamo bisogno.

Teilhard, nel 1947, inviò a uno dei suoi amici, Guy Lepel Cointet un breve scritto che ripensava ad un nuovo concetto di crisologia per spiegare al mondo il suo concetto di Cristo universale.

Scriveva  Teilhard al suo amico cinque proposizioni.

-Molti cristiani continuano a sentire che l’immagina di Dio che viene loro presentata non è degna dell’Universo che conosciamo.

-Esprimere una fede universalista rinnovata, apportando uno spirito proporzionato ai suoi nuovi poteri e ai suoi nuovi timori.

-Elevare una sintesi realista tra l’amore del trascendente personale, e la passione per il compimento immanente dell’uniuverso.

- Spiritualizzare l’umanità  elevandola al termine scientifico del suo compimento.

-Ottenere l’unità per mezzo della tensione spirituale.

Teilhard esprimeva in queste cinque preposizioni l’imperiosa necessità per  l’avvenire  del cristianesimo di non arrestarsi in una rappresentazione di questo che non è più in rapporto con i dati più approfonditi che noi possediamo sull'universo.

 

 

Giovanni Fois

Centro di Documentazione Teilhard de Chardin sul futuro dell’Uomo - Roma

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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Storia del cosmo e presenza del Cristo

Post n°250 pubblicato il 28 Settembre 2010 da bioantroponoosfera
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Il Cristo nella sua funzione della storia cosmica,

secondo il pensiero di p. Teilhard de Chardin

Uno dei pensatori più profondi e più dibattuti del tempo moderno è senz'altro il P. Teilhard de Chardin. Egli partendo da un dato di fatto: la ricerca scientifica, ha voluto realizzare mia sintesi tra la scienza e la fede, tra Dio e  l'Universo.

Il fulcro principale del suo pensiero possono essere considerate queste parole: “Ci deve pur essere un punto di vista dal quale il Cristo e la Terra appaiono situati in tal modo, l’Uno in rapporto all’Altra, che io non potrei possedere l'Uno se non abbracciando l’Altra, comunicare con l'Uno se non fondendomi con l'Altra, essere cristiano se non essendo disperatamente umano".(Recherche, travail et adoration 1955.P.4).

Con la sua anima di scienziato e di mistico il P. Teilhard de Chardin si è lanciato in una avventura formidabile, difatti dice: "Cristificare la Materia... Tutta l'avventura della mia esistenza intima..Una grande e splendida avventura".

La spiegazione di ciò la si trova in quella profonda tensione tra cultura moderna e il cristianesimo, che ha attanagliato l'animo del P. Teilhard de Chardin.

Ha sentito l'ammirazione per le creazioni della scienza e della tecnica e gli ideali del Vangelo, ha avuto il culto del progresso e la passione ardente dell'amore di Dio. Questa forma passionale delle sue ricerche, che denota senz'altro una sua esperienza personale, lo porta ad un succedersi piuttosto disordinato dei suoi scritti.

Ciò si manifesta soprattutto nella terminologia, che si allontana di molto dal linguaggio tecnico delle dissertazioni teologiche e filosofiche. Egli presenta spesso le proprie riflessioni religiose con termini e concetti presi dalle scienze, ciò da unù lato comporta pericoli, ma offre anche innegabili vantaggi. Il  linguaggio teologico è divenuto difficile per l'uomo moderno, se non addirittura incomprensibile: la maggior parte delle sue formule e dei suoi termini si sono sviluppati sotto l'influsso di una filosofia con la quale pochissimi – se non

nell’ambiente dei teologi cattolici - hanno ancora familiarità. Indubbiamente la conservazione di tale terminologia offre molti vantaggi, ma comporta anche l'inconveniente di rendere estremamente difficile per l'uomo moderno l’accesso al pensiero teologico. Il problema teologico sul quale P. Teilhard de Chardin ha concentrato tutta la sua attenzione e di cui si è occupato per tutta la vita e il problema del Cristo, della sua posizione e della sua funzione nell’insieme della storia cosmica.

Il problema non è nuovo, è stato già dibattuto dai teologi dei secoli passati. L'originalità di Teilhard  de  Chardin sta appunto nell'avere impostato in modo nuovo l’antico  problema. Per ben capire la concezione teilhardiana bisogna ricordare brevemente la soluzione data precedentemente al problema.

Nei riguardi dell’Incarnazione del  Figlio di Dio nel Medio Evo erano  sorte due concezioni diverse, l’una detta tomista e l’altra scotista. Secondo S.Tommaso l’Incarnazione è in relazione alla Redenzione, se l'uomo non avesse peccato, il Figlio di Dio non si sarebbe Incarnato. Per stabilire l'ordine sconvolto dal peccato, il Figlio di Dio si à fatto uomo per riportare l'umanità al suo ultimo fine.

Secondo Duns Scoto e la tesi dei francescani, Cristo è considerato il coronamento non solo dell'ordine soprannaturale, ma anche del l'ordine naturale.

Anche se l'uomo non avesse peccato il Verbo si sarebbe Incarnato. La creazione è la perfezione di Dio che si manifesta “ad Extra" e il coronamento di questa perfezione è dunque l'Incarnazione. Secondo questa concezione il Cristo è l'Alfa e l'Omega, il principio e la fine di tutte le cose. Il mondo nella sua struttura, nella sua esistenza stessa è rivolto verso il Cristo.

Tutte e due le concezioni hanno diritto di esistere in seno alla teologia cattolica, nessuna delle due può essere considerata eretica; ma la concezione cristologica di Teilhard  de Chardin si avvicina molto a quella francescana. Secondo lo scienziato il mondo è costantemente in evoluzione, v’è un punto che domina tutta la evoluzione cosmica, ne costituisce il fine e il coronamento. Da questo punto s'irradia il Cristo che adoriamo.

Teilhard  de Chardin per dimostrare ciò si fonda sulle testimonianze della S. Scrittura.

Cristo è legato organicamente al mondo; tutto è stato creato per Lui come afferma S. Paolo: ”In Lui è stato creato tutto l’Universo" (Col.I, 16). Il mondo nel suo costante evolversi tende all'unità per mezzo del Cristo. E' ancora S.Paolo che parla: "Tutto è unificato in Lui”.(Col. I,17)

Cristo costituisce veramente il senso della storia. Tutta la evoluzione del mondo è orientata verso Cristo. "Tutto il mondo inferiore è ordinato all’Uomo, ma l'uomo è ordinato al Cristo e il Cristo a Dio". Così la parola di S. Paolo nella I

Cor. III, 23.

Nella teoria teilhardiana trova un posto importantissimo la idea della seconda venuta di Gesù sulla terra. Perché il Cristo apparisse una prima volta sulla terra era evidentemente necessario che il tipo umano si trovasse anatomicamente formato secondo il processo generale dell'evoluzione e si trovasse socialmente a un certo grado di coscienza collettiva. Per la seconda e ultima venuta dì Gesù sulla terra perché non supporre che Egli aspetti che la Collettività umana abbia acquisito un certo completamento soprannaturale proprio perché già completata pienamente nelle sue possibilità naturali? Dunque tutto è in relazione a Cristo, e, nel mondo, tutto ciò che di vero e di buono esiste ci porta verso Cristo. Nel mondo però esiste anche il male e, secondo Teilhard  de Chardin, il male fisico è una conseguenza diretta dell’evoluzione del mondo. Il mondo è in continuo cammino verso la perfezione e questo cammino si svolge a tentoni attraverso prove ed errori. Tra gli esseri del mondo c'è pure l'uomo, dotato di coscienza riflessa e di libertà, e poiché anche l'uomo è un essere

imperfetto ne viene di conseguenza l’esistenza del male morale: il peccato. Dal momento che il male occupa gran parte del mondo, c'è bisogno quindi della Redenzione di Cristo.

Essendo il Verbo Incarnato la sorgente dell'energia del mondo in cammino sempre verso il più perfetto, c’è facile identificare quest’energia con l'amore.

L'amore procede per gradi. Una reciproca inclinazione ha unito gli atomi tra loro e si sono avute cosi le molecole. Questo accade perché l'amore prima è inclinazione, poi diviene simpatia infine desiderio efficace del bene.

Un’inclinazione reciproca ancora più forte ha unito le cellule e sono sorti i diversi organismi.

Quando l’inclinazione è divenuta simpatia tra esseri viventi sono nate varie forme di comunità, prime fra tutte la famiglia. Quest’amore poi divenuto soprannaturale

vivifica una forma di comunità che è un super-organismo sociale: la Chiesa. Nella Chiesa si realizza la grande intuizione cristiana: il Corpo Mistico dì Cristo che riceve forza dalla sorgente stessa dell’amore che è il Cuore di Gesù, che nell'ultima Cena pregò: “UT UNUM SINT”

(Questo testo l'ho trovato tra la documentazione "sconosciuta" (cioè senza autore nè provenienza). Ma dato che mi è sembrato interessante ve lo ripropongo per una vostra riflessione.

Giovanni Fois

 
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La storia delle carte di Teilhard

Post n°251 pubblicato il 17 Novembre 2010 da bioantroponoosfera
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IL TESTAMENTO DI TEILHARD DE CHARDIN

 

 

Forse non tutti gli estimatori del pensiero e dell’opera di Pierre Teilhard de Chardin s.j. conoscono il pericolo corso, alla fine del 1949,  dagli scritti del gesuita e il merito che  tanti “veri amici” del religioso  ebbero per averli salvati.

In questa breve nota voglio esplicitarvi la situazione che si era creata intorno alla figura di Teilhard e il pericolo che la sua opera fosse per sempre “archiviata” dalle forze più conservatrici della Compagnia  di Gesù  e del Magistero cattolico.

Tutti sappiamo delle  ostilità,  che ancora oggi sussistono, del Magistero cattolico verso il pensiero e l’opera di  questo grande del pensiero scientifico e religioso ed è per questo che noi cattolici dobbiamo attivare una nuova attenzione verso la sua persona e verso la sua opera  che è doverosa e urgente.

Perché,Teilhard, rappresenta,  oggi più che mai, un faro per riportare la Chiesa al Mondo moderno e per dare ai cattolici nuova linfa per la loro azione nell’evoluzione dell’Umanità.

Scrive Fabio Mantovani nel suo prezioso Dizionario elle opere di Teilhard de Chardin (Gabrielli Editori, 2006):

“ Le riflessioni teilhardiane concorrono a provocare quel “salto mentale”… che costituisce in fin dei conti la caratteristica principale dell’uomo effettivamente moderno.  Esse non formano un sistema di pensiero fisso e chiuso, ma aprono delle prospettive, in molteplici direzioni, che occorre soltanto “vedere”…

E’ unanimemente riconosciuta la ricchezza spirituale che può essere attinta dai suoi scritti, in specie da L’Ambiente divino, uno dei testi più rilevanti del cristianesimo moderno.

