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Riff


 Ecco era l'anno 1988 e avevo ventuno anni, ricordo bene, e nell'anima tante cordicelle in perenne movimento e mutazione. Avevo appena finito il servizio militare e nell'etere di tutte le stazioni radio furoreggiava il mitico disco degli U2, The Joshua Tree, il quale era uscito in marzo 1987 ma per almeno 2 anni lo si ascoltava ovunque. Io mi ero procurato la musicassetta e la consumai e così gran parte dei miei amici in compagnia. Insomma era la musica di quel momento e un bel giorno andai a trovare il mio amico Luca, compagno di naja appunto, colui che durante il militare mi insegnò a strimpellare i primi accordi con la chitarra, colui che assieme a me fece cose assolutamente pazzesche in quei 12 mesi di signorsì, at-tenti, ri-poso. Colui che ancora adesso mi manda sms speciali che forse un giorno posterò qui (sempre che a qualcuno interessino, ma li posterò comunque).
Ci trovammo a casa sua, lui mi disse ti faccio sentire la chitarra elettrica, fino ad allora mi fece sentire l'acustica, la classica, mai quella elettrica. Ad un certo punto collega la chitarra all'amplificatore e comincia a smanettare strfffffffff strfffffffff veloce sulle corde, il volume era altissimo, uscì un suono straordinario, e lui continuava imperterrito strffffffffff strffffffff come un pazzo ed io, con le mie cordicelle oscillanti contorcenti tintinnanti della mia anima andai in estasi si, immediatamente ascesi al mondo del cielo, perchè si, era proprio quella canzone, quel matto del mio amico Luca aveva attaccato con il riff di Where the Streets Have No Name, la prima traccia dell'album suddetto, il The Joshua Tree, proprio lui, il mio catechismo, la mia droga, la mia ortodossia musicale di quel momento, lui continuava a tenere quel riff, mi guardava con un sorriso meraviglioso, nessuno dei due parlava da tanto era alto il volume e nessuno dei due ne aveva proprio voglia di dire alcunchè, lui continuava a tenerlo, continuava a tenerlo, e io gioivo impazzito perchè continuava a tenerlo quel riff glorioso all'infinito mentre attorno tutto esisteva grazie a quel suono.Arrivai a casa mia ancora in fibrillazione, tutto il mio petto di ventenne crogiolava di un entusiasmo incontenibile, trovai mia sorella, stava sistemando i suoi cassetti in camera sua, tutta silenziosa, tutta la casa era silenziosa, c'era solo lei in casa e cominciai come un uragano a raccontare, credo urlassi mentre raccontavo cosa mi fece sentire Luca, si quell'amico che venne qui la scorsa settimana, il mio compagno di naja, suona la chitarra e poco fa ero a casa sua, ha suonato quella elettrica, Maria, non ci crederai, sono ancora tutto emozionato, ha suonato gli U2 con l'elettrica, Maria, Luca suonava quella musica, il volume altissimo, era bellissimo quel suono, ti rendi conto, faceva strffffffff strffffffff, la sua mano con il plettro velocissima, non finiva mai, è stato bellissimo, mi viene da piangere ancora adesso, Maria, Maria mi ascolti? Lei non aveva mai smesso di fare le sue cose nei suoi cassetti, annuiva col capo, diceva si si, la trovai un po' fredda, molto fredda, non si fermò mai di sitemare i cassetti, non mi guardò negli occhi. Io uscì dalla sua stanza e mi accorsi quanto fosse assordante il silenzio che riempiva la casa.