L'estate non voleva proprio andarsene. In città si respirava ancora il caldo, non più il caldo di prima, ma le giornate erano ancora piene di sole e senza aria fresca. L'anno prima aveva piovuto tutto il mese di Agosto, quest'inverno ha fatto sempre bel tempo e niente neve in montagna. E' uno dei ritornelli che si sente al bar, molti discutono di queste stranezze climatiche. E' colpa dell'uomo, degli Americani, degli Ufo, delle glaciazioni, il pianeta si sta stufando di noi, è solo una questione ciclica, tra poco qui ci nutriremo di noci di cocco, di scarafaggi, usciremo a cena con le scimmie, ritorneremo scimmie, moriremo tutti, tu morirai, anzi i tuoi figli, perchè i tuoi avranno una campana di vetro? certo, moriranno solo i poveri, la brava gente, chi beve un bianco?Quando riaprirono le scuole i bambini potevano passare ancora parecchio tempo piacevole all'aperto, nel cortile, sotto lo sguardo protettivo delle maestre. Bios passava per il suo sentiero alle solite ore, rallentava l'andatura, già lenta di suo, e scambiava saluti e sorrisi e piccoli regali con i piccoli che subito al suo passare si facevano sotto la recinzione di tubi che circondava la scuola tutti festosi. Pasqualino era sempre tra i primi ad accorrere. E' lui che mi racconta quello che avviene alla scuola. Sua madre, vedova, abita sopra il bar della Rita, ogni tanto mi chiede la cortesia di andare a prendere suo figlio, quando per motivi di lavoro non può andarci lei. E nel tragitto che separa la scuola da casa sua, Pasqualino mi racconta tutte le sue avventure.Gli incontri tra Bios e i bambini alla scuola erano brevi, giusto il tempo di salutarsi, stringere qualche manina che sgaiattolava fuori dalle barre di metallo. Le maestre, appena si accorgevano della sua presenza, cominciavano a richiamare i bambini a gran voce senza muoversi dalla tettoia in fondo al cortile sotto la quale usavano stare all'ombra. Non ci voleva molto a capire che lui stava passando perché in pochi secondi tutti i bambini sparsi nel cortile si ammassavano correndo veloci presso la recinzione urlando come matti Ecco Bios!. Il preside della scuola aveva dato direttive ben chiare alle maestre: evitare che quel lazzarone anarchico avesse contatti con i bambini, lo chiedevano le madri. Ma quell'anno arrivò una nuova maestra, molto carina, ai bambini piaceva molto, aveva fatto delle supplenze l'anno prima. Lei non sostava come tutte le colleghe sotto la tettoia protette dall'ombra, preferiva rimanere tra i bambini e giocare con loro. Quando passava Bios i bambini potevano trattenersi più tempo con lui grazie alla nuova maestra. Lei li richiamava, a suo modo, andava presso la recinzione, e li esortava ad allontanarsi carezzandoli sulla testa, con un tono di voce dolce e per nulla intimidatorio. Anche lei stessa sembrava interessata a sentire cosa dicesse Bios e con il passare dei giorni i suoi richiami si ammorbidivano sempre più. Un giorno Bios arrivò tenendo nella mano un osso di seppia che gli aveva regalato Marco, il pescivendolo della via, e spiegò ai bambini che si trattava dello scheletro delle seppie. Un bambino disse che suo padre lo dava da mangiare ai canarini, Bios annuì e disse: fa bene per il becco e aggiunse che lo mangiano anche le tartarughe perchè l'osso di seppia contiene molto calcio e fa bene al loro carapace che è la casa che esse si portano appresso. Parlò delle doti straordinarie della seppia, la sua capacità incredibile di cambiare colore per mimetizzarsi, lo spruzzo d'inchiostro che espelle quando è in pericolo, le uova che la femmina depone che sembrano grappoli d'uva, la sua abilità di muoversi nell'acqua come un'astronave. I bambini ascoltavano con grande piacere, si passavano di mano in mano l'osso di seppia per vederlo, toccarlo, il piccolo Luca chiese perchè Bios non potesse fare il maestro nella scuola, Marzia sgridò Achille che le stava pestando un piede, Pasqualino tirava la nuova maestra per la mano per convincerla a stare lì con loro e ritardare il rientro, la piccola Bruna teneva un braccio alzato perchè voleva fare domande.