…l’acquisizione del suo punto di vista crea armonia e reciproco sostegno fra ragione e fede, fra “ l’in avanti” e “ l’in alto”, con il risultato che la vita interiore del cristiano diventa finalmente unificata  e il Cristo Universale ne occupa il centro”

.Gli ultimi  anni della vita di Teilhard de Chardin, hanno visto le forze conservatrici della Chiesa fare di tutto  per non rendere pubblici  tutti  gli scritti, soprattutto quelli religiosi, teologici e mistici. Ma il pensiero di Teilhard  entusiasmava tanti studenti, religiosi, e laici e per questo circolavano segretamente, da anni. I suoi  testi manoscritti.

 Non è superfluo sottolineare che Teilhard era stato allontanato, per le sue idee,  dall’insegnamento di materie religiose, che gli era stato imposto di lasciare la cattedra presso l’Istituto Cattolico di Parigi, mandato in esilio in Cina, allontanato dall’Europa intellettuale  e sottoposto ad un asfissiante controllo.

Teilhard non  aveva avuto nella sua vita di sacerdote e di scienziato  la possibilità di confrontare certe sue intuizioni e  concezioni, soprattutto nell’ambito dei rapporti tra religione e scienza , con altri teologi e filosofi  e fu  obbligato a  non pubblicare i suoi scritti,  perché non conformi ai dettami della Chiesa ufficiale.

Nel 1949 l’ultimo atto della mortificazione personale : il generale dei gesuiti, che aveva per lui una discreta simpatia, lo informò che ancora una volta i suoi scritti non avevano superato  la censura e che in particolare non potevano essere pubblicati: L’Ambiente divino, Il  Fenomeno umano e una versione riveduta e corretta di quest’ultimo, intitolato  Il posto dell’uomo nella natura.

E’ fra la  fine del 1949 e l’inizio del 1950 che il “fuoco di sbarramento” culturale, religioso e personale si  scatenò contro Teilhard. Scesero in campo teologi conservatori e scienziati antievoluzionisti per  sostenere che il pensiero del sacerdote scienziato era solo frutto di una “visione” molto bella poeticamente ma senza base scientifica e  teologica.

Senza tener conto che Teilhard si considerava scienziato dell’evoluzione  e aveva più volte sottolineato che non  riteneva di essere un teologo e un filosofo, ma solo uno che studiando “il passato vedeva l’avvenire”: per questo poneva problemi e domande ai teologi e ai filosofi i quali ben si guardavano dal rispondere.

Abbiamo detto in altri post che Teilhard, con il suo pensiero aveva abbattuto tutte le barriere innalzate dalle varie discipline per mantenere i loro “orticelli”  e li aveva invitati a “vedere oltre e in senso olistico”.

Intanto veniva pubblicata ( nel 1950) l’Enciclica Humani Generis con la quale  Pio XII  condannava varie tendenze  devianti della scienza,  comprese alcune idee attribuite a Teilhard . Per questo e per altri motivi i   suoi superiori lo esiliarono ancora  una volta,  al di fuori dell’Europa, negli Stati Uniti.

Queste forze ciecamente conservatrici non contente di aver condannato  Teilhard ad una nuova quarantena , impedendogli molte volte anche di parlare di scienza, stavano ammassando nuvole dense  sopra la sua testa. Egli era  debilitato da alcune malattie precedenti e fortemente amareggiato di non poter pubblicare le sue opere. Inoltre, la   fedeltà alla Chiesa e alla Compagnia di Gesù non gli  permettevano  di comprendere che cosa gli stava capitando.  Ma i suoi amici  avevano  intuito che la Chiesa non avrebbe mai permesso la pubblicazione dei suoi lavori e che dopo la sua morte li  avrebbe affossati  per sempre.

La questione della salvaguardia degli scritti era diventata urgente  tanto che  il Direttore de Museo dell’Uomo di Parigi, Paul Rivet consigliò a Teilhard di raccogliere tutti i suoi scritti e di metterli rapidamente in un luogo sicuro fino a quando si sarebbero potuti pubblicare.

Ma Teilhard, sacerdote obbediente,  rimase titubante di fronte a questa pressante proposta,  perché avrebbe dovuto  contraddire la Compagnia di Gesù, alla quale aveva  promesso l’impegno di lasciare tutti i suoi beni.

Per superare questa titubanza e questa difficoltà di Teilhard,  Padre Jouve, teologo e amico  si rivolse a Padre  Tesson, uno specialista di diritto canonico, il quale rilevò che tale impegno si applicava ai soli beni materiali e non alla produzione intellettuale.

I canonisti, secondo Padre Tessot  avevano due opinioni diverse, entrambi attendibili, circa la possibilità o meno che un membro dell’Ordine religioso, avendo fatto voto di povertà,  non poteva quindi dare o ricevere beni materiali; poteva però trasmettere ad altri idee e manoscritti.

Padre Tessot consigliò allora a  Teilhard di seguire l’interpretazione a lui più favorevole e di fare testamento lasciando tutti i suoi scritti ad una persona di fiducia estranea all’Ordine, la quale si sarebbe occupata in tempi successivi della loro pubblicazione.

Teilhard raccolse tutto ciò che aveva scritto di natura filosofica e religiosa  e  depositò tutto il materiale a casa della sua segretaria Jeanne Mortier a Parigi.

Poi su carta intestata ETUDES ( la rivista dei gesuiti francesi)  stilò uno scritto- testamento (se cliccate sulla foto all’inizio del post vi si aprirà il testo del documento) in cui lasciava a lei tutto il materiale non strettamente scientifico, con la speranza di vederlo pubblicato in seguito.

Jeanne Mortier capì subito l’importanza di questo atto e accettò il lascito di Teilhard  rassicurandolo che avrebbe fatto di  tutto per pubblicare  i  suoi scritti non puramente scientifici.

Allo scopo di rendere più efficace il testamento , Teilhard, citò nello scritto, come garanti,  altri tre suoi amici:  Francesco Richaud, Jean Piveteau e Andrè Gorge.

Come c’era da aspettarsi, dopo la morte di Teilhard, la sua famiglia spalleggiata dalla Compagnia di Gesù, contestò il testamento autografo,  tentando  con tutti i mezzi di invalidarlo  e cercando  di riavere indietro tutti gli scritti,  da consegnare alla Compagnia di Gesù, che  avrebbe stabilito unilateralmente l’opportunità o meno di pubblicare solo quello che era utile alla Chiesa. ( e cioè niente!!!) Era questo l’atto iniziale per l’ affossamento definitivo dell’opera e  del pensiero  di Teilhard de Chardn: ma per nostra immensa fortuna la  diatriba  fini positivamente  e noi possiamo oggi nutrirci di un pensiero, che capito fino in fondo può cambiare la nostra vita.

Con questo testamento , Jeanne Mortier insieme ad una vasta schiera di amici ed estimatori di Teilhard diede vita ad una Fondazione con sede a Parigi per mantenere viva l’opera di Teilhard  e per dare la possibilità  al mondo culturale, scientifico, religioso e teologico di scoprire un pensiero  eccezionale e di leggere finalmente  tutti gli scritti di Teilhard senza  censure  preventive dell’autorità ecclesiastica

A partire dal 1955 e negli anni successivi,  a cura della Fondazione,  furono pubblicati in tredici volumi  tutti i suoi scritti religiosi, teologici e filosofici  più una parte consistente dell’epistolario,   così come i suoi scritti di carattere scientifico sono stati tutti pubblicati in un’opera di undici volumi editi in lingua tedesca.

Nella battaglia giudiziaria intorno alla volontà di Teilhard molti scritti, note, epistolari, rimasero nelle mani della Compagnia di Gesù  ancora oggi sconosciuti e senza la prospettiva di essere pubblicati  .  Per paura di che cosa ? Perché tutto questo ostracismo verso Teilhard , a oltre cinquant’anni dalla morte,  è ancora presente all’interno della Chiesa ufficiale? Il “Gesuita proibito” lo aveva chiamato Giancarlo Vigorelli. Proibito perché ? La Chiesa ufficiale ha rivalutato Rosmini, sta rivalutando Giordano Bruno, ha ripreso a parlare di Galileo Galilei ed ha permesso che la salma di Copernico venisse tumulata in una chiesa in Polonia mentre Teilhard rimane abbandonato in un povero cimitero alla periferia di New York, che a quanto risulta potrebbe essere altrimenti utilizzato da una Scuola culinaria americana: sì, avete capito bene, Scuola culinaria!

Gli ultimo Papi hanno chiesto perdono per tutte le malefatte compiute nel nome del Signore: perché proprio Teilhard de Chardin , che pur di malefatte da parte della  Chiesa ne ha avute tante, deve  ancora rimanere nell’oblio?

Quell’ atto unilaterale di Teilhard fece arrabbiare molto la famiglia e  i responsabili dalla Compagnia che (per dispetto, penso io)  pur possedendo tanto altro  materiale scritto da Teilhard (come abbiamo accennato: note, studi sul futuro della Chiesa e della religione, lettere ; sembrerebbe che nello studio di Teilhard a New York siano state trovate delle lettere indirizzate ai suoi superiori in cui il Gesuita,  con la correttezza che lo contraddistingueva, non risparmiava critiche alla Compagnia per non averlo difeso dal conservatorismo romano e per non avergli permesso la divulgazione  delle sue opere) non ne permettono, ancora oggi,  la pubblicazione. 

Le  persone che circondavano Teilhard negli ultimi tempi  avevano  capito che la salvezza degli scritti di Teilhard rispondeva ad una esigenza non solo dei cattolici, ma dell’uomo, cittadino del mondo:  ne fa testo, grazie a Jeanne Mortier e agli amici di Teilhard  la rapida diffusione del suo pensiero e la grande incidenza che ebbe, ma che ha ancora oggi, sulla cultura in senso lato.

Arnold Toynbee, grande storico, lo definì uno dei grandi del pensiero moderno.

 

Giovanni Fois

Centro di Documentazione Teilhard de Chardin sul futuro dell’Uomo - Roma

 

 

 

 

 

 
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Teilhard: rovistando tra vecchi libri

Post n°252 pubblicato il 09 Febbraio 2011 da bioantroponoosfera
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Andando alla ricerca di lavori e studi tra vecchi libri ho trovato questo volume di DONADIO Francesco, Elogio della storicità. Orizzonti ermeneutici ed esperienza credente, Paoline, Milano 1999, 165-172. Il capitolo 4. era dedicato a Teilhard de Chardin. Mi fa piacere riproporvelo e vi auguro buone lettura.

Giovanni Fois, Centro di Documentazione Teilhard de Chardin sul futuro dell'Uomo.

 

4. CRITICA DELLA TENDENZA ESCATOLOGICA A PARTIRE DALL'INCARNAZIONE: P. TEILHARD DE CHARDIN

 

« In che modo colui che crede nel cielo e nella Croce può continuare a credere sinceramente al valore delle proprie occupazioni terrestri?  In che modo, in virtù di quel che c'è in lui di più cristiano, il fedele può andare verso la totalità del suo dovere umano, con la stessa forza come se andasse verso Dio? »19

     Con questo interrogativo fondamentale che apre il Milieu divin l'oggetto specifico della nostra ricerca risulta rigorosamente ed efficacemente delineato.  Si tratta di sapere se l'umanizzazione del mondo abbia un valore in sé rispetto al compimento escatologico oppure costituisca soltanto un'impalcatura provvisoria, una materia occasionale rispetto al fatturo assoluto di Dio per il quale soltanto le buone intenzioni hanno un valore positivo.  A questo intreccio problematico si deve legare la tesi programmatica di Teilhard secondo cui « l'attrattiva di un risultato indistruttibile » è essenziale alla costruzione stessa di un'energetica umana.  In tal senso è stato osservato che « l'antropogenesi teilhardiana si sviluppa in una energetica generalizzata capace di integrare in sé un'antropodinamica.  Questa a sua volta sfocia in una filosofia dell'azione e in una escatologia, due aspetti che sono strettamente legati tra loro»20.

Il sottofondo intellettuale della ricerca teilhardiana è di natura apologetica: si tratta di restituire al  cristianesimo la forza contagiosa del senso dell'evolutivo illegittimamente monopolizzato dai vari umanitarismi moderni. Per la realizzazione di un tale programma c’è da costruire un neo-antropocentrismo non più di posizione, ma di evoluzione, c'è da ripensare tutta la cristologia in termini di cristogenesi, soprattutto c'è da operare una trasposizione nella dimensione di una cosmogenesi della visione cristiana espressa tradizionalmente in termini di cosmo.  E’ evidente che al fondo di queste preoccupazioni c'è tutto un ricupero di valori acquisiti dalla scienza moderna, in primo luogo il ricupero della fecondità del tempo 21.  Con il passaggio da una concezione meccanicistica e statica dell’Universo a una concezione dinamica ed evolutiva l'idea stessa di evoluzione, di un processo di sviluppo  progressivo «costituisce il solo quadro dimensionale in cui possa orinai funzionare la nostra capacità di pensare, di cercare, di creare »22. «Non ci è possibile considerare il mondo intorno a noi come una costruzione Ne-varietur, artificiosamente montata d'un colpo.  Nello spazio di due o tre secoli, sotto l'effetto convergente di molteplici influenze (tutte legate a un'invasione delle nostre coscienze mediante la storia), l'universo ha cessato di esserci rappresentabile sotto forma di armonia prestabilita, per prendere decisamente l'aspetto di un sistema in movimento: non più un ordine, ma un processo, non più un cosmo, ma una cosmo-genesi»23.  Non si tratta comunque di un processo cosmogenetico che si sviluppi disordinatamente (pseudocosmogenesi), ma di un processo polarizzato secondo certi assi privilegiati e in particolare secondo l'asse principale di complessità-coscienza (eucosmogenesi).  Geosfera, biosfera e noosfera sono le grandi tappe dell'evoluzione  del mondo.  Ma è con l'ominizzazione che l'evoluzione acquista una coscienza riflessa e l'essere umano, asse dell'evoluzione, avverte di non essere semplice « oggetto di conoscenza », ma «chiave di volta» di ogni scienza della natura. L’antropo-centrismo  biblico è in tal modo ribadito e trasposto su un piano più alto: non più nel quadro di una dimensione statica dell'universo, ma in quello di una dimensione dinamica ed evolutiva del cosmo.  Non un antropocentrismo di posizione, ma di movimento.  Al di là della sua portata retrospettiva la legge dell'evoluzione attraverso l'uomo prosegue il suo cammino.  Non una noosfera, quindi, come un tutto statico e immutabile, ma una noogenesi.  L’essere umano, prolungamento attivo di una corrente cosmica, erede di un lavoro antico quanto il mondo e incaricato di trasmettere il capitale accresciuto a tutti quelli che devono venire, è impegnato a spingere sempre più avanti il grande sforzo dell'ominizzazione. Ma « dal momento in cui l'umanità comincia a presentarsi alla nostra esperienza, non più come una condizione raggiunta ma come un'opera da compiere, il cui completamento dipende in ultima analisi dalla nostra ingegnosità e dalla nostra tenacia nel proseguirla, come non vedere che, a partire da questo momento, l'avvenire umano dipende da una forte passione nello sforzo, ben più che da una forte ricchezza in risorse materiali? »24.  In altri termini si tratta di conservare la pressione evolutiva, il «gusto di vivere», cioè una «disposizione psichica, intellettuale ed affettiva insieme, in virtù della quale la vita, il mondo, l'azione ci si presentano, nell'insieme, luminosi, interessanti, salvabili»25.  Questa polarità di fondo - da intendersi non come un semplice fenomeno di euforia - «che muove e dirige l'universo secondo il suo asse principale di complessità-coscienza»26, con l'essere umano acquista, però, anche la possibilità di ripiegarsi su se stessa: con la libertà di accettare o rifiutare l’« energia di evoluzione universale» l'essere umano può mettere in crisi la vita.  L’evoluzione, diventata  criticamente cosciente nell'uomo, deve essere voluta.  Ciò si rende possibile solo a tre condizioni, le quali sono ricavate da una pura analisi del meccanismo psicologico dell'azione riflessiva, cioè da motivi di pura energetica.

   La prima condizione è costituita dalla irreversibilità dell'evoluzione.  Perché l'essere umano accetti di spingere in avanti, con gioia e con passione, lo sforzo evolutivo dell'umanità, deve essere certo dell'irreversibilità dell'evoluzione. L’idea di una morte totale, è incompossibile con il meccanismo dell'attività riflessa; la crescita dello spirito, nel suo insieme, deve essere, dunque, tenuta per irreversibile. «Altrimenti detto: in un universo di natura evolutiva, l'esistenza dello spirito esclude, per struttura, la possibilità di una morte in cui sarebbero distrutte totalmente (cioè, più esattamente, in cui non sarebbero più conservate attraverso i loro fiori) le conquiste dello spirito »27.

   La seconda condizione è che l'evoluzione, diventata cosciente e quindi irreversibile, «per il raccoglimento e il concentramento di tutte le sue forze e di tutte le sue fibre, da divergente diventa convergente»28.  Teilhard parla di cône du temps 29, metafora destinata a sottolineare l’organicità e la convergenza della noogenesi, e di « trasposizione conica dell'azione»30.  La noogenesi non ha ancora raggiunto il termine della sua evoluzione, la «vetta dell'ominizzazione ». Per poter raggiungere questo «secondo punto critico di riflessione » bisogna avvertire uno «slancio verso qualcosa in avanti », anzi verso un «polo o centro superiore che diriga, sostenga, raccolga l'intero fascio dei nostri sforzi »31.

          La terza condizione dell'evoluzione, quella che in ultimo assicura la solidità dell'insieme, è la personalizzazione della convergenza evolutiva.  Questo punto-Omega dell'evoluzione « non può essere conosciuto che come ultra-cosciente, ultratra-personale,  ultra-attuale »32.  Il termine verso cui si dirige il processo dell'ominizzazione deve essere « supremamente personale, supremamente personalizzante », perché « nessun oggetto... può avere la pretesa di totalizzare  su di sé l'energia umana a meno che esso non possieda un anima, non sia "Qualcuno"»33.

Al di là, però, di questo punto estremo al quale ci conduce l'analisi fenomenologica dell'azione umana, Teilhard, « utilizzando una sorgente complementare di conoscenza» 34 desunta da una comprensione teologica della realtà, deduce la coincidenza del polo-Omega, postulato dall'antropogenesi, con il polo universale cristico della teologia classica, riscoprendo il realismo cosmico dell'incarnazione espresso da san Paolo e dai padri greci.  Tale corrispondenza e identità fondamentale tra i due poli si manifesterà pienamente nella parusia.  In tal modo la stessa cristogenesi prende il suo significato completo soltanto da una teologia parusiaca nella quale è necessario riconoscere un vero punto nodale della fede cristiana. « In questo avvenimento unico e supremo, in cui ciò che è storico (così ci dice la fede) deve saldarsi con il trascendente, culmina il mistero dell'incarnazione e si afferma con il realismo di una spiegazione fisica dell'universo »35.