Bios VIII
L'estate non voleva proprio andarsene. In città si respirava ancora il caldo, non più il caldo di prima, ma le giornate erano ancora piene di sole e senza aria fresca. L'anno prima aveva piovuto tutto il mese di Agosto, quest'inverno ha fatto sempre bel tempo e niente neve in montagna. E' uno dei ritornelli che si sente al bar, molti discutono di queste stranezze climatiche. E' colpa dell'uomo, degli Americani, degli Ufo, delle glaciazioni, il pianeta si sta stufando di noi, è solo una questione ciclica, tra poco qui ci nutriremo di noci di cocco, di scarafaggi, usciremo a cena con le scimmie, ritorneremo scimmie, moriremo tutti, tu morirai, anzi i tuoi figli, perchè i tuoi avranno una campana di vetro? certo, moriranno solo i poveri, la brava gente, chi beve un bianco?Quando riaprirono le scuole i bambini potevano passare ancora parecchio tempo piacevole all'aperto, nel cortile, sotto lo sguardo protettivo delle maestre. Bios passava per il suo sentiero alle solite ore, rallentava l'andatura, già lenta di suo, e scambiava saluti e sorrisi e piccoli regali con i piccoli che subito al suo passare si facevano sotto la recinzione di tubi che circondava la scuola tutti festosi. Pasqualino era sempre tra i primi ad accorrere. E' lui che mi racconta quello che avviene alla scuola. Sua madre, vedova, abita sopra il bar della Rita, ogni tanto mi chiede la cortesia di andare a prendere suo figlio, quando per motivi di lavoro non può andarci lei. E nel tragitto che separa la scuola da casa sua, Pasqualino mi racconta tutte le sue avventure.Gli incontri tra Bios e i bambini alla scuola erano brevi, giusto il tempo di salutarsi, stringere qualche manina che sgaiattolava fuori dalle barre di metallo. Le maestre, appena si accorgevano della sua presenza, cominciavano a richiamare i bambini a gran voce senza muoversi dalla tettoia in fondo al cortile sotto la quale usavano stare all'ombra. Non ci voleva molto a capire che lui stava passando perché in pochi secondi tutti i bambini sparsi nel cortile si ammassavano correndo veloci presso la recinzione urlando come matti Ecco Bios!. Il preside della scuola aveva dato direttive ben chiare alle maestre: evitare che quel lazzarone anarchico avesse contatti con i bambini, lo chiedevano le madri. Ma quell'anno arrivò una nuova maestra, molto carina, ai bambini piaceva molto, aveva fatto delle supplenze l'anno prima. Lei non sostava come tutte le colleghe sotto la tettoia protette dall'ombra, preferiva rimanere tra i bambini e giocare con loro. Quando passava Bios i bambini potevano trattenersi più tempo con lui grazie alla nuova maestra. Lei li richiamava, a suo modo, andava presso la recinzione, e li esortava ad allontanarsi carezzandoli sulla testa, con un tono di voce dolce e per nulla intimidatorio. Anche lei stessa sembrava interessata a sentire cosa dicesse Bios e con il passare dei giorni i suoi richiami si ammorbidivano sempre più. Un giorno Bios arrivò tenendo nella mano un osso di seppia che gli aveva regalato Marco, il pescivendolo della via, e spiegò ai bambini che si trattava dello scheletro delle seppie. Un bambino disse che suo padre lo dava da mangiare ai canarini, Bios annuì e disse: fa bene per il becco e aggiunse che lo mangiano anche le tartarughe perchè l'osso di seppia contiene molto calcio e fa bene al loro carapace che è la casa che esse si portano appresso. Parlò delle doti straordinarie della seppia, la sua capacità incredibile di cambiare colore per mimetizzarsi, lo spruzzo d'inchiostro che espelle quando è in pericolo, le uova che la femmina depone che sembrano grappoli d'uva, la sua abilità di muoversi nell'acqua come un'astronave. I bambini ascoltavano con grande piacere, si passavano di mano in mano l'osso di seppia per vederlo, toccarlo, il piccolo Luca chiese perchè Bios non potesse fare il maestro nella scuola, Marzia sgridò Achille che le stava pestando un piede, Pasqualino tirava la nuova maestra per la mano per convincerla a stare lì con loro e ritardare il rientro, la piccola Bruna teneva un braccio alzato perchè voleva fare domande.