   La visione teilhardiana della parusia ha per il nostro tema un'importanza fondamentale perché costituisce la «via d'uscita » per salvare la fede nell'opera umana, determinandone il legame genetico che essa presenta con le realtà ultime.  Intanto già la stessa «attesa della Parusia » - che è il titolo con cui si chiude il capitolo finale del Milieu divin esprime l'idea che la storia è maturazione, compimento, non eterno ritorno.  Anche se nel breve arco delle nostre vite individuali non possiamo sperimentare lo spessore e la radicalità dei mutamenti, è certo che «sotto l'involucro banale delle cose, epurato e liberato da tutti i nostri sforzi, nasce  gradatamente la nuova terra »16.  Questo radicale evento finale non è preventivamente determinabile, né può essere pensato in puri termini di catastrofe cosmica.  Non solo perché una tale ipotesi bloccherebbe virtualmente sulla terra ogni movimento spirituale, ma anche perché, collegando la parusia all'ipotesi di una catastrofe cosmica, la si penserebbe « suscettibile di prodursi senza un rapporto preciso con uno stato determinato dell'umanità, in qualsiasi momento della storia»37.  La parusia avverrà, invece, quando «la presenza del Cristo, silenziosamente accresciuta nelle cose, si rivelerà di improvviso; come la folgore, come un incendio, come un diluvio, l'attrazione del Figlio dell'uomo afferrerà, per riunirli e sottometterli al proprio corpo, tutti gli elementi turbinanti dell'universo»38.  Più importante, però, di questa ricapitolazione cosmica come effetto convergente del dono parusiaco della salvezza dell'essere umano, è importante la ripresa che Teilhard fa dell'idea paolina della « pienezza dei tempi » estesa alla seconda venuta del Cristo.  L’irruzione parusiaca si lega per Teilhard a un certo grado di maturazione psichica da parte dell’umanità; esso costituirà quasi il momento sperimentale di applicazione della parusia. «Perché la scintilla parusiaca, per necessità fisica e organica, può scoccare solo tra il cielo e una umanità biologicamente giunta a un certo punto critico evolutivo della maturazione collettiva.  E questo in perfetta analogia con il mistero del primo Natale che ha potuto realizzarsi (e su questo tutti sono d'accordo) solo tra il cielo e la terra pronta socialmente, politicamente e psicologicamente ad accogliere Gesù »39.  Certo, per lo stesso Teilhard « la consumazione collettiva dell'umanità terrestre» costituisce «una condizione preliminare, condizione necessaria ma non sufficiente, per l'istituzione finale, parusiaca, del regno di Dio»40.  La convergenza comica non implica automaticamente l’emergenza cristica,  mentre l'evento parusiaco implica un trapasso qualitativo, un punto di annullamento e di morte, anche se Teilhard concentra la sua attenzione sul rapporto di continuità tra le due fasi.  Wildiers e De Lubac hanno giudicato questa visione teilhardiana della parusia perfettamente coerente con la teologia cattolica e il Rabut ne ha osservato l'affinità con il pensiero tomano circa i rapporti tra natura e grazia 41.  L’insistenza di Teilhard sulla necessità di una corrispondenza - come condizione necessaria, anche se non sufficiente - tra l'orizzontale dello sviluppo psichico dell'umanità e la verticale dell'irruzione divina, non consente certo di speculare sul momento e sulla modalità dell'apparizione parusiaca, ma giustifica e attiva un movimento di attesa come funzione specifica della religiosità ebraico-cristiana.  Non deve trattarsi di un'attesa passiva, ma operativa e "incarnata", capace di «lasciar battere dentro di noi, cristianizzandolo, il cuore stesso dell'umanità »42.  Da questo processo di convergenza simpatetica, dal quale l'impegno umano risulta cristianizzato e la vita cristiana umanizzata, si deduce la « percezione di una connessione più intima tra il trionfo del Cristo e la riuscita dell'opera che lo sforzo umano cerca di edificare su questa terra»43.  Divinizzare non è distruggere, ma supercreare. «Non sappiamo mai tutto quello che l'incarnazione aspetta ancora dalle potenze del mondo »44.  Questa insospettata energetica umana deriva al cristiano dalla consapevolezza che il Cristo mistico continua a formarsi, è in cammino verso la sua piena crescita e che attraverso il suo lavoro l'uomo può concorrere a preparare al pleroma divino un corpo degno di risurrezione.  L’asse di ogni fatica e parabola umana non è costituito da un movimento di interna virtù salvatrice, ma dalla funzione di preparare misteriosamente ciò che sarà salvato, cioè assunto e sollevato nel prolungamento di un'iniziativa divina. « Noi non sappiamo molto in quale proporzione né sotto quale forma le nostre facoltà naturali passeranno nell’atto finale della visione divina. Ma non dubitiamo affatto che quaggiù, aiutati da Dio, noi forgiamo gli occhi e il cuore che attraverso una trasfigurazione finale diventeranno capaci di una vera e personale adorazione»45.

  

(segue al prossimo post)

 
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Teilhard: rovistando tra i vecchi libri (2)

Post n°253 pubblicato il 09 Febbraio 2011 da bioantroponoosfera
Foto di bioantroponoosfera

(segue dal post precedente)

 Senza cedere a tentazioni di pelagianesimo la visione di Teilhard, che pure non manca di sottolineare che il mondo e l'opera dell'essere umano non possono essere riassorbiti nel Regno finale se non attraverso un movimento di inversione e di dis-centramento, conservando la forza ascensionale del distacco e della riserva, sottolinea il momento della corrispondenza e dell'integrazione tra azione storica e prospettiva escatologica.  E’ ovvio, però, che questo riconoscimento della rilevanza escatologica dell'attività umana si fonda in ultima analisi sulla certezza che « Cristo (e in Lui virtualmente il mondo) è già risorto.  Tuttavia questa certezza, per quanto derivata da un atto di fede "soprannaturale", appartiene all'ordine super-fenomenico: il che fa sì che in un certo senso sussistano nel credente, sul loro piano, tutte le ansietà della condizione umana» 46.

 

19 P. Teilhard de Chardin, Le Milieu divin, Paris 1957, pp. 33-34.  De Lubac ha scritto che «è @per un  giudizio totalmente errato, perché si prestava attenzione soltanto alle sue vedute concernenti l'avvenire naturale e terrestre dell'uomo, sviluppate in scritti di filosofia scientifica, o perché si confondeva escatologia con mentalità catastrofica, che si è presa l'abitudine, un certo tempo, di classificarlo all'estremo opposto dei pensatori escatologici.  Egli respinge nettamente le "anticipazioni a breve termine" di talune "moderne apocalissi" nelle quali vede soltanto "un'ondata di illuminismo".  Ma la consumazione finale è sempre presente nel suo orizzonte; non desiste dal considerare "il termine ultimo di ciò che è storico"» (H. de Lubac, Il pensiero religioso del P. Teilhard  de Chardin, Brescia 1965, p. 41).  L’osservazione del  De Lubac ci sembra molto pertinente e costituisce per noi un'autorevole conferma di quanto si e sopra affermato circa il carattere puramente euristico di certe classificazioni. Il caso Teilhard impone appunto una dilatazione dello spessore semantico del concetto di «escatologico », al punto da intenderlo non in alternativa, ma come prolungamento e radicalizzazione del concetto di «incarnazione».  In tal senso non ci sembra fuori luogo considerare il pensiero teilhardiano - che si muove in un orizzonte essenzialmente escatologico - quale espressione autentica di una teologia «incarnazionista »,

20 C. Cuénot, L'evoluzione di Teilhard de Chardin, Milano 1962, p. 475.

21 B. De Solages, « Pour l'honneur de la théologie», in Bulletin de littérature ecclésiastique 2 (1947) 81-83.  La visione teilhardiana è segretamente dominata dall’idea-madre che il tempo non è geneticamente amorfo, ma è orientato, dinamizzato secondo un asse. Cfr. in particolare P. Teilhard de Chardin, « L’esprit nouveau et le cône  du temps », in L’avenir de l’homme, Paris 1957, p. 111.

22 P. Teilhard de Chardin, « Réflexions sur la probabilité et les consequences religieuses d’un ultra-humain », in L’activation de  l’énergie, Paris 1963, p, 283,

23 Ibid,, p. 282.

248. P. Teilhard de Chardin, « La réflexion de l'énergie », in L'activation de l'énergie, p. 348

25 Id., «Le goût de vivre », in L'activation de l'energie, p. 239.

26 Ibid., p. 243.

27 P. Teilhard de Chardin, «L’esprit de la terre», in L’énergie humaine,  Paris 1962, p. 49

28 Id., «Transformation et prolongements en l'homme du meccanisme de l'évolution», in L'activation de l'énergie, p. 322.

29 Id., « L’esprit nouveau », in L’avenir de l’homme, p. 111

30 Ibid., p. 118

31 Id., « L’hominisation », in La vision du passé, Paris 1957, p. 110

32 Id., « L’ésprit nouveau », in L'avenir de l'homme, p. 121.

33 Id., « L’énergie humaine », in L'énergie humaine, p. 196.

34 Id., « Agitation ou gènese? », in L'avenir de l'homme, p. 285.

35 Id., «Trois choses que je vois», in Les directions de l'avenir, Paris 1973, p. 168 (la sottolineatura è mia).

36 Id., Le milieu divin, p. 195

37 Id., «Le coeur du problème», in L’avenir de l’homme, p. 347

38 Id., Le milieu divin, p. 196

39 Id., «Le coeur du problème», in L’avenir de l’homme, p. 347

40 Id., « Agitation ou gènese? », in L'avenir de l'homme, p. 286

41 Cfr. N.M.Wildiers, Introduzione a Teilhard de Chardin, Milano 1963, p. 191; H. de Lubac, Il pensiero religioso del P Teilhard de Chardin, pp. 185-197; O. Rabut, Incontro con Teilhard de Chardin,  Torino 1962, pp. 104-122.

42. P. Teilhard de Chardin, Le milieu divin, p. 201.

43 Ibid., p. 199.

44 Ibid. p. 201

45 Lettera al P. Victor Fotoynont del 15 marzo 1916, riportata in H. de Lubac, Il pensiero religioso del P. Teilhard de Chardin, p. 47

46 P. Teilhard de Chardin, «Les directions et les conditions de l’avenir », in L'avenir de l’homme, pp. 304-305

 
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Teilhard de Chardin e Eugenio Montale

Post n°254 pubblicato il 09 Febbraio 2011 da bioantroponoosfera
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AD  UN GESUITA MODERNO

 

Nel marzo 2009 pubblicavo un post sulla poesia di Eugenio Montale dedicata Teilhard de Chardin.

La poesia mi era saltata agli occhi perchè molti siti cattolici tradizionalisti la usavano contro Teilhard. Il testo di Montale si prestava benissimo  come strumento di scherno del famoso gesuita.

Pubblicando il testo completo della poesia (mentre invece i siti cattolici integralisti  ne pubblicavano solo i passi più derisori verso Teilhard) lo corredavo di una critica a Montale. Dicevo che il poeta italiano, non avendo letto le opere di Teilhard pubblicate fino alla stesura della poesia non ne aveva capito inè il senso nè la profondità del pensiero del pensatore francese.

E poi, cosa più omportante, il pensiero ristretto di Montale non aveva nulla da spartire con il pensiero universale del gesuita teso come era a dare un senso cosmico  all'avventura umana.

Ora, a distanza di un'anno, il Prof. Fabio Mantovani, unico ed insigne studioso italiano di Teilhard de Chardin (ricordiamo che è suo il DIZIONARIO DELLE OPERE DI TEILHARD DE CHARDIN, edito dai Gabrielli Editori nel 2009) non riuscendo a capire perchè, un premio Nobel come Montale avesse dovuto scrivere una poesia del genere, ha tentato una nuova lettura del testo montaliano.

Ne è uscito uno studio che ribalta completamente il senso antitelihardiano che i molti siti cattolici integralisti hanno voluto dare alla lettura della poesia; Mantovaninè  da una lettura profonda e ponderata della lode di Montale.

Per chi fosse interessato alla lettura di questo ottimo studio può collegarsi al sito www.biosferanoosfera.it e leggere il resoconto di questa erudita riflessione: Eugenio Montale: Ad un Gesuita Moderno.

Buona lettura

Giovanni Fois Centro di Documentazione Teilhard de Chardin sul futuro dell'Uomo- Roma

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E il risultato

 
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Teilhard: ricordo di un Anniversario

Post n°255 pubblicato il 09 Aprile 2011 da bioantroponoosfera
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1955-2011 TEILHARD DE CHARDIN VIVE!

 

Nel piccolo cimitero gesuita di Poughkeepsie, a pochi chilometri da New York il silenzio è sceso da molto tempo su tutte le tombe.

Solo su quella di Pierre Teilhard de Chardin, gesuita, l’ombra della morte si è rifiutata di posarsi  per sempre sopra la lapide di colui che Etienne Borne, sul quotidiano Le Monde, lo esaltava definendolo il genio del sapere positivo e che dell’esperienza profetica aveva fatto una  indivisibile grandezza.

Teilhard, nella sua vita è stato un grande della scienza, della teologia; è immensa era la sua appartenenza alla  Chiesa. A modo suo è stato un grande profeta e un grande mistico;  Ma questa sua grandezza in tutti i campi non gli ha proibito l’umiltà verso la Chiesa, verso i suoi fratelli credenti e non credenti.  Egli andava ripetendo che la sua sola ambizione era quella di essere gettato nelle fondamenta di ciò che può crescere.

Teilhard si era considerato come un umile risonatore, riflettente una vera vibrazione, una certa nota umana e religiosa che è ovunque nell’aria attualmente e nella quale le genti si sono riconosciute e ritrovate.

Dal momento in cui la nuda pietra, che  ha coperto la tomba del gesuita in quel povero cimitero d’America è  diventata una pietra di contraddizione; Per molti credenti e non credenti da quella tomba si sprigiona un messaggio universale, che come ha scritto il poeta Leopold  Sèdar Senghor, è  in grado di “costruire la Terra”.

Altri pensano che da quella tomba proviene un massaggio capace di scalzare le fondamenta di un edificio pazientemente costruito in duemila anni di cristianesimo.

In un modo o nell’altro Teilhard è presente ancora oggi nella cultura moderna, nel dibattito sulla direzione dell’evoluzione, nella ricerca di una via per il  futuro dell’umanità.

In Estremo Oriente Teilhard è riconosciuto  e venerato come un maestro che ha insegnato la scienza della natura e l’arte di sondare il suolo alla ricerca del più piccolo indizio sulla evoluzione dell’uomo.

In Occidente l’attenzione è più rivolta alla sua opera religiosa e mistica.. Malgrado  ancora oggi sia vilipeso,, contestato, processato dalla autorità ecclesuastica, Teilhard ha ricevuto e continua a ricevere l’omaggio dei migliori spiriti di questo secolo per la sua rigorosa intelligenza e per l’audace spiritualità.

Ancora oggi lo spirito di Teilhard  riaffiora non più come provocazione ma ispiratore nei campi più disparati: nella letteratura, nel cinema,  nella musica sinfonica e leggera ( ricordo la canzone di Dalidà dedicata al padre gesuita e una grande band rock che ha preso il nome di Noosfera)

Bibliografie, saggi , studi, tesi di laurea  continuano ad apparire nella rete internet: segno che Teilhard è ancora oggi un valido pensatore in grado di indirizzare la coscienza di ognuno di noi,

Qualche tempo prima di morire Teilhard  scriveva: “Signore, poiché con ogni mia facoltà e in tutte le occasioni della mia vita non ho mai cessato ci cercarTi e situarTi nel cuore della Materia universale, è nell’incanto di una universale trasparenza e di una universale incandescenza che mi piacerebbe chiudere gli occhi”.

Il 10 aprile del 1955, il giorno di Pasqua,  su New York,  città cosmopolita più famosa del mondo,  splendeva un sole incredibilmente bello e luminoso.

 

Giovanni Fois

Centro di Documentazione Teilhard de Chardin sul futuro dell’Uomo - Roma

 
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LEGGERE TEILHARD

Post n°256 pubblicato il 10 Aprile 2011 da bioantroponoosfera
Foto di bioantroponoosfera

Indicazioni per la lettura di Teilhard de Chardin

 

 

Gli scritti di Teilhard de Chardin sono stati pubblicati in Francia dalla casa editrice  Seuil,  in tredici volumi, per lo più antologici,  dal 1955 al 1976 e sono attualmente reperibili nelle librerie cattoliche francesi o si possono richiedere direttamente alla Fondation Teilhard de Chardin a Parigi.

L’ edizione italiana fu inizialmente curata, a partire dal 1968 e fino al 1984 dalla casa editrice laica  Il Saggiatore , che pubblicò  solo otto  volumi e tra l’altro non segui l’edizione francese. perché,  su proposta dei curatori,  inserì un volume (il terzo) che non faceva parte delle Opere edite da Seuil.

Successivamente gli altri cinque volumi delle Opere furono pubblicate dalla Queriniana, dalla SEI e dai Gabrielli Editori.

I volumi editi da Il Saggiatore sono introvabili (forse su e/bay o  in qualche libreria antiquaria) mentre le altre edizioni sono ancora reperibili nelle librerie.

I testi pubblicati nelle Opere, a parte le opere Il Fenomeno umano, L’Ambiente Divino  e  Il posto dell’uomo nella natura,  sono memorie e elaborati e non furono preparati per una larga diffusione e neanche per la stampa. ma furono scritti da Teilhard per la sua cerchia di amici più intimi e per un numero ristretto di studenti di teologia delle varie università cattoliche e servivano per approfondire quanto egli andava scoprendo nell’ambito scientifico, teologico e religioso.

Avvicinarsi al pensiero del Padre gesuita è una grande avventura e  significa scoprire la grande visione teilhardiana in cui si fondano elementi scientifici, religiosi, teologici, sociali e anche culturali in grado di fornire all’Uomo di oggi elementi per vivere e sperare in un futuro che parte dall’infinitivamente piccolo e passando per l’infinitamente grande arriva all’infinitamente complesso.

La lettura di Teilhard vi farà iniziare un grande viaggio che parte al di fuori dell’Uomo nel basso della Materia e attraversandolo e plasmandolo lo trascina in alto verso il Cristo glorioso. Per Teilhard tutto è connesso: natura, piante,animali, uomo, cosmo: Ecco l’Universo evolutivo.

Iniziare a leggere Teilhard de Chardin significa essere coinvolti, vostro malgrado, a vedere, a sentire e a capire questa connessione e la relativa susseguente complessità che ci assegna un posto privilegiato, ma non padronale, in mezzo alla natura.

Tracciare un percorso di lettura non è facile ma possiamo però ipotizzare alcune fasi che potrebbero portare  a comprendere la visione del Mondo illustrata da Teilhard, e nel contempo comprendere  il metodo usato dal Padre gesuita per illustrare questa straordinaria visione.

Teilhard  è  difficile, il suo linguaggio usa moltissimi neologismi e parole inventate dal gesuita per meglio illustrare il suo pensiero perché il campo in cui si muove è nuovo e così pure il suo metodo. Ma il suo sforzo è avvincente e superate alcune difficoltà iniziali relative alla sua novità di metodo e di linguaggio, nello sforzo di penetrarne il pensiero sarete  spinti ad un lavoro di riflessione personale e di meditazione.

Prima di affrontare il cammino irto e difficile delle  opere citate conviene a chi vuole avvicinarsi all’opera di Teilhard iniziare da alcuni piccoli volumetti che si possono trovare ancora: parlo del libro  di Edith de la Heronnière: Teilhard de Chardin. Una mistica della traversata, edito da L’Ippocampo di Genova nel 2005, di quello del Prof. Franco Bisio: Teilhard de Chardin. Invito alla lettura, edito dalla San Paolo nel 1999 e quello di Don Gabriele Scalmana: Teilhard de Chardin: La fede e la scienza, edito dalla Coooperativa In Dialogo, di Milano

Per familiarizzare invece con le parole e i neologismi teilhardiani leggetevi il piccolo Glossario pubblicato sul sito www.biosferanoosfera.it oppure acquistare il voluminoso Lessico Teilhardiano di Baudry edito  quest’anno ad Jaka Book.

Se conoscete il francese potrete cercare il libro di Bernard Sese: Teilhard de Chardin, edito da Desclèe de Brouwer, Parigi, che descrive la vita di Teilhard, sviluppa la sua visione del mondo in evoluzione e cita testi fondamentali che parlano del suo metodo e che sono un’utile finestra per capire Teilhard.

Se invece avete già avuto un approccio con il pensiero teilhardiano, mi permetto di suggerirvi un’altra opera, che ritengo fondamentale e molto impegnativa. Teilhard de Chardin. Guida al pensiero scientifico e religioso, del prof. Ferdinando Ormea, edito da Vallecchi in due volumi.

Il Prof. Ormea è stato il primo studioso italiano ad aver scritto un libro  singolarmente chiaro ed estremamente fedele al pensiero di Teilhard. Da dei giudizi improntati alla prudenza, ma dimostra quanto il pensiero teilhardiano sia ispirato alla dottrina cristiana.

L’opera di Ormea è di difficile ricerca, ma su e/bay è possibile trovarne ancora delle copie.

Per capire ancora meglio lo stato d’animo che coinvolgeva Teilhard nella elaborazione del suo pensiero è bene leggere anche le sue raccolte di lettere edite da varie case editrici e rintracciabili in e/bay.

La lettura della corrispondenza ci fa oltremodo conoscere Teilhard, il suo modo di vedere e di scoprire il senso della profondità e della grandezza dell’animo  del gesuita in rapporto al Mondo e alla sua Fede

Di fronte alla vastità della corrispondenza teilhardiana risulta chiaro che egli desiderava coinvolgere, nella sua grande ricerca, il più vasto pubblico possibile

Dicevamo che quella di Teilhard  è una grande visione del Mondo  abbozzata fin dal  1911, con il saggio: L’Homme,  dimenticato dai curatori delle Oeuvres ma ripubblicato. dopo cento anni,  nel sito www.biosferanoosfera.it

E’ da qui che bisogna partire per approfondire e comprendere ancora di più la  genesi del  pensiero di Teilhard. E’ da quel periodo che Teilhard  ha cominciato a formulare la sua visione della vita: e successivamente  nel grande e doloroso teatro della  Prima Guerra Mondiale  (dove Teilhard è in prima fila come portaferiti, guadagnandosi stima e rispetto dai suoi commilitoni (si veda il Post pubblicato in questo blog) encomi e attestati da parte delle autorità militari e da ultimo  una medaglia al Valore Militare), tra i fanghi delle trincee, la morte sempre in agguato, i feriti, gli assalti, i bombardamenti che Teilhard, nei moneti di tregua ha cominciato a scrivere tutta una serie di brevi saggi delineando  il suo pensiero e che sono riuniti nel volume  5 delle Opere italiane con il titolo La Vita Cosmica, scritti del tempo di guerra,1916-1919.

Vi invito a leggere questa opera in combinato disposto con le lettere scritte alla cugina Margaret che sono state pubblicate in un volume: Genesi di un pensiero. Lettere 1914-1919, Feltrinelli 1966

In queste lettere Teilhard scrive alla cugina illustrandole, oltre che la vita nelle trincee e la morte costantemente sfiorata, i testi che andava scrivendo, le sensazioni di fronte a nuove intuizioni, a nuove scoperte dello Spirito in quella situazione che avrebbe scoraggiato anche il più temprato soldato.

Ma Teilhard, forte della sua Fede, in questa corrispondenza faceva stato delle sue riflessioni e inviandole alla cugina chiedeva  le sue osservazioni e i suoi consigli.

E’ questo il modo migliore di partecipare alla genesi del pensiero di Teilhard e leggendo le due opere in parallelo saremo anche noi incoraggiati a promuovere la genesi del nostro pensiero di uomini e di cristiani.

Abbiamo cercato di familiarizzato con il pensiero di Teilhard attraverso l’attenta lettura della sua corrispondenza e dei suoi primi scritti: possiamo guardare più da vicino la sua visione del mondo e il suo metodo di lavoro con la lettura de Il Fenomeno umano (Opere, ed. italiana, vol. 1) e l’Ambiente divino (opere, ed. italiana, vol. 2)

Fin dalle prime righe del Fenomeno umano Teilhard ci da un’idea di come avvicinarsi al suo pensiero: si presenta come uno scopritore di un paesaggio in cui il suo senso di profondità osserva qualcosa di assoluto in cui l’Uomo è centro di costruzione dell’Universo.

“Se, veramente, vedere significa essere di più osserviamo l’Uomo e vivremo più intensamente”.

Mentre si addentra nella profondità dell’Evoluzione, scopre le linee strutturali del paesaggio, che convergono verso il Centro.  Poi, con sua grande sorpresa, il paesaggio diventa chiaro: egli “vede” per l’essere pensante il momento più decisivo quando, cadendogli i paraocchi, egli si accorge di non essere un elemento sperduto nella solitudine cosmica, bensi che in lui converge e si ominizza una universale volontà  di vivere (Il Fenomeno umnao, pag.31).

Questo “paesaggio” che Teilhard osserva è l’evoluzione della vita sulla terra e le linee strutturali indicano che si tratta di una evoluzione convergente disciplinata dalla legge di complessità-coscienza scoperta da Teilhard che vede gli elementi di questo processo amalgamarsi in una sintesi sempre più complessa, diretta verso il Centro-Omega, in cui tutto si riunisce intorno al Cristo.

Per meglio capire il metodo di Teilhard torniamo indietro di una paginetta (pag. 29) dove potremo apprendere e studiare attentamente il modo in cui Teilhard ci invita a scoprire tutta una serie di  nuovi “sensi” (vedi il post pubblicato su questo blog) la cui graduale acquisizione scandisce la grandezza e la profondità dello Spirito Umano.

La lettura de Il Fenomeno umano, che come ci dice Teilhard,  è una “memoria scientifica” ci porta alla scoperta delle due opzioni fondamentali che sono alla base del saggio: il primato attribuito agli pschismi e al pensiero nella Stoffa dell’Universo, e il valore “biologico”assegnato alla dinamica sociale dell’Umanità , la preminenza dell’Uomo nell’Universo, la sua natura organica nella massa umana.

Dopo l’ardua “fatica” di leggere Il Fenomeno umano tocca ora posare gli occhi sulle pagine de L’Ambiente Divino (volume 2 delle Opere in Italiano) , che è, come dice il sottotitolo, un saggio di vita interiore, dedicato a coloro che amano il Mondo.

E’ un volumetto  che contiene una  intensa  e profonda meditazione sugli atteggiamenti spirituali per divinizzare tutto.   Egli offre la sua riflessione ai cristiani che  amano il Mondo e che di fronte alla nuova fisionomia  del cosmo  si  pongono delle giustificate domande.

Qui Teilhard sottolinea la necessità di un costante atteggiamento di preghiera affinchè i limiti tangibili delle cose e quelli delle proprie capacità razionali diventino trasparenti, frangibili, e ci  suggerisce un pensiero  stupendo:” Signore, sappiamo e

pre-sentiamo che Tu sei dappertutto e attorno a noi: ma sembra che vi sia un velo sui nostri occhi. Fa splendere il tuo Volto universale… E per questo mandaci il tuo Spirito…”

Una lettura, questa, che  insegna a muoversi lentamente verso il senso della profondità dell’azione umana che si identifica in un modo assoluto nell’ascesa verso  il Cristo-Omega

A questo punto siamo arrivati, con un poco di fatica, ma con il cuore pieno di gioia e di speranza, alla punta del promontorio pronti a  riflettere e ad esaminare ancora più profondamente l’animo e il pensiero di Teilhard: la lettura del  volume Il Cuore della Materia  (Oeuvres, T.13, pubblicato in italiano dalla Queriniana ), mette a nudo  le radici dalle quali è sorta l’opera teilhardiana.

In questa “riflessione” scritta (l’ultima sarà Il Cristico) da Teilhard un mese prima della sua morte (lo scritto è datato New York, marzo 1955) , egli,  giunto quasi al termine della sua vita, si volge all’indietro e scorge in piena lucidità le due strade convergenti da lui percorse, quella della Scienza e quella della Religione. Coglie allora l’unità del suo impegno scientifico e religioso  che lo ha contraddistinto lungo tutto l’arco della sua vita.

Credo che questo punto siamo alla fine della iniziazione di avvicinamento al pensiero teilhardiano.  A questo punto il terreno vi si apre e potrete spaziare lungo l’arco di di tanti altri testi avvincento come:  Il Mio Universo, La Cedntrologia,  Scienza e Cristo, Come io vedo, La singolarità della specie umana, L’emergenza dell’Uomo, il Cristico.

Queste sono le mie indicazioni, ma ognuno di voi potrà liberamente  scegliere altre strade.

Buona lettura in compagnia di un uomo che lo storico inglese Arnold Toynbee ha definito un grande della cultura mondiale. 

Centro di Documentazione Teilhard de Chardin sul futuro dell'Uomo - Roma 

 

 

 
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LEGGERE TEILHARD

Post n°257 pubblicato il 19 Aprile 2011 da bioantroponoosfera
Foto di bioantroponoosfera

Indicazioni per la lettura delle opere di Teilhard de Chardin.

Sono sicuro che il precedente post vi ha incuriosito e forse spinto ad accostarsi alla lettura teilhardiana.

Per completare però il persorso indicato devo consigliarvi ancora la lettura di due opere che faranno da corollario a quanto andrete a leggere.

La prima opera è stata scritta da Rosino Gibellini per i tipi della Queriniana Editrice  e il titolo è: Teilhard de Chardin: l'opera e le interpretazioni. Queriniana, 2005, pag. 302.

Il volume,  di scorrevole lettura è utile  non tanto per il capitolo primo che rifà la storia  dell'opera di Teilhard, ma per il capitolo secondo che ripercorrele varie interpretazioni dell'opera e del pensiero di Teilhard fatta da  marxisti, razionalisti, protestanti e  teologi cattolici.

E' un volume interessante perchè colloca Teilhard e la sua opera nell'ambito della cultura laica e religiosa del nostro mondo.

Il Libro è facilmete rintracciabile nelle librerie cattoliche.

La seconda opera è, ritengo, di pregevole natura: Fabio Mantovani, Dizionnario delle opere di Teilhard de Chardin, Gabrielli Editori, 2006.

Scirtta dal Prof. Fabio Mantovani, oggi l'unico conoscitore dell'opera e del pensiero di Pierre Teilhard de Chardin, è un compendio completo delle opere di Teilhard pubblicate nei tredici volumi a lui dedicati.

Il volume di  Mantovani vuole porre il lettore nella condizione di coglere da sè l'intero sistema delle idee teilhardiane " giunte il Italia alla rinfusa e soprattutto già deformate prima di essere conoisciute (G. Vigorelli: Il gesuita proibito).

Il Dizionario supplisce molto efficacemente alla indisponibilità di parecchie opere  del Padre gesuita a suo tempo tradotte in italiano e mai più riedite.

Tutti i titoli delle opere di Teilhard, riferibili al suo pensiero filosofico, scientifico e teologico sono presenti nelle pagine del volume in ordine, per la prima volta, cronologico e nel pieno rspetto dell'articolazione espositiva originale.

Ad ogni titolo l'Autore inserisce una breve scheda descrittiva dell'opera mettendo in relazione, attraverso riferimenti incrociati i vari scritti riducendo così il rischio di interpretazioni separate dalla visione d'insieme.

Dopo la confusa pubblicazione avvenuta tra il 1955 e il 1976 in Francia e la caotica pubblicazione delle opere in Italia che sono apparse tra il 1968 e il 2004 ad opoera di quattro diverse case editrici, ul libro come quello di Mantovani non solo era utile, ma necessario per guidare il lettore all'incontro con Pierre Teilhard de Chardin.

Scriveva Teilhard de Chardin: "Coloro che non odono l'Armonia fondamentale dell'Universo, che io tento di descrivere , cercano nei miei scritti un non so quale sistema rigorosamente logico, e rimangono sconcerati o si arrabiano: In fondo non è possibile trasmettere direttamente con le parole la percezione di una qualità, di un gusto.  Ancora una volta, per lo scopo che mi ero prefisso sarebbe meglio per me essere un'ombra di Wagner piuttosto che un'ombra di Darwin.  Accettandomi come sono, non vedo nulla di meglio da fare che ostinarmi a  rivelare, con tutti i mezzi, l'Umanità agli uomini."

 Centro di Documentazione Teilhard de Chardin sul futuro dell'Uomo. Roma

 

 

 

 

 
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1 maggio 1881: nasce Teilhard de Chardin

Post n°258 pubblicato il 30 Aprile 2011 da bioantroponoosfera
Foto di bioantroponoosfera

130° Anniversario della

nascita di Pierre Teilhard de Chardin s.j.

 

Oggi, 1 maggio ricorre il 130°anniversario della nascita  di colui che Arnold Toynbee ha definito un grande della storia moderna: “Teilhard sarebbe già un gigante dell’intelligenza se si fosse  limitato alla paleontologia soltanto, ma, di fatto, è anche un poeta e un cristiano, e ciò fa di lui un  gigante sia della spiritualità, sia dell’intelligenza. Egli spezza le barriere fra le discipline  specializzate che separano i mandarini accademici, perché possiede un intelletto che vede al di

là delle convenzionali dicotomie del pensiero… Le Phenomene humain è un atto di liberazione  spirituale. La sua visione umana va incontro a un bisogno spirituale del nostro tempo”

Non vogliamo qui ripetere le notizie della vita di Teilhard; a questo hanno pensato nel corso degli anni tanti altri studiosi ed apologeti.

A noi interessa ricordare, visto che fino a questo momento non lo hanno fatto né le Associazioni, né i tanti sedicenti teilhardiani , la nascita di questo gesuita,   come abbiamo fatto in un precedente  post richiamando alla vostra memoria la  morte di Teilhard :  un uomo che ha scombussolato  il quieto orticello della cultura mondiale ed ha inoculato nel mondo la sua  grande passione  per le  scienze e la religione.

Un uomo che era nato in Francia nel 1881  ed  è  stato sepolto nel 1955,  volutamente dalle autorità  ecclesiastiche romane,  in terra straniera  e in un piccolissimo cimitero vicino New York.  Cimitero  che si dice dire  verrà presto smantellato.

A questo punto, ci chiediamo che fine farà  la  salma di questo grande uomo , testimone della Chiesa e dell’Umanità ?

Forse qualche papavero del vaticano potrebbe dircelo.

Ed è quella  grande  passione che lo ha coinvolto fin dalla sua fanciullezza e  che la chiesa,  non avendolo capito  lo ha allontanato dal suo ambito scientifico e religioso francese mandandolo  in esilio prima in Cina e poi negli Stati Uniti dove mori nel 1955.

In questo blog e nei siti http://www.biosferanoosfera.it e http://sites.google.com/site/pellegrinodellavvenire  troverete ampio materiale per approfondire il cammino intellettuale di Pierre Teilhard de Chardin.

La vita del gesuita  ha saputo, più di altri , esprimere le aspirazioni dell’era moderna  ed è per questo che una moltitudine di uomini rimane affascinata dalla sua grandiosa visione di sintesi.  La sua è  stata una vita piena di valori e di fatti che hanno messo a confronto  questa  meravigliosa sintesi la visione evoluzionistica del mondo e la fede in Cristo ispirando un nuovo atteggiamento cristiano nei confronti dell’umanità e della  fede cristiana.

Oggi le opere di Teilhard sono tutte conosciute ed è maturo il tempo  di chiarire la vera storia della formulazione del pensiero teilhardiano.

Se volgiamo lo sguardo  al 1955, anno di  pubblicazione dei suoi  primi scritti possiamo osservare solo una manciata di libri e libretti,  pubblicati sotto l’impulso delle autorità ecclesiastiche romane, contro Teilhard., a fronte di migliaia di libri in favore del pensiero del Padre gesuita.

Era molto facile allora criticare il pensiero del gesuita evoluzionista attraverso l’esame di pochi scritti. Oggi,   che le sue opere sono  tutte pubblicate (mancano ancora alcuni diari e alcune raccolte di lettere) nessuno più, tra teologi, scienziati, filosofi si azzarda a scrivere contro Teilhard; segno evidente che nel suo prezioso pensiero  non c’è più nessun appiglio per screditare il suo operato e la sua testimonianza.

E, tanto per inciso,  la maggior parte dei suoi denigratori è morta e i loro libri sono spariti dalla circolazione. mentre in Internet spopolano i giovani che hanno scoperto la figura di questo gesuita e la sua passione per il mondo, per l’uomo e per la figura dei Cristo.

Nella sua vita Teilhard non ha mai illuso le speranze dell’uomo, anzi, ha portato una passione e un interesse per il lavoro dell’uomo sulla terra, lungi però, dal distoglierlo dal pensiero dell’aldilà; Teilhard bruciava di un intenso fuoco che gli urgeva diffondere tra gli uomini.

Il suo apostolato è stato fecondo e continua ad esserlo ancora oggi per tutti noi  e attraverso il  continuo contatto con il suo pensiero, troviamo un fascino benefico, un gusto per la vita.

In questo Teilhard si è dimostrato un vero discepolo del grande Apostolo.

Teilhard, nella sua personalità, nella sua riflessione e nella sua preghiera appare un grande testmone del Vamgelo.

Egli, tenta una grande sintesi operando all’interno della realtà’ scientifica e ricollegandosi ai tesori della sapienza biblica e patristica  spinge l’uomo e l’umanità verso l’altro per il ricongiungimento al Cristo sempre più grande.

“ Tutto ciò che sale converge”. Eccola, la sua grande visione che deve dare  senso e coraggio a noi contemporanei.

Nel famoso romanzo Dottor Zivago l’ultimo pensiero espresso da Pasternak e di sapore teilhardiano:”I secoli, come zattere sui fiumi, vanno incontro a Cristo per essere giudicati”: E anche quest’altra espressione del grande romanziere russo è di sapore teilhardiaano:” I secoli sono scalini per i passi fi Dio”.  Per Pasternak Teilhard ,  tra i pensatori più importanti, è il più vicino e il più intimo.

Con la sua statura gigantesca, e come figlio della Ecclesia Mater, alla quale rimase fedele fino all’ultimo giorno, Teilhard rappresenta un esempio fulgido di quel cristianesimo che lui chiamava “la religione dell’avvenire”

Giovanni Fois

Centro di documentazione Teilhard de Chardin sul futuro dell’Uomo - Roma

 

                                                                                                                                            

 
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Una poesia "teilhardiana"

Post n°259 pubblicato il 01 Maggio 2011 da bioantroponoosfera
Foto di bioantroponoosfera

Ecce Homo

Nel sito PoesieRacconti.it è stata pubblicata ,

qualche tempo fa, questa poesia di Pierluigi Correli di sapore

profondamente “teilhardiano”

In occasione del 130° anniversario della nascita di Teilhard de Chardin

ci fa piacere riproporvela.

G.F.

 

 

“Sul confine oscuro del tempo
Silenziosa sta la pietra antica
Come un punto di memoria
Sulla mappa della Storia.
Voci di altre epoche
Antichi riti e miti del passato.
Respiri un'altra età
Te la senti dentro
Ma non la comprendi
La pietra antica
Non ha parole,
Nè suoni, nè segni
Ma la ritrovi nelle tue radici:
l’Antico Verbo che consola,
il Logos che non tradisce,
la Verità --che si consacra.
Echi di salvezza eterna e di Amore
Che attraversano il tempo e i cicli della vita
E’un raggio luce ti trafigge il cuore
avverti un grande senso di dolcezza
ti senti Uomo nuovo.
Fu sera e poi mattino.

Pierluigi Curreli

 

 

 
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Teilhard de Chardin: lo scivolone di Jaca book e i silenzi dell'Associazione TdC

Post n°260 pubblicato il 15 Maggio 2011 da bioantroponoosfera

NEGATE LE TRIBOLAZIONI DI TEILHARD !

 

 La ristampa da parte di Jaca Book di alcune opere di Teilhard, già edite da il Saggiatore e attualmente fuori commercio, è di per sé un fatto positivo. Ma bisogna subito aggiungere che la Jaca Book non dovrebbe prendere posizioni totalmente sbagliate facendosi mal consigliare da pseudo conoscitori del pensiero teilhardiano !

Secondo il mio modesto parere la Jaca Book farebbe bene ad affidare la cura di altre opere in programma a persone che conoscono veramente Teilhard e che l’hanno studiato da tempo ed hanno contribuito ad una profonda conoscenza del pensiero del gesuita, partendo da un esame interdisciplinare del pensiero stesso.

Ci spieghiamo.

“Il posto dell’Uomo nella Natura, anche se Jaca Book non lo menziona, venne  pubblicato, per la prima volta in Italia nel 1970, dalla casa editrice “laica”  Il Saggiatore, come volume n° 4 delle Opere.

C’è da sottolineare che lo sforzo  per la pubblicazione delle Opere di Teilhard in italiano fu fatto dall’editrice “laica” Il Saggiatore, sotto la spinta del Prof. Ferdinando Ormea (uno dei pochi conoscitori dell’opera teilhardiana, oggi defunto) e della Prof. Annette Daverio (allora segretaria della neonata Associazione Italiana Teilhard de Chardin), e non da editrici cattoliche che invece si  piegarono alle decisioni del Santo Uffizio.

Solo in anni recenti la Queriniana e i Gabrielli editori, pubblicarono le ultime opere che mancavano e soprattutto la prima ristampò i primi volumi dell’edizione francese e de Il Saggiatore.

 Quello che ha attirato la nostra attenzione e suscitato la nostra  irritazione è la frase: “La storia di Teilhard è nota. La Chiesa cattolica e i gesuiti tornarono sui loro passi e le opere principali vennero pubblicate in francese dal 1955 al 1976 tramite un comitato scientifico straordinario che raccoglieva l’intelligencija de tempo”.

Ma chi l’ha scritta si è preoccupato di leggere qualcosa sulle tribolazioni di Teilhard  specialmente negli ultimi anni? Esiste, nel sito della Fondazione di Parigi, un esaustivo documento a questo proposito. Strano che la signora Tassone-Bernardi non ne abbia tenuto conto e non lo abbia  segnalato all’estensore della nota!   O forse costui  voleva compiacere  qualcuno?

Ricorderete il precedente post da me pubblicato sul testamento e sulle carte di Teilhard, che faceva stato dell’ostracismo  ad oltranza subito dal generoso gesuita da parte del Magistero.

Infatti dire che la Chiesa e la Compagnia di Gesù “tornarono  sui loro passi” è una assoluta  menzogna.

La cosa più grave è che essa  è avallata dalla  suddetta signora, attuale presidente dell’Associazione Teilhard de Chardin italiana. Con l’aggravante che lei  dovrebbe  possedere le carte ufficiali della Prof.ssa Daverio che scrisse pagine infuocate contro il divieto di pubblicare Il Fenomeno umano e contro la politica vaticana tesa  a seppellire per sempre l’opera di Teilhard de Chardin.

Ricorda, la signora Daverio, che Teilhard venne preso in giro dagli alti papaveri del Sant’Uffizio e dal Generale della Compagnia che più volte dissero a Teilhard che la sua opera era “in visione”, che c’erano solo alcune cose da cambiare, che tutto sarebbe andato a posto…in ultima analisi venne dato a Teilhard un no secco.

E’ quello il proseguimento della tribolazione di Teilhard iniziata tanti anni prima con l’esclusione di questi dall’insegnamento religioso, teologico e filosofico, per via della sua adesione all’evoluzionismo.

Ora, dire che la Chiesa e il Magistero tornarono sui loro passi è nascondere la  pura verità.

Il tentativo della Chiesa e della Compagnia, prima e dopo la morte  del gesuita,  nell’evitare che gli scritti di Teilhard  venissero resi pubblici cozzò contro la volontà di amici onesti e generosi che favorirono la nascita di una Fondazione per la pubblicazione delle opere.

Il  Comitato che venne promosso dalla Fondazione  era il risultato di un vasto movimento scientifico, filosofico, storico e religioso che si univa di fronte alla caparbia volontà del Magistero e della Compagnia di affossare lgli scritti teilhardiani.

 Quando la prima opera venne stampata in Francia suscitò tra i religiosi, i cattolici e gli stessi laici un plauso perché finalmente il pensiero del padre gesuita usciva allo scoperto e forniva alla cultura mondiale utili elementi di riflessione e di pensiero sull’umanità e sul suo futuro, ma soprattutto richiamava la Chiesa a mettersi alla guida di questo rinnovamento umano ed ecclesiale.

Mentre in Italia il Santo Uffizio, e il Magistero ecclesiastico entrarono in campo contro Teilhard con una veemenza ed una violenza che non si riscontrava  da centinaia di anni.

Venne favorita la pubblicazione di libelli contro Teilhard,  venne invece negata la pubblicazione del libro di Barjon, amico da sempre di Teilhard, sul suo pensiero.

I teologi più oltranzisti si diedero da fare sulle riviste teologiche vaticane nel tentativo di screditare Teilhard, accusandolo anche di avere molte amicizie femminili. Ne fa stato il numero speciale della rivista Divinitas e i libri di Philippe de la Trinitè.

E qui siamo qualche anno dopo la morte di Teilhard.

Solo un altro “laico”, Giancarlo Vigorelli, si incaricò di scrivere un pregevole libro: “Il Gesuita proibito”, edito da Il Saggiatore, la cui lettura è  chiarificatrice di come “la Chiesa e la Compagnia di Gesù, tornarono sui loro passi”!!!

Come fa il “saputo” estensore della nota editoriale di  Jaca Book   ad affermare l’opposto della realtà?

Ancora negli anni successivi alla morte di Teilhard si intrecciavano le relazioni difficili : lui, i suoi superiori, il Santo Uffizio. Non  bastavano le proibizioni patite durante la sua vita: scrivere e parlare: ora si tentava di proibire la pubblicazione del suo pensiero con un atteggiamento oltremodo farisaico.

 Durante la pubblicazione dei primi quattro volumi delle opere in francese, garantiti come abbiamo detto da un Comitato internazionale e dalla Fondazione,  il  Santo Uffizio emanò due Monitum (solo il secondo venne pubblicato con tutti gli “onori” nel 1962 accompagnato da un violento articolo dell’Osservatore Romano,  adoperandosi  perchè le opere non fossero pubblicate da altri editori cattolici europei e italiani (sintomatico è il caso della editrice tedesca Karl Albert, da sempre editrice dell’episcopato tedesco),  mentre in quegli anni “Il fenomeno umano”  era pubblicato nell’Unione Sovietica!

E’ questo secondo voi significa “tornare sui propri passi” ?

E’ davvero scandoloso che l’Associazione italiana Teilhard de Chardin non abbia a cuore il rispetto della verità riguardante la persona stessa di Teilhard!

  

Giovanni Fois

Centro di Documentazione Teilhard de Chardin sul futuro dell’Uomo - Roma.

 

 
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Teilhard... e il suo amico Fabio

Post n°261 pubblicato il 29 Maggio 2011 da bioantroponoosfera
Foto di bioantroponoosfera

Fabio Mantovani, uno dei migliori Amici di Teilhard compie gli anni.

 

Forse non tutti voi conoscete il Prof. Fabio Mantovani, insigne studioso di Pierre Teilhard de Chardin s.j.

E' stato per lunghi anni Presidente dell'Associazione Teilhard de Chardin quando questa aveva la sede a Firenze presso l'Istituto Stensen.

Anni d'oro quelli che vedeva la partecipazione, intorno all'Associazione, di decine e decine di uomini di cultura, scienziati, teologi, biblisti  e moltissimi uomini di Chiesa.

Erano gli anni della interdisciplinarietà che si coagulava intorno alla rivista IL FUTURO DELL'UOMO. Rivista che per molti anni è stato un veicolo di ricerche, di riflessioni e di scoperte del pensiero teilhardiano.

Erano gli anni in cui anche Padre Dall'Olio, direttore dell'Istituto Stensen e anche lui profondo conoscitore di Teilhard radunava presso la sede dell'Associazione scienziati come Ferdinando Ormea,  Lodovico Galleni e Michele Sarà, teologi come Battista Mondin e Paolo Giannoni, uomini della politica e della stampa che sarebbe troppo lungo citare.

Ma quegli anni finirono con le dimissioni di Fabio Mantovani e  il successivo trasferimento dell'associazione a Torino.

Trafserimento che portò ad un offuscamento della tradizione teilhardiana instaurata a Firenze.

Oggi l'associazione vive una vita non tanto illustre, basti vedere il loro sito, perchè ha ritenuto di non avvalersi più di tanti uomini che avevano testimoniato di Teilhard ed ancora oggi sono gli unci a portare avanti un'approfondimento del pensiero e dell'opera teilhardiana.

Soprattutto Fabio Mantovani, che dal momento in cui lasciò l'Associazione si dedicò esclusivamente alla traduzione delle opere di Teilhard fino ad arrivare, nel 2006, a pubblicare un libro che non dovrebbe mancare in "case" teilhardiane.

Mi riferisco al DIZIONARIO DELLE OPERE DI TEILHARD DE CHARDIN edito dai Gabrielli Editori.

Ma, secondo me, la sua migliore attività la dimostra nella redazione del sito www.biosferanoosfera,it dove pubblica materiale di studio olistico e lo confronta con il pensiero di Teilhard.

Non solo, nello scorso anno Mantovani ha pubblicato inediti assoluti d Teilhard de Chardin: delle perle utili a migliorare la conoscenza e la riflessione del pensiero di Teilhard.

L'associazione della Tassone-Bernardi non ha ritenuto di inviare a Mantovani un ringraziamento ed un apprezzamento per questa opera.

Questa associazione vive solo nel culto della personalità della presidente e a nulla valgono gli stimoli inviati come l'ultimo che potete leggere sul post precedente.

Mi onoro di collaborare con Mantovani nella promozione del pensiero di Teilhard in rapporto alla cultura moderna e nel tentare di far capire al Magistero che sarebbe ora di riabilitare sul serio Teilhard ( e non come ha fatto Benedetto XVI citando solo alcune parole teilhardiane.)

Se non l'avete ancora fatto o non l'avete mai letto, vi invito ad aprire il sito citato. Ne troverete un beneficio assoluto perchè è così che si da valore a Teilhard e non come fanno molti teilhardiano che non avendo letto o letto poco di Teilhard lo tradiscono ad ogni momento.

E l'ultimo e più grave tradimento è quello consumato dalla Tassone-Bernardi che ha avallato lo scempio perpetrato nel volume della Jaca Book (vedi post precedente)

Bene, Fabio, l'altro ieri è stato il tuo compleanno e non posso fare altro che augurarti ogni bene e che tu possa continuare ancora per molto tempo l'impegno che ha preso con Pierre Teilhard de Chardin, tuo migliore Amico.

Giovanni

 
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RIFLESSIONI TEILHARDIANE

"  La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto.  Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori?  Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva.  E' una distinzione illusoria.  La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente,  la Verità "   

                                                                                                                                                          

 

" Senza che si possa dire per ora in quali termini esatti, ma senza che vanga perduto un solo frammento del dato, sia rivelato che definitivamente dimostrato, sul problema scottante delle origini umane, l'accordo si farà senza sforzo, a poco a poco, tra la Scienza e il Dogma.  Intanto, evitiamo di respingere anche il minimo raggio di luce, sia da una parte che dall'altra.  La fede ha bisogno di tutta la verità". (da Les Hommes fossiles, marzo 1921) 
 
" Inventariare tutto, provare tutto, capire tutto. Ciò che è in alto, più lontano di quanto è respirabile, e  ciò che è in basso, più profondo della luce.  Ciò che si perde nelle distanze siderali, e ciò che si dissimula sotto gli elementi... Il sole si alza in avanti... Il Passato è una cosa superata...  La sola scoperta degna dei nostri sforzi è come costruire l'Avvenire". (La découverte du passé, 5 settembre 1935)
 

"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.

Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno...  Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)

 
"  Chiniamoci dunque con rispetto sotto il soffio che gonfia i nostri cuori per le ansie e le gioie di "tutto tentare e di tutto trovare".  L'onda  che sentiamo passare non si è formata in noi stessi.  Essa giunge a noi da molto lontano, partita contemporaneamente alla luce delle prime stelle.  Essa ci raggiunge dopo aver creato tutto lungo il suo cammino.  Lo spirito di ricerca e di conquista è l'anima permanente dell'Evoluzione" (Il Fenomeno Umano 1940)
 

" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando...  E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto...  Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro.  Manovra impossibile e fatale.  La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide.  Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936) 

 
" L'Energia diventa Presenza...  Sembrerebbe che un solo  raggio di una tale luce, cadendo come una scintilla in qualsiasi punto della Noosfera, dovesse provocare un'esplosione abbastanza forte da incendiare e rinnovare quasi di colpo la faccia della Terra. Allora, come è possibile che, guardando attorno a me, è ancora tutto inebriato di ciò che mi è apparso, io mi trovi pressochè solo della mia specie?  Solo ad aver "visto"?...  Incapace, quindi, quando me lo si chiede, di citare un solo autore, un solo testo, in cui si riconosca, chiaramente espressa, la meravigliosa "Diafania" che, per il mio sguardo, ha trasfigurato tutto ?"  (Le Christique, marzo 1955) 
 
....IN QUESTA APERTURA VERSO QUALCHE COSA CHE SFUGGE ALLA MORTE TOTALE, L'EVOLUZIONE E' LA MANO DI DIO CHE CI RICONDUCE A  LUI . ( La Biologie, poussee à fond,peut-elle nous  conduire à èmerger dans le transcendant?  Maggio 1951)
 

Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio.  "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)

 

" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.

Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.

Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?

Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)

 

" Nel Cuore della Materia.

   Un Cuore del  Mondo,

    Il Cuore d' un Dio"

        (da Le  Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)

 
" Nella peggiore delle ipotesi, se ogni possibilità futura di parlare e di scrivere si chiudesse davanti a me, mi rimarrebbe, con l'aiuto di Gesù, quella di compiere questo gesto, affermazione e somma testimonianza della mia fede: scomparire,m inabissarmi in uno spirito di Suprema Comunione con le forze  cristiche  dell'Evoluzione  (da Note di esercizi spirituali, 22 ottobre 1945) 
 
 
 

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